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    La Torre di Guardia 1959 | 15 luglio
    • all’Eterno [Geova], che è il nostro Dio”. Geremia dissipò la tristezza predicendo che il popolo di Geova portato prigioniero sarebbe ‘ritornato dal paese del nemico’. Geremia predisse anche il “nuovo patto” di cui Gesù Cristo sarebbe stato mediatore fra Dio e i suoi seguaci, la nazione dell’Israele spirituale. Di questo nuovo patto Geova disse: “Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. . . . poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, . . . Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato”. — Ger. 31:3-6, 16, 31-34, VR.

      15 Geremia vide il tipico “trono di Geova” a Gerusalemme privato del suo ultimo re, Sedechia. Egli vide Saraia, primo sacerdote del tempio di Geova, e Sofonia, secondo sacerdote, uccisi dal giustiziere babilonese. Eppure Geremia edificò e piantò dichiarando con gioia che i patti di Geova col re Davide e col sacerdozio levitico per un “regno di sacerdoti” e una “nazione santa” di re e sacerdoti, “un sacerdozio reale”, dovevano sussistere: “Così parla l’Eterno [Geova]: Se voi potete annullare il mio patto col giorno e il mio patto con la notte, sì che il giorno e la notte non vengano al tempo loro, allora si potrà anche annullare il mio patto con Davide mio servitore, sì che egli non abbia più figliuolo che regni sul suo trono, e coi sacerdoti levitici miei ministri. Come non si può contare l’esercito del cielo né misurare la rena del mare, così io moltiplicherò la progenie di Davide, mio servitore e i Leviti che fanno il mio servizio”. (Ger. 33:20-22, VR; Eso. 19:6; Num. 25:10-13; 1 Piet. 2:9) In modo analogo oggi i testimoni di Geova predicano, per dare testimonianza a tutte le nazioni, la buona notizia che Geova ha piantato il durevole regno del suo Re e Sacerdote simile a Melchisedec, Gesù Cristo. Nel regno celeste Gesù avrà con sé tutti i 144.000 unti seguaci che saranno “sacerdoti di Dio e del Cristo” e che “regneranno con lui per i mille anni”. (Apoc. 20:4-6) Da questo regno il genere umano riceverà eterne benedizioni.

      16 “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, quand’io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re e prospererà, e farà ragione e giustizia nel paese. Ai giorni d’esso Giuda sarà salvato, e Israele starà sicuro nella sua dimora: e questo sarà il nome col quale sarà chiamato: ‘[Geova] nostra giustizia’”. (Ger. 23:5, 6, VR) Nella sua opera profetica Geremia fece più che edificare e piantare l’unico governo che possa dare speranza, l’eterno regno del nuovo mondo di Dio. Egli edificò e piantò anche una gran folla di mansueti adoratori di Geova che potranno entrare in quel nuovo mondo senza morire. Geova si servì di Geremia perché alcuni si rivelassero come prefigurazione di queste “altre pecore”. Chi furono costoro?

      I PERSONAGGI CHE PREFIGURARONO I SUPERSTITI

      17 Gerusalemme si trovava allora nel tempo della sua fine. Il re Joachim, che aveva strappato un rotolo della profezia di Geremia e l’aveva gettato nel fuoco, regnava ancora ma stava per essere attaccato dal re di Babilonia e dai suoi eserciti. Chiusa nella città insieme a Geremia vi era una tribù di Recabiti, i quali, benché non fossero Israeliti, erano adoratori di Geova. Dio disse a Geremia di portare i Recabiti nel tempio e di dar loro da bere del vino. I Recabiti non vollero assolutamente berlo, e spiegarono: “Noi abbiamo ubbidito alla voce di Gionadab, figliuolo di Recab, nostro padre, in tutto quello che ci ha comandato: non beviamo vino durante tutti i nostri giorni, tanto noi che le nostre mogli, i nostri figliuoli e le nostre figliuole; non edifichiamo case per abitarvi, non abbiamo vigna, campo, né sementa; abitiamo in tende, e abbiamo ubbidito e fatto tutto quello che Gionadab, nostro padre, ci ha comandato”. — Ger. 35:1-10, VR.

      18 Se uomini come i Recabiti osservarono fedelmente i comandi del loro progenitore, perché non poterono gli Israeliti osservare i comandi del loro celeste Datore di vita, di Geova loro Dio? L’esempio di fedeltà dei Recabiti fedeli era una condanna per gli Israeliti infedeli. Perciò, siano distrutti Gerusalemme e i suoi empi abitanti, ma sopravvivano i Recabiti!

      19 Perciò Geremia disse loro: “Così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Poiché avete ubbidito all’ordine di Gionadab, vostro padre, e avete osservato tutti i suoi precetti, e avete fatto tutto quello ch’egli vi avea prescritto, così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: A Gionadab, figliuolo di Recab, non verranno mai meno in perpetuo discendenti, che stiano davanti alla mia faccia”. (Ger. 35:12-19, VR) Proprio così, i Recabiti sopravvissero alla distruzione che si abbatté sull’infedele popolo di Geova per mano del Suo giustiziere, come Gionadab loro progenitore era sfuggito allo sterminio degli Israeliti adoratori di Baal nel tempio idolatra. Oggi, associata alla classe degli unti, raffigurata da Geremia, vi è una gran folla di “altre pecore”. Queste condannano la Cristianità rifiutando di unirsi a lei nell’abbandonare Geova per darsi al materialismo e all’egoistica idolatria. La promessa di Dio ai Recabiti assicura queste altre pecore che sfuggiranno alla distruzione della Cristianità e sopravvivranno nel nuovo mondo di Dio.

      20 Al re Joachim succedette il figlio che regnò sul trono di Geova solo per tre mesi. Quindi venne fatto re Sedechia, fratello di Joachim. Nel nono anno del suo regno Gerusalemme fu di nuovo assediata dal re di Babilonia e dai suoi eserciti. Poiché continuava ad avvertire che Gerusalemme sarebbe stata incendiata e distrutta, Geremia venne arrestato, accusato di sedizione e gettato in una cisterna, dove affondava nel fango. Al suo soccorso, sfidando i prìncipi, non andò un Israelita circonciso, ma un Etiope evirato, l’eunuco di nome Ebed-melec. Egli condannò quello che i prìncipi avevano fatto al profeta di Geova. Ottenuto l’ordine del re Sedechia, Ebed-melec prese con sé trenta uomini di scorta perché l’aiutassero a tirar fuori Geremia dal fango dove sarebbe morto. Dopo di che, grazie ad Ebed-melec, “Geremia rimase nel cortile della prigione”.

      21 Durante l’assedio di Gerusalemme le madri bollirono i loro stessi figli per non morire di fame, molti morirono di pestilenza e molti sotto la spada dei Babilonesi. Ma che accadde di Ebed-melec che si trovava nella casa del re Sedechia? Geova comandò a Geremia nel cortile della prigione di dire al suo salvatore, Ebed-melec: “In quel giorno io ti libererò, dice l’Eterno; e tu non sarai dato in mano degli uomini che temi; poiché, certo, io ti farò scampare, e tu non cadrai per la spada; la tua vita sarà il tuo bottino, giacché hai posto la tua fiducia in me, dice l’Eterno”. — Ger. 39:15-18, VR.

      22 Oggi, essendo prossima la distruzione della Cristianità ad Armaghedon, una classe di persone mansuete, come Ebed-melec, si è rivolta fiduciosa al Dio di Geremia. Costoro hanno mostrato fiducia essendo pronti a rischiare anche la vita per mano dei prìncipi della Cristianità, per recare soccorso all’antitipico Geremia di oggi. “In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”, disse il re Gesù Cristo alle “altre pecore” nella parabola delle pecore e dei capri, ultima parte della sua profezia sulla fine del mondo. — Matt. 25:40.

      23 In questo giorno di giudizio delle nazioni, il re Gesù Cristo, seduto sul trono celeste per compiere il giudizio, si rivolge a queste pecore alla sua destra, e dice: “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo. . . . Fui in prigione e da me veniste”. Sin dal 1914 il regno celeste è stabilito e il suo reame è questa terra. Le persone umili, come Ebed-melec, non devono morire ed essere risuscitate per far parte del reame di quel regno del nuovo mondo di Dio. Vivono già nel reame terrestre del regno, reame che devono ereditare; quindi non saranno espulse da questa loro eredità terrestre. La Cristianità è condannata ma queste pecore hanno ricevuto la benedizione di Geova Dio, Padre del Re. La Cristianità con i suoi capri sarà distrutta poiché non vi è per essa alcun posto nel reame terrestre del Regno. Ma il Padre del Re, Geova, ricorderà la promessa che fece a Ebed-melec al tempo della distruzione di Gerusalemme. Perciò questi Cristiani benedetti, le pecore, non saranno colpiti dalla spada alla battaglia di Armaghedon.

      24 In quella battaglia certamente riceveranno la loro anima, la loro vita, come bottino del vincitore. Questo garantisce che sopravvivranno al crollo della Cristianità e dei suoi templi religiosi, e cominceranno a godere la loro eredità terrena nell’eterno nuovo mondo. Essendo sottomesse come pecore al loro Pastore e Re, non scompariranno mai dalla terra, loro eredità. I capri “andranno all’eterno stroncamento, ma i giusti alla vita eterna”, disse Gesù, il Giudice. — Matt. 25:31-46.

      25 Come Geremia, l’unto rimanente e i suoi compagni, queste persone giuste e mansuete, hanno una grande responsabilità. Subiscono grave biasimo per la loro opera di svellere, demolire, abbattere e distruggere il vecchio mondo predicando il giorno della vendetta di Geova. Ma dovremmo per questo smettere di studiare la Parola di Dio e di predicare il suo severo messaggio? Non possiamo smettere, come disse anche Geremia: “Riconosci che per amor tuo porto l’obbrobrio. Tosto che ho trovato le tue parole, io le ho divorate; e le tue parole sono state la mia gioia, l’allegrezza del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su me, o Eterno, Dio degli eserciti”. — Ger. 15:10, 15, 16, VR.

      26 Anche perché compiamo l’opera di edificare e piantare a favore del nuovo mondo di Dio, coloro che amano ed appoggiano il vecchio mondo ci combattono e cercano di farci smettere. Ma infervorati come siamo dalla Parola di Dio, possiamo forse smettere di parlare? Come Geremia dichiariamo: “La parola del Signore [Geova] quotidianamente mi trae addosso obbrobrio e derisione. E dissi: ‘Non voglio più rammentarlo, non parlerò più in nome di lui!’ E mi sentii nel cuore come un fuoco bruciante e cedetti non potendo resistere. . . . Inneggiate al Signore, lodate il Signore perché ha liberato l’anima del poverello dalla mano dei tristi”. — Ger. 20:8, 9, 13, Ri.

      27 Quindi, per riassumere il tema della nostra predicazione, diciamo: Via il vecchio mondo, avanti il nuovo mondo! L’Onnipotente Dio del nuovo mondo ci ordina di non temere il nemico: “Essi ti faranno la guerra, ma non ti vinceranno, perché io son teco per liberarti, dice l’Eterno [Geova]”. (Ger. 1:19, VR) Fedele alla sua promessa, egli liberò Geremia, i Recabiti e Ebed-melec quando Gerusalemme fu distrutta. In armonia con questa figura profetica, Geova degli eserciti libererà il rimanente e le altre pecore allorché ad Armaghedon adempirà ciò che abbiamo predicato, abbattendo il vecchio mondo ed edificando il suo nuovo mondo.

  • La pelle dei denti
    La Torre di Guardia 1959 | 15 luglio
    • La pelle dei denti

      ● “Non m’è rimasto che la pelle de’ denti”. Questa espressione, che si trova in Giobbe 19:20 (VR), fa sorgere la domanda: Che cos’è la pelle dei denti? Una relazione sullo Scientific American del giugno 1953 dice: “Tecniche microscopiche rivelano ora che lo smalto dei denti non è un involucro senza vita ma il tessuto più duro e più resistente del corpo, una ‘superpelle’. . . . Essenzialmente i denti sono composti di due specie di tessuto duro: la dentina o avorio, e lo smalto o ‘pelle’. . . . Lo smalto è prodotto dalle cellule (epiteliali) della pelle. . . . Lo smalto è unico fra la materia vivente sotto due aspetti; non ha cellule né vasi sanguigni. . . . Certamente lo smalto non può riprodursi, come fanno generalmente i tessuti viventi. Ma del resto non lo possono fare neppure alcune delle cellule del corpo più altamente specializzate, come i neuroni del cervello. . . . Abbiamo usato isotopi radioattivi di fosforo, calcio, iodio ed altri elementi per scoprire se . . . si verifica il ricambio dello smalto. Gli esperimenti hanno dato risultati positivi. . . . In breve, lo smalto non è così statico o senza vita come sembra. Come per altri tessuti duri, in esso avviene un intenso movimento, quantunque senza l’aiuto di vasi sanguigni e di cellule”. Nell’edizione inglese del 15 novembre 1916, a pagina 348, La Torre di Guardia pubblicò una descrizione di questa ‘pelle dei denti’ in rivendicazione delle parole di Giobbe.

  • ‘Universali leggende del diluvio’
    La Torre di Guardia 1959 | 15 luglio
    • ‘Universali leggende del diluvio’

      ● Nel loro libro Target: Earth, Allan Kelly e Frank Dachille considerano il significato di ciò che essi chiamano “le universali leggende di un diluvio di proporzioni gigantesche”. Scrivono: “Nell’ordinaria esperienza dell’uomo le inondazioni non sono fenomeni così importanti o diffusi da originare la storia di un irresistibile diluvio sterminatore. Tranne in alcune parti del mondo come il Giappone, dove l’alta marea è veramente deleteria, le inondazioni sono, ed erano, di poca importanza per la sicurezza dell’uomo in confronto al pericolo di animali feroci, siccità, carestia, epidemie o anche dei rigori invernali nelle regioni settentrionali. Perché mai praticamente tutte le razze umane tramandano questa leggenda di un grande diluvio? Perché mai popoli che vissero lontano dall’oceano in aridi paesi montuosi come il Messico centrale o l’Asia centrale tramandano la leggenda di un diluvio? . . . È difficile spiegare perché sarebbe stato scelto il diluvio universale come modo di sterminare l’uomo se non fosse stato un’esperienza reale. Se il diluvio universale non fosse stato una realtà, alcune razze avrebbero fatto distruggere i loro antenati malvagi da terribili eruzioni vulcaniche, violente tormente, siccità, animali feroci, giganti o demoni. Quindi l’universalità della storia del diluvio è una delle migliori prove della sua veridicità”.

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