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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • altari per i sacrifici, incensieri, pali sacri, colonne sacre e immagini scolpite. (Lev. 26:30; Num. 33:52; Deut. 12:2, 3; Ezec. 6:6) In molti alti luoghi prestavano servizio prostituendosi uomini e donne. (I Re 14:23, 24; Osea 4:13, 14) Spesso gli alti luoghi erano teatro di riti licenziosi, che includevano prostituzione cerimoniale e sacrifici di bambini. — Isa. 57:5; Ger. 7:31; 19:5.

      C’erano anche case o santuari degli alti luoghi dove officiavano sacerdoti e dove si conservavano le statue delle divinità. (I Re 12:31; 13:32; II Re 17:29, 32; 23:19, 20; Isa. 16:12) Quindi il termine ‘alto luogo’ a volte poteva riferirsi a un santuario del genere più che a un luogo elevato adibito all’adorazione, come un colle, un monte o una collina artificiale. Ciò è suggerito dal riferimento di Ezechiele ad alti luoghi dai vari colori, per fare i quali erano state usate vesti. (Ezec. 16:16) Forse questi alti luoghi erano tende adibite a santuari.

      Prima di entrare nella Terra Promessa gli israeliti ricevettero il comando di distruggere gli alti luoghi sacri dei cananei e tutto ciò che aveva a che fare con la falsa adorazione che vi era praticata. (Num. 33:51, 52) Ma gli israeliti non li distrussero e dopo la morte di Giosuè e della generazione più anziana subentrò in pieno l’apostasia. — Giud. 2:2, 8-13; Sal. 78:58.

      L’ADORAZIONE IN CERTI ALTI LUOGHI NON ERA DISAPPROVATA DA GEOVA

      Secondo la legge di Geova si dovevano offrire sacrifici solo nei luoghi da lui indicati. All’epoca di Giosuè gli israeliti riconobbero che la costruzione non autorizzata di un altare per olocausti era, in effetti, una ribellione contro Geova. (Deut. 12:1-14; Gios. 22:29) Comunque pare che, dopo la rimozione della sacra arca dal tabernacolo (I Sam. 4:10, 11; 6:1, 10-14; 7:1, 2), si offrivano sacrifici approvati in luoghi diversi dalla tenda di adunanza, non solo in circostanze speciali, ma, in alcuni casi, anche in modo abbastanza regolare. (I Sam. 7:7-9; 10:8; 11:14, 15; 16:4, 5; I Re 3:3; I Cron. 21:26-30) Questo è suggerito dal fatto che sull’alto luogo di una città del paese di Zuf di cui non si conosce il nome era stato eretto un edificio in cui, pare, si potevano consumare i sacrifici di comunione, e la cui sala da pranzo poteva accogliere una trentina di uomini, se non di più. Anche le ragazze della città erano al corrente dei sacrifici che vi si facevano. (I Sam. 9:5, 11-13, 22-25) Può darsi che le famiglie avessero anche l’usanza di tenere un sacrificio annuale non presso il tabernacolo, ma nella propria città. — I Sam. 20:6, 29.

      Il fatto di offrire sacrifici sugli alti luoghi era scusato dal momento che non c’era una casa edificata al nome di Geova. Perciò Salomone offriva sacrifici sul grande alto luogo di Gabaon, dove in quel tempo si trovava il tabernacolo. — I Re 3:2-4; I Cron. 16:37-40, 43; 21:29; II Cron. 1:3, 13.

      FRA GLI ISRAELITI

      Verso la fine del suo regno il re Salomone costruì alti luoghi per i falsi dèi adorati dalle sue mogli straniere. Questo indusse gli israeliti ad abbandonare la vera adorazione di Geova e servire falsi dèi. Perciò Geova, per mezzo del profeta Ahia, dichiarò che al figlio di Salomone sarebbero state tolte dieci tribù e su queste avrebbe regnato Geroboamo. (I Re 11:7, 8, 30-35) Con poche eccezioni, i re davidici praticarono l’adorazione presso gli alti luoghi.

      Sotto ispirazione, il profeta Amos predisse che gli “alti luoghi di Isacco” sarebbero stati desolati. Gli “alti luoghi di Isacco” evidentemente si riferiscono agli alti luoghi sacri dove gli israeliti del regno delle dieci tribù, discendenti di Isacco per mezzo di Giacobbe o Israele, praticavano un’adorazione apostata. Questo è indicato anche dal fatto che l’espressione “alti luoghi di Isacco” corrisponde a quella simile, “santuari d’Israele”. — Amos 7:9; vedi anche Osea 10:2-10.

      Dopo che il re d’Assiria ebbe portato in esilio gli abitanti del regno delle dieci tribù, gli alti luoghi continuarono a esistere per qualche tempo, perché le popolazioni straniere trasferite nella Samaria dal re d’Assiria continuarono a usare gli alti luoghi per la loro adorazione. (II Re 17:24, 29-32) Circa cent’anni dopo, Giosia, fedele re di Giuda, abbatté l’altare e l’alto luogo di Betel e sconsacrò l’altare bruciandovi ossa umane. Eliminò pure tutte le case degli alti luoghi nelle città della Samaria, sacrificò (uccise) tutti i sacerdoti degli alti luoghi e bruciò ossa umane sopra gli altari. (II Re 23:15-20) Questo adempì una profezia pronunciata oltre trecento anni prima da un “uomo di Dio” non meglio identificato. — I Re 13:1, 2.

  • Altissimo
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    • Altissimo

      Il termine ebraico ‘elyòhn (Altissimo), usato a proposito di Geova, può riferirsi anche ad altre persone o cose: il re Davide, superiore ad altri re terreni (Sal. 89:20, 27), la superiorità promessa a Israele sulle nazioni (Deut. 26:18, 19), il cesto più in alto (Gen. 40:17), la porta superiore (II Re 15:35), la piscina superiore (II Re 18:17), il cortile superiore (Ger. 36:10), il piano superiore (Ezec. 41:7), le stanze da pranzo più alte (Ezec. 42:5), Bet-Oron Superiore (Gios. 16:5) e la sorgente superiore delle acque di Ghihon (II Cron. 32:30), esempi che stanno a indicare che ‘elyòhn indica un luogo più che un potere.

      Quando è applicato a Geova, “Altissimo” sottolinea la sua supremazia su chiunque altro. (Sal. 83:18) Questo titolo ricorre per la prima volta in Genesi 14:18-20 insieme a ’El (Dio), dove Melchisedec è chiamato “sacerdote dell’Iddio Altissimo” e, come tale, benedice sia Abraamo che l’Iddio Altissimo. “Altissimo” è usato insieme al nome di Dio, Geova (Gen. 14:22; Sal. 7:17) e col plurale maiestatico ’Elohìm (Dio) (Sal. 78:56), e anche da solo. — Deut. 32:8; Sal. 9:2; Isa. 14:14.

      La forma plurale aramaica ‘elyohnìn ricorre in Daniele 7:18, 22, 25, 27, dove può essere tradotta “Supremo” (NM), essendo anche questo un plurale maiestatico. La forma aramaica al singolare, ‘illày (Altissimo) è usata in Daniele 7:25.

      Il termine greco hỳpsistos (Altissimo), applicato a Geova, viene usato principalmente da Luca, nel suo Vangelo (due volte nell’annuncio a Maria della nascita di Gesù fatto da Gabriele) e negli Atti. (Luca 1:32, 35, 76; 6:35; 8:28; Atti 7:48; 16:17) Le altre volte ricorre in Marco 5:7 ed Ebrei 7:1.

  • Amalec, amalechiti
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    • Amalec, amalechiti

      (Amalèc, amalechìti) [bellicoso, abitante della valle].

      Figlio di Elifaz, primogenito di Esaù, e della sua concubina Timna. (Gen. 36:12, 16) Amalec, nipote di Esaù, era uno dei quattordici sceicchi di Edom. (Gen. 36:15, 16) Il nome Amalec designava anche i discendenti della sua tribù. — Deut. 25:17; Giud. 7:12; I Sam. 15:2.

      L’opinione di alcuni che gli amalechiti fossero di origine molto più antica e non fossero discendenti di Amalec nipote di Esaù non si basa su motivi validi e concreti. L’unico appiglio per sostenere che gli amalechiti fossero anteriori ad Amalec è la locuzione proverbiale di Balaam: “Amalec fu il primo delle nazioni, ma la sua fine di poi sarà senz’altro la sua distruzione”. (Num. 24:20) Questo però è un argomento debole, infatti Balaam non parlava di storia in generale né dell’origine di nazioni più antiche di sette secoli e mezzo. Parlava solo della storia degli israeliti, per maledire i quali era stato assoldato e che stavano per entrare nella Terra Promessa. Quindi dopo aver elencato Moab, Edom e Seir fra gli avversari di Israele, Balaam dichiara che gli amalechiti erano stati in effetti ‘i primi delle nazioni’ a opporsi agli israeliti in marcia dall’Egitto verso la Palestina, e per questa ragione la fine di Amalec ‘sarebbe stata senz’altro la sua distruzione’.

      Quando dunque Mosè, nel riferire avvenimenti dell’epoca di Abraamo accaduti prima della nascita di Amalec, parla dell’“intero campo degli Amalechiti”, usa evidentemente il nome della regione al tempo di Mosè, anziché suggerire che gli amalechiti fossero anteriori ad Amalec. (Gen. 14:7) Il centro di questo territorio amalechita era a N di Cades-Barnea nel deserto del Negheb nella Palestina meridionale, con accampamenti dipendenti che si estendevano fino alla penisola sinaitica e all’Arabia settentrionale. (I Sam. 15:7) Un tempo la loro sfera di influenza giungeva fino alle colline di Efraim. — Giud. 12:15.

      Dopo l’esodo, gli amalechiti furono ‘i primi delle nazioni’ ad attaccare gli israeliti a Refidim presso il monte Sinai senza essere stati provocati. Di conseguenza Geova decretò la completa estinzione degli amalechiti. (Num. 24:20; Eso. 17:8-16; Deut. 25:17-19) Un anno più tardi, quando gli israeliti tentarono di entrare nella Terra Promessa contrariamente alla parola di Geova, furono respinti dagli amalechiti. (Num. 14:41-45) Al tempo dei giudici questi avversari assalirono Israele due volte: ai giorni di Eglon re di Moab (Giud. 3:12, 13), e di nuovo, insieme ai madianiti e agli orientali, quando saccheggiarono il paese d’Israele sette anni prima che Gedeone e i suoi 300 infliggessero loro una schiacciante sconfitta. — Giud. 6:1-3, 33; 7:12; 10:12.

      A causa di quest’odio persistente, durante il periodo dei re Geova ‘chiese conto’ agli amalechiti, comandando al re Saul di abbatterli. E Saul li abbatté “da Avila fino a Sur, che è di fronte all’Egitto”, tuttavia, disubbidendo al comando di Geova, risparmiò Agag loro re. Ma Geova non si lasciò prendere in giro, infatti “Samuele fece Agag a pezzi dinanzi a Geova a Ghilgal”. (I Sam. 15:2-33) Davide fece alcune incursioni nei villaggi amalechiti, e quando essi a loro volta attaccarono Ziclag e portarono via le mogli e i beni di Davide, egli con 400 uomini li raggiunse, ricuperando tutta la refurtiva. (I Sam. 27:8; 30:1-20) Durante il regno di Ezechia, alcuni della tribù di Simeone annientarono il rimanente degli amalechiti. — I Cron. 4:42, 43.

      Dopo questo episodio gli amalechiti non sono più menzionati nella storia biblica o secolare. Tuttavia ‘Aman figlio dell’Agaghita’ era probabilmente loro discendente, infatti “Agag” era il titolo o nome di certi re amalechiti. (Est. 3:1; Num. 24:7; I Sam. 15:8, 9) Quindi gli amalechiti, insieme ad altri popoli menzionati per nome, furono sterminati affinché ‘conoscessero che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra’. — Sal. 83:6-18.

  • Aman
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    • Aman

      (Àman) [magnifico; celebre].

      Figlio di Ammedata l’Agaghita. Il titolo “Agaghita” può indicare che Aman era un amalechita di stirpe reale. (Est. 3:1) In effetti, se Aman era amalechita, ciò di per sé avrebbe spiegato perché covava tanto odio verso gli ebrei, dal momento che Geova aveva decretato il completo sterminio degli amalechiti. (Eso. 17:14-16) Questo perché avevano manifestato di odiare Dio e il suo popolo, gli israeliti, prendendo l’iniziativa di attaccarli mentre erano in viaggio nel deserto. — Eso. 17:8.

      Aman era al servizio di Assuero (Serse I) re di Persia che, secondo evidenze attendibili, regnò dal 486 al 474 a.E.V. Aman era molto stimato e divenne primo ministro dell’impero persiano. Adirato perché l’ebreo Mardocheo si era rifiutato di inchinarsi davanti a lui, Aman tramò di annientare lui e tutti gli ebrei dell’impero. Descrisse gli ebrei come persone non grate allo stato, violatori della legge, che avevano leggi “diverse da quelle di tutti gli altri popoli”. E accompagnò tutto questo con un lauto contributo in denaro. — Est. 3:1-11.

      Aman era gonfio d’orgoglio per aver ricevuto dal re l’autorità di emanare un decreto che autorizzava lo sterminio degli ebrei e il saccheggio dei loro beni, e anche per esser stato invitato a due banchetti offerti dalla regina Ester. (Est. 3:12, 13; 5:4-12) Ma quando pensava di star per realizzare la sua massima ambizione, la situazione si capovolse. Aman, che si aspettava egoisticamente di essere esaltato, subì una schiacciante umiliazione quando il re gli ordinò di tenere una cerimonia pubblica in onore dell’odiato Mardocheo, il quale in precedenza aveva scoperto un complotto contro la vita del re. (Est. 6:1-12; 2:21-23) I saggi di Aman e sua moglie lo presero come un presagio che l’ebreo Mardocheo avrebbe avuto la meglio su di lui. — Est. 6:13.

      Il declino di Aman giunse a un clamoroso culmine durante il secondo banchetto speciale offerto dalla regina Ester, cugina di Mardocheo. (Est. 2:7) Con coraggio, alla presenza di Aman, essa fece appello al re. Rivelò all’attonito sovrano che i suoi stessi interessi erano minacciati, infatti la vita di sua moglie era in pericolo a motivo di un feroce complotto. Mentre l’ira del re cresceva, Ester dichiarò con franchezza che il vile cospiratore era “questo malvagio Aman”, il primo ministro ora in preda al terrore. (Est. 7:1-6) Quindi il re ordinò che Aman fosse impiccato al palo alto più di 20 m che egli stesso aveva preparato per impiccarvi Mardocheo. (Est. 7:7-10) La casa di Aman fu data a Ester (Est. 8:7), Mardocheo divenne primo ministro ed ebbe l’autorizzazione di concedere agli ebrei la possibilità di difendersi. (Est. 8:2, 10-15) Avendo due giorni per vendicarsi dei loro nemici, gli ebrei riportarono una schiacciante vittoria e ne uccisero oltre 75.000. I dieci figli di Aman furono uccisi; poi, l’indomani, furono appesi al palo ed esposti al pubblico biasimo. — Est. 9:1-17.

      Aman aveva manifestato le caratteristiche degli amalechiti. Ovviamente adorava divinità pagane, e forse era ricorso agli astrologi per tirare a sorte il giorno propizio per lo sterminio degli ebrei. (Est. 3:7) Le sue erano “opere della carne” poiché praticava idolatria e spiritismo, nutriva odio omicida verso gli ebrei, aveva uno spirito orgoglioso, superbo, egoistico, accompagnato da estrema gelosia e invidia, specie verso i servitori di Dio. (Gal. 5:19-21) Era stato bugiardo e disonesto (Est. 3:8) e quando i suoi piani furono sventati e si vide condannato dimostrò di essere un abietto codardo. (Est. 7:6-8) Così rivelò di essere un servitore dell’avversario di Dio, il Diavolo, secondo il principio di Romani 6:16.

  • Amasa
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    • Amasa

      (Amàsa) [peso, portatore di peso].

      Figlio di Abigail, sorella di Davide, e di Ieter (Itra), cugino di Absalom e di Gioab. (II Sam. 17:25;

  • Alunno
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    • Alunno

      Alunno è chi impara o viene istruito, un discepolo. Così viene tradotto il termine greco mathetès in Luca 6:40. — Vedi DISCEPOLO.

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