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AcaciaAusiliario per capire la Bibbia
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stato normalmente arido. In Isaia 41:19 Geova dice: “Nel deserto metterò il cedro, l’acacia e il mirto e l’olivastro”. Qui è profetizzato che tre alberi che normalmente crescono in suolo ricco e fertile sarebbero diventati i compagni dell’acacia amante del deserto, in seguito a un provvedimento divino per l’irrigazione. — Isa. 41:17, 18.
Il termine ebraico shittàh deriva da una radice che significa “trafiggere”, e perciò denota un albero pungente o spinoso. Questo descrive bene l’acacia con le molte lunghe spine che spuntano dagli ampi rami. I rami di solito si intrecciano con quelli delle acacie vicine formando fitte macchie ciò indubbiamente spiega il perché della forma plurale shittìm usata quasi sempre nella Bibbia. L’acacia può raggiungere un’altezza di oltre sette metri, ma spesso ha l’aspetto di un arbusto. Ha foglie tenere e leggere, e si copre di fiori gialli piacevolmente profumati, il cui frutto consiste di sottili baccelli piatti. La ruvida corteccia scura copre un legno molto duro, di grana fine e pesante, immune dall’attacco degli insetti. Queste caratteristiche, oltre al fatto che cresce nel deserto, resero l’acacia particolarmente adatta alla costruzione del tabernacolo e dei suoi arredi. Servì per fare l’arca del patto Eso. 25:10; 37:1), la tavola del pane di presentazione Eso. 25:23; 37:10), gli altari (Eso. 27:1; 37:25; 38:1) le stanghe per trasportarli (Eso. 25:13, 28; 27:6; 30:5; 37:4, 15, 28; 38:6), le colonne per la cortina e la portiera (Eso. 26:32, 37; 36:36), i telai dei pannelli (Eso. 26:15; 36:20) e le sbarre per unirli (Eso. 26:26; 36:31).
Il legno di acacia è ancora apprezzato per fare mobili grazie alla grana fine, al colore bruno-rossiccio e alla resistenza. Gli antichi egiziani rinforzavano le bare delle loro mummie con legno di acacia, e lo usavano per costruire le loro imbarcazioni. Certi tipi di questo albero producono anche gomma arabica.
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AcaiaAusiliario per capire la Bibbia
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Acaia
(Acàia).
Nei poemi omerici i greci in generale sono chiamati “achei”. Tuttavia prima della conquista romana del 146 a.E.V., l’Acaia propriamente detta era solo una piccola regione del Peloponneso lungo la costa meridionale del golfo di Corinto, pressappoco corrispondente alla regione che oggi porta lo stesso nome.
I romani in seguito chiamarono “Acaia” tutta la Grecia perché all’epoca della loro conquista la confederazione di città, chiamata lega achea, costituiva il più importante organismo politico della Grecia.
Nel 27 a.E.V., quando Cesare Augusto riorganizzò le due province della Grecia, Macedonia e Acaia, il nome Accia fu applicato a tutto il Peloponneso e a parte della Grecia continentale. La provincia dell’Acaia era sotto l’amministrazione del senato romano ed era governata da un proconsole di stanza a Corinto. (II Cor. 1:1) Altre città della provincia dell’Acaia erano Atene e Cencrea. L’Acaia e la provincia con cui confinava a N, la Macedonia, nell’uso comune erano spesso menzionate insieme. — Atti 19:21; Rom. 15:26; I Tess. 1:7, 8.
Nel 15 E.V., in risposta alle lagnanze per le tasse troppo gravose, Tiberio assoggettò l’Acaia e la Macedonia all’autorità imperiale, sotto l’amministrazione della provincia della Mesia. Questo fino al 44 E.V. quando Claudio restituì queste province all’autorità del senato, facendo quindi assumere nuovamente i poteri governativi a un proconsole di stanza a Corinto. Ignorando questi fatti, in passato alcuni critici obiettavano per il riferimento biblico a Gallione come ‘proconsole dell’Acaia’, davanti al quale fu condotto Paolo. (Atti 18:12) Tuttavia la scoperta di un’iscrizione a Delfi rese evidente che al tempo descritto dallo storico Luca, scrittore di Atti, c’era senz’altro in Acaia un proconsole di nome Gallione. — Vedi GALLIONE.
In Romani 15:26 l’apostolo Paolo parla della generosità dei cristiani della provincia dell’Acaia nell’aiutare i fratelli bisognosi di Gerusalemme. Nel secondo e nel terzo viaggio missionario Paolo trascorse buona parte del tempo in Acaia, ed espresse grande amore per i fratelli di quella regione. — II Cor. 11:10.
[Cartina a pagina 27]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
ACAIA
MACEDONIA
Atene
Corinto
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AcanAusiliario per capire la Bibbia
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Acan
(Àcan) (ACAR, I Cron. 2:7) [afflizione, che causa afflizione].
Figlio di Carmi della casa di Zabdi della famiglia di Zera della tribù di Giuda. Quando gli israeliti ebbero attraversato il Giordano, Geova comandò esplicitamente circa le primizie della conquista, la città di Gerico: “Deve divenire una cosa votata alla distruzione; . . . appartiene a Geova”. L’argento e l’oro dovevano andare nel tesoro di Geova. (Gios. 6:17, 19) Acan tuttavia, avendo trovato un costoso abito di Sinar, un lingotto di 50 sicli d’oro e 200 sicli d’argento, segretamente li seppellì sotto la sua tenda. (Gios. 7:21) In effetti aveva derubato Dio! Per questa violazione delle sue esplicite istruzioni, Geova trattenne la sua benedizione, e Israele venne messo in fuga mentre attaccava la successiva città, Ai. Chi era il colpevole? Nessuno confessò. Tutto Israele fu portato in giudizio. Tribù per tribù, poi famiglia per famiglia della tribù di Giuda, e infine uomo per uomo della casa di Zabdi, passarono tutti davanti a Geova finché “fu designato” Acan, causa dell’afflizione. (Gios. 7:4-18) Solo allora egli ammise il suo peccato. La condanna fu prontamente eseguita. Acan e la sua famiglia e il suo bestiame furono prima lapidati e poi dati alle fiamme insieme a tutti i suoi possedimenti, nella valle di Acor, che pure significa “afflizione”. — Gios. 7:19-26.
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AcazAusiliario per capire la Bibbia
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Acaz
(Àcaz) [egli, cioè Geova, ha afferrato].
Figlio di Iotam re di Giuda. Salì al trono a vent’anni e regnò per sedici anni, fino al 745 a.E.V. (II Re 16:2; II Cron. 28:1) Dato che Ezechia figlio di Acaz aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, ciò indicherebbe che Acaz non aveva ancora dodici anni quando lo generò. Un manoscritto ebraico e anche le versioni Settanta e Pescitta in II Cronache 28:1 dicono che Acaz aveva “venticinque anni” all’inizio del suo regno. Qualunque fosse la sua età esatta, Acaz morì relativamente giovane e lasciò un pessimo ricordo di sé.
Nonostante il fatto che Isaia, Osea e Michea profetizzassero tutti attivamente all’epoca di Acaz, una sfacciata idolatria contrassegnò il suo regno. Non solo la permise fra i suoi sud ma egli stesso compi regolarmente sacrifici pagani, fino al punto di sacrificare il proprio figlio (o figli) nel fuoco nella valle di Innom. (II Re 16:3, 4; II Cron. 28:3, 4) A causa della falsa adorazione il regno di Acaz fu irto di difficoltà. La Siria e il regno settentrionale d’Israele si unirono per attaccare Giuda da N, gli edomiti colsero l’opportunità di colpirlo da SE e i filistei lo invasero da O. Giuda perse l’importante porto di Elat sul golfo di ‘Aqaba. Zicri, potente efraimita, uccise un figlio del re Acaz e due dei suoi uomini principali durante l’incursione del regno settentrionale nel territorio di Giuda, in cui 120.000 giudei furono massacrati e circa 200.000 presi prigionieri. Solo grazie all’intervento del profeta Oded, col sostegno di certi uomini preminenti di Efraim, i prigionieri furono rilasciati per fare ritorno in Giuda. — II Cron. 28:5-15, 17-19; II Re 16:5, 6; Isa. 7:1.
Il ‘tremante cuore’ di Acaz avrebbe dovuto essere rafforzato dal messaggio di Dio pronunciato dal profeta Isaia per assicurargli che Geova non avrebbe permesso a siri e israeliti di unirsi per distruggere Giuda e mettere sul trono un uomo non di stirpe davidica. Ma quando fu invitato a chiedere un segno da Dio, l’idolatra Acaz rispose: “Non chiederò, né metterò Geova alla prova”. (Isa. 7:2-12) Comunque fu predetto che, come segno, una ragazza avrebbe avuto un figlio Emmanuele (Dio è con noi), e che prima che il bambino fosse cresciuto il re d’Assiria avrebbe desistito dal minacciare Giuda. — Isa. 7:13-17; 8:5-8.
In quanto ai “sessantacinque anni” di Isaia 7:8, cioè il periodo in cui Efraim sarebbe stato “frantumato”, il Commentary on the Whole Bible di Jamieson, Fausset e Brown dichiara (p. 437): “Una prima deportazione di Israele avvenne nel giro di un anno o due da questo momento [in cui pronunciata la profezia di Isaia], sotto Tiglat-Pileser (II Re 15:29). La seconda durante il regno di Oshea, sotto Salmaneser (II Re 17:1-6), circa venti anni dopo. Ma la deportazione finale che diede il ‘colpo di grazia’ a Israele così che non fosse più ‘un popolo’, accompagnata dall’insediamento di stranieri in Samaria, avvenne sotto Esar-Addon che deportò anche Manasse, re di Giuda, nel ventiduesimo anno del suo regno, sessantacinque anni dopo che era stata pronunciata questa profezia. (cfr. Esdra 4:2, 3, 10 con II Re 17:24; II Cronache 33:11)”.
VASSALLAGGIO ALL’ASSIRIA E MORTE
Invece di riporre fede in Geova, per timore di una congiura Acaz preferì l’imprevidente politica di corrompere Tiglat-Pileser III d’Assiria perché venisse in suo aiuto. Qualunque sia stato il sollievo che l’ambizioso re assiro diede ad Acaz abbattendo Siria e Israele, fu solo temporaneo, perché alla fine “gli causò angustia, e non lo rafforzò” (II Cron. 28:20); anzi Giuda finì sotto il pesante giogo dell’Assiria. Come re vassallo, Acaz fu evidentemente convocato a Damasco per rendere omaggio a Tiglat-Pileser e, mentre era in quella città, vi ammirò l’altare pagano, ne copiò il disegno e incaricò il sacerdote Urija di farne una riproduzione da collocare davanti al tempio di Gerusalemme. Acaz osò poi offrire sacrifici su questo “grande altare”, mentre l’altare originale di rame fu messo da parte in attesa che il re decidesse cosa farne. (II Re 16:10-16) Nel frattempo danneggiò gran parte degli utensili di rame del tempio e fece altri cambiamenti nell’area del tempio, tutto “a causa del re d’Assiria”, forse per pagare il pesante tributo imposto a Giuda o magari per nascondere parte della ricchezza del tempio agli avidi occhi dell’assiro. Le porte del tempio furono chiuse e Acaz “si fece altari in ogni angolo di Gerusalemme”. — II Re 16:17, 18; II Cron. 28:23-25.
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