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Fatevi degli amiciLa Torre di Guardia 1962 | 15 agosto
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Fatevi degli amici
“Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni”. — Luca 16:9, VR.
1. Dove si possono trovare consigli fidati sul modo di farsi degli amici, e con quale risultato?
LA SACRA Bibbia è l’unico Libro che dice alle persone come farsi dei buoni amici e come tenerseli. Libri mondani in grande quantità hanno offerto consigli sul modo di farsi degli amici; ma i consigli sul come farsi degli amici dati da questi libri non hanno aiutato le persone a ottenere la felicità che esse cercano. Solo se ci rivolgiamo al Libro che è la Fonte autorevole sul modo di farsi degli amici possiamo trovare la vera felicità che deriva dall’avere dei buoni amici.
2. Che disse Gesù dell’amicizia, e quali benefici derivano dall’esempio che diede?
2 Poiché non fu altri che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, a dire: “Fatevi degli amici”, possiamo star sicuri che questa è una questione essenziale. In modo appropriato Gesù stesso diede l’esempio riguardo all’amicizia: “Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici”. (Giov. 15:13, Na) Avendo deposto la sua perfetta vita umana in sacrificio di riscatto per il bene di tutti gli uomini che gli ubbidiscono, Gesù diede a tali persone la possibilità di stringere amichevoli relazioni con il suo Padre celeste, che solo ha nome Geova. Gesù diede prova della sua leale amicizia verso Geova Dio deponendo la sua vita e diede anche prova della sua amicizia verso tutti coloro che hanno la stessa leale devozione verso il suo Padre celeste.
3, 4. (a) Quali qualità sono richieste ad un vero amico, e in che cosa venne meno Giuda? (b) Quale esempio mostra che esiste un amico “che è più fedele d’un fratello”? Com’è possibile ciò?
3 Che cos’è un vero amico? Dall’esempio di Gesù comprendiamo che un amico dev’essere leale, e non deve mai lasciare che l’egoismo e l’avidità rovinino tale lealtà. Giuda Iscariota permise che l’avidità rovinasse la sua lealtà. Quando vide la possibilità di guadagnare del denaro, si rivolse contro il suo migliore amico, il Signore Gesù, tradendolo e consegnandolo ai nemici di Gesù per trenta pezzi d’argento, e fece questo con un ipocrita atto d’amicizia: “Subito accostatosi a Gesù gli disse: ‘Salve, Maestro!’ E lo baciò. . . . Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo catturarono”. (Matt. 26:49, 50, Na) Che falso amico! L’amore del denaro lo separò dal suo migliore amico e mise Gesù nelle mani di coloro che volevano provocare la sua morte. Avviene come dice la Bibbia: “Esistono dei compagni disposti a farsi a pezzi gli uni con gli altri, ma esiste un amico che è più fedele d’un fratello”. — Prov. 18:24.
4 Un vero amico, dunque, è più fedele d’un fratello ed è costante nella sua lealtà e amicizia. Egli non è caldo e amichevole un giorno e freddo e indifferente il giorno dopo; come dice Proverbi 17:17 (VR): “L’amico ama in ogni tempo; è nato per essere un fratello nella distretta”. Il vero amico viene in aiuto al suo compagno che si trova nella distretta. Possiamo imparare molto riguardo all’amicizia dall’esempio di Gionata e Davide. Le qualità di amore, lealtà e altruismo ed altre che costituiscono la vera amicizia si trovano tutte in questo straordinario esempio: “L’animo di Gionata si legò a quello di David e Gionata lo amò come se stesso. Gionata poi fece un patto con David, perché lo amava come se stesso; si spogliò del manto che aveva addosso e lo diede a David, insieme all’armatura, compresa la spada, l’arco e la cintura”. (1 Sam. 18:1, 3, 4, Na) In seguito, dopo la morte di Gionata avvenuta nella battaglia del monte Gelboe, Davide pronunciò un sentito lamento per la perdita dell’amico e disse: “Sono in angoscia per te, fratello mio, Gionata, che mi eri sì caro! Meraviglioso era il tuo amore per me, più dell’amore che si ha per le donne”. (2 Sam. 1:26, Na) Da questo esempio comprendiamo che “esiste un amico che è più fedele d’un fratello”.
5, 6. Quale dev’essere il basilare fondamento di qualsiasi leale amicizia, e quale esempio lo mostra?
5 Che cosa rese possibile questa straordinaria amicizia? Il reciproco amore, devozione e lealtà a Geova Dio! Infatti è stato detto: “Nessuna amicizia fra pagani può eguagliare le qualità manifestate da Gionata e Davide: ‘le migliori amicizie che la Grecia e Roma abbiano da presentare impallidiscono accanto a questa’”a. L’altruismo e la lealtà mostrata da Gionata derivarono dal fatto che mise al primo posto Geova Dio e la Sua volontà. Poiché era figlio di Saul, Gionata aveva diritto al regno. Tuttavia quando Geova tolse il suo favore al re Saul e lo pose su Davide, trascurando Gionata, l’erede naturale al trono, Gionata non odiò Davide, considerandolo un rivale da eliminare, come aveva fatto Saul. Ma riconoscendo che il favore di Geova era su Davide, Gionata si sottomise teocraticamente alla disposizione divina. La loro meravigliosa amicizia fu possibile solo perché Davide e Gionata furono prima leali a Geova Dio. È dunque vero che se non v’è quel principale amore per Geova Dio e non si è leali a lui, il fondamento di qualsiasi amicizia umana è posto nella sabbia.
6 Davide ebbe pure a che fare con dei falsi amici. Ahitofel, l’astuto consigliere di Davide, era fra quei “compagni disposti a farsi a pezzi gli uni con gli altri”. (2 Sam. 15:12; Sal. 41:9; 55:12-14) Gli amici di Davide che divennero sleali perdettero il loro amore e la loro esclusiva devozione verso Geova, il vero Re d’Israele. D’altra parte, poiché aveva queste qualità, Rut la moabita mostrò leale amicizia a Naomi. “Rut non si staccò da lei”. (Rut 1:14, Na) L’incrollabile devozione verso Geova Dio dev’essere il basilare fondamento di qualsiasi durevole e leale amicizia.
SCEGLIETE DEI BUONI AMICI
7. (a) Che cosa dovrebbe essere in grado di fare un buon amico? (b) Quale errore commise Giosafat riguardo all’amicizia, e con quali conseguenze?
7 Un buon amico dovrebbe incoraggiare il cristiano ad essere leale all’Altissimo Dio. Solo coloro che amano Geova possono dare questo incoraggiamento. Cerchiamo di imparare dall’errore fatto dal re Giosafat di Giuda. Questo re, a cui Geova aveva concesso il suo favore, fece lo sbaglio di associarsi ad un uomo che non era amico di Dio, il re Acab d’Israele. Questo empio re chiese a Giosafat di unirsi a lui in una spedizione per riconquistare Ramot del Galaad. Giosafat acconsentì. Benché i profeti di Baal predicessero che la spedizione avrebbe avuto successo, Michea, il solo profeta di Geova che si trovasse, predisse la morte di Acab. Quando andò in battaglia, Acab si travestì; e propose al re di Giuda di indossare le sue vesti reali, facendolo così divenire il bersaglio di ogni colpo. Nel folto della mischia Giosafat, che indossava le vesti regali, s’accorse che ogni guerriero della Siria si volgeva contro di lui, poiché lo ritenevano il re d’Israele. “Giosafat lanciò un grido, e il Signore [Geova] li allontanò da lui”. (2 Cron. 18:31, Na) Avverando le parole del profeta di Geova, Acab andò incontro alla sua sorte, poiché un cert’uomo innocentemente tese l’arco e scoccò una freccia al re d’Israele, che morì. Quando il re di Giuda tornò a Gerusalemme, Jeu, figlio di Anani, il veggente, disse al re Giosafat: “Come si può appoggiare l’empio, e amare chi odia il Signore [Geova]? Per questo la collera del Signore [Geova] è contro di te”. — 2 Cron. 19:2, Na.
8, 9. Come può trarre beneficio il cristiano dall’errore di Giosafat, e perché le cattive amicizie dovrebbero causare il disfavore di Dio verso una persona?
8 Giosafat fece un grave errore, coltivando l’amicizia di un uomo che odiava Geova Dio e prestandogli aiuto. Quando si sceglie degli amici, il cristiano fa bene a tenere a mente queste parole del profeta: “Come si può . . . amare chi odia il Signore [Geova]?” Come deve guardarsi il servitore di Dio dalle cattive amicizie! Che ci venga mostrato il favore o l’indignazione di Dio dipende in larga misura dal genere di amicizie che coltiviamo. Non ci dovrebbe sorprendere che l’Altissimo Dio ritenga colpevole qualunque suo servitore che si associ a persone che egli non approva. Non possiamo associarci a coloro che Dio non approva e ottenere la sua amicizia.
9 La corrompente influenza di cattivi amici è qualcosa che toglie la persona dalla sfera di coloro che sono fidati, poiché è qualcosa che produrrà inevitabilmente sfavorevoli risultati: “Va’ con i saggi e diventerai saggio, intrattienti con gli stolti e te ne verrà male”. (Prov. 13:20, Na) Se non fosse stato per l’intervento di Dio, le relazioni di Giosafat con lo stolto Acab gli sarebbero probabilmente costate la vita.
10. Quale esempio diede Davide al servitore di Dio?
10 Oltre a trarre beneficio dall’errore che fece Giosafat, possiamo anche imparare dal buon esempio che diede Davide, il quale poté dire: “Non mi sono seduto con uomini d’inganno, non mi unisco a quelli che nascondono ciò che sono. Ho odiato la congregazione dei malfattori, e non mi siedo con gli empi. Mi laverò le mani nell’innocenza stessa, e marcerò intorno al tuo altare, o Geova”. (Sal. 26:4-6) Davide parla come se si trovasse al banco dei testimoni, parlando della sua vita privata per mostrare la sua innocenza nei riguardi delle amicizie. Egli si dichiara innocente circa l’associazione con coloro che non hanno amore verso Dio e i suoi giusti comandamenti. Possa ogni vero adoratore dell’Altissimo Dio Geova essere in grado di proclamare una simile innocenza circa le sue amicizie!
SCEGLIETE COME AMICO IL BUON PADRONE
11. (a) Oltre che dalle persone, da quali altre scorrette amicizie dobbiamo guardarci? Come diede Gesù il giusto esempio? (b) Perché è stolto che il cristiano divenga amico del mondo?
11 Non solo dobbiamo stare attenti nella scelta degli individui come amici, ma dobbiamo anche guardarci dalla scorretta amicizia di gruppi, circoli e organizzazioni che non ci incoraggiano nell’adorazione di Geova ma che favoriscono piuttosto la schiavitù al dio di questo mondo, Satana il Diavolo. (2 Cor. 4:4) Perciò Gesù Cristo sventò il tentativo democratico che mirava a farlo divenire un politico governante locale. (Giov. 6:15) In effetti, Gesù non rifiutò solo la supremazia locale ma anche la supremazia mondiale dell’organizzazione di Satana! Il Diavolo “gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, poi gli disse: ‘Tutto questo io ti darò, se ti prostri e mi adori’”. (Matt. 4:8, 9, Na) Gesù rigettò tutte queste offerte mondane, perché aveva a cuore sopra ogni cosa l’amicizia di Dio. Se avesse accettato l’offerta del Diavolo, Gesù sarebbe divenuto nemico di Dio. Chiediamo l’inimicizia di Geova se coltiviamo l’amicizia del mondo. La regola divina è inflessibile: “Non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio”. (Giac. 4:4, VR) Questo empio mondo è condannato alla distruzione nella guerra divina di Armaghedon, e gli amici di questo mondo passeranno con esso. (1 Giov. 2:15-17) Come predisse il profetico canto di vittoria di Barac e Debora: “Periscano tutti i tuoi nemici, o Signore [Geova], ma quelli che ti amano sian come il levarsi del sole nel suo pieno vigore”. — Giud. 5:31, Na.
12, 13. (a) Perché le ricchezze non sono il genere d’amici che i cristiani dovrebbero farsi? (b) Quale scelta si deve fare fra i padroni, e perché nessun cristiano può esser schiavo di due padroni?
12 Né le ricchezze sono gli amici che i cristiani dovrebbero farsi. Parlando dell’argomento di farsi dei buoni amici, Gesù disse: “Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste”. Benché le ricchezze possano essere usate per farsi degli amici, non si dovrebbe considerare la ricchezza in se stessa quale unica amica dell’uomo, poiché Gesù spiegò: “Nessun domestico può servire a due padroni: perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete servire a Dio, ed a Mammona”. — Luca 16:9, 13, VR.
13 Gesù dichiarò in tal modo una regola fondamentale: Nessuno può essere schiavo di due padroni. I due padroni, come si intendono qui, sono contrari l’uno all’altro, essendo uno buono e l’altro cattivo. Gesù mostrò che se una persona si attiene a uno di essi, disprezzerà l’altro, amando l’uno e odiando l’altro. Il contrasto fra i governanti è così grande che non si può stare dalla parte di entrambi. Geova Dio è il principale Padrone; è il principale Possessore di tutte le creature secondo il diritto datogli dal fatto che ne è il Creatore. E se desideriamo essere suoi amici, dobbiamo servirlo lealmente, dargli esclusiva devozione, dedicargli la nostra vita e mettere tutto ciò che abbiamo al suo servizio, divenendo seguaci del suo diletto Figlio, Gesù Cristo. Inoltre, Geova non permette ai suoi servitori di servire lui per parte del loro tempo e il suo odiato nemico nel tempo che resta loro. Gesù si espresse in questo modo, dicendo alla congregazione di Laodicea: “Conosco le tue opere; so che tu non sei né freddo né caldo. Oh! tu fossi almeno freddo oppure caldo! Ma poiché sei tiepido, e non sei né freddo né caldo, Io ti vomiterò dalla mia bocca”. (Apoc. 3:15, 16, Na) Coloro che non sono né caldi né freddi vengono vomitati, rigettati con disgusto. Quindi il cristiano, cercando l’amicizia di Dio e di suo Figlio, non può avere il cuore diviso fra Geova e il padrone avversario, Satana il Diavolo, “il dio di questo secolo”.
14. (a) Quanto all’amicizia, in che cosa venne meno il giovane capo ricco? (b) Perché è molto importante il dovuto impiego delle ricchezze?
14 Gesù indicò che chi desidera l’amicizia di Dio non può essere schiavo delle ricchezze mondane, divenendo così schiavo del padrone cattivo. Non dobbiamo essere come il giovane capo ricco che, benché volesse essere amico di Dio, non voleva rinunciare ai legami che lo rendevano schiavo di questo mondo. Gesù gli disse di vendere ciò che aveva e di darlo ai poveri di Geova Dio, e “avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. (Matt. 19:21, Na) Dicendo queste parole al giovane capo, Gesù applicava la regola: Nessuno può essere schiavo di due padroni. La cosa importante era l’esclusiva devozione resa a Geova Dio. Voleva il ricco capo dare a Geova ciò che gli apparteneva, o avrebbe preferito essere schiavo della ricchezza? Prese la decisione sbagliata e perdette l’opportunità di ottenere il tesoro d’essere amico di Dio. Le ricchezze sono utili, e Gesù mostra che se ne fa il dovuto impiego quando si usano per divenire amici di Dio e di suo Figlio. Sapendo ciò, il servitore di Dio non si farà mai sopraffare dalle ricchezze, ma le terrà sotto il suo controllo e le userà nel ministero di Geova Dio. Diversamente, se ci lasciamo sopraffare dalla ricchezza permettendo che divenga nostra amica, ci troviamo in uno stato di inimicizia con Geova Dio, perché siamo divenuti amici di questo mondo e schiavi del suo odiato nemico, il dio di questo mondo.
15. (a) Quali buoni amici dovremmo farci, e perché non v’è odio circa l’essere loro schiavi? (b) Come diede prova Gesù della sua amicizia per coloro che gli ubbidiscono, ma che cosa non annulla questo?
15 I buoni amici di coloro che cercano veramente la vita eterna sono il principale Padrone, Geova Dio, e suo Figlio “che egli ha costituito erede di tutte quante le cose”. (Ebr. 1:2, Na) Divenendo schiavi di Dio e di Gesù Cristo non veniamo a trovarci in una posizione odiosa, essendo oppressi e calpestati e tenuti nell’ignoranza in quanto ai propositi del proprio padrone. No, essendo leali e ubbidienti schiavi di Dio e di suo Figlio, diventiamo loro amici. È edificante riflettere sulle parole dette da Gesù ai suoi leali seguaci: “Voi sarete miei amici, se farete quello che vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone; vi ho chiamato amici, perché vi ho fatto conoscere tutto quello che io ho udito dal Padre mio”. (Giov. 15:14, 15, Na) A differenza delle fredde e formali relazioni che vi sono fra schiavo e padrone, coloro che seguono Gesù, benché schiavi, sono anche suoi amici. Gesù Cristo diede prova della sua amicizia cedendo la sua anima “per i suoi amici”. (Giov. 15:13, Na) Il prezzo che Gesù pagò fu il suo prezioso sangue; quindi tale amicizia non annulla il fatto che i cristiani sono schiavi di Dio e di Gesù Cristo. Se desiderano preservare la loro amichevole relazione fra schiavo e padrone, i cristiani devono badare di non stringere amichevoli legami con questo mondo e con il suo satanico padrone, il Diavolo. Nessuno può essere schiavo di due padroni.
16. Quale parabola narrò Gesù riguardo a un fattore, e quale argomento mise in risalto Gesù?
16 Come possiamo divenire amici di Geova e di suo Figlio, e perché ora questo è urgente? Nel sedicesimo capitolo del libro di Luca, Gesù narrò una parabola inerente a un domestico, un fattore che stava per perdere il lavoro e che mostrò sapienza pratica facendosi degli amici mediante le ricchezze. Il fattore della parabola di Gesù non riceveva un salario, com’è abitudine oggi. Se fosse stato licenziato dal suo lavoro, avrebbe dovuto mendicare o fare lavori umili come lo zappatore. Non essendo abbastanza forte per fare lo zappatore e non volendo mendicare, il fattore diminuì vari debiti che certi uomini avevano verso il suo padrone. Quando avrebbe perduto il lavoro di fattore, vi sarebbero state delle persone che lo avrebbero accolto nella loro casa; poiché se n’era fatto degli amici mediante le ricchezze. Ora non avrebbe dovuto guadagnarsi da vivere facendo l’odiato lavoro dello zappatore o l’umiliante lavoro del mendicante. Era stato lungimirante e aveva agito con pratica sapienza usando le ricchezze o i beni materiali per farsi degli amici. Perciò Gesù Cristo dice che i cristiani dovrebbero agire con la stessa pratica sapienza: “Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni”. — Luca 16:9, VR.
17. (a) Che cosa possiedono Geova e Gesù Cristo, e a che cosa non danno importanza molte persone? (b) In contrasto con l’incertezza delle ricchezze e della vita in questo mondo, quale conoscenza delle promesse di Dio dovrebbe spingerci a seguire la condotta della sapienza pratica?
17 Geova Dio e Gesù Cristo sono gli unici che possiedano dei “tabernacoli eterni”. Essi riceveranno in questi “tabernacoli eterni” solo i loro amici. In questi giorni e in quest’epoca in cui molte persone sono profondamente preoccupate e turbate per la scarsità e l’alto costo degli alloggi e per le elevate tasse imposte sulle case, molto probabilmente esse danno poca importanza al problema di assicurarsi un’eterna dimora nel divino nuovo mondo di giustizia. Non solo in questo nuovo mondo “abiterà la giustizia”, ma intorno ad esso Dio ci assicura: “La morte non ci sarà più, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché le cose di prima sono scomparse”. (2 Piet. 3:13; Apoc. 21:4, Na) Dio lo ha promesso nella sua Parola. Ci credete voi? Le parole di Geova non vengono mai meno, come disse Giosuè agli Israeliti: “Riconoscete con tutto il cuore e con tutta l’anima vostra, che di tutte le buone promesse che il Signore [Geova] Dio vostro vi ha fatte, neppure una è stata vana: tutto si è realizzato: nemmeno una parola è rimasta senza effetto”. (Gios. 23:14, Na) Dato che abbiamo l’infallibile promessa di Dio di un giusto nuovo mondo, perché dunque cercare dimore permanenti in questo mondo? Anche il solo tentare sarebbe inutile, poiché non solo le ricchezze possono svanire in una notte, ma la vita stessa è incerta. Perciò la condotta della sapienza pratica è di usare i nostri possedimenti materiali per divenire amici dell’Edificatore di tutte le cose e di suo Figlio Gesù Cristo, che disse ai suoi seguaci: “Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. Se così non fosse ve l’avrei detto. Io vado a preparare un posto per voi”. (Giov. 14:2, Na) Così quando le ricchezze ci verranno meno, potremo star certi di ricevere un amorevole benvenuto nei “tabernacoli eterni” del nuovo mondo.
18. Perché col denaro non si comprano i doni di Dio, e chi può essere amico di Dio?
18 Significa questo che possiamo comprare Dio con dei doni o che possiamo corromperlo per allontanare da noi la sua ira? No, niente affatto. Anania e Saffira pensarono di poter comprare il favore di Dio per avere un’ottima reputazione. Non compresero che consegnare del denaro onde comprare qualcosa per uno scopo egoistico non poteva essere un gesto amichevole verso Dio. Inoltre Simone, che un tempo esercitava le arti magiche, pensò di poter comprare i favori di Dio offrendo in cambio del denaro. Scoprì che le cose stavano diversamente, perché Pietro gli disse: “Va’ in perdizione tu e il tuo denaro, perché hai creduto che il dono di Dio si potesse acquistare col denaro!” (Atti 8:20, Na) No, col denaro non si possono comprare i doni di Dio; perché se si potessero comprare, i ricchi avrebbero un vantaggio e potrebbero accaparrarsi un posto riservato nel nuovo mondo di Dio. Ma Dio non è un mercenario; non è parziale. Chiunque può divenire amico di Dio e di Suo Figlio, anche se i suoi beni materiali sono pochi e insignificanti.
19. (a) Come si può usare il denaro o i beni materiali per ottenere l’amicizia di Dio? (b) Qual è il dovuto uso delle proprie risorse?
19 Come usiamo dunque le ricchezze o i beni materiali per farci amici di Dio? Non per corrompere Dio ma per glorificare Dio! Dio possiede il mondo intero, e “l’argento è mio, e mio è l’oro”, dice Geova. “Son mie tutte le bestie del bosco, gli animali dei monti, a migliaia”. (Agg. 2:8; Sal. 50:10, Na) Quindi non possiamo arricchire Dio materialmente, ma possiamo usare le nostre risorse per glorificare Dio, parlando ad altri dei suoi propositi, dandogli esclusiva devozione e mostrandogli leale amore. Quando incoraggiamo altri a studiare la Bibbia, quando rechiamo loro pubblicazioni per lo studio biblico, quando parliamo loro e li aiutiamo a capire i propositi di Dio e la sua promessa di un giusto nuovo mondo, usiamo le nostre risorse per glorificare Dio.
20. Perché ora è urgente divenire amici di Dio, e con chi dovremmo associarci?
20 Usando le nostre risorse per glorificare Dio, ci accumuliamo tesori in cielo e ci facciamo amici di coloro che non ci abbandoneranno mai, che non ci lasceranno mai e che possono darci il dono della vita eterna sotto il regno del cielo. La questione di divenire amici di Dio e di suo Figlio è urgente, perché questo mondo è ora nel suo “tempo della fine”, e presto scomparirà nella guerra divina di Armaghedon. Questo è il tempo in cui dobbiamo mostrarci amici di Dio. Questo è il tempo in cui dobbiamo valerci di tutti gli aiuti possibili per ottenere l’amicizia di Dio. A tale scopo abbiamo bisogno di associarci regolarmente con coloro che amano Dio e gli ubbidiscono, coloro che Gesù Cristo chiamò “miei amici”. (Luca 12:4, Na) Associandosi alla società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova, migliaia di individui apprendono la via da seguire per farsi degli amici ‘con le ricchezze ingiuste; affinché, quand’esse verranno meno, quelli li ricevano ne’ tabernacoli eterni’. — Luca 16:9, VR.
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Mostriamoci amici di DioLa Torre di Guardia 1962 | 15 agosto
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Mostriamoci amici di Dio
“Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo? Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore”. — Salmo 15:1, 2, Na.
1. Come descrive la Bibbia il nuovo mondo di Dio, e quali esigenze dovrebbero interessarci?
NESSUNO entrerà nel nuovo mondo di Dio, per risiedervi per sempre come suo ospite, a meno che non sia amico di Dio. Poiché Dio raduna intorno a sé solo le persone pure e buone, vi sono delle esigenze da soddisfare per essere ospiti nella tenda di Geova. Ogni vero cristiano dovrebbe interessarsi di conoscere quali sono queste esigenze, poiché solo soddisfacendole otterrà la benedizione della vita eterna in una dimora di cui la Bibbia dichiara: “Vidi un cielo nuovo e una terra nuova. Il primo cielo infatti e la prima terra sono scomparsi, . . . Udii venire dal trono una gran voce, che diceva: ‘Ecco la tenda d’Iddio con gli uomini ed abiterà con loro, ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà Iddio–con–loro’”. — Apoc. 21:1, 3, Na.
2. Quale divina descrizione viene fatta dell’amico di Dio?
2 Il salmista Davide fu ispirato a scrivere le esigenze necessarie per essere ospiti e quindi amici di Dio: “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo? Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore, non calunnia con la sua lingua, né fa del male al prossimo suo, non ricopre d’obbrobrio il suo vicino; ai suoi occhi è spregevole il reprobo mentre onora quei che temono il Signore [Geova]”. — Sal. 15:1-4, Na.
3. Perché giustamente Geova fa attenzione a coloro che saranno suoi ospiti, e come fu mostrata ai giorni di Davide tale attenzione?
3 Il fatto che l’Onnipotente Dio accolga come ospiti nella sua tenda solo certuni non ci sorprende. Chiunque abbia una casa non vi riceve come ospite qualsiasi persona; non accoglie tutti. Molti padroni di casa non permetterebbero a persone scorrette di stare con loro nemmeno per breve tempo. Lo stesso principio vale per Geova Dio. Egli non riceve chiunque nella sua tenda: “Il malvagio non sarà tuo ospite”. (Sal. 5:4, VR) Questo avveniva ai giorni di Davide, riguardo alla tenda di Dio. Davide aveva trasportato l’arca di Geova dalla casa di Obededom a Gerusalemme: “Condussero dunque l’Arca del Signore [Geova] e la collocarono al suo posto in mezzo al padiglione che Davide le aveva eretto”. (2 Sam. 6:17, Na) Entrare in questa tenda significava entrare alla presenza dell’Altissimo. Davide scelse alcuni perché servissero in questa tenda, e fra questi privilegiati vi fu Asaf. (1 Cron. 16:4-6) Solo coloro che camminavano con integrità e che erano puri e retti potevano prestare costante servizio nella tenda di Geova sulla sua santa montagna.
4. Che cosa è detto circa le esigenze da soddisfare per stare alla presenza di Dio, perciò quale dovrebbe essere l’atteggiamento del cristiano?
4 Geova fa molta attenzione a coloro che stanno alla sua santa presenza. Se ai giorni di Davide per essere ospiti nella tenda di Geova sulla sua santa montagna vi erano rigorose esigenze, quanto più rigorose devono essere le esigenze per dimorare permanentemente come ospiti nella tenda di Geova, per essere membri della sua santa famiglia! Per potere essere considerati degni di questo incomparabile privilegio e per poter dire con Davide: “Io dimorerò nel tuo tabernacolo per sempre”, dobbiamo mostrarci amici di Dio. Poiché “l’amicizia sua è per gli uomini retti”, è assolutamente necessario che coloro che desiderano la sua protezione e ospitalità per sempre apprendano che cosa esige Dio per poter essere considerati retti ai suoi occhi. (Sal. 61:4; Prov. 3:32, VR) Perciò ogni cristiano dovrebbe farsi queste domande: “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo?” Ogni cristiano dovrebbe inoltre sapere molto bene ciò che rispose il salmista: “Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore”. — Sal. 15:1, 2, Na.
CAMMINIAMO CON INTEGRITÀ
5. Come mancò Adamo di camminare con integrità, perciò che cosa perdette?
5 Per camminare con integrità agli occhi di Dio, il cristiano deve confidare assolutamente in Geova Dio e mostrare tale fiducia ubbidendo ai suoi comandi. Adamo, il primo uomo, fu ospite di Dio nel Paradiso d’Eden. Adamo avrebbe potuto avere tale Paradiso per eterna dimora, benedetta dalla presenza di Dio. Ma Adamo non seppe mostrarsi amico di Dio. Poiché Adamo non ubbidì al suo Padre e Ospite celeste, perdette la sua dimora paradisiaca e le qualità necessarie per essere ospite nel “giardino di Dio”. (Ezech. 28:13, Na) Adamo non seppe camminare con integrità, perciò non poté essere amico di Dio.
6. Chi fu chiamato “amico di Dio”, e perché?
6 Tuttavia nella Bibbia abbondano gli esempi di coloro che riuscirono a mostrarsi amici di Dio. Un elenco di coloro che si mostrarono amici di Dio lo troviamo nell’undicesimo capitolo del libro di Ebrei. In tale capitolo è menzionato Abrahamo, di cui Giacomo scrisse: “Si compiva così quello che dice la Scrittura: ‘Credette Abramo a Dio e gli fu ascritto a giustizia’ e fu chiamato amico di Dio [Geova]”. (Giac. 2:23, Na) Che privilegio essere chiamato “amico di Dio”! Siamo noi disposti come Abrahamo a soddisfare le esigenze per essere amici di Geova? Non possiamo essere amici di Dio solo desiderando di esserlo; dobbiamo dare prova d’essere amici di Dio. Abrahamo mostrò la sua fede e la sua fiducia in Dio ubbidendo al comando di Geova di lasciare Ur dei Caldei e in seguito cercando di offrire l’unico figlio avuto da Sara, il suo diletto Isacco. Lo scrittore di Ebrei dichiara: “Per la fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì per partire verso una terra, che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede ‘Abramo, messo alla prova, offerse in sacrificio Isacco’, ed offriva ‘l’unigenito’ colui che aveva ricevuto le promesse, al quale era stato detto: ‘In Isacco tu avrai una posterità che porterà il tuo nome’”. (Ebr. 11:8, 17, 18, Na) Abrahamo camminò con integrità, provando la sua fede e fiducia in Dio con l’ubbidienza; “e fu chiamato amico di Dio [Geova]”.
7. Qual è la dovuta valutazione dell’essere amici di Dio?
7 C’è una soddisfazione paragonabile a quella d’essere amico di Geova? Che cosa vale il cosiddetto successo nelle imprese commerciali di questo mondo in paragone con l’ottenere l’amicizia di Dio? Nulla può dare la felicità e la soddisfazione che deriva dall’essere ‘ricchi in vista di Dio’. (Luca 12:21, VR) Gli uomini fanno sforzi sovrumani per imparare come avere successo nel mondo commerciale; per imparare come camminare con integrità agli occhi di Dio e divenire suoi amici vale la pena di fare sforzi anche maggiori.
CAMMINIAMO NELL’INTEGRITÀ CON COSTANZA
8. (a) Quali esempi abbiamo di persone che camminarono nell’integrità con costanza? (b) Com’è possibile camminare nell’integrità, com’è indicato dal caso di Daniele?
8 Quando esaminiamo la vita di coloro che si mostrarono amici di Dio, notiamo che camminarono nell’integrità con costanza. “Enoc continuò a camminare con il vero Dio”. “Noè fu uomo giusto. Egli si mostrò irreprensibile fra i suoi contemporanei. Noè camminò con il vero Dio”. (Gen. 5:23, 24; 6:9) Il profeta Daniele camminò con costanza nell’integrità. Nei momenti critici della sua vita non fece affidamento sulla sapienza umana; si rivolse a Dio per farsi guidare. Questo, a sua volta, fu possibile perché fece costantemente affidamento su Geova Dio. Daniele si intratteneva con il suo Dio anche quando ciò era contro la legge; pregava regolarmente, mostrando costanza nel fare affidamento sul suo più grande Amico. Daniele fu gettato nella fossa dei leoni a causa della sua lealtà a Geova, e perfino il pagano re Dario fece caso alla costante fiducia di Daniele nel suo Dio: “Il tuo Dio che tu servi con costanza, egli stesso ti libererà”. (Dan. 6:16, 20) Poiché fu costante nel camminare con integrità, Daniele fu grandemente amato da Dio, e l’angelo di Geova, Gabriele, disse a Daniele: “Tu sei un uomo prediletto”. — Dan. 9:23, Na.
9. Qual è un’esigenza essenziale per camminare nell’integrità?
9 Per camminare con costanza nell’integrità come Enoc, Noè, Abrahamo e Daniele, dobbiamo tener conto di Geova in tutto ciò che facciamo, come dichiara Proverbi 3:5, 6: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso appianerà i tuoi sentieri”. Nessuno che non sia disposto a seguire questo consiglio potrà mai divenire amico di Dio. Infatti nessuno può veramente fare la dedicazione a Dio a meno che non ubbidisca a questo comando di confidare in Geova e di cercare la sua divina direttiva per camminare costantemente su diritti sentieri.
10, 11. (a) Che cosa può accadere se non si tiene conto di Geova? (b) Quali critici momenti vi furono nella vita di un uomo di Dio, e come li superò egli?
10 Che stoltezza non riconoscere Geova in tutte le nostre vie: specialmente per ciò che riguarda il servitore di Dio! Il disastro può facilmente abbattersi su colui che non tiene conto di Geova, specialmente in un momento critico, come accadde a un certo profeta. Il tredicesimo capitolo di Primo Re ci dice che “un uomo di Dio, per ordine del Signore [Geova], giunse da Giuda a Betel proprio mentre Geroboamo se ne stava presso l’altare a bruciarvi profumi”. L’uomo di Dio, di cui non è fatto il nome, pronunciò quindi un’importante profezia riguardo alla rovina dell’altare e di quegli idolatri che vi offrivano dei sacrifici. L’empio re Geroboamo si infuriò. Stese la mano e ordinò l’arresto del coraggioso profeta. Immediatamente la mano del re s’irrigidì e s’inaridì; e l’altare si spaccò in due. Geroboamo implorò che il profeta pregasse perché gli fosse risanata la mano. Il profeta acconsentì; e la mano del re ritornò ad essere sana. Allora l’astuto Geroboamo, per egoistiche ragioni, invitò il profeta alla tavola reale. Fu un momento critico nella vita del profeta. Avrebbe camminato con integrità? Sì; egli ubbidì a Geova e rifiutò decisamente qualunque associazione con un uomo che odiava Geova e adorava gli idoli, benché fosse un re: “L’uomo di Dio disse al re: ‘Anche se tu mi dessi la metà della tua casa, io non verrei con te, e neppure mangerei pane né berrei acqua in questo luogo, perché così mi è stato ordinato per mezzo della parola del Signore [Geova]: “Non mangiar pane, non bere acqua, né ritornare per la strada per la quale sei venuto”’”.
11 Se questo uomo di Dio avesse continuato a camminare con integrità agli occhi di Dio, tutto sarebbe andato bene. Ma quasi immediatamente ci fu nella vita di questo profeta un altro momento critico. Mentre usciva dalla città, l’uomo di Dio fu avvicinato da “un vecchio profeta” che abitava in quel luogo. Questo vecchio profeta invitò l’uomo di Dio ad andare con lui a casa sua a mangiare un po’ di pane. “Non posso tornare indietro, né venire con te”, rispose l’uomo di Dio. “Perché mi è stato detto per mezzo della parola del Signore [Geova]: ‘Non mangiar pane, né bere acqua in quel luogo’”. A questo punto l’insistente vecchio profeta disse una menzogna, benché non venga menzionato per quale ragione la dicesse: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo mi ha parlato con la parola del Signore [Geova] dicendo: ‘Riportalo con te a casa tua, perché mangi del pane e beva dell’acqua’”. Andando contro lo specifico comando di Geova, l’uomo di Dio tornò indietro per mangiare del pane e bere dell’acqua. Questa causò conseguenze disastrose.
12. Perché l’uomo di Dio non camminò con integrità, e con quale conseguenza?
12 Mentre sedevano a tavola, la parola di Geova fu rivolta al vecchio profeta bugiardo, che disse queste parole al disubbidiente uomo di Dio: “Così dice il Signore [Geova]: ‘Poiché tu sei stato ribelle alla parola del Signore [Geova] e non hai osservato l’ordine che il Signore [Geova] Iddio tuo ti aveva dato, ma sei tornato indietro ed hai mangiato del pane e bevuto dell’acqua nel luogo di cui ti avevo detto: Non ci mangiar pane né berci acqua, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri’”. Questa volta il vecchio profeta aveva realmente pronunciato la parola di Geova. L’uomo di Dio si mise in cammino, cavalcando un asino. “Ma per la strada un leone lo incontrò e lo uccise. Il suo cadavere giaceva lungo la via”. Il leone non divorò né la carcassa dell’uomo né l’asino, ma stette a far la guardia ad entrambi, fornendo così un segno che ciò ch’era accaduto non si era verificato per caso ma era stato un castigo di Dio. — 1 Re 13:1-28, Na.
13. Che cosa avrebbe dovuto fare l’uomo di Dio per camminare nell’integrità?
13 Che tragiche conseguenze per non aver camminato con integrità! L’uomo di Dio aveva ricevuto abbastanza conoscenza per evitare di camminare su tortuosi sentieri; aveva ricevuto ordini diretti da Geova su come camminare. Che importava se il vecchio menzognero profeta aveva detto che “un angelo” aveva cambiato tali ordini? L’uomo di Dio non avrebbe dovuto accettare un messaggio indiretto violando quello che aveva ricevuto direttamente da Geova. Che cosa avrebbe dovuto fare l’uomo di Dio? Avrebbe dovuto ubbidire al comando di Geova. Anziché disubbidire ai diretti ordini di Geova, l’uomo di Dio avrebbe dovuto cercare schiarimenti da Geova prima di fare un altro passo. Avrebbe potuto pregare Geova di guidarlo divinamente in questo momento critico. Senza pregare ed evidentemente senza fare alcuna domanda intorno al messaggio indiretto proveniente da “un angelo”, l’uomo di Dio si avviò su sentieri sbagliati; e malgrado il suo precedente meritevole passato, mancò di camminare nell’integrità con Dio.
EVITIAMO GLI ATTI PRESUNTUOSI
14. Quale lezione impara il cristiano circa il camminare nell’integrità?
14 Che cosa impara da ciò il cristiano? Ad essere costante nel camminare con integrità agli occhi di Geova, a cercare sempre la sua direttiva, specialmente nei momenti critici e difficili della vita. Cerchiamo di non seguire mai con presunzione le nostre idee o le esortazioni di qualcun altro, anche se tale persona ha un incarico di responsabilità o pretende di avere tale incarico nell’organizzazione di Dio. Cercando la direttiva di Geova, evitiamo di farci sviare da impostori o da coloro che possono essere bene intenzionati ma che agiscono basandosi sul loro intendimento. In tal modo continuiamo a camminare nell’integrità e su diritti sentieri, per evitare la rovina che si abbatté sull’uomo di Dio il quale “fu ribelle alla parola del Signore [Geova]”. — 1 Re 13:21, Na.
15. (a) Quale dovrebbe essere la preghiera del servitore di Dio, e perché? (b) A questo riguardo, come mancò il re Saul di camminare nell’integrità e con quale risultato?
15 Per mostrarci in tal modo amici di Dio occorre cercare l’aiuto di Dio affinché ci trattenga da atti presuntuosi. Possa la preghiera del cristiano essere quella del salmista: “Trattieni il tuo servo da atti presuntuosi; non lasciare che mi dominino. Allora sarò completo, e sarò rimasto innocente da molte trasgressioni”. (Sal. 19:13) Non imiti il cristiano la presunzione del re Saul. Mentre era in guerra contro i Filistei, al re Saul era stato detto dal profeta Samuele di non fare alcun passo affrettato, ma di attendere a Galgal fino all’arrivo di Samuele. Vedendo che era difficile tenere unito il popolo finché arrivasse Samuele a offrire il sacrificio, Saul si spinse presuntuosamente su sentieri tortuosi. Egli “offerse l’olocausto”, malgrado non avesse alcuna autorità di farlo. Quando subito dopo giunse Samuele, Saul cercò di giustificare la sua azione, menzionando l’atteggiamento timoroso degli Israeliti e il ritardo di Samuele. “Così, mi son fatto violenza”, ammise Saul, “ed ho offerto l’olocausto”. Che stoltezza! Contando sulla sua sapienza, Saul ‘si fece violenza’ e agì presuntuosamente. Mancando di camminare nell’integrità Saul perdette il regno e l’amicizia di Geova. “Ora il tuo regno non durerà”, dichiarò Samuele, “l’Eterno [Geova] s’è cercato un uomo secondo il cuor suo”. — 1 Sam. 13:8, 9, 12, 14, VR.
16. (a) Come ci trattiene Dio da atti presuntuosi, e come mostrò Paolo di camminare nell’integrità? (b) Essendo nel dubbio, che cosa dovrebbe evitare il cristiano?
16 Dio ci trattiene da atti presuntuosi mediante la sua Parola e mediante la preghiera. Possiamo studiare la scritta Parola di Dio, la Sacra Bibbia, e imparare i princìpi in base ai quali Geova vuole che camminiamo. Dobbiamo consultare il suo Libro di sapienza. La preghiera ci trattiene da atti presuntuosi, poiché per mezzo di essa possiamo riconoscere Geova in tutto ciò che facciamo. Dio ci trattiene da atti presuntuosi anche mediante i consigli della sua organizzazione. Quando sorse una disputa sulla questione della circoncisione per i Gentili, Paolo e Barnaba non agirono presuntuosamente. Paolo sapeva qual era la giusta decisione da prendere nella questione, ma non la impose! Andò a Gerusalemme ed ivi un consiglio di apostoli e di anziani esaminò la questione. Si giunse a una decisione, con l’approvazione dello spirito santo. Fu preparata una lettera dell’organizzazione e si poté leggere alla congregazione questa autorevole dichiarazione. Paolo agì solo dopo aver ricevuto autorità dall’organizzazione. (Atti 15:1-31) Così oggi il cristiano è trattenuto da atti presuntuosi non solo mediante la preghiera e la Parola di Dio ma anche mediante i consigli dell’organizzazione di Dio. Quando siamo in dubbio su quale via seguire in un momento cruciale della vita, non agiamo basandoci esclusivamente sull’umana sapienza; tratteniamoci da una simile azione, e attendiamo schiarimenti da Geova Dio mediante lo studio della sua Parola. In tal caso avanzeremo su diritti sentieri e cammineremo costantemente nell’integrità.
PRATICHIAMO LA GIUSTIZIA E DICIAMO LA VERITÀ
17. Che cos’altro esige Dio dai suoi amici, e che cosa implica questo circa le relazioni coi propri compagni?
17 Per essere amici di Geova dobbiamo in ogni tempo ‘praticare la giustizia’. (Sal. 15:2, Na) La vita personale del cristiano deve conformarsi alle giuste norme della Parola di Dio; la sua condotta dev’essere santa: “Voi pure dovete esser santi in tutta la vostra condotta, come sta scritto: ‘Sarete santi, perché io son santo’”. (1 Piet. 1:15, 16, Na) Poiché è santo, Geova non introduce nella sua tenda come ospiti coloro che sono malvagi, coloro che commettono ingiustizie con i loro simili e con i loro compagni cristiani. Se si vuole praticare la giustizia non si può agire con disonestà nei confronti dei propri amici o defraudarli, né si può calunniarli con la propria lingua. “Poiché tu non sei un Dio che prenda piacere nell’empietà; il malvagio non sarà tuo ospite. Quelli che si gloriano non sussisteranno dinanzi agli occhi tuoi; tu odii tutti gli operatori d’iniquità. Tu farai perire quelli che dicon menzogne; l’Eterno [Geova] aborrisce l’uomo di sangue e di frode”. — Sal. 5:4-6, VR.
18. (a) Che cosa è detto delle piccole ingiustizie? (b) Qual è l’obbligo del cristiano riguardo ai prestiti?
18 Ci si inganna se si pensa che Dio accolga nella sua tenda come ospiti quelle persone che si macchiano con pratiche ingiuste. Notate la descrizione dell’amico di Dio: “[Non] fa del male al prossimo suo”. (Sal. 15:3, Na) Questo include tanto le piccole quanto le grandi cose, poiché “chi è ingiusto nelle piccole cose è ingiusto anche nelle grandi”. (Luca 16:10, Na) Il cristiano ad esempio che prende a prestito dal suo compagno e si rifiuta di restituire non è scusato da Dio perché la somma o l’oggetto implicato può non essere grande. “L’empio prende in prestito e non rende”. (Sal. 37:21, Na) Per molte persone è difficile rendere ciò che prendono a prestito; ma se veramente esse ‘praticano la giustizia’ cercheranno di rendere ciò che prendono a prestito, anche se non possono restituire tutto in una volta e anche se può trascorrere un lungo periodo di tempo. Lo sforzo fatto per rendere indica che si “pratica la giustizia” nel proprio cuore.
19. (a) Spiegate che cosa significa ‘parlare la verità come uno l’ha nel cuore’. (b) Che cosa disse Gesù circa il dar prova della propria amicizia, e com’è questo in relazione con il dire la verità?
19 ‘Parlare la verità come uno l’ha nel cuore’: questa è un’altra esigenza che chi vuole essere ospite di Dio deve soddisfare. (Sal. 15:2, Na) Chi dice la verità che ha nel cuore è onesto con gli altri e con se stesso. Se dice la verità nel suo cuore, dirà la verità anche con la bocca. Non solo eviterà la falsità ma predicherà la verità, la verità di Dio. Le verità che Dio esige che i cristiani dicano si trovano nella sua Parola e comprendono i comandamenti di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, specialmente quelli inerenti alla predicazione del regno di Dio. Quando fu sulla terra il Signore Gesù disse: “Voi sarete miei amici, se”, se che cosa? “Se farete quello che vi comando”. (Giov. 15:14, Na) E che cosa comandò di fare il Signore Gesù ai suoi seguaci in questo “tempo della fine”? Ebbene, comandò di dire la verità circa il regno di Dio e la sua istituzione! “Questo Vangelo del regno”, predisse Gesù, “sarà predicato in tutto il mondo, per testimonianza a tutte le genti”. — Matt. 24:14, Na.
20. Che cosa deriva dal parlare delle verità del Regno, perciò quale obbligo ha ogni cristiano?
20 Perciò questa grandiosa opera di parlare delle verità del Regno è qualcosa in cui vorrà impegnarsi chiunque voglia essere amico di Dio e di suo Figlio. Per mezzo delle verità inerenti al regno di Dio migliaia di individui che erano un tempo nemici di Dio sono ora divenuti suoi amici. Sì, convertire molti che sono nemici di Dio e farli divenire suoi amici: questo è il grande privilegio ed obbligo di ogni vero cristiano. Per far questo bisogna essere predicatori di verità. Chiunque ‘parli la verità come l’ha nel cuore’ dirà la verità con la lingua, insegnando ad altri le cose inerenti al regno di Dio. Riguardo all’obbligo cristiano di far divenire i nemici di Dio suoi amici per mezzo della verità, l’apostolo disse: “Noi dunque siamo ambasciatori, da parte di Cristo, in modo che Dio stesso esorta per mezzo nostro. Vi supplichiamo in Nome di Cristo: riconciliatevi con Dio!” — 2 Cor. 5:20, Na.
21. Essendo vicino il nuovo mondo, quale dovrebbe essere la nostra condotta, e con quale benedetto risultato?
21 Il nuovo mondo di giustizia è vicino, un mondo in cui “la tenda d’Iddio” sarà con l’umanità. “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda”? Cerchiamo dunque di essere diligenti nel parlare ad altri delle verità del Regno di Dio mediante le quali essi possono riconciliarsi con Dio. Parliamo con un cuore ripieno di verità, praticando del continuo la giustizia nelle nostre relazioni con tutta l’umanità. E possiamo noi camminare con costanza nell’integrità col nostro Dio, come camminarono Enoc, Noè, Abrahamo e Daniele, cercando sempre la direttiva divina in ciò che facciamo. Possiamo noi mostrarci, durante la fine di questo mondo, fino ad entrare nel glorioso nuovo mondo, leali amici di Dio! Allora esulteremo col salmista dicendo: “Dimorerò nel tuo tabernacolo per sempre”, perché saremo ospiti di Dio, ed avremo il privilegio di dimorare per sempre nella tenda di Geova. — Sal. 61:4, VR.
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