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  • Non c’è nessuno simile a Geova in tutta la terra
    La Torre di Guardia 1971 | 15 gennaio
    • 27. Come può ciascuno assicurarsi di prendere parte a quella grande vittoria?

      27 Ma dove sarete voi in quell’importante giorno dell’esecuzione del giudizio che ora s’avvicina rapidamente? Avrete rimandato la vostra fuga dall’antitipico Egitto finché sia troppo tardi? O sarete tra la compagnia mista che si unì alla marcia della vittoriosa moltitudine del liberato popolo di Geova? Dichiarerete di cuore le lodi del Liberatore e pronuncerete intrepidamente la condanna di Satana, l’“iddio di questo sistema di cose”, e del suo intero mondo? Sia la vostra sorte quella di condividere l’eterna vittoria che Dio otterrà mediante Cristo. Spetta a voi decidere e agire per assicurarvi quel felice futuro.

  • La prescienza di Dio
    La Torre di Guardia 1971 | 15 gennaio
    • La prescienza di Dio

      IL NOSTRO intendimento della prescienza di Dio e di come esercita tale sorprendente facoltà può seriamente influire sulla nostra relazione con Dio. Per considerare correttamente la cosa, comunque, si devono riconoscere certi fattori.

      Primo, la capacità di preconoscere e preordinare è esplicitamente dichiarata nella Bibbia. Geova stesso addita come prova della sua Divinità questa capacità di preconoscere e preordinare avvenimenti di salvezza e liberazione, nonché atti di giudizio e punizione, e poi adempiere tali avvenimenti. (Isa. 44:6-9; 48:3-8) Tali divine prescienza e preordinazione costituiscono la base di ogni vera profezia. (Isa. 42:9; Ger. 50:45; Amos 3:7, 8) Dio sfida gli dèi delle nazioni nemiche del suo popolo a fornire la prova della divinità pretesa per i loro idoli di dèi, invitando questi dèi a dare tale prova predicendo simili atti di salvezza o di giudizio e quindi facendoli avverare. La loro impotenza sotto questo aspetto dimostra che i loro idoli sono ‘semplice vento e irrealtà’. — Isa. 41:1-10, 21-29; 43:9-15; 45:20, 21.

      Un secondo fattore da considerare è il libero arbitrio delle intelligenti creature di Dio. Le Scritture mostrano che Dio offre a tali creature il privilegio e la responsabilità di scegliere liberamente, di esercitare il libero arbitrio (Deut. 30:19, 20; Gios. 24:15), rendendole perciò responsabili dei loro atti. (Rom. 14:10-12; Ebr. 4:13) Pertanto non sono semplici automi o robot. L’uomo non avrebbe potuto essere creato veramente a “immagine di Dio” se non fosse stato dotato di libero arbitrio. (Gen. 1:26, 27) Logicamente, non dovrebbe esserci conflitto tra la prescienza di Dio (e la sua preordinazione) e il libero arbitrio delle sue creature intelligenti.

      Un altro fattore da considerare, talvolta trascurato, è quello delle norme e qualità morali di Dio, comprese la sua giustizia, onestà e imparzialità, il suo amore, la sua misericordia e benignità, rivelate nella Bibbia. L’intendimento di come Dio usa la facoltà della prescienza e della preordinazione deve perciò essere in armonia non solo con alcuni di questi fattori, ma con tutti.

      È chiaro che ciò che Dio preconosce deve avere inevitabilmente luogo, per cui Dio è in grado di chiamare “le cose che non sono come se fossero”. (Rom. 4:17) Quindi sorge la domanda: Il suo esercizio della prescienza è forse infinito, senza limiti? Prevede e preconosce egli ogni futura azione di tutte le sue creature? E preordina tali azioni o anche predestina ciò che sarà il finale destino di tutte le sue creature, facendo questo anche prima che vengano all’esistenza?

      Oppure, è l’esercizio della prescienza di Dio selettivo e discrezionale, così che egli prevede e preconosce ciò che vuole, ma non prevede e non preconosce ciò che non vuole? E, invece di essere la sua determinazione a precedere la loro esistenza, la determinazione dell’eterno destino delle creature di Dio da parte Sua attende forse il suo giudizio della loro vita e della loro attitudine dimostrata nella prova? Le risposte a queste domande devono venire necessariamente dalle Scritture stesse.

      VEDUTA DELLA PREDESTINAZIONE

      La veduta che Dio eserciti all’infinito la sua prescienza e che preordini la condotta e il destino di tutti gli individui si chiama dottrina della predestinazione. Sostiene la ragione che la divinità e la perfezione di Dio richiedano ch’egli sia onnisciente (che sa tutto) non solo rispetto al passato e al presente, ma anche riguardo al futuro. Che non preconoscesse tutte le cose in ogni particolare sarebbe prova d’imperfezione, secondo questo concetto.

      Ma considerate le implicazioni di tale veduta della predestinazione. Questo concetto significherebbe che, prima di creare gli angeli o l’uomo terrestre, Dio esercitò le sue facoltà di prescienza e previde e preconobbe tutto ciò che sarebbe derivato da tale creazione, compresa la ribellione di uno dei suoi figli spirituali, la successiva ribellione della prima coppia umana in Eden (Gen. 3:1-6; Giov. 8:44), e tutte le cattive conseguenze di tale ribellione fino a questo giorno presente e oltre. Ciò significherebbe necessariamente che tutta la malvagità narrata dalla storia (delitti e immoralità, oppressione e risultante sofferenza, menzogna e ipocrisia, falsa adorazione e idolatria) esistettero una volta, prima del principio della creazione, solo nella mente di Dio, sotto forma della sua prescienza del futuro.

      Se il Creatore del genere umano avesse davvero esercitato la sua facoltà di preconoscere tutto ciò che la storia ha visto dalla creazione dell’uomo, allora il pieno peso di tutta la malvagità derivata in seguito fu deliberatamente messo in moto da Dio quando pronunciò le parole “Facciamo l’uomo”. (Gen. 1:26) Questi fatti mettono in dubbio la ragionevolezza e la coerenza del concetto della predestinazione; particolarmente perché il discepolo Giacomo mostra che il disordine e altre cose ignobili non hanno origine dalla celeste presenza di Dio ma provengono da una fonte “terrena, animale, demonica”. — Giac. 3:14-18.

      L’argomento che se Dio non preconosce tutti i futuri avvenimenti e le future circostanze nei minimi particolari ciò è prova d’imperfezione da parte sua è, in realtà, una veduta arbitraria della perfezione. In ultima analisi, la volontà e il beneplacito di Dio sono i fattori che determinano se qualche cosa è perfetta, non le opinioni o i concetti umani. — 2 Sam. 22:31; Isa. 46:10.

      Facciamo un’illustrazione: L’onnipotenza di Dio è innegabilmente perfetta e di capacità infinita. (1 Cron. 29:11, 12; Giob. 36:22; 37:23) Tuttavia la sua perfezione d’energia non richiede che usi la sua forza fino al pieno limite della sua onnipotenza in qualunque caso. È chiaro che non ha fatto questo, altrimenti non sarebbero state distrutte semplicemente certe antiche città e alcune nazioni, ma la terra e tutto ciò che è in essa sarebbe stato cancellato molto tempo fa dalle esecuzioni del giudizio di Dio, come al Diluvio e in altre occasioni. (Gen. 6:5-8; 19:23-25, 29) Perciò Dio non esercita la sua potenza semplicemente liberando la sua illimitata energia ma essa è continuamente governata dal suo proposito e temperata dalla sua misericordia, quando è meritata. — Neem. 9:31; Sal. 78:38, 39.

      Similmente, se, sotto certi aspetti, Dio sceglie di esercitare in modo selettivo e nella misura che vuole la sua capacità di prescienza, certissimamente nessun uomo o angelo può dirgli giustamente: “Che fai?” (Giob. 9:12; Isa. 45:9; Dan. 4:35) Non è perciò questione di capacità, di ciò che Dio può prevedere, preconoscere e preordinare, poiché “a Dio ogni cosa è possibile”. (Matt. 19:26) L’argomento è ciò che Dio ritiene bene prevedere, preconoscere e preordinare, poiché “ogni cosa che si dilettò a fare egli ha fatta”. — Sal. 115:3.

  • Prescienza esercitata in maniera selettiva
    La Torre di Guardia 1971 | 15 gennaio
    • Prescienza esercitata in maniera selettiva

      L’ALTERNATIVA alla dottrina della predestinazione, cioè l’esercizio selettivo e discrezionale delle facoltà di prescienza di Dio, dev’essere in armonia con le giuste norme di Dio e coerente con ciò che rivela di sé nella sua Parola. In contrasto con la teoria della predestinazione, alcuni versetti biblici additano che Dio fece un esame di una situazione allora esistente e prese una decisione in base a tale esame.

      Pertanto, dopo che era sorta la malvagità nelle città di Sodoma e Gomorra, Geova avvisò Abraamo della sua decisione di investigare (per mezzo dei suoi angeli) per “vedere se agiscono del tutto secondo il grido che me n’è giunto, e, se no, lo potrò sapere”. (Gen. 18:20-22; 19:1) Dio disse di ‘aver conosciuto Abraamo’, e dopo che Abraamo era arrivato al punto di tentar di sacrificare Isacco, Geova disse: “Poiché ora davvero so che temi Iddio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me”. — Gen. 18:19; 22:11, 12.

      La prescienza selettiva significa che Dio potrebbe scegliere di non preconoscere in maniera indiscriminata tutti i futuri atti delle sue creature. Questo significherebbe che, anziché essere tutta la storia dalla creazione in poi una semplice ripetizione di ciò che era già stato previsto e preordinato, Dio poté con tutta sincerità porre dinanzi alla prima coppia umana la prospettiva della vita eterna su una terra senza malvagità. Le istruzioni che diede al suo primo figlio umano e alla sua prima figlia umana di agire come suoi perfetti rappresentanti senza peccato per empire la terra dei loro discendenti e farne un paradiso, nonché per esercitare il dominio sopra la creazione animale, poterono così essere espresse come la concessione di un privilegio veramente amorevole e come suo sincero desiderio verso di loro, non semplicemente l’affidare un incarico che, da parte loro, era predestinato al fallimento. Anche il fatto che Dio dispose la prova per mezzo dell’“albero della conoscenza del bene e del male” e la sua creazione dell’“albero della vita” nel giardino d’Eden non sarebbero atti privi di significato o cinici, resi tali dal suo preconoscere che la coppia umana avrebbe peccato e non avrebbe mai potuto mangiare dell’“albero della vita”. — Gen. 1:28; 2:7-9, 15-17; 3:22-24.

      Si riconosce che l’offrire a un altro qualche cosa di molto desiderabile a condizioni che si sa in anticipo sono irraggiungibili è ipocrisia e crudeltà. La prospettiva della vita eterna è presentata nella Parola di Dio come meta per tutti, meta che si può conseguire. Dopo aver esortato i suoi ascoltatori a ‘continuare a chiedere e cercare’ cose buone da Dio, Gesù indicò che un padre non dà una pietra o un serpente a suo figlio che chiede pane o un pesce. Mostrando come Dio considera il deludere le legittime speranze di qualcuno, quindi Gesù disse: “Perciò, se voi, pur essendo malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono?” — Matt. 7:7-11.

      Pertanto, gli inviti e le opportunità di ricevere i benefici e le benedizioni eterne sono da Dio posti in buona fede dinanzi a tutti gli uomini. (Matt. 21:22; Giac. 1:5, 6) In tutta sincerità egli può esortare gli uomini a ‘convertirsi dalla trasgressione e continuare a vivere’, come fece col popolo d’Israele. (Ezec. 18:23, 30-32) Logicamente, non poteva far questo se preconosceva che erano individualmente destinati a morire per malvagità. Come Geova disse a Israele: “Né dissi al seme di Giacobbe: ‘Cercatemi semplicemente per nulla’. Io sono Geova, che proferisco ciò che è giusto, che dichiaro ciò che è retto. . . . Volgetevi a me e siate salvati, voi tutti alle estremità della terra”. — Isa. 45:19-22.

      Sullo stesso tono, l’apostolo Pietro scrive: “Geova non è lento riguardo alla sua promessa [della presenza del giorno di Geova], come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. (2 Piet. 3:9, 12) Se Dio avesse già preconosciuto e preordinato millenni prima quali individui precisamente avrebbero ricevuto la salvezza eterna e quali individui avrebbero ricevuto la distruzione eterna, si potrebbe ben chiedere quanto significato avesse tale ‘pazienza’ di Dio e quanto fosse sincero il suo desiderio che “tutti pervengano al pentimento”. L’ispirato apostolo Giovanni scrisse che “Dio è amore”, e l’apostolo Paolo dichiara che l’amore “spera ogni cosa”. (1 Giov. 4:8; 1 Cor. 13:4, 7) In armonia con questa straordinaria qualità divina Dio deve esercitare un’attitudine genuinamente aperta, benevola verso tutti, desiderando che ottengano la salvezza, finché non si dimostrano indegni, irrecuperabili. (Si paragoni 2 Pietro 3:9; Ebrei 6:4-12). Pertanto, l’apostolo Paolo parla della “benevola qualità di Dio [che] cerca di condurti al pentimento”. — Rom. 2:4-6.

      Infine, non si potrebbe dire veramente che il sacrificio di riscatto di Cristo Gesù fosse messo a disposizione di tutti gli uomini, se l’opportunità di riceverne i benefici fosse stata già irrevocabilmente tolta ad alcuni — forse milioni di individui — mediante la prescienza di Dio, anche prima della loro nascita, così che essi non potrebbero mai mostrarsene degni. (2 Cor. 5:14, 15; 1 Tim. 2:5, 6; Ebr. 2:9) L’imparzialità di Dio non è evidentemente una semplice figura retorica. “In ogni nazione l’uomo che . . . teme [Dio] e opera giustizia gli è accettevole”. (Atti 10:34, 35; Deut. 10:17; Rom. 2:11) A tutti gli uomini è effettivamente e sinceramente offerta la scelta di ‘cercare Dio, se possono brancolare per lui e realmente trovarlo, benché, infatti, non sia lontano da ciascuno di noi’. (Atti 17:26, 27) Non è dunque offerta un’inutile speranza o una vana promessa nella divina esortazione che si trova alla fine del libro di Rivelazione con l’invito: “Chi ode dica: ‘Vieni!’ E chi ha sete venga; chi lo desidera prenda l’acqua della vita gratuitamente”. — Riv. 22:17.

  • Cose preconosciute da Dio
    La Torre di Guardia 1971 | 15 gennaio
    • Cose preconosciute da Dio

      IN TUTTO il racconto biblico, l’esercizio della prescienza e della preordinazione da parte di Dio è coerentemente legato ai suoi propositi e alla sua volontà. Giacché i propositi di Dio si adempiranno certamente, egli può preconoscere i risultati, la finale attuazione dei suoi propositi e può preordinarli, insieme ai passi che può ritenere bene compiere per adempierli. (Isa. 14:24-27) Pertanto, si dice che Geova ‘formi’ il suo proposito circa avvenimenti o azioni future. (2 Re 19:25; Isa. 46:11) Quale Grande Vasaio, Dio “opera tutte le cose secondo il modo che la sua volontà consiglia”, in armonia col suo proposito (Efes. 1:11), e “fa cooperare tutte le sue opere” per il bene di quelli che lo amano. (Rom. 8:28) Perciò, è specificamente in relazione ai suoi propri preordinati propositi che Dio dice “dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte”. — Isa. 46:9-13.

      Quando Dio creò la prima coppia umana essi erano perfetti, e Dio poté guardare il risultato di tutta la sua opera creativa e trovarlo “molto buono”. (Gen. 1:26, 31; Deut. 32:4) Anziché interessarsi sospettosamente di quali sarebbero state le future azioni della coppia umana, il racconto dice che egli “si riposava”. (Gen. 2:2) Egli poté far questo giacché, data la sua onnipotenza e la sua suprema sapienza, nessuna azione, circostanza o eventualità futura avrebbe potuto presentare un insormontabile ostacolo o un irrimediabile problema che ostacolasse l’attuazione del suo sovrano proposito. — 2 Cron. 20:6; Isa. 14:27; Dan. 4:35.

      PRESCIENZA RIGUARDO A CLASSI DI PERSONE

      Sono presentati casi in cui Dio preconobbe effettivamente la condotta che certi gruppi, nazioni o la maggioranza del genere umano avrebbero seguìto, e così predisse il fondamentale corso delle loro future azioni e preordinò quale corrispondente azione egli avrebbe compiuto a loro riguardo. Comunque, tale prescienza o preordinazione non priva i singoli individui di tali gruppi o settori collettivi del genere umano dell’esercizio del libero arbitrio circa la particolare condotta che seguiranno. Si può vedere dai seguenti esempi:

      Prima del diluvio del giorno di Noè, Geova annunciò il suo proposito di recare questo atto di distruzione, che causò la perdita di vite umane e animali. Il racconto biblico mostra, comunque, che tale divina determinazione fu presa dopo che erano sorte condizioni le quali richiedevano tale azione. Per di più, Dio, il quale è in grado di ‘conoscere il cuore dei figli del genere umano’, fece un esame e riscontrò che ‘ogni inclinazione dei pensieri del cuore del genere umano era solo male in ogni tempo’. (2 Cron. 6:30; Gen. 6:5) Tuttavia alcune persone, Noè e la sua famiglia, ottennero il favore di Dio e scamparono alla distruzione. — Gen. 6:7, 8; 7:1.

      Accadde la stessa cosa alla nazione d’Israele; benché Dio desse loro l’opportunità di divenire un “regno di sacerdoti e una nazione santa” osservando il suo patto, tuttavia circa quarant’anni dopo, quando la nazione fu ai confini della Terra Promessa, Geova predisse che avrebbero infranto il suo patto e che, come nazione, sarebbero stati abbandonati da lui. Questa prescienza non fu senza precedente base, comunque, poiché l’insubordinazione e la ribellione nazionale si erano già rivelate. Quindi, Dio disse: “Poiché conosco bene la loro inclinazione che oggi manifestano, prima che io li introduca nel paese circa il quale ho giurato”. (Deut. 31:21; Sal. 81:10-13) I risultati a cui tale manifesta inclinazione avrebbe ora portato sotto forma di accresciuta malvagità potevano essere preconosciuti da Dio senza che egli ne fosse responsabile a motivo della sua prescienza, come il fatto di preconoscere che una certa costruzione fatta di materiali di cattiva qualità e con manodopera scadente si deteriorerà non renda responsabile di tale deterioramento. Certi profeti diedero avvertimenti profetici delle preordinate espressioni di giudizio di Dio, i quali si basavano tutti su condizioni e attitudini di cuore già esistenti. (Sal. 7:8, 9; Prov. 11:19; Ger. 11:20) Anche lì, comunque, i singoli individui potevano accettare e accettarono i consigli, i rimproveri e gli avvertimenti di Dio, meritando il suo favore. — Ger. 21:8, 9; Ezec. 33:1-20.

      Il Figlio di Dio, che pure poteva leggere i cuori umani (Matt. 9:4; Mar. 2:8; Giov. 2:24, 25), fu divinamente dotato di facoltà di prescienza e predisse future condizioni, avvenimenti ed espressioni di giudizio divino. Egli predisse il giudizio della Geenna per gli scribi e i Farisei come classe (Matt. 23:15, 33), ma non disse con ciò che ciascun singolo Fariseo o scriba fosse predestinato alla distruzione, come mostra il caso dell’apostolo Paolo. (Atti 26:4, 5) Gesù predisse guai per l’impenitente popolo di Gerusalemme e di altre città, ma non indicò che suo Padre avesse preordinato che ciascun individuo di quelle città li dovesse subire. (Matt. 11:20-23; Luca 19:41-44; 21:20, 21) Egli preconobbe pure a che cosa avrebbero condotto l’inclinazione e l’attitudine di cuore del genere umano e predisse le condizioni che sarebbero sorte tra il genere umano al tempo del “termine del sistema di cose”, nonché l’attuazione dei medesimi propositi di Dio. — Matt. 24:3, 7-14, 21, 22.

      PRESCIENZA RIGUARDO A INDIVIDUI

      Oltre ad esserci la prescienza riguardo a classi, certi individui sono specificamente implicati in predizioni divine. Fra questi ci sono Esaù e Giacobbe, il Faraone dell’Esodo, Sansone, Salomone, Geremia, Giovanni Battista, Giuda Iscariota e il Figlio stesso di Dio, Gesù.

      Nei casi di Sansone, Geremia e Giovanni Battista, Geova esercitò la prescienza prima della loro nascita. Questa prescienza, comunque, non specificò quale sarebbe stato il loro finale destino. Piuttosto, in base a tale prescienza, Geova preordinò che Sansone vivesse secondo il voto del nazireato e desse inizio alla liberazione d’Israele dai Filistei, che Geremia facesse servizio come profeta, e che Giovanni Battista compisse un’opera preparatoria come precursore del Messia. (Giud. 13:3-5; Ger. 1:5; Luca 1:13-17) Mentre furono altamente favoriti con tali privilegi, questo non garantì che ottenessero la salvezza eterna o neanche che rimanessero fedeli sino alla morte (benché rimanessero fedeli tutt’e tre). Pertanto, Geova predisse che uno dei molti figli di Davide si sarebbe chiamato Salomone e preordinò che Salomone fosse usato per costruire il tempio. (2 Sam. 7:12, 13; 1 Re 6:12; 1 Cron. 22:6-19) Comunque, benché fosse favorito in questo modo e avesse anche il privilegio di scrivere certi libri delle Sacre Scritture, ciò nondimeno nei suoi ultimi anni cadde nell’apostasia. — 1 Re 11:4, 9-11.

      Similmente con Esaù e Giacobbe, la prescienza di Dio non stabilì il loro eterno destino ma, piuttosto, determinò o preordinò quale dei gruppi nazionali discendenti dei due figli avrebbe ottenuto una posizione predominante rispetto all’altro. (Gen. 25:23-26) Questo previsto predominio pure additò che Giacobbe avrebbe ottenuto il diritto del primogenito, diritto che comportava il privilegio d’essere nella linea di discendenza attraverso la quale sarebbe venuto il “seme” abraamico. (Gen. 27:29; 28:13, 14) In questo modo Geova Dio rese chiaro che nella sua scelta di individui per certi usi egli non è legato dalle normali usanze o procedure che si conformano alle aspettative degli uomini. Né i privilegi divinamente assegnati devono essere dispensati esclusivamente in base alle opere, così che la persona pensi di avere ‘guadagnato il diritto’ a tali privilegi e che essi le siano ‘dovuti’. Questo punto fu messo in risalto dall’apostolo Paolo che mostrò perché Dio, per immeritata benignità, poté concedere alle nazioni gentili privilegi un tempo apparentemente riservati a Israele. — Rom. 9:1-6, 10-13, 30-32.

      La citazione di Paolo circa ‘l’amore di Geova per Giacobbe [Israele] e il suo odio per Esaù [Edom]’ deriva da Malachia 1:2, 3, scritto molto tempo dopo il tempo di Giacobbe ed Esaù. Quindi la Bibbia non dice necessariamente che Geova avesse tale opinione dei gemelli prima della loro nascita. È un fatto scientificamente stabilito che gran parte della generale disposizione e del temperamento di un bambino è determinato al tempo del concepimento, a motivo dei fattori genetici apportati da ciascun genitore. Che Dio possa vedere tali fattori è evidente; Davide dice che Geova vide “pure l’embrione di me”. (Sal. 139:14-16; si veda anche Ecclesiaste 11:5). Fino a che punto tale perspicacia divina influisse sulla preordinazione da parte di Geova circa i due ragazzi non si può dire, ma, ad ogni modo, scegliendo Giacobbe invece di Esaù non condannò Esaù né i suoi discendenti, gli Edomiti, alla distruzione. Il “mutamento di mente” che Esaù cercò premurosamente con lagrime, comunque, fu solo un vano tentativo di cambiare la decisione di suo padre Isacco secondo cui la speciale benedizione del primogenito doveva rimanere interamente su Giacobbe. Pertanto, questo non indicò dinanzi a Dio nessun pentimento da parte di Esaù in quanto alla sua attitudine materialistica. — Gen. 27:32-34; Ebr. 12:16, 17.

      Questi casi di prescienza prima della nascita dell’individuo non contrastano pertanto con le rivelate qualità e le annunciate norme di Dio. Né c’è alcuna indicazione che Dio facesse coercizione sugli individui perché agissero contro la loro propria volontà. Nei casi di Faraone, di Giuda Iscariota e del Figlio stesso di Dio, non c’è nessuna evidenza che la prescienza di Geova fosse esercitata prima che la persona venisse all’esistenza. Nei casi di questi individui sono illustrati certi princìpi, che riguardano la prescienza e la preordinazione di Dio.

      Uno di tali princìpi è che Dio mette alla prova gli individui causando o permettendo certe circostanze o avvenimenti, o facendo udire da tali individui i suoi ispirati messaggi, col risultato che sono obbligati a esercitare il loro libero arbitrio per prendere una decisione e così rivelare una specifica attitudine di cuore, letta da Geova. (Prov. 15:11; 1 Piet. 1:6, 7; Ebr. 4:12, 13) Secondo il modo in cui le persone reagiscono, Dio può anche plasmarle nel corso che hanno scelto di loro spontanea volontà. (1 Cron. 28:9; Sal. 33:13-15; 139:1-4, 23, 24) Pertanto, “il cuore dell’uomo terreno” s’inclina verso una certa via prima che Geova diriga i passi di lui. (Prov. 16:9; Sal. 51:10) Nella prova, la propria condizione di cuore può divenire stabilita, o indurarsi nell’ingiustizia e nella ribellione come avvenne per il cuore del Faraone al tempo dell’Esodo, o essere resa ferma nell’incrollabile devozione a Geova Dio e nel fare la sua volontà. (Eso. 4:21; 8:15, 32) Essendo arrivato a questo punto di sua spontanea volontà, il risultato finale della condotta dell’individuo può essere ora preconosciuto e predetto senza che si compia ingiustizia e violazione del libero arbitrio dell’uomo. — Si paragoni Giobbe 34:10-12.

      L’infida condotta di Giuda Iscariota adempì la profezia divina e dimostrò la prescienza di Geova, e anche quella di suo Figlio. (Sal. 41:9; 55:12, 13; 109:8; Atti 1:16-20) Tuttavia, non si può dire che Dio preordinasse o predestinasse Giuda stesso a tale condotta. Le profezie predicevano che un intimo conoscente di Gesù l’avrebbe tradito, ma non specificavano quale dei suoi conoscenti sarebbe stato. Di nuovo, i princìpi biblici escludono che Dio avesse preordinato le azioni di Giuda. La norma divina espressa dall’apostolo è: “Non porre mai le mani su nessun uomo affrettatamente; e non partecipare ai peccati altrui; preservati casto”. (1 Tim. 5:22) A prova della sua preoccupazione che la scelta dei suoi dodici apostoli fosse fatta saggiamente e debitamente, Gesù trascorse l’intera notte in preghiera al Padre suo prima di rendere nota la sua decisione. (Luca 6:12-16) Se Giuda fosse già stato divinamente preordinato ad essere un traditore, la direttiva e la guida di Dio sarebbero state incoerenti e, secondo la regola, ciò lo avrebbe reso partecipe del peccati che egli commise.

      Pertanto, pare evidente che al tempo in cui fu scelto come apostolo, il cuore di Giuda non presentava nessuna specifica evidenza di un’infida attitudine. Egli lasciò ‘spuntare una radice velenosa’ che lo contaminò, e come risultato lo fece deviare e gli fece accettare non la guida di Dio, ma l’influenza del Diavolo in una condotta di furto e tradimento. (Ebr. 12:14, 15; Giov. 13:2; Atti 1:24, 25; Giac. 1:14, 15) Al tempo in cui tale deviazione giunse a un certo punto, Gesù stesso poté leggere il cuore di Giuda e predire il suo tradimento. — Giov. 13:10, 11.

      È vero che nel racconto di Giovanni 6:64, nell’occasione in cui alcuni discepoli inciamparono per certi insegnamenti di Gesù, leggiamo che “dal principio Gesù sapeva chi erano quelli che non credevano e chi era quello che l’avrebbe tradito”. Benché la parola “principio” sia usata in II Pietro 3:4 in riferimento all’inizio della creazione, si può riferire anche ad altre occasioni. (Luca 1:2; Giov. 15:27) Per esempio, quando l’apostolo Pietro parlò dello spirito santo caduto sui Gentili “come su noi in principio” si riferiva al giorno di Pentecoste del 33 E.V., il “principio” del versamento dello spirito santo per un certo scopo. (Atti 11:15; 2:1-4) È perciò interessante notare questo commento su Giovanni 6:64 nel Critical, Doctrinal and Homiletical Commentary di Schaff-Lange: “[‘Principio’] significa non metafisicamente dal principio di tutte le cose . . ., né dal principio della Sua conoscenza [di Gesù] con ciascuno . . ., né dal principio del Suo radunamento dei discepoli attorno a Sé, né dal principio del Suo ministero messianico . . ., ma dai primi segreti germi dell’incredulità [che fecero inciampare alcuni discepoli]. Così anch’Egli conobbe il Suo traditore dal principio”. — Si paragoni I Giovanni 3:8, 11, 12.

      IL MESSIA

      Geova Dio preconobbe e predisse le sofferenze del Messia, la morte che avrebbe subìta e la sua successiva risurrezione. (Atti 2:22, 23, 30, 31; 3:18; 1 Piet. 1:10, 11) L’attuazione di cose determinate dall’esercizio di tale prescienza di Dio dipendeva in parte dal medesimo esercizio di potenza di Dio e in parte dalle azioni degli uomini. (Atti 4:27, 28) Tali uomini, comunque, si lasciarono spontaneamente sopraffare dall’avversario di Dio, Satana il Diavolo. (Giov. 8:42-44; Atti 7:51-54) Quindi, come i cristiani al giorno di Paolo non ‘ignorarono i disegni [di Satana]’, così Dio previde i malvagi desideri e metodi che il suo avversario avrebbe escogitati contro il suo Unto. (2 Cor. 2:11) Ovviamente, la potenza di Dio fu anche in grado di sventare o perfino impedire qualsiasi assalto o tentativo sul Messia che non si conformasse alla maniera o al tempo profetizzato.

      La dichiarazione dell’apostolo Pietro che Cristo, come Agnello di sacrificio di Dio, fu “preconosciuto prima della fondazione [forma del greco ka·ta·bo·leʹ] del mondo [koʹsmou]” è interpretata dai sostenitori della predestinazione nel senso che Dio esercitò tale prescienza prima della creazione del genere umano. (1 Piet. 1:19, 20) La parola greca ka·ta·bo·leʹ, tradotta “fondazione”, significa letteralmente “gettare o porre” e può riferirsi al ‘concepire’ seme, come in Ebrei 11:11, che si riferisce ad Abraamo il quale gettò seme umano per generare un figlio e a Sara che ricevette questo seme per essere fecondata. Mentre ci fu la “fondazione” del mondo del genere umano quando Dio creò la prima coppia umana, com’è mostrato in Ebrei 4:3, 4, tale coppia perdette poi la posizione di figli di Dio. (Gen. 3:22-24; Rom. 5:12) Tuttavia, per immeritata benignità di Dio, fu loro permesso di gettare (seminare) e concepire seme e generare figli, uno dei quali, com’è specificamente mostrato nella Bibbia, ebbe il favore di Dio e si mise in grado d’ottenere la redenzione e la salvezza, cioè Abele. (Gen. 4:1, 2; Ebr. 11:4) È degno di nota che in Luca 11:49-51 Gesù si riferisce al “sangue versato da tutti i profeti dalla fondazione del mondo”, e fa un parallelo con le parole “dal sangue di Abele al sangue di Zaccaria”. Pertanto Abele è messo in relazione da Gesù con la “fondazione del mondo”, con quel generale periodo di tempo.

      Il Messia o Cristo doveva essere il promesso Seme mediante cui tutte le persone giuste di tutte le famiglie della terra si sarebbero benedette. (Gal. 3:8, 14) La prima menzione di tale “seme” fu fatta dopo che la ribellione in Eden era già iniziata, ma prima della nascita di Abele. (Gen. 3:15) Ciò avvenne oltre quattromila anni prima che fosse fatta la rivelazione del “sacro segreto” dell’Amministrazione che doveva venire per mezzo del Messia; quindi, in realtà, “per tempi di lunga durata è stato taciuto”. — Rom. 16:25-27; Efes. 1:8-10; 3:4-11.

      Al tempo da lui fissato Geova Dio stabilì che suo Figlio primogenito adempisse il profetizzato compito di “seme” e divenisse il Messia. Non c’è nulla a indicare che tale Figlio fosse “predestinato” a tale compito anche prima della sua creazione o prima che scoppiasse la ribellione in Eden. La sua eventuale scelta da parte di Dio come colui che fu incaricato di adempiere le profezie non fu fatta similmente senza precedente base. Il periodo di intima associazione tra Dio e suo Figlio prima che il Figlio venisse mandato sulla terra fece indubbiamente ‘conoscere’ a Geova suo Figlio in una misura che Egli poteva essere sicuro del fedele adempimento delle promesse e delle figure profetiche da parte del Figlio. — Si paragoni Romani 15:5; Filippesi 2:5-8; Matteo 11:27; Giovanni 10:14, 15.

      I ‘CHIAMATI ED ELETTI’

      Rimangono quei versetti che riguardano i cristiani “chiamati” o “eletti”. (Giuda 1; Matt. 24:24) Essi sono descritti come “eletti secondo la prescienza di Dio Padre” (1 Piet. 1:1, 2), ‘eletti prima della fondazione del mondo’, ‘preordinati all’adozione come figli di Dio’ (Efes. 1:3-5, 11), ‘scelti dal principio per la salvezza e chiamati a questo stesso destino’. (2 Tess. 2:13, 14) L’intendimento di questi versetti dipende dal fatto che si riferiscano alla preordinazione di certe singole persone, o che descrivano la preordinazione di una classe di persone, cioè la congregazione cristiana, il “solo corpo” (1 Cor. 10:17) di coloro che saranno coeredi di Cristo Gesù nel suo regno celeste. — Efes. 1:22, 23; 2:19-22; Ebr. 3:1, 5, 6.

      Se queste parole si applicassero a specifici individui preordinati alla salvezza eterna, ne conseguirebbe che quegli individui non potrebbero mai essere infedeli o venir meno alla loro chiamata, poiché la prescienza di Dio riguardo a loro non potrebbe dimostrarsi inesatta e la loro preordinazione da parte sua a un certo destino non potrebbe mai fallire o essere ostacolata. Tuttavia gli stessi apostoli che furono ispirati a scrivere le precedenti parole mostrarono che alcuni che furono “comprati” e “santificati” dal sangue del sacrificio di riscatto di Cristo e avevano “gustato il gratuito dono celeste” e “sono divenuti partecipi dello spirito santo . . . e [delle] potenze del sistema di cose avvenire” si sarebbero allontanati oltre ogni possibilità di pentimento, recando su se stessi la distruzione. — 2 Piet. 2:1, 2, 20-22; Ebr. 6:4-6; 10:26-29.

      D’altra parte, se si considera che si applichino a una classe, alla congregazione cristiana o “nazione santa” di chiamati nel complesso (1 Piet. 2:9), i versetti precedentemente citati significano che Dio preconobbe e preordinò che sarebbe stata formata tale classe (ma non gli specifici individui che l’avrebbero costituita). Inoltre, queste scritture significherebbero che egli prescrisse o preordinò il ‘modello’ a cui si sarebbero dovuti conformare tutti coloro che a tempo debito sarebbero stati chiamati per esserne membri, tutto ciò secondo il suo proposito. (Rom. 8:28-30; Efes. 1:3-12; 2 Tim. 1:9, 10) Egli preordinò pure le opere che essi avrebbero dovuto compiere e la loro prova a motivo delle sofferenze che il mondo avrebbe recate su di loro. — Efes. 2:10; 1 Tess. 3:3, 4.

      Pertanto l’esercizio della prescienza di Dio non ci esonera dalla responsabilità di sforzarci per conformarci alla sua giusta volontà.

  • I suoi sforzi per assistere a un’assemblea
    La Torre di Guardia 1971 | 15 gennaio
    • I suoi sforzi per assistere a un’assemblea

      Un testimone di Geova quindicenne del Canada voleva assistere all’Assemblea “Pace in terra” del 1969. Ma la sua famiglia non poteva sostenere le spese per il suo viaggio. Essendo deciso ad assistere all’assemblea, prese la risoluzione di guadagnare egli stesso il denaro necessario. Pertanto, tre mesi prima dell’assemblea cominciò ad attuare il suo progetto, quello di raccogliere pezzi di metallo e venderli. Quindi nel suo tempo libero, dopo la scuola e nei giorni di fine settimana, era occupato a cercare pezzi di metallo, a ripulirli e poi trasportarli con il suo carretto al locale rivenditore di rottami.

      Benché ciò gli portasse via buona parte del tempo, non trascurò mai lo studio della Bibbia né mancò mai di uscire regolarmente nell’opera di predicazione. Alla fine di tre mesi, questo Testimone quindicenne aveva venduto 321 chili di alluminio, 85 chili di metallo antifrizione, 63 chili di rame, 111 chili di acciaio inossidabile e 12 chili di altri metalli vari.

      Dalla vendita di tutti questi pezzi di metallo guadagnò più che sufficiente denaro per pagarsi il viaggio e andare all’assemblea. E assistette generosamente alcuni Testimoni che sono predicatori in servizio continuo della sua località. La sua eccellente, altruistica attitudine fu notevolmente benedetta da Geova Dio ed egli fu pienamente felice d’essere presente all’assemblea.

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