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  • Quanto vi interessate delle persone?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 giugno
    • di sforzarvi con vigore. Ricorderete i problemi che avevate non molto tempo fa e come la Parola di Dio vi ha aiutati a intraprendere ora il miglior modo di vivere. Comprendendo le pericolose circostanze in cui eravate in questo tempo della fine così inoltrato, avete una sufficiente ragione per voler aiutare altri.

      D’altra parte, può darsi che abbiate appena cominciato a studiare la Parola di Dio. In tal caso cominciate a comprendere l’importanza di divenire veri discepoli di Gesù Cristo. Vi incoraggiamo a continuare a fare sforzi a tal fine.

      Sia consentito a tutti noi di dimostrare che ci interessiamo profondamente delle persone e che abbiamo vero amore per il nostro Dio Geova dedicandoci con tutta l’anima all’opera di predicare e fare discepoli.

  • Come l’autorità celeste dirige una congregazione terrestre
    La Torre di Guardia 1973 | 15 giugno
    • Come l’autorità celeste dirige una congregazione terrestre

      Dopo la morte, risurrezione e ascensione al cielo di Cristo Gesù, chi prese la direttiva nel corpo dei discepoli sulla terra?

      Nessuna persona l’assunse. In precedenza Gesù aveva detto ai suoi discepoli che non dovevano chiamarsi “‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo”. (Matt. 23:10) Sì, benché fosse fatto ‘sedere alla destra di Dio nei luoghi celesti’, Cristo Gesù è stato reso “capo sopra tutte le cose alla congregazione”. “Egli è il capo del corpo, la congregazione”. — Efes. 1:20, 22; Col. 1:18.

      Ma come poteva Cristo Gesù esercitare autorità dal cielo? Mandò regolarmente messaggi per mezzo di angeli? Se no, non avrebbe egli mandato qualche uomo, come Pietro, perché servisse quale suo principale rappresentante, vicegerente (vice amministratore), sulla terra?

      Il racconto biblico mostra che, sebbene messaggeri angelici portassero ogni tanto istruzioni alla giovane congregazione cristiana, questo non fu il modo principale in cui Gesù esercitò l’autorità. E, sebbene alcuni apostoli e discepoli di Gesù ricevessero l’incarico di servire i loro fratelli di una particolare zona, come fecero Paolo, Pietro e altri, tuttavia a nessuno fu affidato l’incarico di soprintendere la congregazione in tutta la terra.

      Ma non fu Pietro una figura preminente nelle attività della congregazione prima, durante e dopo la Pentecoste del 33 E.V.? Sì, fu lui a presentare il problema di sostituire l’infedele Giuda, menzionando le ragioni scritturali a sostegno di ciò dinanzi ai discepoli radunati. Ebbe particolare preminenza alla Pentecoste e in seguito fece più di una volta da portavoce ai discepoli (qualche volta insieme a Giovanni) e risulta che fece da presidente a certe assemblee. (Atti 1:15-22; 2:14, 37; 4:8-20; 5:1-9, 27-32) Ma ne fece questo il capo visibile della congregazione? Erano gli altri apostoli e discepoli in ogni parte della terra soggetti tutti alla sua nomina e al suo dominio?

      No, non fu così. Per esempio, non fu Pietro a scegliere il sostituto di Giuda per il corpo degli apostoli. L’assemblea scelse due candidati e Geova Dio manifestò quindi la sua scelta. (Atti 1:23-26) Il denaro offerto fu depositato non presso Pietro, ma “ai piedi degli apostoli”. (Atti 4:34-37; 5:1, 2) Quando un grave problema minacciò di dividere la congregazione, il corpo degli apostoli nominò uomini perché risolvessero la difficoltà. (Atti 6:1-6) E dopo che l’opera evangelistica di Filippo in Samaria ebbe prodotto molti discepoli, il racconto di Atti 8:14, 15 ci dice: “Avendo gli apostoli udito a Gerusalemme che Samaria aveva accettato la parola di Dio, inviarono loro Pietro e Giovanni; e questi scesero e pregarono per loro, onde ottenessero lo spirito santo”. Pertanto Pietro non agì unilateralmente, quale “principe degli apostoli”, ma fu egli stesso sottoposto alla nomina e alla direttiva del corpo apostolico. Servì quale loro rappresentante in tale incarico.

      AUTORITÀ ESERCITATA MEDIANTE LO SPIRITO SANTO E LA PAROLA DI DIO

      Cristo Gesù aveva promesso ai suoi discepoli di mandare loro un “soccorritore”. Era un uomo? No, ma era lo spirito santo o forza attiva di Dio, che avrebbe permesso loro di ricordare ciò che aveva detto e fatto e li avrebbe guidati in tutta la verità. (Giov. 14:16, 17, 26; 15:26; 16:13) Avrebbe dato loro il potere di compiere il ministero assegnato. (Atti 1:4, 5, 8) Quella promessa si adempì, particolarmente dalla Pentecoste dell’anno 33 E.V. in poi. Quale Sorvegliante della congregazione cristiana, Gesù impiegò lo spirito di Dio in modo governativo, guidando nella scelta di uomini per missioni speciali e per la sorveglianza delle congregazioni locali. (Atti 13:2-4; 20:28) Per mezzo di essa indicò loro dove concentrare i loro sforzi nel ministero di evangelizzazione, sia spronandoli che trattenendoli. (Atti 16:6-10; 20:22) Avvenne tutto questo automaticamente, senza nessuno sforzo da parte loro? No, sebbene ciascuno potesse avere quello spirito come “gratuito dono” di Dio, alla Pentecoste dovettero essere battezzati e gli apostoli dovettero quindi porre le mani su di loro. Dopo il battesimo con lo spirito santo, questi unti cristiani vollero produrre il frutto dello spirito santo. E così poterono domandarlo al loro Padre celeste, chiedendoglielo con premura. — Atti 2:38; Luca 11:9-13.

      Ma per avere la direttiva di Cristo per mezzo dello spirito santo ci voleva qualche cosa di più. Ci voleva il continuo riconoscimento della sovranità di Geova Dio e la sottomissione ad esso. Come disse l’apostolo Pietro alla suprema corte giudaica o Sinedrio, Dio dà lo spirito santo solo “a quelli che gli ubbidiscono quale governante”. (Atti 5:32) Richiede similmente che si riconosca l’autorità dell’Unto di Dio, il Signore Gesù, come si vede nel caso di certi discepoli efesini che non ricevettero lo spirito santo finché non “furono battezzati nel nome del Signore Gesù”. (Atti 19:1-6) Comportava anche attinenza con tutto il cuore alla Parola di Dio, che Gesù aveva dichiarata ai suoi discepoli e in cui aveva insegnato loro a riporre assoluta fiducia. Non lasciare che quella Parola regolasse la loro vita e le loro decisioni equivaleva a resistere allo spirito santo. (Atti 7:51-53; 1 Tess. 4:8) Ma valendosi umilmente e sinceramente di questi divini provvedimenti, lo spirito di Dio e la sua Parola, i discepoli sarebbero rimasti uniti al Capo, Cristo Gesù, e sarebbero rimasti nel suo amore. — Giov. 17:6, 20, 21; 15:7, 10.

      AUTORITÀ ESPRESSA MEDIANTE LA DISPOSIZIONE DELLA CONGREGAZIONE

      Gesù paragonò i suoi singoli discepoli a rami uniti a lui quale “vera vite”. (Giov. 15:1-5) Giacché dei cristiani può dirsi che “il capo di ogni uomo è il Cristo”, significa questo che il cristiano può mantenere con Cristo Gesù quale suo Capo una relazione separata e indipendente dal resto dei veri discepoli di Gesù? (1 Cor. 11:3) Niente affatto. Come scrisse l’apostolo Paolo: “La pace del Cristo domini nel vostri cuori, poiché ad essa foste infatti chiamati in un solo corpo”. (Col. 3:15) Mostriamo d’essere uniti a Cristo Gesù “cercando d’osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace. Vi è un solo corpo, e un solo spirito, come foste chiamati nell’unica speranza alla quale foste chiamati; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti e mediante tutti e in tutti”. (Efes. 4:3-6) Cristo Gesù esprime dunque la sua autorità verso le persone per mezzo della disposizione di una congregazione simile a un corpo. Separarsi da essa equivarrebbe a respingere la sua autorità. Indicherebbe che si dubita della capacità di Cristo quale Capo di dominare il corpo o che si è scontenti del modo in cui lo fa.

      Come Dio poté chiamare l’Israele carnale, mentre era fedele, “mio servitore”, così anche l’Israele spirituale, la congregazione cristiana, divenne una composita classe del “servitore”. (Isa. 41:8, 9; 43:10) Cristo Gesù la descrisse come il suo “schiavo fedele e discreto” o “economo”. E mentre alla sua seconda presenza le persone potevano essere “fedeli su poche cose”, egli promise che questa classe del servitore di unti cristiani sarebbe stata costituita “sopra tutti i suoi averi”. (Matt. 24:45-47; Luca 12:42; Matt. 25:21, 23) Come avrebbe fatto l’Israele spirituale ad adempiere la gestione sopra tutti gli interessi terrestri di Cristo?

      Possiamo comprendere come avviene rammentando il modo in cui fu esercitata l’autorità di Cristo nella congregazione cristiana del primo secolo. Come abbiamo visto, gli apostoli servirono inizialmente da corpo direttivo e in seguito si unirono loro altri qualificati come “anziani” della congregazione di Gerusalemme. Nella descrizione più chiara che abbiamo di una loro adunanza, è molto notevole il potere dello spirito e della Parola di Dio che guidarono la loro decisione. Benché l’adunanza, tenuta per considerare il soggetto della circoncisione, cominciasse con larga divergenza di opinioni, quelle due forze, lo spirito e la Parola di Dio, condussero i discepoli a una conclusione unanime.

      Prima, l’apostolo Pietro disse che lo spirito di Dio era stato concesso alle persone incirconcise delle nazioni. Quindi Paolo e Barnaba resero testimonianza alle operazioni dello spirito nel loro ministero fra tali persone. Infine Giacomo, fratellastro di Gesù, che fu senz’altro aiutato dallo spirito santo a ricordare le Scritture, rivolse l’attenzione alla profezia ispirata che prediceva che il nome di Dio sarebbe stato invocato su persone delle nazioni. Sarebbe stato facile per i discepoli seguire semplicemente il passato, fare per così dire ‘come si è sempre fatto’. Ma ogni incitazione o impulso dello spirito e della Parola di Dio additava una direzione, che richiedeva raggiustassero il loro pensiero. Quando Giacomo presentò una risoluzione per definire la controversia, essa fu perciò adottata del tutto all’unanimità. Aveva Cristo esercitato autorità per mezzo dello spirito santo? Questo corpo sapeva che le cose stavano così e nella lettera con cui esprimevano la loro decisione, dissero: “Poiché [anzitutto] allo spirito santo e [in secondo luogo] a noi è parso bene di non aggiungervi nessun altro peso, eccetto queste cose necessarie”. — Atti 15:1-29.

      Questa lettera fu quindi trasmessa alle congregazioni cristiane in generale da uomini che rappresentavano il corpo direttivo di Gerusalemme. Le congregazioni apprezzarono e accettarono questa decisione e manifestarono così il loro sincero riconoscimento dell’autorità di Cristo Gesù. Questo recò loro ricche benedizioni, fermezza nella fede e aumento. — Atti 15:22, 30, 31; 16:4, 5.

      Traete profitto da quell’autorità del Figlio di Dio? Quale congregazione manifesta oggi l’aderenza alla Parola di Dio e la sottomissione alla guida del suo spirito che dimostra questa autorità? Perché non investigare le prove secondo cui questo si trova nella congregazione cristiana dei testimoni di Geova?

  • Conformarsi o non conformarsi?
    La Torre di Guardia 1973 | 15 giugno
    • Conformarsi o non conformarsi?

      Fatti utili che i giovani vogliono conoscere

      QUESTA domanda si presenta continuamente ai giovani. Viene suscitata in casa, a scuola e quando si trovano con altri al lavoro e nel gioco.

      È una domanda importante. Poiché conformandosi o non conformandosi plasmano e modellano la loro vita. Ciò ha notevole effetto sulla loro ricerca della felicità.

      CIÒ CHE SPINGE A CONFORMARSI

      Da dove viene la spinta a conformarsi? Sia dall’esterno che dal nostro intimo.

      Quelli che frequentate, sia giovani che vecchi, esercitano ogni giorno influenza su di voi. Vi spingono a vedere le cose com’essi le vedono, o a fare le cose come essi le fanno. Alcuni vogliono che vi conformiate a una cosa, altri a un’altra. Spesso esercitano influenza in modo esattamente contrario.

      Ma il nostro intimo esercita una forte spinta. Abbiamo tutti la naturale tendenza a imitare altri. Probabilmente non solo assomigliate ai vostri genitori ma parlate anche come loro, avete certe abitudini simili alle loro. Parlate la lingua (o le lingue) che parlano le persone intorno a voi, probabilmente mangiate i tipi di cibi che esse mangiano.

      Ma un fatto molto più serio è che abbiamo la tendenza a imitare le norme di condotta altrui, le loro attitudini e il loro modo di vedere la vita. Potete controllare questa influenza che tende a modellarvi? E, in tal caso, come?

      DESIDERIO DI CAMBIAMENTO

      Oggi, molti giovani solo delusi e frustrati da ciò che vedono intorno a loro. Senza dubbio vedete molte cose su cui trovate da ridire e con ragione. Nessuna persona onesta negherà che ora sulla terra si commette un’enorme quantità di male. Il conformarsi a ciò ch’è male non reca cambiamenti in bene.

      Ebbene, dunque, dovreste ammirare e voler essere come molti giovani d’oggi che dicono di non volersi ‘conformare a nulla o a nessuno’? Dicono che vogliono essere ‘assolutamente liberi e indipendenti’, che vogliono fare esclusivamente ‘come pare e piace a loro’. In realtà, un po’ di ragionamento ci dice che questo è impossibile quanto cercare di piacere a tutti.

      Per esempio, anche solo per cominciare a essere realmente indipendenti dovrebbero crescere e prepararsi tutto il cibo da sé, farsi tutti gli abiti da sé e fare tutte le altre cose della vita da sé. Infatti, dovrebbero anche inventare la loro lingua privata, per non conformarsi alla lingua del loro paese, con le sue regole di grammatica.

      UNA CERTA CONFORMITÀ È ESSENZIALE NELLA VITA

      In realtà, tutti dobbiamo conformarci a certe cose solo per stare in vita, non è vero? Nessuno di noi può vivere senza respirare aria o bere acqua, per cui dobbiamo conformarci a queste caratteristiche della vita terrestre o smettere di vivere. Quando aspettate che passi un veloce autocarro prima di attraversare una strada,

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