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  • Il Messia dell’“eterno proposito” di Dio
    L’“eterno proposito” di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo
    • Capitolo XI

      Il Messia dell’“eterno proposito” di Dio

      1. Quando avvenne la rinascita di un paese e di una nazione?

      L’ANNO 537 a.E.V. risuscitò una città morta e in rovina da settant’anni! La città fu Gerusalemme che era stata distrutta nel 607 a.E.V. dai Babilonesi. Quando questa città santa sorse dalla polvere, ci fu una rinascita del paese di Giuda, sì, la rinascita di una nazione, il rimpatriato popolo di Geova Dio. (Isaia 66:8) Agli occhi di tutti gli osservatori fu meraviglioso.

      2. (a) Il promesso Messia avvenire doveva essere successivo a quale unto agente di Geova? (b) Come si compirono settant’anni di esilio pur essendo caduta Babilonia nel 539 a.E.V.?

      2 Insieme a questa risurrezione nazionale furono ravvivate le speranze nella venuta del promesso Messia. (Ezechiele 37:1-14) Anche durante i settant’anni che il popolo del regno di Giuda fu in esilio nel paese di Babilonia fu indicato loro il tempo fissato per l’arrivo del Messia. Questo Messia doveva essere qualcuno successivo al conquistatore persiano, Ciro il Grande, di cui il profeta Isaia era stato ispirato a dire: “Questo è ciò che Geova ha detto al suo unto [ebraico: ma·shiʹahh], a Ciro, di cui ho preso la destra, per soggiogare dinanzi a lui le nazioni, così che io sciolga pure i fianchi dei re; per aprire dinanzi a lui gli usci a due battenti; così che nemmeno le porte saranno chiuse”. (Isaia 45:1) Quale unto agente di Geova, Ciro era venuto ed era passato per le porte della città di Babilonia cinta da alte mura, rovesciandone e uccidendone il governante imperiale Baldassarre, figlio di Nabonedo. Questo avvenne nel 539 a.E.V. Ma Ciro non liberò subito gli esuli Israeliti. Egli assunse il regno di Babilonia e tenne i Giudei prigionieri per altri due anni circa, fino al 537 a.E.V. Così si compirono settant’anni!

      3. Per quanto tempo il desolato paese di Giuda osservò il sabato?

      3 Avvenne esattamente come era stato preannunciato in Geremia 25:11. E II Cronache 36:20, 21 ne fece il racconto storico, dicendo: “Per giunta, portò prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, ed essi furono servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese [di Giuda] non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per adempiere settant’anni”, dal 607 a.E.V. al 537 a.E.V.

      4. (a) Quando Daniele calcolò che sarebbe giunta la fine dell’esilio giudaico? (b) Quali informazioni Gabriele diede a Daniele circa il tempo della venuta del Messia?

      4 Fra gli esuli Giudei c’era a Babilonia il profeta Daniele. In base agli ispirati scritti di Geremia, Daniele non si attendeva che i Giudei fossero liberati dall’esilio prima della fine dei settant’anni di desolazione che Gerusalemme scontava osservando il sabato. (Daniele 9:1, 2) Così nel primo anno del nuovo regime medo-persiano sull’Impero Babilonese, Daniele fece al riguardo una preghiera. Fu allora che Gabriele l’angelo di Geova arrivò e diede a Daniele le seguenti informazioni circa il tempo in cui sarebbe venuto il Messia:

      “Settanta settimane (di anni) sono state fissate al tuo popolo e alla tua santa città, per reprimere l’apostasia e porre fine al peccato, e fare espiazione per l’errore, e recare salvezza eterna, affinché siano suggellate visione e profezia, e sia unto il Santissimo.

      “E puoi conoscere e capire: Dall’emanazione del decreto di riedificare Gerusalemme fino all’Unto, il Principe, ci sono sette settimane (di anni); inoltre sessantadue settimane (di anni), così saranno riedificati luogo di mercato e fossato, e questo in tempi di pressione.

      “E dopo le sessantadue settimane (di anni) un Unto sarà distrutto, ed egli non ha nessun (successore), e un popolo del principe che verrà distruggerà la città e il santuario, e la sua fine verrà come mediante lacerazione, e sino alla fine si ordinano guerra e desolazione.

      “Ed egli concluderà un forte patto con molti, per una settimana (di anni), e alla metà della settimana (di anni) cancellerà sacrificio e oblazione, e accanto a (i luoghi de) l’ala una spaventevole abominazione, e questo finché la desolazione, quella fermamente determinata, non sia versata sul desolatore”. — Daniele 9:24-27, secondo la traduzione dell’erudito ebreo rabbino Leopold Pheinkard Zunz, tedesca, sedicesima edizione del 1913 E.V.; si veda anche Moffatt.

      COMINCIA LA “MATTINA” DEL SETTIMO “GIORNO” CREATIVO, 526 A.E.V.

      5. Come si fa il calcolo di quando finirono le sette più sessantadue “settimane di anni”?

      5 La prima metà del periodo della “sera” del settimo “giorno” creativo di Dio ora terminava, 3.500 anni dopo la creazione di Adamo ed Eva. La mattina di questo “giorno” creativo doveva cominciare verso il 526 a.E.V. Da allora in poi le cose si sarebbero dovute rischiarare riguardo al proposito di Dio e per il Suo popolo. Secondo la profezia di Daniele, da un certo aspetto della riedificazione della risuscitata città di Gerusalemme si sarebbero contate settanta “settimane (di anni)” per un totale di 490 anni. “Sette settimane (di anni)” più “sessantadue settimane (di anni)” sarebbero trascorse per un totale di 483 anni fino alla venuta dell’Unto (ebraico: ma·shiʹahh). Contando da quando il governatore giudeo Neemia riedificò le mura di Gerusalemme, queste sessantanove settimane di anni sarebbero finite la prima metà del primo secolo della nostra Èra Volgare. Contando dal ventesimo anno del re Artaserse (455 a.E.V.), anno in cui Neemia riedificò quelle mura, i 483 anni sarebbero finiti nell’anno 29 della nostra Èra Volgare. (Neemia 2:1-18) Questo accadeva circa quarantuno anni prima della seconda distruzione di Gerusalemme, questa volta per opera dei Romani. Accadde nel 29 E.V. qualche cosa di storico?

      6. Come fu rovesciato l’Impero Persiano, e come Alessandria d’Egitto ebbe una parte nella vita giudaica?

      6 Sia il primo secolo E.V. che il primo secolo a.E.V. furono anni critici per gli Israeliti della Palestina. Nel quarto secolo a.E.V. il controllo dei rimpatriati Israeliti o Giudei era passato dalle mani dell’imperatore persiano a quelle dell’Impero Greco, a causa delle conquiste del macedone Alessandro Magno. Nell’anno 332 a.E.V. egli assunse il controllo della Palestina e lasciò intatta Gerusalemme. Quindi rovesciò l’imperatore persiano e stabilì la Potenza Mondiale Greca, la quinta della storia biblica. Quello stesso anno Alessandro diede ordine di costruire nel conquistato Egitto la città di Alessandria. Questa divenne una città fiorente e vi crebbe una grande popolazione giudaica. Questi finirono per parlare la comune lingua greca, che ora era divenuta la lingua nota internazionalmente e usata in seguito alle conquiste di Alessandro. Essi desiderarono anche la conoscenza della Bibbia.

      7. Come fu prodotta la versione greca dei Settanta, e che cosa dice in Daniele 9:25, 26?

      7 Così, nel secolo che seguì, verso il 280 a.E.V., cominciarono a lavorare alle loro ispirate sacre Scritture, da Genesi a Malachia, per tradurle nella loro propria lingua greca comune. Furono completate nel primo secolo a.E.V. e si chiamarono “Versione greca dei Settanta”. In vista dell’esteso uso del greco comune già nei primi secoli dell’Impero Romano, questa traduzione di quei Giudei alessandrini poteva usarsi internazionalmente. Essa rifletteva il testo ebraico della Bibbia con molta fedeltà. Per esempio, il greco che rende Daniele 9:25, 26 (secondo la traduzione italiana di mons. Garofalo) dice riguardo al Messia (Ma·shiʹahh):

      “Sappi e comprendi: dalla pronuncia del verdetto sul ritorno e sulla ricostruzione di Gerusalemme fino a un unto-capo: sette settimane. Entro sessantadue settimane, di nuovo si ricostruiranno piazza e fossa, e ciò per l’angustia dei tempi. Dopo sessantadue settimane sarà eliminato un unto, e nulla più a lui”.

      8. (a) Come Gerusalemme venne sotto il controllo romano e in seguito fu distrutta? (b) Per quanto tempo i Giudei non hanno avuto a Gerusalemme nessun tempio o non hanno riconosciuto un profeta come da Dio?

      8 Il greco comune continuò a essere la lingua internazionale del mondo antico anche dopo la caduta della Potenza Mondiale Greca dinanzi alla Potenza Mondiale Romana nel primo secolo a.E.V. Un’ala dei contendenti maccabei che a Gerusalemme lottavano per il potere si rivolsero a Roma per avere aiuto contro l’altra ala, e così nell’anno 63 a.E.V. il generale romano Pompeo invase Gerusalemme e ne assunse il controllo, e la Palestina venne a trovarsi sotto il dominio romano. Nel 40 a.E.V. i giudei riguadagnarono il regno. Comunque, nel 37 a.E.V. Erode il Grande, discendente di Esaù o Edom, attaccò Gerusalemme e la catturò e regnò in qualità di governante nominato da Roma. Nel primo secolo E.V., i Giudei si ribellarono di nuovo contro Roma, nel 66 E.V., ma alla loro indipendenza di breve durata fu posto fine nel 70 E.V. con la distruzione di Gerusalemme e del suo glorioso tempio riedificato da Erode il Grande. Da allora, o per più di diciannove secoli, i Giudei non hanno avuto a Gerusalemme nessun tempio, nemmeno da che la Repubblica d’Israele fu stabilita nel 1948 E.V. Oltre a ciò, gli Israeliani non riconoscono nessun profeta come da Dio a cominciare da Malachia del quinto secolo a.E.V., o più di 2.400 anni fa. Non è strano questo? Che cosa non va?

      L’ADEMPIMENTO DELLA PROFEZIA BIBLICA FORNISCE LA SPIEGAZIONE

      9. Quando nel 537 a.E.V. Gerusalemme fu ristabilita, quale altra città importante fu restaurata?

      9 Quando nel 537 a.E.V. fu ristabilita l’antica Gerusalemme, fu restaurata nel paese di Giuda un’altra città, Betleem. In Neemia 7:5-26, il governatore di Gerusalemme ci parla del rimanente dei Giudei che tornarono nella loro patria nel 537 a.E.V., dicendo:

      “Quindi trovai il libro della registrazione genealogica di quelli che erano saliti la prima volta, e vi trovai scritto:

      “Questi sono i figli del distretto giurisdizionale che salirono dalla cattività del popolo esiliato che Nabucodonosor re di Babilonia aveva portato in esilio e che in seguito tornò a Gerusalemme e a Giuda, ciascuno alla sua propria città; quelli che vennero con Zorobabele, Iesua [Settanta greca: Gesù], Neemia, . . . Il numero degli uomini del popolo d’Israele: . . . gli uomini di Betleem e Netofa, centottantotto; . . .” — Si veda anche Esdra 2:21.

      10. (a) Betleem fu così disponibile per adempiere quale profezia? (b) Perché non dovrebbe essere incredibile che la nascita ch’era stato promesso dovervi aver luogo fosse annunciata dagli angeli?

      10 Così venne di nuovo all’esistenza la città di Betleem, “la città di Davide”, in cui poté adempiersi la profezia messianica di Michea 5:1 (PIB; 5:2, Settanta greca). Poiché da Caino e Abele tutta l’indipendente vita umana comincia alla nascita, la profezia di Michea ci fa cercare una certa nascita nella Betleem riedificata. Questa dev’essere una nascita preannunciata. Ora, quando per miracolo doveva nascere Isacco figlio di Abraamo e Sara, tre angeli di Dio li visitarono e annunciarono la nascita per l’anno seguente, e l’angelo che prendeva la direttiva disse: “È alcuna cosa troppo straordinaria per Geova?” (Genesi 18:1-14) Secoli dopo, quando Sansone, l’uomo fisicamente più forte che sia mai vissuto sulla terra, doveva nascere da un’Israelita fino ad allora sterile, l’angelo di Dio apparve prima alla futura madre e poi sia a lei che al marito senza figli, per annunciare la nascita avvenire di un notevole giudice d’Israele. (Giudici 13:1-20) Dovrebbe alcuno considerare strano, incredibile, che quella che doveva essere la nascita di tutte le nascite umane, la miracolosa nascita del Messia, fosse annunciata agli uomini da angeli celesti?

      11. Secondo Genesi 3:15, da dove sarebbe stato preso l’eletto per il terreno ruolo messianico?

      11 Secondo la profezia di Geova in Genesi 3:15, il “seme” che avrebbe ferito mortalmente la testa del Serpente doveva essere dalla celeste “donna” di Dio, cioè dalla sua organizzazione assomigliata a una moglie composta di santi, celesti “figli del vero Dio”. Da quell’organizzazione Dio poteva scegliere il particolare figlio spirituale per il terreno ruolo messianico.

      12. Quali domande ora sorgono circa la fanciulla che sarebbe divenuta la madre umana del Messia, e anche circa suo marito?

      12 Qual era il nome di questo figlio favorito? Una domanda interessante! Ma per la nascita di questo eletto figlio che doveva esser generato nella famiglia umana a Betleem del paese di Giuda, era necessaria una madre umana. Non solo ella avrebbe dovuto essere della tribù di Giuda, ma avrebbe dovuto essere una discendente del re Davide e così essere in grado di trasmettere il naturale diritto al regno di Davide. Quale fanciulla la cui città natia era Betleem di Giuda soddisfece questi requisiti? E che dire di un marito umano per lei, pure della linea di discendenza della famiglia reale di Davide? E ci fu un annuncio angelico della nascita di uno più grande di Isacco? Il racconto storico, scritto da amici personali della fanciulla, risponde a queste essenziali domande.

      13, 14. (a) Dove si trovò la vergine Giudea idonea? (b) Dopo averla salutata, che cosa disse l’angelo Gabriele?

      13 Il tempo è ora verso la fine del primo secolo avanti la nostra Èra Volgare. Erode il Grande, figlio di Antipatro II, era ancora re a Gerusalemme. Eli, uomo della discendenza davidica, si era trasferito da Betleem della provincia di Giudea verso nord a Nazaret della provincia di Galilea. Qui una sua figlia, chiamata Miriam (ebraico) o Mariam (anche Maria) in greco, crebbe fino a raggiungere l’età da marito. Si fidanzò per sposare un uomo della discendenza reale di Davide, chiamato Giuseppe, che faceva il falegname a Nazaret ma era pure nativo di Betleem. Questo la obbligava a rimanere vergine. Ma mesi prima della notte nuziale, accadde qualche cosa di rimarchevole. A Maria apparve un angelo, che si identificò come Gabriele. Dopo averla salutata, egli disse:

      14 “Non aver timore, Maria, poiché hai trovato favore presso Dio; ed ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù [ebraico: Jeshua]. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non vi sarà fine”. — Luca 1:26-33.

      15. (a) Quale patto stipulato con Davide si doveva adempiere nel figlio di Maria? (b) Che cosa significò che fosse il “Figlio dell’Altissimo”?

      15 Secondo la dichiarazione dell’angelo, il figlio di Maria doveva essere realmente il promesso Messia. Egli doveva chiamarsi con lo stesso nome di quel sommo sacerdote che nel 537 a.E.V. tornò da Babilonia con Zorobabele, cioè Giosuè, o, in greco, Gesù. A causa della nascita da Maria si sarebbe dovuto chiamare figlio di “Davide suo padre”. Conformemente, Geova Dio gli avrebbe dato il trono o seggio reale del re Davide. Come per Davide, il suo dominio reale sarebbe stato sulla “casa di Giacobbe”, cioè su tutto Israele. Poiché il suo dominio reale sarebbe durato per sempre e “del suo regno non vi sarà fine”, questo significava che Geova Dio avrebbe adempiuto in lui il patto che Geova aveva stipulato con Davide per un regno eterno. Così non avrebbe avuto bisogno di nessun successore. (2 Samuele 7:11-16) Ma come, e perché, poteva chiamarsi “Figlio dell’Altissimo”? Questi non sarebbe stato lo stesso Dio Altissimo, che è Geova, ma sarebbe stato un Figlio di quel Supremo; e tuttavia, come?

      16. Rispondendo alla domanda di Maria circa come questo potesse avvenire, che cosa disse Gabriele?

      16 Maria stessa fece domanda su ciò, dicendo: “Come avverrà questo, giacché non ho relazione con uomo?” Gabriele rispose: “Lo spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. E per questa ragione quello che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta tua parente ha anch’essa concepito un figlio, nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei, la cosiddetta donna sterile; perché presso Dio nessuna dichiarazione sarà un’impossibilità”. — Luca 1:34-37.

      17. Quando ebbe luogo in Maria la concezione miracolosa?

      17 Ciò che lì fu dichiarato a Maria risultò forse un’impossibilità? Questa vergine giudea fu per noi di oggi un esempio in quanto credette che esso non sarebbe stato impossibile all’Iddio Altissimo. Quindi rispose all’angelo Gabriele: “Ecco, la schiava di Geova! Mi avvenga secondo la tua dichiarazione”. (Luca 1:38) Senza dubbio, allorché Maria ebbe accettato quella ch’era per lei la volontà di Dio, la concezione in lei ebbe luogo, ancora vergine. Spirito santo scese su di lei, e potenza dell’Iddio Altissimo la coprì con la sua ombra. In che modo avvenne così la concezione miracolosa?

      18, 19. (a) Perché, alla concezione di Maria, non si diede inizio a una creatura assolutamente nuova senza precedenti? (b) Di chi poté egli giustamente chiamarsi figlio?

      18 In questo caso non fu portata all’esistenza una creatura vivente assolutamente nuova senza alcuna anteriore esperienza o precedente, come nel caso di una comune concezione umana per mezzo di un padre umano. Si dovette tener conto della celeste “donna” di Dio, della celeste organizzazione di Dio assomigliata a una donna. In realtà il “seme” menzionato in Genesi 3:15 doveva venire da lei. Per questo incarico terreno essa dovette dunque provvedere uno dei suoi figli spirituali, perché il calcagno del “seme” fosse ferito dal Serpente.

      19 Questo non significò che, onde la vergine fanciulla giudea Maria concepisse, uno dei celesti figli spirituali di Dio dovesse essere mandato a rannicchiarsi nel microscopico ovulo o cellula uovo nel corpo di Maria e fecondarla. Una tal cosa è irragionevole, un’assurdità! Piuttosto, l’Iddio Onnipotente, il Padre celeste, per mezzo del suo spirito santo, trasferì la forza vitale del suo eletto figlio celeste dall’invisibile reame spirituale alla cellula uovo nel corpo di Maria e la fecondò. In questo modo Maria rimase incinta, e il figlio in lei concepito fu “santo”. Fu in realtà ciò che l’angelo Gabriele lo chiamò, “Figlio dell’Altissimo”. — Luca 1:32.

      20. (a) Quale figlio della celeste organizzazione di Dio fu eletto? (b) Come fu reso disponibile per l’adempimento di Isaia 53:10?

      20 Chi fu, però, il figlio che Dio elesse perché nascesse come creatura umana perfetta? Non fu l’angelo Gabriele, poiché egli fu colui che si materializzò e apparve a Maria annunciandole la sua futura maternità. Le Sacre Scritture indicano in effetti che fu colui che un angelo, parlando al profeta Daniele, chiamò “il vostro principe”, “il gran principe che sta a favore dei figli del tuo popolo”, cioè Michele. (Daniele 10:21; 12:1) Egli aveva agito come un principesco angelo sovrintendente a favore della nazione d’Israele, ed era senza dubbio l’angelo che si manifestò a Mosè nel rovo ardente ai piedi del monte Horeb nel lontano sedicesimo secolo a.E.V. È stato giustamente chiamato Michele l’arcangelo.a Che la sua forza vitale fosse trasferita nella cellula uovo di Maria dalla potenza dell’Iddio Altissimo che coprì Maria della sua ombra significò che egli, Michele, scomparve dal cielo. Con la nascita umana da Maria, la vergine giudea, egli doveva divenire un’anima umana. Questo lo rese disponibile per adempiere Isaia 53:10 riguardo al ‘sofferente servitore’ di Geova:

      “Tuttavia piacque al SIGNORE fiaccarlo con l’infermità; per vedere se la sua anima si sarebbe offerta in restituzione, affinché vedesse il suo seme, prolungasse i suoi giorni, e affinché il proposito del SIGNORE prosperasse per sua mano”. — Jewish Publication Society; si veda anche Zunz.

      TESTIMONI OCULARI DELLA NASCITA MIRACOLOSA

      21. Come fu spiegata a Giuseppe la gravidanza di Maria, e quale azione fu quindi compiuta?

      21 A suo tempo la sorprendente gravidanza della vergine fanciulla giudea divenne manifesta ad altri di Nazaret. Il fidanzato di Maria lo scoprì e ne fu profondamente turbato. Per la gravidanza di lei non si poteva dare a lui la colpa. A Nazaret la comune opinione giudaica avrebbe dubitato della concezione miracolosa di Maria; i rigidi Giudei aderenti alla Legge di Mosè l’avrebbero condannata ad essere lapidata a morte come adultera per aver violato il proprio fidanzamento con Giuseppe. Chi sarebbe potuto venire in aiuto di Maria e salvare lei e il nascituro di lei dalla morte per lapidazione? Chi avrebbe potuto chiarire le cose a Giuseppe? Ascoltate:

      “Nel tempo in cui sua madre Maria era promessa sposa a Giuseppe, fu trovata incinta per opera dello spirito santo, prima che si unissero. Comunque, Giuseppe suo marito, essendo giusto e non volendo farne un pubblico spettacolo, intendeva divorziare segretamente da lei. Ma dopo aver pensato a queste cose, ecco, l’angelo di Geova gli apparve, in sogno, dicendo: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di condurre a casa tua moglie Maria, poiché ciò che è stato generato in lei è dallo spirito santo. Ella partorirà un figlio, e tu dovrai mettergli nome Gesù [ebraico: Jeshua], poiché egli salverà il suo popolo dai loro peccati’.

      “Tutto questo effettivamente accadde, affinché si adempisse ciò che era stato dichiarato da Geova per mezzo del suo profeta, dicendo: ‘Ecco, la vergine [secondo la Settanta greca] sarà incinta e partorirà un figlio, e gli sarà posto nome Emmanuele’, che tradotto significa: ‘Con noi è Dio’.

      “Quindi Giuseppe si svegliò dal suo sonno e fece come l’angelo di Geova gli aveva prescritto, conducendo sua moglie a casa. Ma egli non ebbe rapporti con lei finché partorì un figlio; e gli mise nome Gesù [Jeshua]”. — Matteo 1:18-25.

      22. (a) Parlando a Maria, a quale aspetto del figlio messianico di lei Gabriele diede enfasi? (b) A Giuseppe, a quale altro aspetto del figlio di Maria l’angelo diede enfasi?

      22 Paragonando ciò che Gabriele disse a Maria con ciò che l’angelo disse nel sogno a Giuseppe, Gabriele diede maggiore enfasi al ruolo che il Messia avrebbe svolto come Re disceso da Davide per adempiere il patto che Geova aveva stipulato con Davide per un regno eterno. L’angelo che apparve a Giuseppe diede enfasi al ruolo del Messia come sacerdote, che avrebbe portato e rimosso il peccato. Questo angelo si soffermò sul nome da dare al Messia, nome che in ebraico significa “Salvezza di Geova”. Il Messia sarebbe vissuto in modo degno del suo nome personale in quanto avrebbe ‘salvato il suo popolo dai loro peccati’. Questo è in armonia col fatto che il Messia, il Discendente di Davide, doveva divenire “sacerdote a tempo indefinito secondo la maniera di Melchisedec!” — Salmo 110:1-4.

      23. Come la nascita di Gesù non ebbe luogo a Nazaret?

      23 Ebbe luogo la nascita a Nazaret dopo che Giuseppe vi condusse a casa sua Maria? No, non secondo il racconto ispirato. La nascita avvenne nella città di Davide, Betleem di Giuda. Come? Un decreto imperiale emanato da Roma fece adempiere Michea 5:2, riguardo al luogo di nascita del Messia. Eccone il racconto:

      “Or in quei giorni fu emanato da Cesare Augusto il decreto che si registrasse tutta la terra abitata; (questa prima registrazione ebbe luogo quando Quirino era governatore della Siria); e tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella propria città. Naturalmente, anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, nella città di Davide, che si chiama Betleem, perché era membro della casa e della famiglia di Davide, per essere registrato con Maria, che gli era stata data in matrimonio come promesso, ora incinta. Mentre erano ivi, si compirono i giorni in cui ella doveva partorire. E partorì il suo figlio, il primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché nell’alloggio non vi era posto per loro”. — Luca 2:1-7.

      24, 25. Come si calcola la data approssimativa della nascita di Gesù?

      24 Il mese e il giorno della nascita non sono indicati, proprio come nella Sacra Bibbia non sono mai indicati i giorni della nascita degli appartenenti al popolo di Dio.

      25 Con buona ragione si può dire comunque che Gesù, figlio primogenito di Maria, non nacque nella falsa data del 25 dicembre, né verso il tempo della festa invernale dell’Hhanukkah (Dedicazione), che cominciava il 25º giorno del mese lunare di Chisleu. (Giovanni 10:22) Secondo calcoli basati su Daniele 9:24-27 inerenti alla comparsa, alla carriera pubblica e allo stroncamento del Messia, Gesù nacque verso il 14º giorno del mese lunare di Tishri. Questo fu un giorno prima dell’inizio della festa della durata di una settimana di Succot (Capanne, Tabernacoli), durante la cui festa i Giudei dimoravano all’aperto in capanne e durante le veglie della notte i pastori erano fuori nei campi a custodire i loro greggi. (Levitico 23:34-43; Numeri 29:12-38; Deuteronomio 16:13-16) Poiché Gesù visse trentatré anni e mezzo e morì il giorno di Pasqua del 33 E.V., o il 14 Nisan di quell’anno, questo pone il giorno della sua nascita verso il principio dell’autunno dell’anno 2 a.E.V., o verso il 14 Tishri di quell’anno.

      26. A chi fu mandato l’angelo di Dio ad annunciare la nascita di Gesù, e con quale accompagnamento celeste?

      26 Essendo questa la nascita del Messia da lungo tempo atteso, era troppo importante perché passasse inosservata senza testimoni oculari. Dio fece in modo di occuparsene, inviando il suo angelo ad annunciare la vergine nascita miracolosa. Ma a chi? A Erode il Grande nel suo palazzo reale solo dieci chilometri a nord di Gerusalemme? O al capotribù del tempio, sommo sacerdote Ioazar, che era stato nominato dal re Erode? No, di certo. Pensando alla sicurezza del neonato bambino Gesù, Geova mandò il suo angelo agli uomini che seguivano l’occupazione di Davide quando era ragazzo, lì nei campi vicino a Betleem. Non fece apparire nessuna cosiddetta “Stella di Betleem” perché tutti la vedessero. Leggiamo:

      “In quello stesso paese vi erano anche dei pastori che dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi. E improvvisamente l’angelo di Geova fu presso di loro, e la gloria di Geova rifulse loro intorno, ed essi ebbero moltissimo timore. Ma l’angelo disse loro: ‘Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà, perché vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore, nella città di Davide. E questo è per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e a giacere in una mangiatoia’. E improvvisamente vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà’”. — Luca 2:8-14.

      27. Quali termini l’angelo applicò al neonato Gesù, e come furono appropriati?

      27 L’angelo chiamò il bambino neonato che giaceva in una mangiatoia di Betleem un “Salvatore”, che è una delle ragioni per cui gli fu messo nome Jeshua o Gesù, che significa “Salvezza di Geova”. Questo bambino doveva anche divenire l’unto di Geova, o Messia o Cristo (greco). Doveva essere inoltre “Signore”, Colui che pure il re Davide parlando profeticamente sotto ispirazione chiamò “mio Signore”. — Salmo 110:1.

      28. A chi era dovuta in quell’occasione la gloria, e per chi erano la pace e anche la “buona notizia di una grande gioia”?

      28 Solo Dio Onnipotente, mediante un miracolo, avrebbe potuto provvedere un figlio con un tale incarico come Messia. Quale meraviglia, dunque, che un’angelica “moltitudine dell’esercito celeste” apparisse e cantasse insieme gloria a Dio! Questa miracolosa nascita di tutte le nascite umane fu un’amorevole espressione della Sua buona volontà verso gli uomini che Egli approva. Avendo tali uomini la buona volontà di Dio, potrebbero avere pace di cuore e di mente. Questa nascita sarà ancora per “tutto il popolo” motivo di “grande gioia”. Non c’è da meravigliarsi se la comunicazione angelica della nascita fu una buona notizia non solo per il cielo, ma anche per gli uomini sulla terra!

      29. Come i pastori divennero testimoni oculari della nascita del Messia?

      29 L’angelo aveva dato ai pastori il “segno” di identificazione, e così ora potevano divenire testimoni oculari della nascita del Messia.

      “E quando gli angeli furon partiti da loro nel cielo, i pastori dicevano l’uno all’altro: ‘Andiamo in ogni modo fino a Betleem e vediamo questa cosa che è avvenuta, la quale Geova ci ha fatta conoscere’. E andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe, e il bambino a giacere nella mangiatoia. Avendolo visto, fecero sapere la parola che era stata loro detta riguardo a questo fanciullino. E tutti quelli che udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori, ma Maria custodiva tutte queste parole, traendone conclusioni nel suo cuore. Quindi i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udite e vedute, secondo come queste erano state dette loro”. — Luca 2:15-20.

      30. Rifiutando questa autentica “buona notizia di una grande gioia”, come influiremmo su noi stessi?

      30 Così questa vergine nascita miracolosa non è un mito. È stata attestata da angeli celesti ed è stata confermata da testimoni oculari umani. Il dottore in medicina Luca fece un’investigazione personale e raccolse per noi queste vitali informazioni. (Luca 1:1-4; Colossesi 4:14) Semplicemente facciamo male a noi stessi se non accettiamo questa autentica testimonianza. Solo ci rendiamo infelici se rifiutiamo per alterigia questa “buona notizia di una grande gioia”.

      31. Quando Giuseppe adottò Gesù come suo figlio adottivo e quindi si purificò con la madre del bambino?

      31 L’ottavo giorno dopo la sua nascita il bambino fu circonciso nella carne, come tutti gli altri bambini giudei nati sotto la Legge di Mosè. (Luca 2:21; Galati 4:4, 5) In quel tempo, Giuseppe indicò che adottava Gesù come suo figlio adottivo. Egli non adottò nessun figlio illegittimo, ma protesse Gesù dalla falsa accusa d’essere un figlio di fornicazione. Il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, Giuseppe e Maria portarono il figlio primogenito di lei a Gerusalemme per presentarlo a Geova nel tempio e per far compiere un sacrificio di purificazione per lei e per il padre adottivo del bambino. (Luca 2:22-24; Levitico 12:1-8) Il re Erode non era consapevole di tutto questo.

      32. (a) Ebbe Maria altri figli e anche figlie? (b) L’adottato Gesù quali diritti ebbe ora rispetto all’interrotto regno di Davide?

      32 A suo tempo Maria ebbe rapporti con suo marito Giuseppe e gli generò figli. La storia mostra che, per almeno dodici anni dopo la nascita di Gesù, Giuseppe continuò a vivere con Maria. Questo gli consentì d’avere da lei dei figli. La storia parla di quattro figli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, e anche di figlie di Maria. Questi divennero fratellastri e sorellastre di Gesù primogenito di lei. (Luca 2:41-52; Matteo 13:53-56, Marco 6:1-3; Atti 1:14) Comunque, siccome Giuseppe adottò il figlio primogenito di Maria come suo proprio, Giuseppe trasmise a Gesù il diritto legale che aveva rispetto al regno di Davide suo antenato. Inoltre, essendo il primogenito naturale di Maria per miracolo di Dio, Gesù ereditò il diritto naturale al regno allora interrotto di Davide. Facendo la genealogia del suo padre putativo Giuseppe, lo storico Matteo lo chiama Messia, dicendo: “Libro della storia di Gesù Cristo [ebraico: Messia], figlio di Davide, figlio di Abraamo”. — Matteo 1:1. Si veda Luca 3:23-38, che mostra la discendenza di Maria.

      33, 34. Perché il re Erode non riuscì a uccidere il Messia, e perché Gesù fu chiamato “Nazareno”?

      33 La nascita di Gesù non molto tempo prima che morisse il re Erode il Grande non fu per quel governante edomita di Gerusalemme una buona notizia. La sua attenzione fu richiamata sulla nascita non dall’angelo di Geova o dai pastori di Betleem, ma dagli astrologici contemplatori delle stelle venuti dall’oriente, uomini sotto l’influenza demonica condannati dalla Legge di Mosè. — Deuteronomio 18:9-14; Isaia 47:12-14; Daniele 2:27; 4:7; 5:7.

      34 Nella corte di Erode gli astrologi dovettero avere prima l’indicazione di Michea 5:2 perché quella cosa luminosa che immaginavano fosse una “stella” li guidasse a Betleem e dove abitava Gesù. In un sogno Dio diede loro divino avvertimento di non tornare a riferirlo all’omicida Erode. Per non essere frustrato nel complotto di uccidere il Messia, Erode fece uccidere a Betleem i bambini dai due anni in giù, ma non Gesù. Per avvertimento angelico, Giuseppe e Maria lo avevano portato in Egitto. Erode morì, lasciando così suo figlio Archelao come re della Giudea, compresa Betleem. Pertanto, Gesù non fu riportato a Betleem ma fu condotto nel settentrione a Nazaret di Galilea, dove crebbe. Ecco perché fu chiamato Gesù di Nazaret, non Gesù di Betleem. — Matteo 2:1-23; 21:11.

      UN PRECURSORE PRESENTA IL MESSIA

      35. Il Messia doveva essere presentato da chi, e questi che cosa predicò?

      35 Il Messia doveva essere presentato alla nazione d’Israele da un precursore, secondo la profezia di Malachia 3:1. Questi provò d’essere il figlio che l’angelo Gabriele disse sarebbe stato dato all’anziano sacerdote Zaccaria e alla sua anziana moglie Elisabetta e che Zaccaria avrebbe dovuto chiamare Giovanni. (Luca 1:5-25, 57-80) All’inizio della primavera dell’anno 29 E.V., nel quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare, “la dichiarazione di Dio fu rivolta a Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto. Ed egli venne in tutto il paese intorno al Giordano, predicando il battesimo come simbolo di pentimento per il perdono dei peccati”. (Luca 3:1-3) Egli predicò a quelli che andavano a udirlo, dicendo: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matteo 3:1, 2) Questo predicatore fu chiamato “Giovanni il Battista”. — Marco 1:1-4, VR.

      36. Quando e perché Gesù andò da Giovanni per farsi battezzare, e quale prova celeste fu data come approvazione di ciò?

      36 Dopo avere osservato Giovanni impegnato a predicare e a battezzare per circa sei mesi, Gesù prese ad agire. Riconobbe che egli doveva essere il rappresentante terreno di quel “regno dei cieli”. Nell’autunno di quell’anno, 29 E.V., Gesù compì trent’anni. Smise di fare il falegname lì a Nazaret e vi lasciò sua madre con gli altri figli e figlie di lei e andò a trovare il suo precursore, Giovanni. Egli pensava alle parole profetiche del re Davide come sono scritte in Salmo 40:6-8. (Ebrei 10:1-10) Quindi andò non a battezzarsi in simbolo di pentimento per il perdono dei peccati, ma a battezzarsi in simbolo della sua presentazione per fare la volontà di Dio inerente al suo futuro. Come mostrò Dio d’accettarlo? Leggiamo:

      “Gesù venne quindi dalla Galilea al Giordano da Giovanni, per esser da lui battezzato. Ma questi cercava d’impedirglielo, dicendo: ‘Son io che ho bisogno d’esser battezzato da te, e tu vieni a me?’ Rispondendo, Gesù gli disse: ‘Lascia fare, questa volta, poiché conviene che adempiamo in questo modo tutto ciò che è giusto’. Quindi egli cessò d’impedirglielo. Ed essendo stato battezzato, Gesù uscì immediatamente dall’acqua; ed ecco, i cieli si aprirono, ed egli vide lo spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco, vi fu una voce dai cieli che disse: ‘Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato’”. — Matteo 3:13-17.

      37. Che cosa testimoniò Giovanni ai suoi discepoli in quanto a chi era Gesù, e come si riferì a lui come a una vittima di sacrificio?

      37 Giovanni Battista vide ciò che accadde e udì la voce del Padre celeste. In seguito egli rese testimonianza ai suoi discepoli di ciò che aveva visto e udito dire da Dio in cielo, e attestò, dicendo: “Ed io l’ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. Giovanni additò inoltre il battezzato Gesù come colui che doveva essere sacrificato per la salvezza del genere umano, dicendo: “Ecco, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29-34) Non è la testimonianza di Giovanni Battista oggi degna d’essere da noi accettata e creduta? Sì, certamente!

      38. (a) Che cosa significò per lui la discesa dello spirito di Dio su Gesù? (b) Qual è il numero delle “settimane di anni” che qui finirono, e che cosa doveva accadere durante la successiva settimana?

      38 Quella discesa dello spirito santo di Dio sul battezzato Gesù significò più che solo il suo divenire da allora in poi un Figlio spirituale di Dio in vista della sua restaurazione alla celeste vita spirituale. Significò anche che era unto con lo spinto di Dio. Ora egli divenne in realtà l’Unto, il Messia, o, in greco, il Cristo. Qui, proprio in tempo, era l’adempimento della profezia. Nell’anno 29 E.V., qui finirono le sette settimane (di anni) e le sessantadue settimane (di anni) per (un totale di 483 anni) con la generazione dell’Unto, il Messia, il Cristo. (Daniele 9:25) Ora doveva cominciare la settantesima settimana (di anni), a metà della quale il Messia avrebbe fatto “cessare sacrificio e offerta di dono”, offrendosi come sacrificio umano per essere “stroncato” nella morte di sacrificio quale Agnello di Dio. — Daniele 9:26, 27.

      39. Dove e in quale occasione Gesù Cristo richiamò l’attenzione sull’adempimento in lui di Isaia 61:1-3?

      39 Così fu adempiuta anche la profezia di Isaia 61:1-3 riguardo all’unzione del Messia con lo spirito di Geova. Davide era stato unto con semplice olio vegetale, ma qui il Figlio e Signore di Davide fu unto con spirito santo. L’anno dopo, quando Gesù tornò a Nazaret non per fare di nuovo il falegname, ma per predicare nella loro sinagoga, richiamò l’attenzione sull’adempimento in lui della profezia di Isaia. Il racconto di Luca 4:16-21 ci dice:

      “E gli fu consegnato il rotolo del profeta Isaia, ed egli, aperto il rotolo, trovò il luogo dov’era scritto: ‘Lo spirito di Geova è su di me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri, mi ha mandato per predicare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi, per mettere in libertà gli oppressi, per predicare l’anno accettevole di Geova’. Quindi avvolse il rotolo, lo riconsegnò al servitore e si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga eran fissi attentamente su di lui. Quindi cominciò a dir loro: ‘Oggi, questa scrittura che avete appena udita si è adempiuta’”.

      40, 41. (a) Perché Satana volle infrangere specialmente l’integrità dell’unto Gesù? (b) Come finì la prova a cui il Tentatore sottopose Gesù?

      40 Il grande Serpente, Satana il Diavolo, sapeva che questo unto Gesù era il messianico “seme” della celeste “donna” di Dio. Ora, di tutti i “figli del vero Dio” qui era quello particolare la cui integrità il grande Serpente avrebbe voluto infrangere, per recare su Dio il massimo biasimo. Si rivolse dunque a Gesù nel deserto della Giudea, dove Gesù era andato immediatamente dopo il suo battesimo e la sua unzione con lo spirito di Geova, per trascorrervi quaranta giorni. Il grande Serpente cercò di tentare Gesù: Per provare al Diavolo con una dimostrazione che era un figlio di Dio egli avrebbe dovuto mutare miracolosamente le pietre in pane o si sarebbe dovuto far portare da invisibili angeli sulle loro mani dopo essersi gettato dal parapetto del tempio di Gerusalemme.

      41 Infine, in un terzo e ultimo sforzo disperato, il Tentatore offrì a Gesù “tutti i regni del mondo e la loro gloria” in compenso d’un solo atto di adorazione di Gesù. Per la terza volta Gesù citò la scritta Parola di Dio e disse: “È scritto: ‘Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio’”. — Matteo 4:1-10.

      42. Come l’esperienza di Gesù corrispose qui ai quaranta giorni che l’angelo di Dio trascorse con Mosè sul monte Horeb?

      42 Gli angeli guardavano questa prova d’integrità del Messia verso l’Iddio Altissimo. Così ora, quando il Diavolo se ne andò via sconfitto, “ecco, vennero degli angeli e lo servivano”. (Matteo 4:11; Marco 1:13) Molto tempo prima Mosè era stato per quaranta giorni sul monte Horeb nel deserto del Sinai con l’angelo di Geova; e ora Gesù il Messia, dopo quaranta giorni di digiuno e meditazione nel deserto della Giudea, fu pronto a intraprendere fiduciosamente nel paese d’Israele la sua carriera pubblica. — Esodo 24:18.

      [Nota in calce]

      a Si vedano Giuda, versetto 9, Rivelazione 12:7. Per un’anteriore e più piena considerazione di ciò, si veda l’opera di E. W. Hengstenberg, intitolata “Christology of the Old Testament and Commentary”, Volume 4, pagine 301-304 (edito nel 1836-1839 E.V.).

  • Glorificazione del Messia
    L’“eterno proposito” di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo
    • Capitolo XII

      Glorificazione del Messia

      1. Geova cosa ispirò il profeta Isaia (53:7-12) a dire riguardo a ciò che avrebbe dovuto precedere la glorificazione del Messia?

      PRIMA della glorificazione doveva venire la sofferenza. Questo doveva accadere al messianico “servitore” di Dio. Preannunciando che questo era il proposito divino riguardo al Messia, Dio ispirò il suo profeta Isaia dell’ottavo secolo avanti la nostra Èra Volgare a dire:

      “Egli fu messo alle strette, e si lasciava affliggere; eppure non apriva la bocca. Era portato proprio come una pecora allo scannatoio; e come un’agnella che dinanzi ai suoi tosatori sia divenuta muta, neanche apriva la bocca. . . . Per tale ragione gli darò una porzione fra i molti, e ripartirà le spoglie coi potenti, per il fatto che versò la sua anima alla medesima morte, e fu contato coi trasgressori; ed egli stesso portò il medesimo peccato di molti, e s’interponeva per i trasgressori”. — Isaia 53:7-12; Atti 8:32-35.

      2. Dopo aver udito che Giovanni era stato messo in prigione, quale messaggio riprese Gesù?

      2 Anche il precursore del Messia fu costretto a soffrire per la propria fedeltà alla legge di Dio. Dopo avere indirizzato molti battezzati discepoli a Gesù, fu messo in prigione dal governante distrettuale della Galilea, Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, e in seguito, durante una celebrazione del compleanno di Erode, fu decapitato. (Matteo 14:1-12) Udito che Giovanni era stato arrestato e messo in prigione, Gesù riprese il messaggio di Giovanni. “Da allora in poi Gesù cominciò a predicare, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’”. — Matteo 4:12-17.

      3. Mosè soffrì per aver preferito essere che cosa, e come l’esperienza di Gesù dovrebbe corrispondere a questo?

      3 Come Giovanni Battista, Gesù non predicava il regno terrestre dei Maccabei, che molti Giudei volevano fosse restaurato. Egli predicava il “regno dei cieli”, il regno di Dio che aveva relazione con il re Davide dell’antichità. Nella sua sofferenza non fu diverso dal profeta Mosè. Sulla forte fede di Mosè, in Ebrei 11:25, 26 è scritto: “Scegliendo d’essere maltrattato col popolo di Dio piuttosto che avere il temporaneo godimento del peccato, perché stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; poiché guardava attentamente la ricompensa”. Siccome il Messia doveva essere un profeta simile a Mosè, e Mosè soffrì prima e dopo che fu costituito (unto) come profeta di Geova, era normale che anche il Messia Gesù dovesse soffrire. Infatti, le sue sofferenze dovevano essere maggiori di quelle di Mosè. — Deuteronomio 18:15.

      4. In nome di chi Mosè andò dal suo popolo, e come questo corrisponde nel caso di Gesù Cristo?

      4 Fu nel nome dell’Iddio Onnipotente, Geova, che Mosè fu rimandato in Egitto per trarne il suo popolo dalla schiavitù. (Esodo 3:13-15; 5:22, 23) Proprio come Mosè incontrò opposizione, così la incontrò la sua controparte del primo secolo. A quelli che non riponevano in lui come Messia mandato da Dio nessuna fede, Gesù disse:

      “Sono venuto nel nome del Padre mio, ma voi non mi ricevete; se qualche altro arrivasse nel proprio nome, quello ricevereste. Come potete credere, quando accettate la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal solo Dio? Non pensate che io vi accusi al Padre; vi è uno che vi accusa, Mosè, in cui avete riposto la vostra speranza. Infatti, se credeste a Mosè credereste a me, poiché egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti di lui, come crederete alle mie parole?” — Giovanni 5:43-47.

      5. Perché i Giudei avrebbero dovuto credere che Gesù veniva nel nome del suo Padre celeste, e quando una folla espresse tale credenza?

      5 Notiamo come Gesù rispose a quelli che non lo accettavano come Messia e gli dissero: “Per quanto tempo ci terrai con l’animo sospeso? Se tu sei il Cristo [Ma·shiʹahh], diccelo francamente”. Gesù chiese loro di far parlare per lui le proprie opere messianiche, dicendo: “Ve l’ho detto, e non credete. Le opere che faccio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me. Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono”. (Giovanni 10:24-27) Ma alcuni Giudei credettero che Gesù veniva nel nome del suo Padre celeste. Così, cinque giorni prima della Pasqua del 33 E.V., quando Gesù, a cavallo di un asino, entrò cavalcando a Gerusalemme per adempiere la profezia di Zaccaria 9:9, una folla d’essi lo acclamò, dicendo: “Salva, ti preghiamo! Benedetto colui che viene nel nome di Geova, il re d’Israele!” — Giovanni 12:1, 12, 13; Matteo 21:4-9; Marco 11:7-11; Luca 19:35-38; Salmo 118:26.

      6. Nel nome di chi Gesù vigilò sui suoi fedeli apostoli?

      6 Infine, la sera di Pasqua, dopo averla celebrata con i suoi discepoli o apostoli fedeli, Gesù pregò Geova e disse:

      “Io ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo. Eran tuoi, e tu li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. . . . Padre santo, vigila su di loro a motivo del tuo nome che tu mi hai dato, onde essi siano uno come lo siamo noi. Quando ero con loro io vigilavo su di loro a motivo del tuo nome che tu mi hai dato, e li ho custoditi”. — Giovanni 17:6, 11, 12

      Quindi, venendo nel nome di Geova, Gesù fu un profeta come Mosè.

      IDENTIFICATO ANCHE DA MIRACOLI E PROFEZIE

      7. Perché Mosè compì segni dinanzi agli Egiziani e agli Israeliti, e i suoi segni come sono per numero in paragone con quelli del Messia?

      7 Sia agli Israeliti che agli Egiziani il profeta Mosè diede prova con molti miracoli di venire nel nome del solo vivente e vero Dio. Questi furono “segni” che erano stati dati da Dio per provare che Geova aveva inviato Mosè. (Esodo 4:1-30; 7:1-3; 8:22, 23; 10:1, 2; Deuteronomio 34:10, 11) Gli antichi Israeliti non chiesero a Mosè un “segno dal cielo”, e conformemente gli Israeliti del primo secolo E.V. erano fuori posto chiedendo a Gesù un tale segno. (Matteo 16:1-4) Non è un discredito dire che i segni miracolosi compiuti da Mosè furono di gran lunga superati per numero da quelli compiuti da Gesù a prova della propria opera messianica.

      8. Con che cosa Gesù cominciò i suoi “segni”, e quale effetto ebbero i “segni” sui suoi discepoli e su Nicodemo?

      8 Gesù non fece come Mosè e non mutò l’acqua in sangue, ma mutò in effetti l’acqua nel miglior vino quando a una festa nuziale a Cana di Galilea se ne esaurirono le provviste. Questo fu solo l’inizio, secondo ciò che è scritto in Giovanni 2:11: “Gesù compì questo in Cana di Galilea come principio dei suoi segni, e rese la sua gloria manifesta; e i suoi discepoli riposero la loro fede in lui”. Riguardo alla Pasqua del 30 E.V., il racconto ci dice: “Quando egli era in Gerusalemme alla pasqua, alla sua festa, molti riposero fede nel suo nome, vedendo i segni che compiva”. (Giovanni 2:23) Per esempio, il fariseo Nicodemo, governante dei Giudei e membro del Sinedrio di Gerusalemme, visitò Gesù di notte e disse: “Rabbi, sappiamo che come maestro sei venuto da Dio; poiché nessuno può compiere questi segni che tu compi a meno che Dio non sia con lui”. — Giovanni 3:1, 2; 7:50, 51; 19:39, 40.

      9. In quanto alla specie come furono i miracoli di Gesù in paragone con quelli di Mosè?

      9 Mosè guarì la lebbra? Gesù guarì molti lebbrosi nel paese d’Israele. Mosè divise le acque del mar Rosso per la salvezza del suo popolo? Gesù camminò sulle acque del mare di Galilea e ne calmò le acque durante un pericoloso turbine. Nel deserto gli Israeliti si nutrirono per quarant’anni di manna caduta dal cielo e poi morirono. Gesù provvide una manna dal cielo nel sacrificio della sua propria umanità perfetta, affinché tutti quelli che ne mangiano con fede vivano per sempre. (Giovanni 6:48-51) Mosè non guarì mai tutti i casi di malattie e infermità che guarì Gesù. Mosè non destò mai nessuno dai morti. Gesù destò dai morti più persone di quante non ne destarono i profeti Elia ed Eliseo, e uno di questi fu Lazzaro di Betania, che era stato morto e nella tomba per quattro giorni. (Giovanni 11:1-45; 12:1-9) Anche i nemici di Gesù dovettero ammettere che egli compiva molti segni, poiché dissero: “Che faremo, poiché quest’uomo compie molti segni? Se lo lasciamo stare così, riporranno tutti fede in lui, e verranno i Romani e toglieranno sia il nostro luogo che la nostra nazione”. — Giovanni 11:46-48; 12:37.

      10. Come Pietro attestò che Gesù aveva fatto miracoli, sia ai Giudei al tempo della Pentecoste in Gerusalemme che ai Gentili in Cesarea?

      10 Senza esagerare, dunque, l’apostolo Pietro poté dire alle migliaia di Giudei il giorno festivo di Shavuoth (Settimane) del 33 E.V.: “Uomini d’Israele, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo pubblicamente mostratovi da Dio per mezzo di potenti opere e portenti e segni che Dio fece in mezzo a voi mediante lui, come voi stessi sapete”. (Atti 2:22) Alcuni anni dopo questo stesso Pietro, quando a Cesarea dichiarò i fatti del caso ad alcuni Gentili favorevoli ai Giudei, disse:

      “Voi conoscete il soggetto di cui si è parlato in tutta la Giudea, a cominciare dalla Galilea dopo il battesimo predicato da Giovanni, cioè Gesù di Nazaret, come Dio lo unse con spirito santo e potenza, ed egli andò per il paese facendo il bene e sanando tutti quelli che erano oppressi dal Diavolo; perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose che egli fece nel paese dei Giudei e in Gerusalemme”. — Atti 10:37-39.

      11, 12. (a) In che modo Gesù somiglia a Mosè come profeta? (b) Che dire circa l’adempimento della più ampia profezia di Gesù?

      11 Fu Mosè un profeta? Sì, certo! E tale fu il Messia Gesù. Egli proferì molte parabole o illustrazioni profetiche. Preannunciò il suo tradimento per opera del suo proprio apostolo Giuda e come sarebbe avvenuta la sua morte e per mano di chi, e inoltre che sarebbe stato destato dalla tomba il terzo giorno dopo la sua morte. Predisse la distruzione di Gerusalemme, che doveva avvenire per mano dei Romani nel 70 E.V. La sua profezia più ampia fu quella riportata nei racconti preservati in Matteo, capitoli ventiquattro e venticinque, Marco, capitolo tredici, e Luca, capitolo ventuno. Questa profezia fu pronunciata in risposta alla domanda dei suoi discepoli su quando sarebbe avvenuta la distruzione di Gerusalemme col suo tempio, e quale sarebbe stato il “segno” del suo ritorno e “presenza” (parousia) messianica e del “termine del sistema di cose”.

      12 A testimonianza dell’accuratezza di questa profezia, gli aspetti della profezia si adempirono in quella generazione del primo secolo, e, ancor più rimarchevolmente, gli aspetti corrispondenti e altri particolari si sono adempiuti nella nostra generazione dal 1914 E.V., anno dal quale abbiamo avuto guerre, penurie di viveri, terremoti, pestilenze, persecuzione dei suoi seguaci, afflizione mondiale, e ci sovrasta una “grande tribolazione” senza precedenti. — Matteo 24:21.

      13. Come Gesù risulta dal paragone con Mosè in quanto ad avere profezie che lo preannunciavano e si adempirono su di lui?

      13 Il profeta Mosè non ebbe nessuna profezia che lo preannunciasse e si adempisse su di lui. Ma in tutte le Scritture Ebraiche, da Genesi a Malachia, ci sono centinaia di profezie che si adempirono su Gesù dalla sua nascita alla sua morte e risurrezione, per provare che era invero il Messia, il “seme” a cui il grande Serpente, Satana il Diavolo, doveva ferire “il calcagno”. Egli stesso richiamò su questo l’attenzione dei suoi discepoli dopo che Dio lo risuscitò dai morti. In Luca 24:25-48, il racconto ci dice:

      “Ed egli disse loro: ‘O insensati e tardi di cuore a credere tutte le cose pronunciate dai profeti! Non era necessario che il Cristo [Ma·shiʹahh] soffrisse queste cose ed entrasse nella sua gloria?’ E cominciando da Mosè e da tutti i Profeti interpretò loro le cose che lo concernevano in tutte le Scritture. . . .

      “Ora disse loro ‘Queste sono le parole che vi dissi quando ero ancora con voi, che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè e nei Profeti e nei Salmi dovevano adempiersi’. Quindi aprì pienamente le loro menti perché afferrassero il significato delle Scritture, e disse loro: ‘Così è scritto che il Cristo [Ma·shiʹahh] avrebbe sofferto e che sarebbe sorto dai morti il terzo giorno, e in base al suo nome il ravvedimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni: cominciando da Gerusalemme, sarete testimoni di queste cose”’.

      14. Che cosa scrisse Mosè delle maledizioni su Israele e in quanto a fare di un criminale qualche cosa di maledetto dinanzi a Dio? In vista di chi?

      14 In Levitico, capitolo ventisei, e in Deuteronomio 28:15-68, il profeta Mosè scrisse tutte le maledizioni e le calamità che sarebbero venute sulla nazione d’Israele se non avesse messo in pratica il proprio patto della Legge stipulato con Geova Dio. Mosè inoltre scrisse:

      “E nel caso che in un uomo ci sia un peccato che meriti la sentenza di morte, ed egli sia stato messo a morte, e tu l’abbia appeso a un palo, il suo corpo morto non dovrebbe restare sul palo per tutta la notte, ma lo dovresti senz’altro seppellire quel giorno, perché colui che è appeso è qualche cosa di maledetto da Dio; e tu non devi contaminare il tuo suolo, che Geova tuo Dio ti dà in eredità”. — Deuteronomio 21:22, 23.

      È evidente che questa legge fu data da Dio con la mente volta al suo Messia. Perché? Affinché la nazione d’Israele fosse salvata dalla maledizione che sarebbe venuta su di essa per aver violato il proprio patto della Legge con Dio, il Messia sarebbe dovuto morire su un palo come maledetto in luogo d’Israele.

      MORTE E GLORIFICAZIONE

      15. Il giorno di Pasqua del 33 E.V., che cosa si fece per far giustiziare l’Agnello di Dio da non Giudei?

      15 Il 14 Nisan, giorno di Pasqua, dell’anno 33 E.V., fu ucciso e preparato l’agnello pasquale perché fosse mangiato, anche dagli apostoli di Gesù. (Matteo 26:1-30; Marco 14:1-26; Luca 22:1-39) Ma che dire di colui che Giovanni Battista chiamò “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”? (Giovanni 1:29, 36) A tarda ora quella sera dopo la cena pasquale egli fu tradito dall’apostolo Giuda Iscariota e fu arrestato da un gruppo armato che lo prese e lo consegnò ai capi religiosi di Gerusalemme. Fu sottoposto a processo dal Sinedrio giudiziario e fu condannato a morte secondo la loro interpretazione della Legge. In vista delle loro limitazioni circa l’esecuzione della pena di morte, quel corpo giudiziario consegnò il condannato Gesù al governatore gentile, Ponzio Pilato, come perturbatore della pace e criminale sedizioso. I suoi accusatori insisterono di farlo morire appeso a un palo.

      16. Dinanzi a Pilato, che cosa disse Gesù del regno e della verità?

      16 Quando veniva processato dinanzi a Ponzio Pilato, Gesù indicò che il suo regno messianico doveva essere celeste, non terrestre nella Gerusalemme del Medio Oriente. Avendo Pilato chiesto: “Sei tu il re dei Giudei?” Gesù rispose: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. A questa risposta, Pilato chiese: “Dunque, sei tu re?” Gesù rispose: “Tu stesso dici che io sono re. Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chi è dalla parte della verità ascolta la mia voce”. — Giovanni 18:33-37.

      17. Come Gesù fu quindi “contato coi trasgressori”, e quale speranza diede a uno dei trasgressori?

      17 Senza volerlo, Pilato cedette alle richieste degli accusatori onde Gesù fosse appeso a un palo. Il luogo dell’esecuzione risultò il Golgota (“Luogo del Teschio”), o Calvario, fuori delle mura di Gerusalemme. Egli fu appeso fra due malfattori, “trasgressori”. Quelli che erano versati nella Legge di Mosè considerarono Gesù sul palo come “qualche cosa di maledetto da Dio”. Benché così ‘fosse contato con i trasgressori’, Gesù aveva ancora in mente la speranza di un Paradiso terrestre per il genere umano sotto il suo futuro governo messianico. Di conseguenza, quando un trasgressore, che aveva compreso che Gesù era un uomo innocente e un capro espiatorio per i peccatori, gli disse: “Gesù, ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno”, Gesù rispose: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”. — Luca 23:39-43; 22:37.

      18. Come Gesù fece la sua tomba con i malvagi e con i ricchi, e in quale condizione fu nello Sceol?

      18 A metà pomeriggio di quel giorno di Pasqua, Gesù morì. “Ha dato la sua anima alla morte”. “Versò la sua anima alla medesima morte”. (Isaia 53:12, Na; NM) Secondo Deuteronomio 21:22, 23, fu seppellito quello stesso pomeriggio. Fu posto in una tomba scavata da poco che apparteneva a un uomo ricco, facendo così “il suo luogo di sepoltura pure coi malvagi, e con la classe del ricco alla sua morte, nonostante il fatto che non avesse operato nessuna violenza e che non ci fosse nessun inganno nella sua bocca”. (Isaia 53:9) Così anche l’anima di Gesù andò nello Sceol, la comune tomba del genere umano. Lì si avverò sul morto Gesù che “i morti non sanno nulla . . . sotterra [Sceol, NM], ove tu vai, non vi è né opera, né ragione, né conoscimento, né sapienza alcuna”. — Ecclesiaste 9:5, 10, Diodati.

      19. Quando e come Geova adempì la sua propria ispirata profezia di Salmo 16:10, e perché sorse la domanda circa dove era stato posto Gesù?

      19 Comunque, il re Davide profeticamente aveva scritto: “Tu non lascerai l’anima mia nel sepolcro [Sceol, NM], e non permetterai che il tuo Santo senta la corruzione della fossa. Tu mi mostrerai il sentier della vita; sazietà d’ogni gioia è col tuo volto; ogni diletto è nella tua destra in sempiterno”. (Salmo 16:10, 11, Di) Conforme a questa profezia che Egli stesso aveva ispirata, Geova l’Iddio Onnipotente destò il Messia Gesù il terzo giorno, 16 Nisan, il giorno in cui il sommo sacerdote Caiafa offrì a Geova nel tempio un “covone dei primi frutti” della mietitura dell’orzo. (Levitico 23:9-14; 1 Corinti 15:20, 23) È vero che la tomba in cui era stato posto Gesù fu trovata vuota, ma perché non fu trovato in nessun luogo dai suoi propri discepoli? Perché nei quaranta giorni dopo la sua risurrezione appariva loro all’improvviso e all’improvviso scompariva, per provare loro che era vivente dai morti? — Atti 1:1-3; Giovanni 20:1-31; Matteo 28:1-18.

      20. Come Pietro spiega la risurrezione di Gesù, e come Paolo descrive la corrispondente risurrezione dei discepoli di Gesù?

      20 L’apostolo Pietro, a cui il risuscitato Gesù una volta apparve in privato, ci dà la spiegazione di queste materializzazioni come quelle fatte dagli angeli spirituali ai giorni degli antichi profeti. Pietro dice: “Anche Cristo morì una volta per sempre in quanto ai peccati, persona giusta per ingiusti, affinché vi conducesse a Dio, essendo messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito. In questo stato pure andò a predicare agli spiriti in prigione”. (1 Pietro 3:18, 19; 1 Corinti 15:5; Luca 24:34) Alla sua risurrezione gli si fece come è predetto che avviene ai suoi fedeli discepoli allorché risuscitano:

      “È seminato nel disonore, è destato nella gloria. È seminato nella debolezza, è destato nella potenza. È seminato corpo fisico, è destato corpo spirituale. Se vi è un corpo fisico, ve n’è anche uno spirituale. Così è anche scritto: ‘Il primo uomo Adamo divenne anima vivente’. L’ultimo Adamo divenne spirito vivificante.

      “Comunque, dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né la corruzione eredita l’incorruzione. . . . Poiché questo che è corruttibile deve rivestire l’incorruzione, e questo che è mortale deve rivestire l’immortalità. Ma quando questo che è corruttibile avrà rivestito l’incorruzione e questo che è mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: ‘La morte è inghiottita per sempre’”. — 1 Corinti 15:43-45, 50-54.

      “Poiché se siamo stati uniti a lui nella somiglianza della sua morte, saremo certamente anche uniti a lui nella somiglianza della sua risurrezione”. — Romani 6:5.

      21. Dio risuscitò Gesù perché fosse quale specie di persona, e così in che modo Gesù ritenne il merito del suo sacrificio umano?

      21 Conformemente, le prove scritturali mostrano che Gesù Cristo fu risuscitato come Figlio spirituale di Dio nell’immortalità e nell’incorruzione. (Atti 13:32-37) Quindi, alla sua risurrezione dai morti, Gesù Cristo non ritrasse il suo corpo umano come sacrificio dall’altare di Dio per riprendere il suo corpo umano. (Ebrei 10:1-10) Proprio come nell’annuale Giorno di Espiazione i corpi di quelle vittime animali il cui sangue era portato nel Santissimo per il peccato venivano eliminati, così Dio accettò il sacrificio della natura umana di Gesù ed eliminò il corpo umano di Gesù. In che modo? Non lo sappiamo. (Ebrei 13:10-13; Levitico, capitolo sedici) Sebbene Dio Onnipotente non risuscitasse il suo Figlio Gesù Cristo in un corpo umano, il risuscitato Figlio di Dio ritenne in effetti il valore o merito del suo sacrificio umano, che era come il sangue di sacrificio che il sommo sacerdote giudeo portava nel Santissimo del tempio per fare espiazione per il peccato.

      22, 23. (a) Come persona spirituale dopo la risurrezione, cosa poté ora fare Gesù com’era stato prefigurato dal sommo sacerdote nel Giorno di Espiazione? (b) Come Gesù fu ora in una posizione più potente per ferire “la testa” del Serpente?

      22 Come Figlio spirituale di Dio, Gesù Cristo poté ascendere di nuovo in cielo il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione dai morti. Parecchi suoi fedeli discepoli furono testimoni di quell’ascensione. (Atti 1:1-11) Proprio come il sommo sacerdote giudeo aspergeva nel Santissimo il sangue di Espiazione verso l’aurea Arca del Patto, così Gesù entrò alla celeste presenza di Dio e presentò il valore o merito del suo perfetto sacrificio umano. (Ebrei 9:11-14, 24-26) Quindi l’Iddio Altissimo lo fece sedere alla Sua propria destra come “sacerdote a tempo indefinito secondo la maniera di Melchisedec”. — Salmo 110:1-4; Atti 2:31-36; Ebrei 5:10; 10:11-13.

      23 In questo modo il Figlio di Dio fu compensato con un posto celeste più alto di quello che occupava prima di divenire uomo perfetto e d’esser ferito al “calcagno” dal grande Serpente. Egli riprese il suo nome preumano, Michele, così che in cielo ci fu di nuovo un “arcangelo Michele”. (Giuda 9; Rivelazione 12:7) Il glorificato “seme” della “donna” di Dio fu ora in una posizione assai più potente per ferire la testa del Serpente nel tempo stabilito da Dio. — Genesi 3:15.

      24, 25. (a) Giudei e Gentili possono similmente esser lieti che il Figlio di Dio non è quale specie di Messia? (b) In Filippesi 2:5-11, quale attitudine mentale siamo esortati ad avere?

      24 Come dovrebbe esser grata e lieta tutta l’umanità, sia Giudei naturali che Gentili, perché il promesso Messia di Dio sarà un immortale Messia celeste e non un semplice uomo terrestre “unto” come il re Davide! Sotto ispirazione profetica, con umiltà Davide riconobbe questo altamente esaltato come suo Signore, e questa dovrebbe essere anche la nostra attitudine. Siamo esortati ad avere questa sottomessa attitudine mentale nelle seguenti parole ispirate:

      25 “Mantenete in voi questa attitudine mentale che fu anche in Cristo [Ma·shiʹahh] Gesù, il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non la considerò una cosa da afferrare, cioè che dovesse essere uguale a Dio [tuttavia egli non pensò di rapire l’uguaglianza con Dio, NEB]. No, ma vuotò se stesso e prese la forma d’uno schiavo, divenendo simile agli uomini. Per di più, quando si trovò nella forma d’un uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura. E per questa stessa ragione Dio l’ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome ch’è al di sopra d’ogni altro nome, onde nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo, e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo [Ma·shiʹahh] è il Signore alla gloria di Dio Padre”. — Filippesi 2:5-11. Si veda anche II Corinti 5:16.

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