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“Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma”...Paradiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
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Capitolo XI
“Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma”...
1. Come l’Israele dei giorni di Zaccaria può essere paragonata in quanto a forza militare alla Repubblica d’Israele?
C’ERA in Israele qualche forza militare sotto le armi ai giorni del profeta Zaccaria? No; a differenza dell’odierna Repubblica d’Israele, in cui sono chiamate alle armi anche le donne.
2. Per quanto tempo il rimpatriato rimanente era stato senza una forza militare, e perciò quale domanda sorge circa l’edificazione del tempio?
2 Nel lontano anno 522 a.E.V., durante il breve regno di Artaserse (Gaumata il Mago) come re di Persia, quando gli avversari Samaritani fermarono gli Israeliti che edificavano il tempio “con la forza e le armi”, gli Israeliti non adunarono a Gerusalemme una forza militare per combatterli. (Esdra 4:7-24) In seguito, nell’undicesimo mese lunare (Sebat) dell’anno 519 a.E.V., il ventiquattresimo giorno del mese, quando Zaccaria ricevette la sua quinta visione, ancora non c’era una forza militare in Gerusalemme e nel paese di Giuda. Questo avveniva ancora nel secondo anno del re Dario I, succeduto ad Artaserse come governante dell’Impero Persiano. Sarebbe stato possibile agli Israeliti completare il tempio di Gerusalemme senza operare da una “posizione di forza”, avendo un’impressionante forza militare? La quinta visione che fu mostrata a Zaccaria rispose alla domanda.
3. (a) Da quale specie di condizione è destato Zaccaria prima che gli sia mostrata la quinta visione? (b) All’angelo dell’interpretazione, che cosa riferisce Zaccaria d’aver visto?
3 Dopo l’ispiratrice visione relativa al sommo sacerdote Giosuè figlio di Iozadac, parve che il profeta Zaccaria cadesse in un’attitudine di meditazione e contemplazione, in cui sembrò che fosse addormentato. Ma la serie delle visioni non era ancora finita; egli doveva vedere dell’altro. Per questo continua a narrarci circa l’angelo dell’interpretazione che gli spiegava: “E l’angelo che parlava con me tornava e mi destava, come un uomo che è destato dal suo sonno. Quindi mi disse: ‘Che cosa vedi?’ Dunque dissi: ‘Ho visto, ed ecco, c’è un candelabro, tutto d’oro, con una coppa in cima a esso. E le sue sette lampade sono su di esso, proprio sette; e le lampade che sono in cima a esso hanno sette tubi. E gli sono accanto due ulivi, uno al lato destro della coppa e uno al suo lato sinistro’”. — Zaccaria 4:1-3.
4. La vista di quel candelabro stimola in noi ricordi di quale casa, e perché?
4 Abbiamo un quadro mentale di ciò che fu mostrato a Zaccaria? Quel candelabro d’oro con i suoi sette bracci in cima al quale erano sette lampade alimentate con olio d’oliva stimola ricordi della casa di adorazione di Geova. Nell’Israele precedente, dai giorni del profeta Mosè fino ai giorni del re Davide, quella casa di adorazione aveva avuto un candelabro d’oro nel suo primo compartimento, Il Santo. (Esodo 40:1-25) La visione di questo candelabro era perciò molto appropriata, in quanto questa visione aveva attinenza con la riedificazione del tempio.
5. Come le sette lampade erano alimentate da un combustibile illuminante proveniente da una riserva centrale, e in che modo questa provvista centrale era mantenuta piena?
5 Le sette lampade avevano una centrale provvista d’olio illuminante. Era quella coppa che stava in cima al candelabro d’oro, dalla quale coppa partivano sette tubi e un tubo andava a ciascuna singola lampada per alimentarla d’olio dalla provvista centrale. Ma da dove questa coppa prendeva la sua provvista d’olio, e quanto regolarmente? Da quei due ulivi che stavano accanto alla coppa, un ulivo alla sua destra e l’altro ulivo alla sua sinistra. Quegli ulivi potevano essere una continua sorgente di provvista ed erano immediatamente a portata di mano, senza bisogno di trasportare l’olio da lontano.
6. Nonostante che ci fossero sette lampade, come c’era un solo candelabro?
6 Essendo il candelabro tutto unito, le sue sette lampade eran tutte collegate con esso mediante i bracci che si dipartivano da un sostegno centrale.
7. Che cosa ora Zaccaria chiese all’angelo riguardo al candelabro?
7 Questa visione aveva un significato. Quindi Zaccaria subito gli rispose: “Quindi risposi e dissi all’angelo che parlava con me, dicendo: ‘Che significano queste cose, mio signore?’ L’angelo che parlava con me dunque rispose e mi disse: ‘Non sai realmente ciò che queste cose significano?’ A mia volta dissi: ‘No, mio signore’”. — Zaccaria 4:4, 5.
8, 9. (a) Seguendo quale condotta possiamo noi, come Zaccaria, trarre beneficio da questa visione? (b) Quale risposta l’angelo dà a Zaccaria, e che cosa ci trasmette questo invece della spiegazione dei particolari?
8 Come il profeta Zaccaria, non cerchiamo di dare alla visione la nostra propria interpretazione. Siamo disposti a lasciarci ammaestrare da Geova degli eserciti, per mezzo del suo angelo. Solo ottenendo la verità divina dalla giusta sorgente possiamo trarre beneficio dalla visione. Interrogato da Zaccaria, l’interprete angelico non spiega dapprima il significato di tutti i particolari della visione. Piuttosto, ci mostra la forza, tutta l’ampiezza della visione nel suo insieme. Ciò accresce il vigore della visione di un unico candelabro.
9 “Pertanto”, dice Zaccaria, “egli rispose e mi disse: ‘Questa è la parola di Geova a Zorobabele, dicendo: “‘Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito’, ha detto Geova degli eserciti. Chi sei tu, o gran monte? Dinanzi a Zorobabele diverrai pianura. Ed egli per certo porterà fuori la pietra della testata. A essa si griderà: ‘Com’è attraente! Com’è attraente!’”’”. — Zaccaria 4:6, 7.
LA BARRIERA DOVRÀ RIDURSI A NULLA
10. Quale opposizione affrontò Zorobabele, e a che cosa sarebbe potuta sembrare simile, specialmente in vista di quali circostanze?
10 Avrebbe qualcuno di noi voluto avere l’opposizione dei governanti pagani delle province persiane da questa parte (dalla parte occidentale) del fiume Eufrate? Non solo, ma avrebbe qualcuno di noi voluto avere l’opposizione dell’imperatore dell’intero Impero Persiano, del re Dario I? Questa è l’opposizione che, per il momento, ostacolava la via a Zorobabele mentre andava avanti con la riedificazione del tempio di Geova a Gerusalemme in quell’anno 519 a.E.V. (Esdra da 5:3 a 6:2) Questo sarebbe parso davvero come un “gran monte” nella via da percorrere per portare con successo alla fine la ricostruzione del tempio, non è vero? Egli non aveva nessuna forza militare fra i meno di cinquantamila che eran tornati con lui da Babilonia nel 537 a.E.V. Come avrebbe potuto quindi far fronte a qualsiasi invasione armata dei protestatori che tentavano di arrestare l’opera del tempio? Quale potenza avevano egli o i suoi compagni israeliti? Egli non conosceva personalmente il re Dario I e non aveva nessuna influenza presso di lui. Come avrebbe potuto dunque aspettarsi di finire la casa di adorazione di Geova, senza essere severamente punito?
11. (a) Qual è la risposta divina alla domanda? (b) Di quale sostegno ebbe dunque bisogno Zorobabele nell’opera del tempio, e perché?
11 Chiediamo noi oggi, o chiese il governatore Zorobabele, “Come”? La risposta viene dal più grande Comandante in Capo di forze militari di tutti: “‘Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito’, ha detto Geova degli eserciti”. (Zaccaria 4:6) Zorobabele non dovette preoccuparsi d’avere una forza militare o la potenza di qualsiasi sorgente umana. Non doveva fare altro che confidare in Colui che mediante i suoi profeti gli aveva detto di andare avanti col lavoro e di dipendere dallo spirito di quella Autorità Suprema. Lo spirito di quell’Autorità è per certo una forza attiva invisibile, ma è irresistibile, schiacciante, sempre vittoriosa, sempre trionfante. Opera effettivamente in maniera invisibile, ma produce senz’altro risultati come la divina Sorgente di quello spirito si propone. Tutta la potenza militare dell’intera terra e tutta la potenza politica e religiosa fra tutto il genere umano non può tener testa alla Sua santa forza attiva all’opera. Proseguendo il lavoro del tempio il governatore Zorobabele ebbe il sostegno di tale spirito!
12. Quel figurativo “gran monte” dinanzi a Zorobabele che cosa doveva divenire, e come l’adempimento di Isaia 40:4, 5 ne era un’assicurazione?
12 Che cos’è dunque il figurativo “gran monte” che sbarrava la via? Geova degli eserciti gli dice: “Dinanzi a Zorobabele diverrai pianura”. Dinanzi a Zorobabele e al fedele rimanente che era tornato con lui da Babilonia, Geova aveva adempiuto la profezia di Isaia 40:4, 5: “Ogni valle sia elevata, e ogni monte e colle sia abbassato. E il terreno scabroso deve divenire piano, e il terreno accidentato la pianura d’una valle. E la gloria di Geova per certo si rivelerà, e ogni carne la dovrà vedere insieme, poiché la medesima bocca di Geova ha parlato”. Egli poteva ora fare una cosa simile nel caso di questo “gran monte” che si presentava al governatore Zorobabele in quell’anno 519 a.E.V. Notiamo come Egli fece questo, senza nessuno strenuo sforzo da parte di Zorobabele, ma mediante il Suo spirito.
13. (a) In che modo Geova precedentemente, il 24 Chisleu 520 a.E.V., aveva dato a Zorobabele un’assicurazione contro la forza militare nemica, per mezzo di Aggeo? (b) Che cosa avrebbero fatto gli avversari, per certo dopo l’azione di Zorobabele stimolato dalla quinta visione di Zaccaria?
13 Solo due mesi prima Egli aveva dichiarato come avrebbe trattato gli eserciti militari nemici, dicendo: “Io scrollo i cieli e la terra. E per certo rovescerò il trono dei regni e annienterò la forza dei regni delle nazioni; e per certo rovescerò il carro e quelli che vi montano, e i cavalli e i loro cavalieri per certo scenderanno, ciascuno per la spada del suo fratello. ‘In quel giorno’, è l’espressione di Geova degli eserciti, ‘ti prenderò, o Zorobabele figlio di Sealtiel, mio servitore’, è l’espressione di Geova; ‘e per certo ti porrò come anello con sigillo, perché tu sei colui che ho scelto’, è l’espressione di Geova degli eserciti”. (Aggeo 2:20-23) A causa di ciò che il governatore Zorobabele e i suoi collaboratori fecero quel giorno (24 Chisleu 520 a.E.V.) alla fondazione del tempio in Gerusalemme, i governatori provinciali a ovest del fiume Eufrate poterono portare il loro appello al re Dario I in Susan di Persia. Ma per certo quei governatori provinciali dovettero rivolgere la loro protesta al re Dario I dopo che Zorobabele era andato avanti col lavoro del tempio grazie allo stimolo di questa quinta visione riferitagli da Zaccaria.
14. Secondo Esdra 6:1-13, che cosa fece il re Dario I appena ebbe ricevuto l’appello degli eccitati governatori provinciali?
14 Fino ad allora il re Darlo I aveva lasciato in vigore il bando imposto dal re Artaserse contro l’edificazione del tempio. Ma ricevuto l’appello degli eccitati governatori provinciali, che cosa fece?
Fu allora che Dario il re emanò l’ordine, e fecero un’investigazione nella casa delle registrazioni dei tesori depositati lì a Babilonia. E a Ecbatana, nel luogo fortificato che era nel distretto giurisdizionale di Media, fu trovato un rotolo, e c’era scritta una memoria in questo senso:
“Nel primo anno di Ciro il re, Ciro il re emanò l’ordine riguardo alla casa di Dio in Gerusalemme: Sia riedificata la casa come il luogo in cui devono offrire sacrifici, e se ne devono porre i fondamenti, essendo la sua altezza di sessanta cubiti, e la sua larghezza di sessanta cubiti, con tre strati di pietre rotolate sul posto e uno strato di legname; e la spesa sia sostenuta dalla casa del re. E anche i vasi d’oro e d’argento della casa di Dio che Nabucodonosor tolse dal tempio che era in Gerusalemme e portò a Babilonia siano restituiti, affinché pervengano al tempio che e in Gerusalemme al suo luogo e siano depositati nella casa di Dio.
“Ora Tattenai governatore oltre il Fiume, Setar-Bozenai e loro colleghi, governatori minori che siete oltre il Fiume, tenetevi lontani di là. Lasciate stare il lavoro di quella casa di Dio. Il governatore dei Giudei e gli anziani dei Giudei riedificheranno quella casa di Dio nel suo luogo. Ed è stato emanato da me l’ordine in quanto a ciò che voi farete a quegli anziani dei Giudei, per riedificare quella casa di Dio; e dal tesoro reale della tassa oltre il Fiume la spesa sarà prontamente data a questi uomini robusti senza cessazione. E ciò che è necessario, sia giovani tori che montoni e agnelli per gli olocausti all’Iddio del cielo, frumento, sale, vino e olio, proprio come dicono i sacerdoti che sono in Gerusalemme, sian dati loro di continuo di giorno in giorno senza fallo; affinché presentino di continuo offerte concilianti all’Iddio dei cieli e preghino per la vita del re e dei suoi figli. Ed è stato emanato da me l’ordine che, quanto a chiunque violi questo decreto, sarà tolta una trave dalla sua casa ed egli vi sarà messo al palo, e la sua casa sarà per questo motivo trasformata in latrina pubblica. E l’Iddio che ha fatto risiedere lì il suo nome rovesci ogni re e popolo che stenda la sua mano per commettere violazione e distruggere quella casa di Dio, che è in Gerusalemme. Io, Dario, in effetti emano l’ordine. Sia messo in pratica prontamente”.
Quindi Tattenai il governatore oltre il Fiume, Setar-Bozenai e i loro colleghi, proprio come Dario il re aveva mandato parola, così fecero prontamente. — Esdra 6:1-13.
15. (a) Solo a che cosa possiamo attribuire quel sorprendente volgere di avvenimenti, e perché? (b) Sapendo in precedenza questo, che cosa disse Geova che avrebbe fatto Zorobabele con la pietra della testata del tempio?
15 Era lo spirito di Geova degli eserciti ad agire e a dirigere le cose in questa questione? Solo al Suo spirito possiamo attribuire quel sorprendente volgere di avvenimenti, poiché si compirono senza nessuna forza militare o potenza umana da parte del governatore Zorobabele. Il figurativo “monte” che era stato eretto contro Zorobabele dalle forze di opposizione gli fu reso come una “pianura”. La sua fede in Geova degli eserciti e il suo coraggio di fare l’opera del tempio furono ampiamente ricompensati. Sapendo in precedenza ciò che avrebbe compiuto per mezzo del proprio invincibile spirito, Geova continuò a dire in quella quinta visione a Zaccaria: “Ed egli per certo porterà fuori la pietra della testata. A essa si griderà: ‘Com’è attraente! Com’è attraente!’”. — Zaccaria 4:7.
L’“ATTRAENTE” PIETRA DELLA TESTATA
16. Quanto era essenziale quella pietra della testata, e che cosa avrebbe accertato il fatto che Zorobabele l’avrebbe portata fuori?
16 Quella “pietra della testata” era la pietra della sommità del tempio che si doveva riedificare a Gerusalemme. Quella pietra della testata era la pietra essenziale che avrebbe dato al tempio il tocco finale. Che il governatore Zorobabele la portasse fuori avrebbe accertato che egli avrebbe portato a compimento l’opera del tempio. Nulla l’avrebbe ora fermato come servitore di Geova. Lo spirito di Geova l’avrebbe reso certo!
17. Perché quel giorno in cui la pietra della testata sarebbe stata messa al suo posto sarebbe stato un giorno di esultanza, e perché gli spettatori avrebbero gridato: “Com’è attraente!”?
17 Un giorno di esultanza illimitata sarebbe stato quello in cui avrebbe messo al suo posto quella pietra della testata, segnalando che il tempio sarebbe stato portato con successo a compimento nella città dove Dio aveva posto il suo santo nome. La rapìta folla degli spettatori, vedendo portare a termine questa felice impresa, avrebbe gridato con ammirazione di quella pietra della testata posta nel suo luogo preminente: “Com’è attraente! Com’è attraente!” Essa era bella in se stessa, poiché era la stessa pietra che era stata posta dinanzi al sommo sacerdote Giosuè figlio di Iozadac e che era stata incisa con l’incisione fatta da Geova medesimo per mezzo del suo agente. (Zaccaria 3:9) Ma quella incisa pietra acquistava ulteriore bellezza mentre occupava ora il posto assegnatole nella struttura del tempio e dava alla struttura del tempio un aspetto soddisfacente. Non solo gli occhi affascinati degli adoratori del tempio erano rivolti a quella pietra della testata, ma i “sette occhi” di Geova erano specialmente su quella pietra con indivisa attenzione. Che fosse posta nel suo luogo era una rivendicazione della sua parola di profezia comunicata da Aggeo e da Zaccaria.
18. Secondo la documentata storia, quando venne quel giorno di esultanza?
18 Quel giorno di esultanza e rivendicazione venne il terzo giorno del mese lunare di Adar nell’anno 515 a.E.V., poiché questo è ciò che la documentata storia dice: “E gli anziani dei Giudei edificavano e facevano progresso sotto l’atto di profetizzare di Aggeo il profeta e di Zaccaria nipote di Iddo, ed edificarono e la finirono a motivo dell’ordine dell’Iddio d’Israele e a motivo dell’ordine di Ciro e di Dario e di Artaserse re di Persia. E completarono questa casa al terzo giorno del mese lunare di Adar, cioè nel sesto anno del regno di Dario il re”. — Esdra 6:14, 15.
19. Quale splendida prospettiva quella profetica occasione religiosa ci pone oggi dinanzi, e con quale mezzo questo sarà realizzato?
19 Quale splendida prospettiva quella storica ma profetica occasione pone oggi dinanzi a tutti gli amanti della vera, incontaminata adorazione del solo vivente e vero Dio! Essa addita il tempo in cui la vera adorazione del Sovrano Signore Geova sarà portata al suo stato di perfezione nel suo tempio spirituale. Questo avverrà quando Babilonia la Grande (l’impero mondiale della falsa religione, compresa la settaria cristianità) sarà stata distrutta e saranno stati distrutti tutti gli elementi politici, militari e sociali di questo mondo che si oppongono anche alla pura religione, e sulla terra purificata saranno stati lasciati solo il rimanente dei sottosacerdoti spirituali dell’Israele spirituale e i loro compagni di adorazione provenienti da ogni nazione e popolo e tribù. Questo evento finale avrà luogo, come Geova dice, “non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito”.
20. Quale governatore ha una parte specialmente privilegiata in quel futuro adempimento della profezia?
20 L’antitipico governatore Zorobabele avrà una parte specialmente privilegiata nel portare a compimento la realizzazione moderna di questa divina profezia. Noi sappiamo chi egli sia, Gesù Cristo, che ora governa dal suo trono celeste sul fedele rimanente dei suoi sottosacerdoti spirituali e sui loro dedicati, battezzati compagni di adorazione.
21. Quali funzioni raffigurano Zorobabele e Giosuè le quali si uniscono in Gesù Cristo, e furono anche prefigurate in Melchisedec?
21 Zorobabele prefigurò il glorificato re Gesù Cristo sotto un aspetto diverso da quello del sommo sacerdote Giosuè figlio di Iozadac. Il sommo sacerdote Giosuè (che i Giudei di lingua greca chiamavano “Gesù”) raffigurò Gesù Cristo nelle sue funzioni sacerdotali. Zorobabele, essendo nominato governatore della provincia di Giuda, raffigurò il Signore Gesù Cristo nella sua funzione governativa in qualità di re. Queste due funzioni, quella di sommo sacerdote e quella di governatore, si uniscono nel glorificato Gesù Cristo, poiché egli è anche prefigurato da Melchisedec, riguardo al quale Genesi 14:18 dice: “Melchisedec re di Salem portò pane e vino, ed era sacerdote dell’Iddio Altissimo”. Ebrei 7:1 lo chiama “Melchisedec, re di Salem, sacerdote dell’Iddio Altissimo”. — Salmo 110:1-4.
22. (a) Zorobabele usò la sua autorità governativa per proteggere e promuovere quale opera, secondo il decreto di chi? (b) Chi fu prefigurato da Zorobabele che avrebbe fatto un opera simile, ed egli avrebbe appianato quale “gran monte”?
22 Zorobabele come governatore di Gerusalemme e di Giuda avrebbe promosso la riedificazione del tempio com’era stato decretato dal re Ciro. Egli avrebbe usato la sua autorità governativa per salvaguardare l’opera del tempio. A lui, evidentemente col titolo di Sesbazzar, furono affidati dal re Ciro i sacri “utensili della casa di Geova”, e questi sacri utensili Zorobabele da Babilonia li portò a Gerusalemme onde fossero usati nella riedificata casa di Geova. (Esdra da 1:7 a 2:2; 5:13-16) Giustamente, quindi, il governatore Zorobabele assunse la parte direttiva quando si gettarono le fondamenta del secondo tempio di Geova a Gerusalemme. (Esdra 3:8-10) In questo modo Zorobabele prefigurò come il dominante re Gesù Cristo avrebbe dato stimolo all’opera di restaurazione della pura adorazione di Geova nel suo tempio spirituale. Egli avrebbe protetto il rimanente degli unti sottosacerdoti spirituali che sono ora sulla terra che avrebbero fatto dal 1919 E.V. lo sforzo di restaurare la pura adorazione di Geova fra tutto il genere umano. Il “gran monte” di opposizione e difficoltà che si sarebbe opposto a questa loro opera egli l’avrebbe ridotto a “pianura”.
23. (a) Come può Gesù Cristo essere paragonato al governatore Zorobabele che promosse l’opera di edificazione del tempio? (b) Come egli adempie il quadro di portare fuori la pietra della testata e di porla al suo posto?
23 In paragone col governatore Zorobabele che portò fuori la pietra della testata e la mise nel suo posto nel tempio nel 515 a.E.V., il glorificato Gesù Cristo porterà l’opera di ristabilire l’adorazione di Geova nel Suo tempio spirituale a un trionfante completamento. Per mezzo dei suoi invisibili santi angeli radunerà tutto il necessario rimanente degli spirituali sottosacerdoti e li aiuterà a svolgere i loro compiti nell’antitipico Santo del tempio spirituale di Geova. Egli stesso adempirà il ruolo della “pietra della testata” in quella disposizione spirituale per l’adorazione di Geova. Nel tempo stabilito da Dio prenderà il suo proprio posto assegnato in quella spirituale struttura di adorazione e darà così il tocco finale al suo completamento. Egli è la Persona chiave, come una figurativa pietra della testata, per il perfezionamento di quella disposizione divina per l’adorazione, in cui egli rende servizio come Reale Sommo Sacerdote a favore di tutto il genere umano. Quando prende il suo posto e fa rapporto a Geova Dio di aver completato l’opera di restaurare l’adorazione in piene proporzioni per mezzo di tutti i necessari sottosacerdoti nel tempio spirituale, questo offrirà una vista “attraente”.
24. Quando gli adoratori di Geova grideranno alla più grande Pietra della testata: “Com’è attraente!”?
24 In quel sacro momento, quando sarà manifesto che l’opera inerente alla vera adorazione sarà stata perfezionata nonostante l’opposizione di Babilonia la Grande e dei suoi sostenitori politici, tutti i veri adoratori di Geova sulla terra saranno pieni d’irreprimibile apprezzamento per la parte che il più grande Governatore, Gesù Cristo, avrà compiuta con successo. A lui quale più grande Pietra della testata grideranno con giubilo: “Com’è attraente! Com’è attraente!”
“IL GIORNO DELLE PICCOLE COSE” NON DEV’ESSER DISPREZZATO
25. Quando ebbe inizio nel 1919 E.V. l’opera del dopoguerra di edificare l’organizzazione teocratica dell’adorazione di Geova, perché sembrò disprezzabile?
25 Quando quest’opera di edificare l’organizzazione teocratica per l’adorazione di Geova ebbe inizio nell’anno del dopoguerra del 1919 E.V., sembrò disprezzabile agli occhi della religiosa Babilonia la Grande e dei suoi amanti militari e politici. Sembrò loro impossibile che si potesse realizzare. Perché? Perché il sopravvissuto rimanente degli unti Israeliti spirituali era così piccolo ed era privo di reputazione internazionale. (Matteo 24:9) Per esempio, quando dal 1º all’8 settembre 1919 si tenne il congresso generale dell’Associazione degli Studenti Biblici Internazionali nei luoghi di villeggiatura di Cedar Point, nell’Ohio, U.S.A., c’erano solo 6.000 circa che assisterono alle sessioni durante i giorni feriali; e altre migliaia, che non poterono assistere a questo congresso così presto dopo la prima guerra mondiale, erano sparse in tutta la terra, avendo assistito press’a poco 17.961 (secondo gli incompleti rapporti) alla precedente celebrazione della Cena del Signore il 13 aprile 1919. Che cos’erano queste migliaia di dedicati, battezzati adoratori di Geova in paragone con le centinaia di milioni di membri delle chiese della cristianità? Come nulla!
26. (a) Doveva il sopravvissuto rimanente esser disprezzato per la sua piccolezza? (b) Chi portò un messaggio correttivo, e da chi fu mandato?
26 Tuttavia, doveva questo sopravvissuto rimanente degli Israeliti spirituali esser disprezzato per la sua piccolezza? Perché non aveva nessuna “forza militare”? I fatti che son disponibili oggi, più di cinquant’anni dopo, danno una risuonante risposta, e provano che fu l’infallibile Dio a mandare il suo profeta Zaccaria con un messaggio per correggere tutte le errate idee dedotte dalle prime apparenze degli avvenimenti. Ascoltate, come Zaccaria continua a riferire: “E la parola di Geova continuò ad essermi rivolta, dicendo: ‘Le medesime mani di Zorobabele hanno gettato le fondamenta di questa casa, e le sue proprie mani la finiranno. E dovrete conoscere che Geova degli eserciti stesso mi ha mandato a voi. Poiché chi ha disprezzato il giorno delle piccole cose? E per certo si rallegreranno e vedranno il piombino in mano a Zorobabele. Questi sette sono gli occhi di Geova. Essi percorrono tutta la terra’”. — Zaccaria 4:8-10.
27. Quando fu fornita l’assoluta prova ch’era stato Geova a mandare Zaccaria al popolo?
27 Se c’era stato qualche dubbio nella mente di alcuni del rimpatriato rimanente dei Giudei nel paese di Giuda, positivamente seppero che non era stato altri che Geova a mandare Zaccaria al Suo popolo, il terzo giorno del dodicesimo mese lunare (Adar) del 515 a.E.V. Il racconto di Esdra 6:14, 15 ci dice: “E gli anziani dei Giudei edificavano e facevano progresso sotto l’atto di profetizzare di Aggeo il profeta e di Zaccaria nipote di Iddo, ed edificarono e la finirono a motivo dell’ordine dell’Iddio d’Israele e a motivo dell’ordine di Ciro e di Dario e di Artaserse re di Persia. E completarono questa casa al terzo giorno del mese lunare di Adar, cioè nel sesto anno del regno di Dario il re”. La profetica parola di Geova fu rivendicata!
28. (a) Perché agli occhi di Geova non sfuggì quando Zorobabele, col piombino in mano, pose al suo posto la pietra della testata nel tempio? (b) A quale avvenimento simile ma più grande i suoi occhi si rallegreranno ancora di più?
28 Il governatore Zorobabele poté avere un filo a piombo con un piombino in mano quando finì la casa di adorazione di Geova, ponendo nel suo posto quella essenziale pietra della testata. Gli occhi si rallegrarono a tale vista. Specialmente gli occhi di Geova. Nulla sfugge ai Suoi occhi. È come se Egli avesse un completo insieme di occhi, sette, occhi che scorrerebbero tutta la terra per osservare tutto quello che viene fatto, sia che lo facciano i Suoi nemici o che lo faccia il suo popolo dedicato. Ai suoi occhi non sfuggì la vista della posa della pietra della testata da parte di Zorobabele che aveva il piombino in mano. I suoi propri occhi si rallegrarono con quelli del suo fedele rimanente che aveva messo l’adorazione del vero Dio al primo posto nella sua vita. Quanto più si rallegreranno i suoi occhi che osservano ogni cosa quando vedranno il più grande Zorobabele finire l’opera inerente alla restaurata pura adorazione sulla terra nel Suo tempio spirituale!
“I DUE UNTI”
29. Quando Zaccaria chiese dapprima che cosa significava la visione del candelabro d’oro, che cosa gli fu detto, e come ci è ora consentito di vedere che tale risposta e appropriata?
29 A questo punto, ricordiamo noi ciò che l’angelo disse al profeta Zaccaria quando chiese che significava il candelabro d’oro con le sette lampade? Sì, disse: “‘Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito’, ha detto Geova degli eserciti”. (Zaccaria 4:6) Ora ci è consentito vedere quanto questa potente dichiarazione sia appropriata dagli ulteriori particolari che compaiono nella visione, con l’ulteriore spiegazione. Per appagarci in proposito ci viene detto:
30. Che cosa disse l’angelo a Zaccaria che raffiguravano i due ulivi accanto al candelabro?
30 “E io rispondevo e gli dicevo: ‘Che cosa significano questi due ulivi al lato destro del candelabro e al suo lato sinistro?’ Quindi risposi per la seconda volta e gli dissi: ‘Che cosa sono i due fasci di ramoscelli d’ulivi che, per mezzo dei due tubi dorati, versano da dentro a sé il liquido dorato?’ Dunque mi disse: ‘Non sai realmente che significano queste cose?’ A mia volta dissi: ‘No, mio signore’. Pertanto disse: ‘Questi sono i due unti che stanno accanto al Signore dell’intera terra’”. — Zaccaria 4:11-14.
31. Come la provvista d’olio giungeva alle lampade, perché la provvista era continua, e che cosa raffigurava l’olio?
31 Zaccaria ritenne bene fare dopo la sua prima una seconda domanda, per non mancar di informarsi su una caratteristica che non aveva menzionata nella sua prima domanda. Quei due ulivi, ricordiamo, erano a destra e a sinistra della coppa d’oro da cui si dipartivano i sette tubi che andavano alle sette lampade del candelabro per alimentarle d’olio dalla provvista centrale. Da dove la coppa d’oro in cima al candelabro otteneva la propria provvista di liquido illuminante? Dal fascio di ramoscelli dell’ulivo a destra e dal fascio di ramoscelli dell’ulivo a sinistra, e questo per mezzo di un tubo dorato che si dipartiva da ciascun fascio di ramoscelli. Il liquido che così ne sgorgava sembrava dorato, e non si poteva estinguere come non si potevano estinguere quei due ulivi. La provvista era continua, proprio come ne era vivente e continua la sorgente. Quel liquido illuminante raffigurava non una forza militare, né potenza umana, ma, come Geova disse, “il mio spirito”. L’olio era così usato per raffigurare lo spirito di Dio. — Zaccaria 4:6.
32. (a) Che cos’è la sorgente del simbolico “olio d’oliva”? (b) Che cosa è simboleggiato dal candelabro che riceve tale olio?
32 Proprio come l’ulivo era stato creato da Geova Dio ed Egli ne è la Sorgente dell’olio, in maniera simile egli è la Sorgente dello spirito o invisibile forza attiva, che accende la fiamma della vera adorazione verso di Lui. I due ulivi raffigurano conformemente i due agenti per mezzo dei quali egli comunica il suo spirito al simbolico candelabro, cioè alla sua “nazione santa”, l’unto rimanente degli Israeliti spirituali. Chi sono, dunque, i due agenti simboleggiati dai due ulivi?
33. Come Rivelazione 11:3, 4 usa gli ulivi per simboleggiare le viventi creature di Dio, e chi simboleggiano dunque i due ulivi della visione di Zaccaria?
33 Non si va contro le Scritture dicendo che i due ulivi raffigurano intelligenti creature di Dio. In relazione con la visione del tempio come fu riferita dal cristiano apostolo Giovanni nell’ultimo libro della Bibbia, leggiamo: “E farò profetizzare i miei due testimoni . . . vestiti di sacco. Questi sono simboleggiati dai due ulivi e dai due candelabri e stanno davanti al Signore della terra”. (Rivelazione 11:3, 4) Si spiega che i due ulivi della visione di Zaccaria sono i “due unti [letteralmente, due figli d’olio] che stanno accanto al Signore dell’intera terra”. Questi, dunque, chi raffigurano? Non gli ispirati profeti, Aggeo e Zaccaria, ma due individui ai quali Zaccaria ebbe il comando di trasmettere la parola di Geova degli eserciti, cioè il sommo sacerdote Giosuè figlio di Iozadac e il governatore Zorobabele.
34. (a) Come il sommo sacerdote e il governatore impartiscono il simbolico olio al simbolico candelabro? (b) Come gli stessi Zorobabele e Giosuè mantengono costante la loro provvista dello spirito di Dio?
34 Per mezzo degli ispirati profeti Aggeo e Zaccaria, lo spirito di Geova fu impartito a Giosuè e a Zorobabele. Questi, a loro volta, dovevano prendere la direttiva nell’edificazione del secondo tempio di Geova e impartire in tal senso lo spirito di Geova al rimanente israelita. Questi due “unti” dovevano infondere di continuo lo spirito di Geova all’intera nazione restaurata, attenendosi all’opera sino alla fine e incoraggiando i lavoratori del tempio sia con le parole di esortazione che con l’esempio personale. Avrebbero potuto far questo se si fossero tenuti costantemente accanto a Geova, “al Signore dell’intera terra”. Dovevano stare al Suo lato rispetto alla contesa della sola vera adorazione, e dovevano di continuo renderGli servizio a favore di tale esclusiva adorazione verso di Lui. In questo modo la sacra opera sarebbe stata compiuta dallo spirito di Geova. Essendo il “Signore dell’intera terra”, egli adempie verso di essa la propria volontà.
35. Nell’adempimento moderno della visione, chi simboleggiano i due ulivi?
35 Nell’adempimento di questa visione nell’attuale “tempo della fine”, i “due ulivi”, i “due unti”, chi raffigurano? Poiché, nel primo adempimento della visione nel giorno dello stesso Zaccaria, raffigurarono il sommo sacerdote Giosuè e il governatore Zorobabele, essi devono semplicemente raffigurare l’unico personaggio, cioè l’Unto di Geova, il Messia o Cristo, Gesù che fu unto con lo spirito santo di Dio. — Isaia 61:1-3; Luca 4:1.
36. (a) In che modo Gesù Cristo ha agito come Giosuè il sommo sacerdote e come il governatore Zorobabele relativamente allo spirito di Dio? (b) In che modo egli, come i due ulivi, ha mantenuto continua la provvista dello spirito, e a quale candelabro simbolico l’ha provveduta?
36 Sì, in realtà, Gesù il Messia fu prefigurato da entrambi il sommo sacerdote Giosuè e il governatore Zorobabele. Prima di lasciare i suoi leali apostoli sulla terra egli promise di mandar loro lo spirito, che proviene dal Padre celeste. (Giovanni 14:16, 17; 15:26; 16:13, 14) Quindi, nel festivo giorno di Pentecoste del 33 E.V., egli servì come i due ulivi della visione di Zaccaria. Quel giorno Geova Dio cominciò a impiegarlo per incanalare e versare lo spirito santo sulla “nazione santa” dell’Israele spirituale. (Atti 1:5; 2:1-35; Matteo 3:11; Marco 1:7, 8; Luca 3:16) Come i “due unti” o “due figli d’olio” nella quinta visione di Zaccaria, Cristo Gesù sta “accanto al Signore dell’intera terra” in qualità di Sommo Sacerdote e Governatore e gli rende con costanza servizio, poiché egli è alla destra dell’Iddio dei cieli. (Atti 2:34-36; 7:56) In questa posizione può essere il canale di una continua provvista dello spirito del Signore Dio per il simbolico “candelabro” sulla terra, il fedele rimanente dell’Israele spirituale.
37. (a) Dotato di energia da che cosa e sotto la direttiva di chi, il rimanente continua l’opera del tempio? (b) A chi andranno, perciò, l’ossequio, la lode e il credito per il successo dell’opera del tempio?
37 Non mediante forza militare, ma mediante l’inesauribile spirito di Dio Onnipotente, l’unto rimanente continua a operare sotto il suo celeste Governatore e Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Stimolati e dotati di energia dallo spirito santo essi continueranno a compiere l’opera del tempio finché non sia del tutto completata. Conformemente, l’ossequio, la lode e il credito per il finale, felice successo andranno non al rimanente dei sottosacerdoti spirituali, ma a Geova Dio la Sorgente dello spirito e per mezzo di Gesù Cristo quale Suo amorevole canale.
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Fine del permesso della malvagitàParadiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
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Capitolo XII
Fine del permesso della malvagità
1. Invece di seguire nel suo tempio semplici formalità religiose, che cosa avrebbe dovuto fare la nazione d’Israele per avere le benedizioni di Geova secondo il suo patto?
L’ANTICA nazione d’Israele aveva in Gerusalemme il bel simbolo della pura adorazione del solo vivente e vero Dio. Era il suo sacro tempio riedificato. Ma la nazione avrebbe dovuto più che semplicemente seguire il programma delle osservanze cerimoniali in quel centro di adorazione. L’eletta nazione d’Israele, col suo riedificato tempio dell’adorazione di Geova in Gerusalemme, avrebbe dovuto vivere quotidianamente quella religione in tutto il paese che Dio le aveva dato. Quindi la loro religione non sarebbe stata solo una pia formalità, ma sarebbe stata un’esperienza vivente. Non avrebbe dato luogo alla profanazione della sacra casa dell’adorazione di Geova. Non avrebbe recato sul nome di Dio derisione e biasimo. Quindi egli avrebbe potuto lietamente benedire gli abitanti del paese che gli rendevano adorazione secondo la promessa del suo solenne patto con la nazione. Non sarebbe stato costretto a mandare una mortifera maledizione su quelli che non vivevano secondo il patto.
2. (a) Da parte degli adoratori di Geova dovrebbe esserci odio per che cosa, secondo Salmo 97:10, 11? (b) In armonia con quale proposito di Dio non dovrebbero tollerare nessuna malvagità nel paese che Dio ha dato loro?
2 Da parte dei Suoi sinceri adoratori, deve esserci genuino odio per la malvagità. In tal senso l’ispirato salmista li esorta: “O voi che amate Geova, odiate ciò che è male. Egli guarda le anime dei suoi leali; li libera dalla mano dei malvagi. La luce stessa ha brillato per il giusto, e l’allegrezza pure per i retti di cuore”. (Salmo 97:10, 11) Non si dovrebbe tollerare nessuna malvagità dove risiedono gli amanti di Geova, nel paese che Dio ha dato loro. Nel suo proprio tempo, a cui egli strettamente si attiene, porrà fine a ogni malvagità in tutta la terra insieme a tutte le sue terribili conseguenze. Non permetterà più la malvagità. Venga quel felice tempo per tutto il genere umano dalla disposizione retta!
3. In armonia con tale tema, quale visione fu ora mostrata, e per incoraggiamento di chi fu narrata?
3 In armonia con questa dilettevole prospettiva è il tema della sesta visione mostrata al profeta Zaccaria il ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese lunare (Sebat) nell’anno 519 a.E.V. Affinché fosse preservata per nostro incoraggiamento in questo tempo del suo completo adempimento, egli fu ispirato a narrarla.
SESTA VISIONE
4, 5. (a) All’angelo dell’interpretazione, che cosa riferì Zaccaria d’aver visto? (b) Come quel rotolo avanzava nell’aria, e quanta superficie scritta aveva, per quale specie di messaggio?
4 Zaccaria scrive: “Quindi alzai di nuovo gli occhi e vidi; ed ecco, un rotolo volante. Dunque [l’angelo dell’interpretazione] mi disse: ‘Che cosa vedi?’ A mia volta dissi: ‘Vedo un rotolo volante, la cui lunghezza è di venti cubiti, e la cui ampiezza è di dieci cubiti’”. — Zaccaria 5:1, 2.
5 Il rotolo si svolge. Con la superficie piana si libra nell’aria come con le ali di un aeroplano. È un rotolo grande, poiché è lungo venti cubiti ed è largo dieci cubiti, formando una superficie di duecento cubiti quadri o di circa quaranta metri quadri. E se si erano usati entrambi i lati per scrivere, essa ammontava a ottanta metri quadri di superficie scritta. Risultò che vi era stato scritto da entrambe le parti. Questo gli avrebbe permesso di trasmettere un messaggio rimarchevolmente grande. Era il messaggio favorevole per il paese o sfavorevole? Questo avrebbe indicato ciò che il rotolo volante significava. Zaccaria ebbe il desiderio di conoscerlo. Noi pure.
6. Che cosa spiegò l’angelo dell’interpretazione che il rotolo volante significava?
6 Che cosa disse l’angelo dell’interpretazione? “Quindi mi disse: ‘Questa è la maledizione che esce sulla superficie di tutta la terra, perché ognuno che ruba, a norma d’esso da un lato, non è stato punito; e ognuno che fa una dichiarazione giurata, a norma d’esso dall’altro, non è stato punito’”. — Zaccaria 5:3.
7, 8. Quali domande sorgono riguardo al ladro e allo spergiuro che fa un falso giuramento nel nome di Geova, e cosa dice Geova che la maledizione farà?
7 Che cosa deve accadere, dunque, a questi malfattori che finora l’han fatta franca? Secondo ciò che è scritto da una parte del rotolo, quale maledizione dev’essere eseguita su chi finora ha rubato senza esser punito? E secondo ciò che è scritto sull’altro lato del rotolo, quale maledizione dev’essere eseguita su chi è colpevole d’aver fatto una dichiarazione giurata? Anche a noi interessa oggi saperlo, perché attualmente tutta la terra abbonda di ladri e di individui che non osservano le loro dichiarazioni giurate. Che cosa ha da dirci l’angelo dell’interpretazione? Questo:
8 “‘L’ho fatta uscire’, è l’espressione di Geova degli eserciti, ‘e deve entrare nella casa del ladro e nella casa di chi fa una dichiarazione giurata in mio nome falsamente; e deve albergare in mezzo alla sua casa e sterminare essa e il suo legname e le sue pietre’”. — Zaccaria 5:4.
9. Fino a che punto doveva giungere lo sterminio, fino alle case soltanto?
9 Il ladro e chi faceva una dichiarazione giurata nel nome di Geova con falsità eran maledetti per la distruzione. Non solo se ne dovevano sterminare le case, il legname, le pietre e tutto il resto, ma si dovevano sterminare i ladri e gli spergiuri. Si doveva cancellare dal paese lo stesso luogo della loro residenza, ed essi dovevano essere spazzati via con la loro abitazione. Una maledizione davvero terribile! Drastica!
10. A quale paese si applicava questo, e perché questo fatto rese il ladrocinio e il falso giuramento ancor più gravi?
10 Dobbiamo tener presente che questo si applicava al paese occupato dal rimanente dei Giudei un tempo esiliati ch’erano stati liberati da Babilonia ed eran tornati nel paese di Giuda allo scopo di riedificare il tempio di Geova in Gerusalemme. Questo rendeva le cose ancor più serie. Sotto i Dieci Comandamenti, com’erano stati dati per mezzo del profeta Mosè, quei circoncisi Giudei naturali erano sotto il comando divino di non rubare, di non giurare il falso o di non recare falsa testimonianza. Quindi, rubando all’eletto popolo di Dio, il ladro rubava in realtà a Geova. Giurando falsamente nel santo nome di Geova, lo spergiuro mentiva non solo a colui al quale la dichiarazione giurata doveva servire da assicurazione o garanzia, ma anche a Geova. Era un errato uso del Suo nome, l’uso del Suo nome in modo indegno. (Esodo 20:7, 15, 16) Benché i ladri e gli spergiuri scampassero per un tempo alla punizione per mano di quelli che avrebbero dovuto far rispettare la legge di Dio, tuttavia la Sua maledizione sarebbe stata applicata a quei violatori e a suo tempo avrebbe avuto su di loro vigore.
SPECIE DI LADROCINI
11. La fame rendeva forse il ladrocinio scusabile, o quali conseguenze il ladrocinio avrebbe recato secondo Salomone e il proverbialista Agur?
11 Non importa quale potesse essere il motivo del furto e quanto il furto potesse sembrare scusabile date le circostanze, esso era ciò nondimeno un peccato e meritava d’esser punito conforme alla legge di Dio. L’ispirato saggio re Salomone disse: “Non si disprezza il ladro solo perché commette ladrocinio per riempire la sua anima quando ha fame. Ma, quando è trovato, renderà sette volte tanto; darà tutte le cose di valore della sua casa”. (Proverbi 6:30, 31) Il proverbialista Agur figlio di Iache non desiderò trovarsi nelle circostanze in cui si sarebbe sentito costretto a rubare, poiché vedeva che il suo Dio vi sarebbe stato implicato o ne avrebbe subìto le conseguenze. Pertanto pregò Dio: “Allontana da me ciò che non è veritiero e la parola menzognera. Non mi dare né povertà né ricchezze. Fammi divorare il cibo prescrittomi, affinché io non mi sazi e in effetti non ti rinneghi e dica: ‘Chi è Geova?’ e affinché io non sia ridotto in povertà e in effetti non rubi e non inveisca contro il nome del mio Dio”. (Proverbi 30:1, 8, 9) In che modo mediante il ladrocinio avrebbe inveito egli contro il nome del suo Dio?
12. (a) In che modo, alla luce dei Dieci Comandamenti, il ladrocinio, anche per fame, è un inveire contro il nome di Dio? (b) Che cosa dice su ciò l’apostolo Paolo?
12 Perché il ladrocinio è un’espressione di idolatria. Il ladro idoleggia se stesso o la cosa che ruba. Concupisce ciò a cui non ha diritto ma che appartiene a un altro. Allo scopo di sfuggire alla punizione per il ladrocinio, prende la cosa concupita quando il proprietario o quelli che sono preposti a far rispettare la legge non osservano. Poiché il comandamento contro il ladrocinio fu dato nel nome di Dio, Geova, il ladro non ha riguardo per il nome di Dio e inveisce contro di esso come se non avesse nessuna forza o importanza. Il cristiano apostolo Paolo scrisse ai cristiani eredi del celeste regno di Dio: “Nessun fornicatore o persona impura o persona avida — che significa essere idolatra — ha alcuna eredità nel regno del Cristo e di Dio”. (Efesini 5:5) Egli scrisse anche: “Fate morire perciò le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza, che è idolatria”. (Colossesi 3:5) Paolo poté riferirsi alla profezia di Zaccaria quando scrisse: “Il ladro non rubi più, ma piuttosto fatichi, facendo con le sue mani ciò che è buon lavoro, onde abbia qualche cosa da distribuire a qualcuno nel bisogno”. — Efesini 4:28, 25.
13. (a) Come la “maledizione” influisce sul dedicato, battezzato cristiano che commetta ladrocinio? (b) Quale ladrocinio è più grave che rubare cose materiali a qualche creatura?
13 Se un dedicato, battezzato cristiano ripete qualsiasi ladrocinio che commise prima della sua conversione o comincia a rubare, egli inveisce contro il nome del suo Dio. Poiché come ladro non può ereditare il messianico regno di Dio, viene sotto la maledizione divina. Questo significherà la sua distruzione, poiché se non può entrare nel regno a cui è chiamato, non gli rimane nient’altro. Per esser ladro, non occorre rubare necessariamente cose materiali a un’altra persona. Di più gravi conseguenze è il ladrocinio delle parole di Dio. Dio è contro tale ladrocinio.
14. Che cosa dice Geova, in Geremia 23:30-32, di quelli che rubano le Sue parole?
14 “‘Perciò, ecco, io sono contro i profeti’, è l’espressione di Geova, ‘quelli che rubano le mie parole, ciascuno dal suo compagno’. ‘Ecco, io sono contro i profeti’, è l’espressione di Geova, ‘quelli che impiegano la loro lingua per esprimere: “Un’espressione!”’ ‘Ecco, io sono contro i profeti di sogni falsi’, è l’espressione di Geova, ‘che li narrano e fanno errare il mio popolo a causa delle loro falsità e a causa del loro vanto’. ‘Ma io stesso non li mandai né comandai loro. Non recheranno dunque nessun beneficio a questo popolo’, è l’espressione di Geova”. — Geremia 23:30-32
15. (a) Che dire se si rubano le parole del proprio compagno quando si fanno ad altri citazioni della Bibbia? (b) Come i falsi profeti dei giorni di Geremia rubarono le parole di Dio al loro compagno?
15 Che si rubino le parole di Geova al proprio compagno è una questione seria. Come si fa questo? Rubiamo le parole di Geova al profeta quando citiamo le parole che Egli ispirò a dire? No, poiché diamo il credito dovuto all’ispirato profeta le cui parole citiamo a nostro sostegno o a prova di un insegnamento. Invitiamo le persone a rivolgersi al libro, capitolo e versetto della Bibbia che citiamo. Non facciamo come i falsi profeti del giorno di Geremia. Quei profeti prendevano la profezia dell’uomo che Geova aveva ispirato a proferire la profezia e davano poi a credere che quella profezia fosse la loro. E, certo, quando ampliavano quella profezia che avevan rubata, non avevano la guida divina. Ne risultava che essi non la spiegavano in modo corretto o vi facevano non autorizzate aggiunte loro proprie, o adulteravano, torcevano, annacquavano la profezia. In questo modo usavano la profezia sottratta per loro propri fini egoistici.
16. Come quelli che pretendevano d’essere profeti ispirati o che narravano semplici sogni rubavano il nome di Dio?
16 Essi assumono l’aspetto di profeti, dicendo come se fossero sotto ispirazione: “Un’espressione!” Quindi rubano in realtà il nome di Geova, attribuendolo alla loro propria “espressione” a cui non appartiene. Sognano falsi sogni per il futuro per influenzare il popolo contro i veri portavoce di Geova. A causa dei loro falsi sogni e delle loro pretese riguardo al futuro, sviano religiosamente e spiritualmente il popolo e lo lasciano impreparato per i veri avvenimenti che lo sovrastano. Geova non li mandò o non comandò loro, per cui non hanno diritto di rubare il nome di Dio dal suo giusto posto e di usarlo per i loro scopi ingannevoli. Tali ladri non recano beneficio a nessuno.
17. Che cosa preavvertì Geova che si avvicinava, e come i profeti che non stavano nel Suo intimo gruppo erano responsabili della condotta del popolo?
17 “Poiché chi è stato nell’intimo gruppo di Geova per vedere e udire la sua parola? Chi ha prestato attenzione alla sua parola per udirla? Ecco, il turbine di Geova, il furore stesso, per certo uscirà, pure una tempesta turbinosa. Turbinerà sulla testa dei malvagi. L’ira di Geova non si stornerà finché egli non abbia eseguito e finché non abbia fatto avverare le idee del suo cuore. Nella parte finale dei giorni lo prenderete in considerazione con intendimento. Io non mandai i profeti, eppure essi stessi corsero. Non parlai loro, eppure essi stessi profetizzarono. Ma se fossero stati nel mio intimo gruppo, avrebbero fatto udire al mio popolo le mie proprie parole, e li avrebbero fatti volgere dalla loro cattiva via e dalla malizia delle loro azioni”. — Geremia 23:18-22.
18. Come gli ecclesiastici della cristianità han fatto ciò che Rivelazione 22:19 ci avverte di non fare, e come hanno rubato le parole del loro compagno?
18 Quanto precede corrisponde a ciò che si dice dei dedicati, battezzati cristiani nell’ultimo libro della Bibbia: “E se alcuno toglie qualche cosa dalle parole del rotolo di questa profezia, Dio toglierà la sua parte dagli alberi della vita e dalla città santa, dalle cose che sono scritte in questo rotolo”. (Rivelazione 22:19) Insegnando che il libro di Rivelazione non abbia nessun valore profetico o che la Bibbia sia piena di miti e leggende e cose impossibili, il clero della cristianità ha per certo tolto molto alla Parola di Dio, sottraendola così al popolo non sospettoso. Quanto spesso durante le campagne politiche e in tempo di guerra il clero della cristianità si è appropriato per proprio uso egoistico di una scrittura della Bibbia e se ne è servito come di un pretesto per parlare alle proprie congregazioni della politica mondana, dei progetti di riforma sociale e della propaganda bellica! Non è questo rubare la parola di Geova al proprio compagno?
19. Come possiamo noi, a somiglianza dell’apostolo Paolo, evitare la maledizione di Dio per aver rubato le parole di Dio a quelli che ne avevano bisogno?
19 In contrasto con il ladrocinio di qualsiasi parte della Parola di Dio a danno di quelli che meritano di udirla, dovremmo imitare l’esempio dell’apostolo Paolo che disse: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù. In questo giorno vi invito quindi a testimoniare che son puro del sangue di tutti gli uomini, poiché non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio”. (Atti 20:19-21, 26, 27) Come Paolo, non vogliamo essere maledetti per il ladrocinio spirituale.
FALSO GIURAMENTO NEL NOME DI DIO
20. Il profeta Zaccaria e i suoi conservi Giudei potevano ben ricordare quale notevole caso di falso giuramento fatto in Giuda nel nome di Dio?
20 Zaccaria e il resto dei ristabiliti Giudei del suo giorno potevano ben ricordare un notevole caso della storia che aveva mostrato quanto Dio si risentisse per un falso giuramento fatto nel Suo nome. Questo caso fu quello del loro ultimo re sul trono di Gerusalemme, cioè quello del re Sedechia figlio di Giosia. Egli morì cieco in una prigione di Babilonia prima che il fedele rimanente giudeo fosse liberato dall’esilio babilonese. Perché? Il racconto di II Cronache 36:12, 13 lo spiega, dicendo: “Continuò a fare ciò che era male agli occhi di Geova suo Dio. Egli non si umiliò a motivo di Geremia il profeta per ordine di Geova. E si ribellò perfino contro il re Nabucodonosor che gli aveva fatto giurare su Dio; e continuò a irrigidire il suo collo e a indurire il suo cuore per non tornare a Geova l’Iddio d’Israele”.
21. Secondo Ezechiele 17:16-20, quale decisione prese Geova riguardo all’infedele re Sedechia?
21 Riguardo al giuramento con cui il re Sedechia giurò al re Nabucodonosor nel nome di Geova, Ezechiele 17:16-20 (NW) espone questa decisione di Geova:
“‘Come io vivo’, e l’espressione del Sovrano Signore Geova, ‘in luogo del re [Nabucodonosor] il quale mise come re colui che disprezzò il suo giuramento e infranse il suo patto, con lui in mezzo a Babilonia egli morrà. . . . Ed egli ha disprezzato un giuramento infrangendo un patto, ed ecco, aveva dato la sua mano e ha fatto perfino tutte queste cose. Egli non troverà scampo’. ‘Perciò il Sovrano Signore Geova ha detto questo: “Come io vivo, il mio giuramento che egli ha disprezzato e il mio patto che ha infranto, sicuramente lo recherò pure sulla sua testa. E di sicuro stenderò su di lui la mia rete, e senz’altro sarà preso nella mia rete da caccia; e di sicuro lo farò andare a Babilonia e lì verrò in giudizio con lui rispetto alla sua infedeltà con la quale ha agito contro di me”’”.
22. Come lo stesso re Sedechia spergiurò, e contro il consiglio di chi?
22 Poiché il re Sedechia aveva fatto al re Nabucodonosor un giuramento nel nome del Sovrano Signore Geova, aveva verso Dio l’obbligo di rispettare il suo giuramento e di adempiere il suo patto d’essere un re vassallo del re di Babilonia. Mancando di riguardo per l’ispirato consiglio del profeta Geremia, egli spergiurò, violò il giuramento e si ribellò, rivolgendosi per aiuto militare al Faraone d’Egitto. — Ezechiele 17:11-15, 17; Isaia 31:1-3.
23. A somiglianza di Sedechia, come le nazioni della cristianità e il loro clero sono andati in cerca d’aiuto e hanno infranto il loro patto?
23 Simili al re Sedechia, che fu nel patto della Legge con Dio per mezzo del mediatore Mosè, le nazioni della cristianità sono scese per aiuto nel simbolico Egitto, sì, nel mondo con il suo equipaggiamento militare. Gli ecclesiastici religiosi della cristianità hanno seguìto le loro rispettive nazioni e hanno benedetto i loro eserciti, pregando per loro, per le loro armi militari e per le loro manovre belliche. In questa maniera le nazioni della cristianità e il loro clero, che asseriscono di essere nel nuovo patto con Dio per mezzo di Cristo quale mediatore, hanno infranto il loro patto con Dio. Il clero religioso ha violato la neutralità verso i conflitti del mondo alla quale tutti i cristiani devono attenersi.
24. (a) Come hanno agito gli ecclesiastici della cristianità verso i voti o giuramenti fatti al momento dell’ordinazione per il ministero? (b) Che accadrà loro quando Dio eseguirà la “maledizione” del rotolo volante nella “grande tribolazione” avvenire?
24 Qualsiasi voto o giuramento il settario clero della cristianità abbia fatto a Dio al momento dell’ordinazione per il ministero nelle sue rispettive denominazioni religiose, l’ha infranto. Han fatto questo con la loro condotta mondana, ben sapendo che “l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio” e che “chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio”. (Giacomo 4:4) Che dire della “maledizione” che fu rappresentata dal rotolo volante insolitamente grande che uscì sulla superficie di tutta la terra? Entrerà esso nelle case di quei ladri spirituali o religiosi? Sterminerà essi e tutte le loro case religiose nel tempo in cui Dio eseguirà quella maledizione? Senza fallo, sì! Quegli ecclesiastici e le loro sedicenti nazioni cristiane sono “falsi negli accordi” rispetto a Dio, benché debbano conoscere molto bene “il giusto decreto di Dio, che quelli che praticano tali cose sono meritevoli di morte”. (Romani 1:31, 32) Guai a loro nella “grande tribolazione” avvenire quando quella maledizione del “rotolo volante” sarà eseguita da Dio. — Matteo 24:21, 22.
25, 26. (a) Da ultimo dove si dovrà porre fine a quelle specie di malvagità specificate nel rotolo volante? (b) Mediante quale condotta i dedicati, battezzati cristiani scamperanno alla “maledizione” del rotolo volante?
25 Come nella visione mostrata a Zaccaria la maledizione doveva porre fine al ladrocinio e al falso giuramento nel nome di Geova in tutto il paese del Suo popolo, così dovrà porsi fine a tali cose in tutta la terra. Specialmente ora ciò deve avvenire nel paese spirituale del restaurato rimanente dell’Israele spirituale di Geova. Tali specie di malvagità non dovranno più essere consentite, tollerate e lasciate impunite su questa terra, la quale appartiene al suo Creatore, il Sovrano Signore Geova. Per scampare allo sterminio avvenire tutti i cristiani pienamente dedicati e battezzati hanno l’obbligo scritturale di ‘non far parte di questo mondo’, d’attenersi inseparabilmente alla neutralità teocratica verso le egoistiche dispute di questo mondo. Siccome il restaurato rimanente degli Israeliti spirituali fa questo, si adempie su di loro ciò che predice Rivelazione 22:3-5:
26 “E non vi sarà più alcuna maledizione. Ma il trono di Dio e dell’Agnello sarà nella città, e i suoi schiavi gli renderanno sacro servizio; e vedranno la sua faccia, e il suo nome sarà sulle loro fronti. E la notte non vi sarà più, e non han bisogno di luce di lampada né hanno la luce del sole, perché Geova Dio diffonderà luce su di loro, e regneranno nei secoli dei secoli”.
LA MALVAGITÀ È PORTATA A BABILONIA
27. (a) Nella settima visione, Zaccaria che cosa vide uscire? (b) Quale domanda viene fatta riguardo alla “loro apparenza in tutta la terra”?
27 Poiché non ci dev’essere nessuna maledizione da Dio, non ci dev’essere più nessuna malvagità. Che la malvagità non dovesse più essere permessa nella e sulla proprietà che appartiene al divino Creatore, la settima visione che fu mostrata al profeta Zaccaria lo indica con interessanti simboli. Rivolgiamo gli occhi della nostra mente al quadro che Zaccaria fa per noi con le parole: “Quindi l’angelo che parlava con me uscì e mi disse: ‘Alza gli occhi, ti prego, e vedi che cos’è questo che esce’. Dunque dissi: ‘Che cos’è?’ A sua volta disse: ‘Questa è la misura d’efa che esce’. E continuò a dire: ‘Questa è la loro apparenza in tutta la terra’”. (Zaccaria 5:5, 6) Secondo la lingua usata dall’angelo, vale a dire l’ebraico, l’espressione ‘la loro apparenza” è letteralmente “il loro occhio”. In maniera simile a questa, in Numeri 11:7 “il suo occhio” (cioè, della manna che avevano trovata da poco tempo) è tradotto “il suo aspetto”. Comunque, la versione greca dei Settanta di Zaccaria 5:6 differentemente dice: “Questa è la loro ingiustizia in tutta la terra”. Sarà ingiusta l’“apparenza” o l’“aspetto” d’essi tutti?
28. Che cosa indica il fatto che il recipiente era una determinata misura di capacità riguardo a quelli che sono “in tutta la terra”?
28 Ebbene, dovremo vedere cosa c’è dentro quella misura d’efa volante, la quale, vedremo, ha su di essa un coperchio di piombo. Un’efa conteneva ventidue litri o più di mezzo bushel. Siccome misura ciò che contiene, pare che dica di misurare o di prendere la misura di ciò che è dentro la simbolica efa e che perciò presenti l’“apparenza” o l’“aspetto” di tutti quelli che sono nel paese o sulla terra. È essa ingiusta, come fa pensare il modo in cui la rende la versione greca dei Settanta?
29. Che cosa fu mostrato che era dentro l’efa, e quale nome le fu dato?
29 “Ed ecco”, dice Zaccaria, “il coperchio circolare di piombo fu sollevato; e questa è una certa donna che siede in mezzo all’efa. Dunque disse: ‘Questa è Malvagità’. E la gettava di nuovo in mezzo all’efa, dopo di che gettò il peso di piombo sulla sua bocca”. — Zaccaria 5:7, 8.
30. (a) Quindi che cosa raffigurò la “donna” che vi stava dentro, e che cosa fa pensare il fatto che era confinata nell’efa? (b) Che il recipiente fosse un’efa usata negli scambi commerciali limitava forse le malvagità simboleggiata, ma in ogni caso a quale luogo apparteneva?
30 Quindi la malvagità di tutti gli abitanti del paese è simboleggiata da una donna. Ma ora questa “malvagità” è stata confinata come la donna dentro la misura dell’efa. Essa stessa è stata misurata, e il tempo che le è permesso di stare nel paese è stato pure misurato dal Sovrano Signore Geova. E per tenerla confinata, un pesante coperchio circolare di piombo è stato messo sulla bocca della misura dell’efa. L’efa, essendo una misura usata in commercio, potrebbe far pensare a qualche cosa di commerciale e, in maniera corrispondente, contenere malvagità commerciale, cattive trattative d’affari. Ma non necessariamente! Una misura può anche prendersi da ogni campo dei rapporti e delle attività umani, e pare che questo sia il modo in cui si debba considerare la “malvagità” qui simboleggiata. La malvagità di qualsiasi specie non ha posto in nessun luogo del paese o nella condizione spirituale del dedicato popolo di Geova. Si dovrebbe mettere in un recipiente e mandarla fuori, in piena misura, al luogo a cui appartiene. Non le si dovrebbe permettere di restare.
31. Zaccaria che cosa vide quindi accadere alla misura dell’efa?
31 Che la “malvagità” sia in tal modo portata via e trasferita è proprio ciò che questa settima visione mostrata a Zaccaria raffigura. Possiamo rallegrarci con lui mentre ci narra: “Quindi alzai gli occhi e vidi, ed ecco, c’erano due donne che uscivano, e nelle loro ali era il vento. E avevano ali come le ali della cicogna. E gradualmente sollevarono l’efa fra la terra e i cieli. Dissi dunque all’angelo che parlava con me: ‘Dove portano l’efa?’” — Zaccaria 5:9, 10.
32. Come queste due donne sono messe in contrasto con la donna dentro l’efa, e a che cosa fa pensare il fatto che avevano il vento nelle loro ali?
32 Due donne simboliche sono impiegate per trasportare la confinata “malvagità” con mezzo rapido come per via aerea nei tempi moderni. Questo è un buon uso dei simboli. Così le donne sono impiegate non solo per simboleggiare la malvagità; la malvagità non è limitata alle donne, ma esse pure possono esser virtuose e utili nel servizio di Geova. E qui in questa visione sono impiegate per simboleggiare gli agenti del Sovrano Signore Dio, che odia la malvagità. Come Lui, queste due donne simboliche odiano la malvagità e sono liete d’essere da lui impiegate per liberarne il paese. Qui abbiamo dunque un bell’equilibrio dell’impiego delle donne come simboli. E poiché “nelle loro ali era il vento”, ciò mostra che avevano l’aiuto celeste per liberare rapidamente dalla malvagità.
33. Quali caratteristiche della cicogna resero appropriato che queste due donne simboliche avessero ali di cicogna a questo proposito?
33 Osserviamo che le loro ali sono “le ali della cicogna”. Com’è appropriato che a queste due donne simboliche siano date tali specie di ali, poiché la parola ebraica per “cicogna” (hha·si·dahʹ) deriva evidentemente dalla parola ebraica (hheʹsed) che significa “amorevole benignità” e “lealtà”, qualità che contrassegnano le donne. È noto che la cicogna è rimarchevolmente tenera verso i piccoli che alleva e anche leale verso il suo compagno per tutta la vita. Ma, certo, non dev’esserci nessuna tenerezza nel trattare la “malvagità”. Dato che le cicogne sono uccelli migratori e si rendono conto per istinto del tempo della loro migrazione, queste due donne simboliche con ali di cicogna avrebbero conosciuto il tempo fissato da Geova per portare via la “malvagità”. (Geremia 8:7) Avendo le cicogne un’apertura d’ali di oltre due metri (sette piedi), possono volare in alto e anche sollevare grossi carichi. Con ali di cicogna le due donne simboliche dovrebbero poter sollevare e portare il grave carico della “malvagità”. (Giobbe 39:13; Salmo 104:17) Con Zaccaria domandiamo: “Dove portano l’efa?”
34. Dove l’angelo disse che le donne alate portavano il carico dell’efa?
34 L’angelo che parlava con Zaccaria ci narra: “A sua volta mi disse: ‘Per edificarle una casa nel paese di Sinar; e dev’essere fermamente stabilita, e vi dev’essere depositata nel suo proprio luogo’”. — Zaccaria 5:11.
35. Che cosa del “paese di Sinar” ne faceva il luogo adatto in cui trasportare la “malvagità” per metterla nel suo “proprio luogo”?
35 Perché depositando la “malvagità” nel “paese di Sinar” si metteva nel suo “proprio luogo”? Perché fu lì, anche ai giorni del profeta Zaccaria, che si trovava la città di Babilonia. Lì era stata fondata Babilonia da Nimrod il “potente cacciatore in opposizione a Geova”. Lì, con la città di Babilonia come suo centro, era stata organizzata la malvagia ribellione contro il Sovrano Signore Geova. Lì era stata fondata anche la falsa religione organizzata, così che la città di Babilonia divenne il centro mondiale della falsa religione. Essa divenne la sede di “Babilonia la Grande”, l’impero mondiale della falsa religione, impero religioso che permane fino a questo giorno. (Genesi 10:8-10; 11:1-9; Rivelazione 14:8; 17:1-18) Or dunque, nel “paese di Sinar”, che simboleggiava il luogo della ribellione contro la sovranità universale di Geova Dio e anche il luogo della falsa religione babilonica, lì doveva porsi e mantenersi la “malvagità”, come in una casa fermamente stabilita sul suo “proprio luogo” quale base.
36. Con la riedificazione del tempio in Gerusalemme, il paese che Dio aveva dato all’eletto popolo di Geova non era un luogo adatto per che cosa, come indicò anche Paolo in II Corinti 6:14-16?
36 Il paese che Dio aveva dato all’eletto popolo di Geova era, in realtà, non un luogo per la malvagità di alcuna specie, sia idolatria, furto, corrotte pratiche commerciali, false dichiarazioni giurate nel nome di Dio, che qualsiasi altra cosa malvagia. Questo doveva avvenire specialmente con la riedificazione del tempio di Geova in Gerusalemme per la sua pura, incontaminata adorazione con tutta l’anima. Come il cristiano apostolo Paolo scrisse alla congregazione della pagana città di Corinto: “Quale partecipazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale associazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia vi è fra Cristo e Belial? O qual parte ha il fedele con l’incredulo? E quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” (2 Corinti 6:14-16) Assolutamente nessuno! Riguardo a chiunque pratica ciò che è sbagliato entro la congregazione del dedicato, battezzato popolo di Geova, Paolo dice: “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. — 1 Corinti 5:13.
37. In questo “tempo della fine”, che cosa si dovrebbe fare con la “malvagità” rispetto al paese spirituale che Dio ha dato agli adoratori di Geova?
37 In questo “tempo della fine”, in questo “termine del sistema di cose”, la malvagità d’ogni specie sia tolta dal paese spirituale che Dio ha dato agli adoratori di Geova. Sia tenuta e confinata nel reame di Babilonia la Grande e dei suoi sostenitori politici, militari e commerciali. Lì stia fissa, come se risiedesse in una casa fermamente stabilita. Noi non vogliamo avere nessuna compagnia e associazione con questa simbolica donna Malvagità. Lasciatela alla sua distruzione insieme a Babilonia la Grande e a tutti i ribelli contro la sovranità universale di Geova “nel paese di Sinar”.
38. Da che fu iniziata dunque l’edificazione della pura adorazione nel tempio di Geova nel 1919 E.V., che cosa si è andata togliendo, e come Gesù predisse una tal cosa nella sua parabola del grano e delle zizzanie?
38 Già da che fu iniziata nel 1919 E.V. la restaurazione e riedificazione della pura adorazione di Geova nel suo tempio spirituale, si è andata togliendo la malvagità come mediante due donne dalle ali di cicogna. Avviene proprio come Gesù Cristo predisse per questo “termine del sistema di cose”, dicendo: “La mietitura è il termine di un sistema di cose, e i mietitori sono gli angeli. Perciò, come le zizzanie sono raccolte e bruciate col fuoco, così avverrà al termine del sistema di cose. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno fuori del suo regno tutte le cose che causano inciampo e le persone che fanno illegalità, e le lanceranno nella fornace ardente. Ivi saranno il loro pianto e lo stridor dei loro denti”. (Matteo 13:39-42) Quando Babilonia la Grande e i suoi amanti mondani saranno stati distrutti come col fuoco nella prossima “grande tribolazione”, il loro pianto e lo stridor dei loro denti cesseranno nella loro distruzione. — Matteo 24:21, 22; 25:41, 46.
39. Qual è, dunque, il corso della lealtà nel quale dovremmo persistere, mentre prendiamo a cuore Salmo 145:20?
39 Tutti noi che abbiamo lasciato Babilonia la Grande e i suoi amanti mondani nel babilonico “paese di Sinar” non abbiamo nessuna ragione di tornare a quella “malvagità” che appartiene a quel luogo in cui ebbe inizio. Il nostro corso di lealtà verso Geova quale Sovrano Signore e solo vero Dio consiste nel persistere nella sua pura, incontaminata adorazione presso il suo tempio spirituale sotto il suo Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Prendiamo a cuore ciò che il suo ispirato salmista scrisse: “Geova guarda tutti quelli che lo amano, ma annienterà tutti i malvagi”. — Salmo 145:20.
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I carri di Dio salvaguardano l’incoronazioneParadiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
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Capitolo XIII
I carri di Dio salvaguardano l’incoronazione
1. Sono i carri visti nell’ottava visione di Zaccaria quelli portati dall’Egitto?
I CARRI fanno la loro comparsa nell’ottava e finale visione mostrata al profeta Zaccaria. Questi carri non erano stati portati dall’Egitto per proteggere gli edificatori del tempio in Gerusalemme quell’anno della visione, nel 519 a.E.V., o nel secondo anno di regno del re Dario I di Persia. La più alta fonte di questi più potenti carri è rivelata nella visione. Guardiamo con Zaccaria mentre irrompono nella scena:
2. Di fra che cosa uscirono i carri, quanti ce n’erano, e da quale specie di cavalli erano trainati?
2 “Quindi alzai di nuovo gli occhi e vidi; ed ecco, c’erano quattro carri che uscivano di fra due monti, e i monti erano monti di rame. Al primo carro c’erano cavalli rossi; e al secondo carro, cavalli neri. E al terzo carro c’erano cavalli bianchi; e al quarto carro, cavalli storni, pezzati”. — Zaccaria 6:1-3.
3. A che cosa servono i colori dei cavalli, e quale domanda sorge in quanto ai monti?
3 Non occorre fare supposizioni su ciò che significano i colori che differenziano i cavalli. I colori dei cavalli servivano a distinguere i carri trainati dal gruppo di ciascun colore. Quanti cavalli erano attaccati a ciascun carro, Zaccaria non ce lo dice. Ma quei due monti di rame di fra i quali escono i quattro carri, che cosa rappresentano? Per certo non raffigurano l’altura montuosa di Gerusalemme e il monte degli Ulivi subito a est di essa. Ciò che essi rappresentano diviene chiaro da quello che ora viene detto a Zaccaria:
4. Da dove dice l’angelo che escono i carri?
4 “E rispondevo e dicevo all’angelo che parlava con me: ‘Che cosa sono questi, mio signore?’ L’angelo dunque rispose e mi disse: ‘Questi sono i quattro spiriti dei cieli che escono dopo essere stati al loro posto dinanzi al Signore dell’intera terra’”. — Zaccaria 6:4, 5.
5. Chi è il “Signore dell’intera terra”, e perché i quattro carri prendono posto dinanzi a lui?
5 Aah! questi non sono materiali carri da guerra dalle pianure d’Egitto, ma sono i carri di una visione, che simboleggiano i “quattro spiriti dei cieli che escono dopo essere stati al loro posto dinanzi al Signore dell’intera terra”. E chi è quel “Signore dell’intera terra”? (Zaccaria 4:14) È Geova degli eserciti. (Michea 4:13) E dov’è situato? Nei cieli, nel suo santo tempio spirituale. È dinanzi a Lui che questi quattro simbolici carri si presentano, prendendo posto rispettosamente dinanzi a Lui per ricevere il loro incarico ufficiale, le loro assegnazioni rispetto alla terra di cui Egli è il Signore. Dopo ciò escono di fra i due simbolici monti di rame.
6. Scritturalmente, che cosa raffigurano i due monti di rame?
6 Questi due monti di rame devono conformemente raffigurare monti di Dio. Vale a dire, organizzazioni governative di Dio. Questo non è sorprendente, poiché nelle Sacre Scritture i monti sono usati come simboli di governi regali, di regni. Per esempio, l’angelo di Dio disse al cristiano apostolo Giovanni riguardo alla bestia selvaggia con sette teste che portava la meretrice, Babilonia la Grande: “Le sette teste significano sette monti, in cima ai quali la donna siede. E vi sono sette re”. (Rivelazione 17:9, 10) Quindi un monte di rame raffigurerebbe il personale regno di Geova Dio in cui egli regna quale Sovrano Universale. Il secondo monte di rame rappresenterebbe il regno messianico che Geova stabilisce nelle mani del suo unigenito Figlio, il Messia Gesù.
7. (a) Quel secondo monte, come fu da Daniele visto nella visione venire all’esistenza? (b) Quando e come si adempie la sua opera?
7 Questo secondo monte di rame è quello visto in sogno dal re Nabucodonosor in Babilonia appena ottantasette anni prima di questa ottava visione di Zaccaria. Questo fu da principio la pietra tagliata da un ampio monte senza opera di mano la quale urtò e frantumò poi l’immagine politica del dominio gentile di tutto il genere umano, dopo di che quella simbolica pietra crebbe e divenne un ampio monte che riempì l’intera terra. Spiegando che questo monte era una figura del messianico regno del Figlio di Dio, Daniele disse: “Ai giorni di quei re l’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. (Daniele 2:35, 44, 45) Quel regno messianico fu ‘tagliato’ nell’anno 1914 E.V., al termine dei Tempi dei Gentili, e alla venuta della “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon, spazzerà via dalla terra tutti questi governi gentili.
8. Quando quei carri uscirono di fra i due simbolici monti, e come il fatto che sono di rame è in armonia con ciò che simboleggiano?
8 Di conseguenza, dopo la fine dei Tempi dei Gentili all’inizio dell’autunno del 1914 E.V., ci furono due simbolici “monti di rame”, cioè il regale governo di Geova della Sua sovranità universale e il regno messianico del suo regale Figlio Gesù Cristo. È dunque di fra questi due governi celesti che escono i quattro “carri” simbolici. Evidentemente uscirono nell’anno del dopoguerra del 1919 E.V., quando il rimanente dell’Israele spirituale fu liberato da Babilonia la Grande e si mise all’opera di edificare la teocratica adorazione di Geova Dio nel suo tempio spirituale. Anticamente il rame era un metallo nobile come l’oro e l’argento, e fu usato nel sacro tabernacolo di adorazione di Geova e anche nel tempio di Gerusalemme. In maniera appropriata, quindi, la nobile qualità del rame dei due simbolici monti rappresentò sia la qualità nobile che la ferma stabilità del regno della sovranità universale di Geova e del suo regno messianico retto dal suo Figlio.
9. Come mai si dice che i quattro carri siano i “quattro spiriti dei cieli”, e quale servizio questi rendono?
9 Come mai i quattro carri trainati da gruppi di cavalli di diverso colore sono “i quattro spiriti dei cieli”? (Zaccaria 6:5) Perché, nell’adempimento della visione profetica, essi sono le angeliche forze spirituali, che hanno accesso alla presenza del celeste “Signore dell’intera terra”. Geova è Colui che “fa i suoi angeli spiriti”. (Salmo 104:1-4; Ebrei 1:7) Essendo “Geova degli eserciti”, egli può impiegare questi angeli come in un’impresa militare per proteggere il suo popolo eletto. Come Gesù Cristo disse all’apostolo Pietro dinanzi a una turba nel giardino di Getsemani: “Credi tu che non mi possa appellare al Padre mio perché mi provveda in questo momento più di dodici legioni di angeli?” (Matteo 26:53) Poiché questi “quattro spiriti dei cieli” son raffigurati da carri da guerra trainati da cavalli, raffigurano schiere di angeli celesti che dal loro celeste Comandante in Capo hanno l’incarico di proteggere sulla terra il Suo popolo al tempo della riedificazione del Suo tempio di adorazione in Gerusalemme.
10. Dove escono i cavalli che trainano i carri per svolgere i loro rispettivi compiti assegnati?
10 Dove, dunque, (1) i cavalli rossi, (2) i cavalli neri, (3) i cavalli bianchi, e (4) i cavalli storni, pezzati, escono per svolgere i compiti assegnati? In risposta, l’angelo spiegò a Zaccaria i movimenti dei quattro carri: “‘In quanto a quello in cui sono i cavalli neri, escono al paese del nord; e in quanto a quelli bianchi, devono uscire dietro al mare [letteralmente, ‘dopo di loro’; cioè alla loro parte di dietro]; e in quanto a quelli storni, devono uscire al paese del sud. E in quanto a quelli pezzati, devono uscire e continuare a cercar dove andare, per percorrere la terra’. Quindi disse: ‘Andate, percorrete la terra’. Ed essi percorrevano la terra”. — Zaccaria 6:6, 7.a
11. (a) Perché sembra che i cavalli rossi siano trascurati? (b) Quali assegnazioni hanno rispettivamente gli altri cavalli, e a favore di che cosa?
11 Sembra che i “cavalli rossi” siano qui trascurati; ma questa apparente trascuratezza può doversi attribuire al fatto che han finito il compito loro assegnato di fare servizio militare di pattuglia. I cavalli neri escono al “paese del nord”, vale a dire al territorio che in precedenza fu quello di Babilonia. I cavalli bianchi se ne vanno verso ovest, in direzione opposta a quella verso cui eran rivolti (il levar del sole). I cavalli storni, pezzati, pare che abbiano una doppia assegnazione, cioè il “paese del sud” (verso l’Africa, compreso l’Egitto) e la ricognizione del rimanente paese aperto, non essendo state percorse dagli altri carri le parti orientali. L’angelo di Geova disse a tutti i carri di andare nelle loro parti assegnate rispetto ai vari luoghi della terra. Ubbidientemente essi fecero questo, per salvaguardare in Giuda il popolo di Dio.
12. Quale vigore ha questa visione per quelli che restaurano la pura adorazione, e a quali scritture rivolgono la mente?
12 Di quale conforto dovette essere nei giorno di Zaccaria il significato di questa visione per gli edificatori del tempio! Essi non dovettero preoccuparsi della violenta interferenza dei nemici che volevano fermare il loro lavoro alla casa di adorazione di Geova. Com’è rafforzante e rincorante questo, inoltre, per l’unto rimanente dell’odierno Israele spirituale mentre s’impegnano per restaurare nelle più piene proporzioni la pura, incontaminata adorazione del Sovrano Signore dell’intera terra nel suo tempio spirituale! Confidano nella promessa divina: “L’angelo di Geova si accampa tutto intorno a quelli che lo temono, e li libera”. (Salmo 34:7) Per fede vedono ciò che nell’assediata Dotan gli occhi del servitore del profeta Eliseo furono miracolosamente aperti per vedere: “La regione montagnosa era piena di cavalli e di carri da guerra di fuoco tutto intorno a Eliseo”. — 2 Re 6:17.
13. Mentre i carri escono in servizio di vigilanza, che cosa dice Geova dei cavalli neri rispetto al suo spirito?
13 L’ottava e ultima visione che fu mostrata al profeta Zaccaria termina allorché vede e ode esprimere l’approvazione di Geova intanto che continua il compito di vigilanza militare dei quattro carri simbolici. Zaccaria ci narra: “Ed egli mi gridava e mi parlava, dicendo: ‘Vedi, quelli che escono al paese del nord son quelli che hanno fatto acquietare lo spirito di Geova nel paese del nord’”. — Zaccaria 6:8.
14. Come fu mostrato che c’era pericolo in quel “paese del nord” anche ai giorni del re Dario I di Persia?
14 L’espressione “paese del nord” si riferisce a Babilonia. (Geremia 25:8, 9) Anche durante il regno del re Dario I di Persia ci fu pericolo da quel luogo. Quale indicazione di ciò, leggiamo nel libro “Babilonia la Grande è caduta!” Il Regno di Dio domina! (ediz. inglese), a pagina 376, il seguente racconto:
. . . Questo, naturalmente, non è Dario il Medo, ma il re Dario I il Persiano, che cominciò a dominare l’impero nel 522 a.E.V.
Quell’anno Dario I dovette avanzare contro Babilonia e contro il suo governante locale (Nidintu-Bel), che aveva preso il nome di Nabucodonosor III. Dario lo sconfisse in battaglia e subito dopo lo catturò e lo uccise a Babilonia, la quale aveva cercato di sostenere la propria indipendenza. Dopo ciò Dario I fu riconosciuto come re di Babilonia fino al settembre del 521 a.E.V. Quindi Babilonia si rivoltò al comando dell’armeno Araka, che prese il nome di Nabucodonosor IV. Così Dario dovette riconquistare i Babilonesi. Dopo che quello stesso anno la città era stata presa d’assalto, egli entrò in Babilonia come conquistatore. Fu così infranta l’antica tradizione, che il dio babilonese Bel fosse cioè colui che conferiva all’uomo il diritto di dominare quella parte della terra; e Dario il conquistatore smise di riconoscere tale falsa pretesa. Quale colpo per Bel o Marduk! Questa volta, dopo che i Persiani ebbero preso la città, non la trattarono con indulgenza, come l’aveva trattata Ciro. — Si veda anche la pagina 317, paragrafo 1.
15. Che cosa preveniva così il carro con i cavalli neri che fu mandato verso il “paese del nord”, e come fecero così “acquietare lo spirito di Geova nel paese del nord”?
15 Così i rimpatriati Giudei nel paese di Giuda non vennero a trovarsi di nuovo sotto il dominio di Babilonia, la quale aveva distrutto il primo tempio di Geova in Gerusalemme e ‘non apriva ai suoi prigionieri la via per tornare a casa’. (Isaia 14:17) Inoltre, dopo ciò, il simbolico carro di Geova che era uscito verso il “paese del nord” impedì ai ribelli Babilonesi di rivoltarsi con successo e di ridurre ancora una volta schiavi i liberati Giudei, interferendo nell’edificazione del secondo tempio di Geova. Ecco come il carro e i cavalli usciti verso il nord già “hanno fatto acquietare lo spirito di Geova nel paese del nord”. La loro fedele opera di salvaguardia lassù nel nord acquietò il Suo spirito e costituì un’assicurazione secondo cui tutti gli altri carri e cavalli in altri luoghi della terra avrebbero salvaguardato l’opera del tempio di Dio.
16. Quale grande assicurazione dà questo ai liberati testimoni di Geova?
16 Quale grande assicurazione è oggi questa per i liberati adoratori di Geova presso il suo tempio spirituale. Sotto la protezione dei simbolici carri di Geova non saranno mai più conquistati da Babilonia la Grande e da tutti i suoi amanti politici!
UNA CORONA PER IL SOMMO SACERDOTE CHE EDIFICA IL TEMPIO
17. A Zaccaria viene ora detto di entrare nella casa di Giosia con quali persone giunte da Babilonia, e per fare che cosa in quel luogo?
17 La serie di otto visioni in quel memorabile ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese lunare (Sebat) dell’anno 519 a.E.V. era finita, e il profeta Zaccaria fu ora volto ad avvenimenti visibili per gli occhi naturali nel paese di Giuda. Ecco, vengono tre uomini che sono appena arrivati da Babilonia e (a quanto sembra) Giosia figlio di Sofonia li conduce a casa sua in Gerusalemme per intrattenerli. Chi sono quei tre uomini, e che cosa portano con sé? Lo spirito di profezia li identifica a Zaccaria: “E la parola di Geova continuò ad essermi rivolta, dicendo: ‘Si prenda qualche cosa dalla gente esiliata, pure da Eldai e da Tobia e da Iedaia; e tu stesso devi venire in quel giorno, e devi venire nella casa di Giosia figlio di Sofonia con questi che sono venuti da Babilonia. E devi prendere argento e oro e fare una grande corona e metterla sulla testa di Giosuè figlio di Iozadac il sommo sacerdote’”. — Zaccaria 6:9-11.
18. Perché non c’era obiezione al fatto che Zaccaria prendesse parte dell’argento e dell’oro e compisse un atto profetico?
18 È probabile che il profeta Zaccaria non usasse tutto l’argento e tutto l’oro che Eldai, Tobia e Iedaia, come delegazione, avevano portato quale contribuzione dei Giudei ancora in esilio a Babilonia. Sebbene questi tre uomini provenienti da Babilonia non avessero ricevuto da quelli che li avevano mandati l’ordine di dare l’argento e l’oro a Zaccaria, tuttavia non si poteva obiettare al fatto che egli ne prendesse una parte per comando di Geova degli eserciti, in quanto l’argento e l’oro erano stati realmente offerti a Lui a favore dell’opera di restaurazione sotto il governatore Zorobabele. Con ciò che Zaccaria prese, avrebbe dovuto compiere un atto profetico, come incoraggiamento per l’opera di restaurazione.
19. Che cosa doveva farci Zaccaria e quindi dove doveva metterla?
19 Con la quantità di metallo prezioso che prese, Zaccaria avrebbe dovuto fare una “grande corona” (letteralmente, “fare corone”, ma evidentemente il nome plurale fu usato per dare il senso dello splendore). Ciò che Zaccaria fece doveva metterlo sulla testa del sommo sacerdote Giosuè. Che significava?
20. (a) Che cosa doveva edificare colui che si chiamava Germoglio, e dove avrebbe egli dominato? (b) E che ne sarebbe stato della corona d’oro che si sarebbe dovuta fare?
20 Ascoltiamo quello che è detto a Zaccaria di proferire a Giosuè: “E gli devi dire: ‘Geova degli eserciti ha detto questo: “Ecco l’uomo il cui nome è Germoglio. E germoglierà dal suo proprio luogo, e per certo edificherà il tempio di Geova. Ed egli stesso edificherà il tempio di Geova, e, da parte sua, porterà la dignità; e deve sedere e dominare sul suo trono, e deve divenire sacerdote sul suo trono, e il medesimo consiglio di pace sarà fra tutt’e due. E la grande corona stessa apparterrà a Elem [o, Eldai] e a Tobia e a Iedaia e a Hen [o, Giosia] figlio di Sofonia come memoriale nel tempio di Geova. E quelli che sono lontani verranno ed effettivamente edificheranno nel tempio di Geova”’”. — Zaccaria 6:12-15.
21. Perché era appropriato che fosse il sommo sacerdote Giosuè ad essere incoronato, e non il governatore Zorobabele?
21 Nella quarta visione mostrata a Zaccaria gli era stato detto di dichiarare al sommo sacerdote Giosuè: “Ecco, faccio venire il mio servitore Germoglio!” (Zaccaria 3:8) In Geremia 23:5 si dice che il predetto Germoglio fu suscitato al re Davide della casa di Giuda, non a un sommo sacerdote della casa di Levi. Tuttavia era appropriato che Zaccaria mettesse la corona d’oro sulla testa del sommo sacerdote Giosuè anziché sulla testa del governatore Zorobabele. Perché? Perché, riguardo al Germoglio, si disse: “Deve sedere e dominare sul suo trono, e deve divenire sacerdote sul suo trono”. (Zaccaria 6:13) Qui la versione greca dei Settanta diversamente dice: “E ci sarà un sacerdote alla sua destra”; e parecchi traduttori moderni della Bibbia prendono questa versione invece dell’ebraico e del siriaco. L’incoronazione del sommo sacerdote Giosuè invece del governatore Zorobabele non avrebbe suscitato nel re Dario I di Persia il timore che si stesse promuovendo una rivolta giudaica. No, il regno di Davide non sarebbe stato restaurato in quel tempo, ma doveva aspettare la fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 E.V. — Luca 21:20-24.
22. Si mise a sedere Giosuè figlio di Iozadac su un trono e regnò come re-sacerdote, e, alla luce di ciò, qual è l’applicazione e l’adempimento della profezia?
22 Il sommo sacerdote Giosuè prese parte effettivamente col governatore Zorobabele per finire l’edificazione del secondo tempio di Geova in Gerusalemme e ne vide l’inaugurazione. Non regnò comunque personalmente come incoronato Re-Sacerdote su un trono in Gerusalemme. Né fece questo il governatore Zorobabele. Ma l’unto sommo sacerdote Giosuè fu un tipo o figura profetica del Messia, il Cristo, e in quest’ultimo si realizza pienamente la profezia relativa al Germoglio. Il Messia, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, diviene in effetti Re-Sacerdote in cielo, alla destra di Geova Dio. Egli adempie ciò che fu prefigurato nell’antico Melchisedec, il quale fu nello stesso tempo sia re di Salem che sacerdote dell’Iddio Altissimo. Dalla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 E.V., egli regna nei cieli come Sacerdote-Re, simile a Melchisedec, e ora domina e sottopone in mezzo ai suoi nemici. — Salmo 110:1-6.
23. (a) C’è qualche conflitto fra l’incarico di Sommo Sacerdote di Gesù e il suo incarico di Re? (b) Per chi porta egli meritoriamente la “dignità”, e per quale opera Geova gli darà credito?
23 Il Messia Gesù, incoronato nel 1914 E.V., non è un imitatore del religioso clero della cristianità che si immischia nella politica mondana e cerca di dare ordini ai risentiti politicanti. Non c’è nessun conflitto fra il suo incarico di celeste Sommo Sacerdote e il suo incarico di Re Messianico. Com’è scritto, “il medesimo consiglio di pace sarà fra tutt’e due”. (Zaccaria 6:13) Egli riveste degnamente “la dignità” conferitagli dall’Iddio per il quale è Sommo Sacerdote. (Ebrei 5:4-6) Dal suo reale trono nei cieli ha compiuto sulla terra l’opera del tempio dall’anno 1919 E.V. fra il liberato rimanente dei suoi unti sottosacerdoti spirituali. Come nel caso del sommo sacerdote Giosuè che riedificò il tempio di Geova in Gerusalemme, Gesù Cristo il Sommo Sacerdote celeste porterà a compimento l’opera del tempio. Il suo Dio gli accrediterà giustamente questo onore.
24. L’uso della corona, fatta con l’oro offerto dai tre venuti da Babilonia e (indirettamente) da Giosia, che cosa indica per quelli che contribuirono all’opera del tempio?
24 In quel tempio spirituale dell’Iddio Altissimo, quelli che avranno contribuito all’opera del tempio saranno debitamente rammentati. Non si consentirà di dimenticare la loro parte, proprio come la corona fatta con l’oro portato da Elem (Eldai, in siriaco), Tobia e Iedaia e, indirettamente da Hen (Giosia, siriaco) che li ospitò, servì da “memoriale nel tempio di Geova”. (Zaccaria 6:14) Resterà nella memoria di Geova.
25. Che i tre uomini venissero da Babilonia con una contribuzione fu, a quanto sembra, il precedente di che cosa secondo le parole che furono proferite in seguito?
25 Che Eldai, Tobia e Iedaia venissero da Babilonia a dare o a consegnare una contribuzione per sostenere la riedificazione del tempio sembrò il precedente di qualche cosa di più grande. Questo è indicato dalle parole di Geova proferite immediatamente dopo che aveva parlato del memoriale del tempio di quei tre esiliati venuti da Babilonia: “E quelli che sono lontani verranno ed effettivamente edificheranno nel tempio di Geova”. (Zaccaria 6:15) Senza dubbio, benché non fosse riferito, molti Giudei lasciarono l’esilio di Babilonia e vennero a Gerusalemme proprio per contribuire all’edificazione del secondo tempio in Gerusalemme.
26. Come questa profezia si è adempiuta dal 1919 E.V.?
26 Similmente, dopo il 1919 E.V., molti che avevano desiderato adorare Geova lasciarono Babilonia la Grande in vista di un particolare obiettivo. Questo obiettivo essi adempirono, in quanto si dedicarono a Geova quale Dio e furono battezzati in acqua come Gesù Cristo aveva comandato e s’unirono all’unto rimanente che era sopravvissuto all’afflizione del popolo di Geova nella prima guerra mondiale. Geova Dio accettò la loro dedicazione per mezzo di Cristo e li generò col suo spirito, aggiungendoli così al rimanente degli Israeliti spirituali impegnati nell’opera del tempio. Essi hanno colto questa benedetta opportunità prima che l’opera del tempio termini!
27, 28. Che cosa può dirsi in quanto alla condizione se la “grande folla” di adoratori che non sono Israeliti spirituali adempie Zaccaria 6:15?
27 Che cos’altro deve dirsi della “grande folla” di quelli che non divengono Israeliti spirituali, ma che si uniscono all’unto rimanente nell’adorazione di Geova Dio sostenendo il rimanente nell’opera del tempio? L’ultimo libro della Sacra Bibbia, in Rivelazione 7:9-17, previde un’innumerevole “grande folla” di tali compagni d’adorazione del solo vivente e vero Dio. Questi lo riconoscono quale intronizzato Sovrano dell’universo. Accettano l’offerta per il peccato del suo Agnello di sacrificio, Gesù Cristo. Lo esprimono dedicandosi a Geova per mezzo di Cristo e attestandolo col battesimo in acqua. Quindi rendono ogni sacro servizio che è loro assegnato di fare nel terreno cortile del tempio spirituale di Geova. Essi entrano nei cortili circondati da mura che separano quei cortili dalle cose profane di fuori.
28 Fanno questo ora, prima che la prossima “grande tribolazione” si abbatta su Babilonia la Grande e su tutto il resto di questo sistema di cose mondano. Entrano così prima che l’opera del tempio finisca in quel tempo memorabile. Geova non dimenticherà la loro parte. Se ne rammenterà con una ricompensa.
29. Quale impresa compiuta nel 515 a.E.V. diede prova che Zaccaria era stato mandato da Geova?
29 Quando fu completato il secondo tempio di Gerusalemme nel 515 a.E.V., il rimanente giudeo e i proseliti nel paese di Giuda ebbero la conclusiva prova che Zaccaria era stato mandato da Dio come vero profeta. Non invano erano state dette a Zaccaria le parole: “E dovrete conoscere che lo stesso Geova degli eserciti mi ha mandato a voi. E deve accadere, se ascolterete senza fallo la voce di Geova vostro Dio”. — Zaccaria 6:15.
30. Come nel giorno di Zaccaria, se ascoltiamo la voce di Geova vedremo quale evento e perverremo alla pienezza di quale conoscenza?
30 Nel nostro caso avviene oggi la stessa cosa. Tutto dipende dalla condizione se ascoltiamo la voce di Geova come nostro Dio. Se l’ascoltiamo, avremo il privilegio di vedere il trionfante compimento dell’opera del tempio, con onore per l’incoronato re-sacerdote Gesù Cristo. Perverremo alla pienezza della conoscenza che Geova degli eserciti mandò il profeta Zaccaria e che ci diede in anticipo il corretto intendimento della profezia di Zaccaria per nostro beneficio e gioia. I quattro simbolici carri di Geova hanno percorso tutta la terra per salvaguardare il paese spirituale degli adoratori che sono presso il suo tempio. Sotto la loro vigilanza la nostra opera giunge a compimento!
[Nota in calce]
a La nota in calce della Bibbia su “dietro al mare” dice: “Con un leggero cambiamento nel M [Testo ebraico masoretico]. Letteralmente, ‘dietro a loro’, LXXVg; non nella stessa direzione, ma verso ovest, verso il mare Grande, il Mediterraneo”. — NW, ediz. riv.
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Errato digiunare a causa degli eseguiti giudizi di DioParadiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
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Capitolo XIV
Errato digiunare a causa degli eseguiti giudizi di Dio
1. Quando è dubbio che il digiuno sia appropriato, anche per avvenimenti passati, e in che modo digiuno e cordoglio influiscono sulla propria parte nell’opera di Dio?
È FORSE un tempo di prosperità il tempo giusto per digiunare? Specialmente quando questa prosperità viene dalla mano del Creatore del cielo e della terra? Se l’Iddio che viene adorato si compiace dei suoi adoratori e se ne rallegra, è giusto che i suoi adoratori facciano cordoglio, sia pure sul passato? Non sarebbe la partecipazione alla Sua gioia fonte di maggior forza e vigore per i suoi adoratori che compirebbero il suo lavoro assegnato, anziché digiunare e fare cordoglio? Neemia, governatore della provincia persiana di Giuda del quinto secolo, disse una volta al popolo in Gerusalemme: “La gioia di Geova è la vostra fortezza”. — Neemia 8:10.
2. In quasi due anni dalla finale profezia di Aggeo, quanti benedetti raccolti avrebbero dovuto fare i Giudei, e perché?
2 Il tempo in cui sorsero le suddette domande fu il quarto anno di regno del re Dario I dell’Impero Persiano, o l’anno 518 a.E.V. Esattamente venti giorni meno di due anni prima di questo tempo di interrogazioni, Geova per mezzo del suo profeta Aggeo aveva detto ai Giudei che avevano appena ripreso a lavorare alle fondamenta del secondo tempio in Gerusalemme: “Ponete a ciò il cuore, suvvia, da questo giorno in avanti, dal ventiquattresimo giorno del nono mese, dal giorno che si sono gettate le fondamenta del tempio di Geova; ponete a ciò il cuore: C’è ancora il seme nella fossa del grano? E ancora, il vino e il fico e il melograno e l’ulivo, non ha prodotto, non è vero? Da questo giorno concederò la benedizione”. (Aggeo 2:18, 19) Da allora si sarebbero dovuti fare nel paese due benedetti raccolti.
3. Quando e come la delegazione di uomini venuti da Betel fece la domanda se era appropriato digiunare?
3 Ora, quando si fa la domanda del digiuno e del cordoglio, questa volta Geova risponde mediante il suo profeta Zaccaria. Il profeta ci narra: “Per di più, avvenne che nel quarto anno di Dario il re la parola di Geova fu rivolta a Zaccaria, il quarto giorno del nono mese, cioè Chisleu. E Betel mandava Sarezer e Reghem-Melec e i suoi uomini a placare la faccia di Geova, dicendo ai sacerdoti che appartenevano alla casa di Geova degli eserciti, e ai profeti, pure dicendo: ‘Piangerò io nel quinto mese, praticando astinenza, come ho fatto per tanti anni?’” — Zaccaria 7:1-3, NW.
4. Per quale avvenimento quei Beteliti evidentemente digiunavano in quel quinto mese di ogni anno?
4 Betel era una delle città ristabilite nel paese d’Israele dai Giudei che eran tornati dall’esilio di Babilonia. (Esdra 2:28; 3:1) Quando Sarezer e Reghem-Melec di là chiesero: “Piangerò io?” questo significò individualmente ogni abitante di Betel. Poiché “per tanti anni” i Beteliti avevano celebrato un digiuno, astinenza dal cibo, nel quinto mese lunare di ogni anno. Era osservato evidentemente il decimo giorno di quel mese (Ab), per commemorare come quel giorno Nebuzaradan, capo della guardia del corpo di Nabucodonosor, dopo due giorni d’ispezione, incendiò la città di Gerusalemme e il suo tempio. (Geremia 52:12, 13; 2 Re 25:8, 9) Ma ora che il fedele rimanente dei Giudei stava riedificando il tempio di Geova in Gerusalemme e aveva fatto il lavoro quasi per metà, avrebbero dovuto i Beteliti continuare a fare tale digiuno?
5. Quali altri digiuni quei Beteliti osservavano annualmente, e per commemorare quali avvenimenti?
5 Quei Beteliti celebravano pure tre altri giorni di digiuno. Uno di questi era il terzo giorno del settimo mese lunare (Tishri), per commemorare l’assassinio del governatore Ghedalia, che era stato della casa reale del re Davide e che Nabucodonosor aveva fatto governatore del paese per i Giudei poveri ai quali era stato consentito di rimanere dopo la distruzione di Gerusalemme. (2 Re 25:22-25; Geremia da 40:13 a 41:10) Un altro digiuno si osservava il decimo giorno del decimo mese di Tebet, per ricordare il giorno in cui Nabucodonosor di Babilonia cominciò il suo lungo assedio di Gerusalemme. (2 Re 25:1, 2; Geremia 52:4, 5) Un quarto digiuno era osservato il nono giorno del quarto mese (Tammuz), poiché quello era il giorno in cui i Babilonesi avevano fatto nel 607 a.E.V. una breccia nelle mura di Gerusalemme ed erano entrati nella città condannata. — 2 Re 25:2-4; Geremia 52:6, 7; Zaccaria 8:19.
6. Quali espressioni di Geova erano i primi tre avvenimenti che si commemoravano, e quale domanda sorge dunque appropriatamente?
6 Le cose commemorate fino all’anno 519 a.E.V. col digiuno, cioè l’inizio dell’assedio di Gerusalemme, l’apertura di una breccia nelle mura di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, e la distruzione per opera degli eserciti di Babilonia che abbatterono Gerusalemme e il suo tempio, eran tutte esecuzioni dei giudizi di Geova. Mentre l’assassinio del governatore Ghedalia per mano di un Giudeo traditore non era stato l’esecuzione di un giudizio di Dio, aveva portato in effetti all’assoluto abbandono e alla desolazione del paese di Giuda proprio come Geova aveva decretato. Tutti questi erano avvenimenti luttuosi per i disubbidienti Giudei. Ma erano i giudizi eseguiti da Geova cose per cui digiunare e fare cordoglio? Doveva l’adempimento della volontà di Dio esser motivo di gemiti? Deve un male essere ricordato con lamenti?
7, 8. (a) A chi fu direttamente comunicato il punto di vista di Geova sulla questione? (b) Invece di fare digiuno, che cosa si sarebbe dovuto fare, e quando?
7 Il punto di vista di Dio sulla questione fu comunicato al suo profeta Zaccaria, non ai sacerdoti che da Betel avevano mandato Sarezer e Reghem-Melec a investigare. L’ispirato Zaccaria dice:
8 “E la parola di Geova degli eserciti continuò ad essermi rivolta, dicendo: ‘Di’ a tutto il popolo del paese e ai sacerdoti: “Quando digiunaste e si fece lamento nel quinto mese e nel settimo mese, e questo per settant’anni, digiunaste realmente a me, proprio a me? E quando mangiavate e quando bevevate, non eravate voi a mangiare, e non eravate voi a bere? Non dovreste voi ubbidire alle parole che Geova proclamò per mezzo dei profeti precedenti, mentre Gerusalemme era abitata e a suo agio, con le sue città tutto intorno a lei, e mentre il Negheb [Meridione] e la Sefela [bassopiani] erano abitati?”’” — Zaccaria 7:4-7.
9. Da quale punto di vista avevano digiunato essi per quei settant’anni e da allora era stato questo digiuno paragonabile alla loro crapula nel mangiare e nel bere, e quale sarebbe stata la cosa migliore?
9 Quando gli esiliati Giudei avevan digiunato nei settant’anni di desolazione del paese di Giudaa e anche in tutti quegli anni da che il loro rimanente era tornato in patria, avevano in realtà digiunato a Geova? Era stato un digiuno che Egli potesse accettare? Era stato un digiuno che avesse loro imposto? Non era stato un digiuno per la distruzione delle cose che egli aveva condannate alla distruzione? Queste astinenze dal cibo erano proprio come la loro crapula nel mangiare e nel bere. Essi mangiavano per sé. In modo simile, digiunavano per proprio conto, a causa delle calamità che si erano abbattute su di loro perché non avevano ubbidito alle parole che il loro Dio aveva fatte dichiarare da Geremia e da altri profeti precedenti. Con tali attitudini, come avrebbero potuto trarre beneficio spirituale dai loro digiuni? Come avrebbero potuto tali digiuni renderli più inclini a fare la volontà di Dio? L’ubbidienza in primo luogo era migliore dei digiuni per le calamità che si erano abbattute su di loro perché non avevano ubbidito a Dio sin dall’inizio.
10. Sarebbe stato il digiuno a correggere le cose, e quali misure preventive avrebbero dovuto prendere quelli che vi erano implicati?
10 Non sono i digiuni per le proprie difficoltà a correggere le cose presso Dio. Ciò che veramente fa ottenere questo è che ci si volga dalla via della disubbidienza e si faccia positivamente il bene conforme ai comandi di Dio. Su questo punto, notiamo quanto fu ulteriormente detto a Zaccaria di dichiarare: “E la parola di Geova continuò ad essere rivolta a Zaccaria, dicendo: ‘Geova degli eserciti ha detto questo: “Giudicate con vero giudizio; e usate amorevole benignità e misericordia l’uno verso l’altro; e non frodate nessuna vedova o ragazzo senza padre, nessun residente forestiero o afflitto, e non tramate nulla di male l’uno contro l’altro nei vostri cuori”. Ma rifiutavano di prestare attenzione, e davano una spalla ostinata, e resero i loro orecchi molto insensibili. E resero il loro cuore come una selce per astenersi dall’ubbidire alla legge e alle parole che Geova degli eserciti aveva mandate mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti precedenti; così che ci fu grande indignazione da parte di Geova degli eserciti’.
11. Siccome gli abitanti si eran rifiutati di ascoltare le sue chiamate, che cosa fece loro Geova, con quale effetto sul paese?
11 “‘E accadde così che, proprio come egli chiamò ed essi non ascoltarono, così essi chiamavano e io non ascoltavo’, ha detto Geova degli eserciti. ‘E tempestosamente li scagliavo per tutte le nazioni che non avevano conosciute; e il paese stesso è stato per certo lasciato desolato dietro a loro, senza che alcuno vi passi e senza che alcuno vi torni; e facevano del paese desiderabile un oggetto di stupore’”. — Zaccaria 7:8-14.
12. Che i rimpatriati Giudei rimanessero nel paese sarebbe ora dipeso da quale corso, dal digiuno o da che cosa?
12 Questo fu un esplicito discorso per Sarezer, Reghem-Melec e gli uomini venuti con loro da Betel. La loro diletta patria era stata lasciata desolata per settant’anni a causa della malizia e della disubbidienza alla legge di Dio che aveva richiesto giustizia secondo verità, amorevole benignità e misericordia. Il loro ritorno da Babilonia aveva interrotto ora la desolazione del paese. Essi potevano rimanere in quel paese seguendo un corso contrario a quello dei loro padri, quello dell’ubbidienza. Non avrebbero fatto ciò digiunando a ricordo delle calamità. In quanto all’ubbidienza, avrebbero dovuto continuare il lavoro del tempio.
13. Perché sarebbe stato erroneo digiunare per i luttuosi avvenimenti che si erano abbattuti sul popolo di Geova durante la prima guerra mondiale, e quale condotta è dunque appropriato che ora seguiamo?
13 Continueremo oggi a fare cordoglio o digiuni in giorni anniversari di calamità o di luttuosi avvenimenti che si abbatterono sugli adoratori di Geova durante la prima guerra mondiale? Se quelle cose furono giudizi eseguiti da Lui per le mancanze del Suo popolo organizzato, non sono tali esecuzioni del giudizio divino giuste e appropriate? Fare cordoglio o digiunare per tali cose che esprimono i giusti giudizi di Dio è erroneo. Non dobbiamo fare cordoglio o digiunare perché ne abbiamo sofferto. Questo significherebbe egotismo: non digiunare a Geova, ma sentirci tristi per nostro conto. Imparate le lezioni del passato e ora mettetele in pratica! Quindi, avendo asciugato le lagrime dai nostri occhi, rallegriamoci nel ripristinato favore di Geova e proseguiamo nella sua opera del tempio!
[Nota in calce]
a I “settant’anni” nei quali si osservarono i digiuni non poterono cominciare dopo la prima deportazione dei Giudei da parte dei Babilonesi nell’anno 617 a.E.V., poiché questo sarebbe avvenuto circa nove anni prima che il re Nabucodonosor cominciasse il finale assedio di Gerusalemme e anche circa undici anni prima che si aprisse una breccia nelle mura della città (il 9 Tammuz) e fosse distrutta la città (il 10 Ab) e fosse assassinato il governatore Ghedalia nel settimo mese (Tishri), essendo questi luttuosi avvenimenti osservati con periodi di digiuno. Quindi i “settant’anni” di digiuni cominciarono dopo che avevano avuto luogo queste tre luttuose calamità nell’anno 607 a.E.V. Ciò prova che la desolazione del paese durò settant’anni e che questi “settant’anni” cominciarono nel 607 a.E.V. e finirono nel 537 a.E.V. — Si veda il libro “Antichità dei Giudei” di Giuseppe Flavio, Libro 10, capitolo 9, paragrafo 7.
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