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BeniaminoAusiliario per capire la Bibbia
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dato che suo fratello Giuseppe era ormai quasi quarantenne. (Gen. 41:46, 53; 45:6) In Genesi 46:8, 21 la Bibbia presenta Beniamino come padre di diversi figli all’epoca in cui Giacobbe si stabilì in Egitto. Comunque, per Giacobbe era il diletto ‘figlio della sua vecchiaia’, su cui l’anziano genitore faceva affidamento in molti modi. (Gen. 44:20-22, 29-34) Anche Giuseppe manifestò profondo affetto per il suo fratello minore. — Gen. 43:29-31, 34.
La genealogia dei discendenti di Beniamino compare in diversi brani, in alcuni evidentemente più completa che in altri. Genesi 46:21 elenca dieci “figli di Beniamino” e l’assenza dei nomi di alcuni di questi in successivi elenchi ha fatto ritenere che potessero esser morti in tenera età o non aver avuto figli a perpetuarne la discendenza. In tali elenchi i nomi sono evidentemente scritti in modo diverso (confronta Ehi, Airam, Aara), e alcuni di quelli elencati in Genesi 46:21 forse sono semplici discendenti. (Num. 26:38-40; I Cron. 7:6; 8:1) Sono state sollevate obiezioni circa la possibilità che Beniamino avesse tanti figli o che avesse già nipoti, ma si ricordi che il riferimento a questi fra “le anime che vennero a Giacobbe in Egitto” non richiede necessariamente che fossero nati prima dell’effettivo arrivo in quel paese. Possono essere ‘venuti in Egitto’ essendovi nati durante i diciassette anni del soggiorno di Giacobbe in Egitto prima della sua morte, come i due figli di Giuseppe nati là sono inclusi fra le “anime della casa di Giacobbe che vennero in Egitto”. (Gen. 46:26, 27) All’epoca della morte del padre Beniamino evidentemente era quasi cinquantenne e perciò aveva avuto tutto il tempo di avere nipoti.
La benedizione paterna pronunciata su Beniamino quale capo di una delle dodici tribù d’Israele viene considerata in seguito. — Gen. 49:27, 28.
2. Il nome Beniamino indica anche la tribù dei discendenti dell’omonimo figlio di Giacobbe. All’epoca dell’esodo dall’Egitto era la più piccola delle tribù dopo quella di Manasse in quanto a popolazione maschile. (Num. 1:36, 37) Nel censimento fatto più tardi nella pianura di Moab, la tribù di Beniamino era al settimo posto. (Num. 26:41) Quando erano accampati nel deserto, questa tribù occupava un posto sul lato O del tabernacolo, insieme alle tribù dei discendenti di Manasse ed Efraim figli di Giuseppe, e insieme queste tre tribù occupavano il terzo posto nell’ordine di marcia. — Num. 2:18-24.
In Canaan il territorio assegnato alla tribù di Beniamino si trovava fra quello delle tribù di Efraim e di Giuda, e confinava a O col territorio di Dan. Al N, partendo dal Giordano in vicinanza di Gerico, il confine attraversava la zona montuosa presso Betel e proseguiva verso O fino a un punto nei pressi di Bet-Oron Inferiore; di qui il confine occidentale scendeva a Chiriat-Iearim, poi, al S, piegava verso, E e passava per Gerusalemme attraverso la valle di Innom, poi si snodava lungo pendii scoscesi fino a raggiungere di nuovo il Giordano, che costituiva il confine orientale, immediatamente a N del Mar Morto. (Gios. 18:11-20; confronta il confine N di Giuda in Giosuè 15:5-9 e il confine S dei “figli di Giuseppe” in Giosuè 16:1-3). Da N a S il territorio misurava quasi 20 km e da E a O circa 45 km. Fatta eccezione per la parte della valle del Giordano intorno all’oasi di Gerico, il territorio era collinoso e accidentato, pur avendo delle zone fertili sui pendii occidentali. Le valli dei torrenti che scendevano a O verso la pianura filistea e a E verso il Giordano costituivano un’importante via d’accesso alla regione collinare per scopi commerciali e militari. All’inizio del regno di Saul guerrieri filistei avevano fatto incursioni nella zona dal loro accampamento di Micmas poco a N di Ghibea, residenza di Saul (I Sam. 13:16-18), saccheggiando gli israeliti finché la vittoriosa impresa di Gionatan a Micmas diede inizio alla loro graduale ritirata verso la pianura costiera. — I Sam. 14:11-16, 23, 31, 46.
Fra le città più importanti attribuite in origine a Beniamino c’erano Gerico, Betel, Gabaon, Ghibea e Gerusalemme. La conquista di Betel fu però effettuata dalla casa di Giuseppe, e successivamente Betel divenne un’importante città del vicino territorio di Efraim e centro dell’adorazione idolatrica dei vitelli. (Giud. 1:22; I Re 12:28, 29) Benché Gerusalemme facesse parte del territorio di Beniamino, si trovava al confine con Giuda; e questa tribù fu la prima a conquistare e incendiare la città. (Giud. 1:8) Ma né Giuda né Beniamino riuscirono a scacciare i gebusei dalla cittadella di Gerusalemme (Gios. 15:63; Giud. 1:21); solo durante il regno di Davide ne fu completata la conquista e la città divenne la capitale d’Israele. — II Sam. 5:6-9.
Durante il periodo dei giudici la tribù di Beniamino rifiutò ostinatamente di consegnare i responsabili di un vile atto compiuto a Ghibea. Questo provocò la guerra civile con le altre tribù decise a non lasciarli impuniti, e il quasi totale sterminio della tribù di Beniamino. (Giud. capp. 19-21) Comunque, grazie allo stratagemma escogitato dalle altre tribù per preservarla, la tribù di Beniamino si riprese e da seicento uomini raggiunse quasi sessantamila guerrieri all’epoca del regno di Davide. — I Cron. 7:6-12.
L’abilità di combattenti dei discendenti di Beniamino fu descritta nella profezia di Giacobbe sul letto di morte, nella quale disse di questo figlio diletto: “Beniamino continuerà a lacerare come un lupo. La mattina mangerà l’animale afferrato e la sera dividerà le spoglie”. (Gen. 49:27) I combattenti beniaminiti erano famosi frombolieri, capaci di tirare sia con la destra che con la sinistra e colpire un bersaglio sottile come un capello. (Giud. 20:16; I Cron. 12:2) Il mancino giudice Eud, uccisore dell’oppressore re Eglon, era di Beniamino. (Giud. 3:15-21) Si noti anche che durante “la mattina” del regno d’Israele, dalla tribù di Beniamino, pur essendo una ‘delle più piccole delle tribù’, venne il primo re d’Israele, Saul figlio di Chis, che si dimostrò un agguerrito avversario dei filistei. (I Sam. 9:15-17, 21) Similmente, giunta “la sera”, per quanto riguardava la nazione d’Israele, dalla tribù di Beniamino vennero la regina Ester e il primo ministro Mardocheo, che contribuirono a salvare gli israeliti dallo sterminio sotto l’impero persiano. — Est. 2:5-7.
Anche se alcuni beniaminiti avevano sostenuto il fuorilegge Davide quando era inseguito dal re Saul (I Cron. 12:1-7, 16-18), alla morte di Saul la maggioranza della tribù diede inizialmente il suo appoggio a Is-Boset figlio di Saul. (II Sam. 2:8-10, 12-16) In seguito riconobbero però la sovranità di Davide e d’allora in poi, con rare eccezioni, furono leali al regno di Giuda. Alcuni, come Simei e Seba, continuarono a manifestare uno spirito di parte, e questo provocò un temporaneo allontanamento (II Sam. 16:5; 20:1-22); ma al tempo della divisione della nazione, quando la vicina tribù di Efraim (discendente dal nipote di Beniamino) divenne la tribù principale del regno settentrionale, la tribù di Beniamino rimase fedele a Giuda riconoscendo il decreto di Geova. — I Re 11:31, 32; 12:21; II Cron. 11:1; Gen. 49:8-10.
Dopo la cattività in Babilonia, le tribù di Beniamino e di Giuda ebbero la massima preminenza fra gli israeliti rimpatriati in Palestina. (Esd. 4:1; 10:9) La lealtà di Beniamino verso Giuda e Gerusalemme senza dubbio contribuì alla posizione che ebbe nella visione di Ezechiele della divisione del paese sotto il regno promesso, visione in cui la tribù di Beniamino figurava al confine S della “santa contribuzione”, mentre la tribù di Giuda si trovava al confine N. — Ezec. 48:8, 21-23.
Poiché antiche lettere, scoperte a Mari sull’Eufrate e ritenute del XVIII secolo a.E.V., fanno menzione di una feroce tribù di nomadi chiamati Binu-jamina, alcuni studiosi hanno cercato di metterli in relazione con la tribù israelita di Beniamino. Tuttavia, come osserva The New Bible Dictionary di Douglas (p. 141), “ . . . la differenza di tempo e origine rende tale identificazione molto incerta”. Si rileva che tale nome, che in questo caso evidentemente significa “Figli della Destra” o “Figli del Sud”, è usato in modo analogo al nome “Figli della Sinistra” o “Figli del Nord” in altre iscrizioni antiche e quindi si tratta senza dubbio di un’indicazione geografica piuttosto che genealogica.
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BenignitàAusiliario per capire la Bibbia
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Benignità
Qualità o condizione di chi s’interessa attivamente del benessere altrui; favore o azione amichevole e soccorrevole. Geova Dio prende l’iniziativa e dà il migliore esempio nel mostrare benignità ad altri in tantissimi modi, anche agli ingrati e ai malvagi, incoraggiandoli al pentimento. (Luca 6:35; Rom. 2:4; 11:22; Tito 3:4, 5) Similmente la benignità è una delle più notevoli caratteristiche di Cristo Gesù. — II Cor. 10:1.
A loro volta i cristiani, sotto il piacevole giogo di Cristo (Matt. 11:30), sono esortati a rivestirsi di benignità (Col. 3:12; Efes. 4:32) e a produrre i frutti dello spirito di Dio, che includono la benignità. (Gal. 5:22) In questo modo si raccomandano quali ministri di Dio. (II Cor. 6:4-6) “L’amore è . . . benigno”. — I Cor. 1 :4.
AMOREVOLE BENIGNITÀ DI DIO
Come nelle Scritture Greche Cristiane così anche nelle Scritture Ebraiche si parla spesso di benignità. Il sostantivo ebraico hhèsedh, nel senso di benignità, ricorre oltre 240 volte. È una forma del verbo hhasàdh, che può significare “piegarsi o inchinarsi” o “rivolgersi”, e rende più che la semplice idea di tenera attenzione o benignità derivante da amore, pur includendo tali aspetti. È benignità che si attiene amorevolmente a un obiettivo finché il suo proposito in relazione a tale obiettivo non sia realizzato. Quindi una traduzione più completa di hhèsedh è “amorevole benignità”, o, a motivo della fedeltà, solidarietà e provata lealtà che vi sono associate, un’altra traduzione sarebbe “amore leale”. Al plurale si può tradurre “amorevoli benignità”, “atti di amore leale”, ‘benignità pienamente amorevole’ o ‘amore pienamente leale’. — Sal. 25:6; Isa. 55:3; NW note in calce.
L’amorevole benignità è una preziosa qualità di cui Geova Dio si compiace, presente in tutto ciò che fa per il genere umano. (Sal. 36:7; 62:12; Mic. 7:18) Se così non fosse, il genere umano sarebbe perito molto tempo fa. (Lam. 3:22) Perciò Mosè poté intercedere a favore del ribelle Israele, sia in base al gran nome di Geova sia perché Egli è un Dio di amorevole benignità. — Num. 14:13-19. L’amorevole benignità , o amore leale di Geova, secondo le Scritture, si manifesta in svariati modi e in circostanze diverse, esprimendosi con atti di liberazione e preservazione (Sal. 6:4; 119:88, 159), servendo di salvaguardia e protezione (Sal. 40:11; 61:7; 143:12) e contribuendo a recare sollievo dalle afflizioni. (Rut 1:8; 2:20; Sal. 31:16, 21) Grazie a ciò uno può riprendersi dal peccato (Sal. 25:7), essere sostenuto e incoraggiato (Sal. 94:18; 117:2) e i suoi eletti possono avere l’aiuto di Dio. (Sal. 44:26) L’amorevole benignità di Dio fu magnificata nel caso di Lot (Gen. 19:18-22), di Abraamo (Mic. 7:20) e di Giuseppe. (Gen. 39:21) Ad essa fu dovuta anche la scelta di una moglie per Isacco. — Gen. 24:12-14, 27.
Con la formazione della nazione d’Israele e anche dopo, l’amorevole benignità di Geova in relazione al suo patto continuò a essere magnificata. (Eso. 15:13; Deut. 7:12) Lo stesso avvenne con Davide (II Sam. 7:15; I Re 3:6; Sal. 18:50), come pure con Esdra e quelli che erano con lui (Esd. 7:28; 9:9) e con “migliaia” di altri. (Eso. 34:7; Ger. 32:18) A sostegno del patto del regno fatto con Davide, Geova continuò a manifestare amorevole benignità anche dopo la morte di Gesù, poiché risuscitò questo “leale” adempiendo la profezia: “Vi darò le amorevoli benignità promesse a Davide che sono fedeli”. — Sal. 16:10; Atti 13:34; Isa. 55:3.
Tale amorevole benignità da parte di Geova attira gli individui (Ger. 31:3), i quali confidano in essa (Sal. 13:5; 52:8), sperano in essa (Sal. 33:18, 22), ne fanno oggetto di preghiera (Sal. 51:1; 85:7; 90:14; 109:26; 119:41) e ne sono confortati. (Sal. 119:76) Inoltre rendono grazie a Geova per la sua amorevole benignità (Sal. 107:8, 15, 21, 31), per cui lo benedicono e lodano (Sal. 66:20; 115:1; 138:2) e ne parlano ad altri. (Sal. 92:2) Come Davide, non dovrebbero mai cercare di nasconderla (Sal. 40:10), poiché è buona (Sal. 69:16; 109:21), ed è fonte di grande gioia. (Sal. 31:7) Certo quest’amorevole benignità di Dio è come un piacevole sentiero su cui camminare. — Sal. 25:10.
AMOREVOLE BENIGNITÀ DELL’UOMO
Ne consegue che coloro che desiderano avere l’approvazione di Dio devono “amare la benignità”, e mostrare “amorevole benignità e misericordia l’uno verso l’altro”. (Mic. 6:8; Zacc. 7:9) Come dice il proverbio, “la cosa desiderabile nell’uomo terreno è la sua amorevole benignità”, e questa gli reca grandi benedizioni. (Prov. 19:22; 11:17) Dio ricordava con piacere l’amorevole benignità mostrata da Israele durante la sua giovinezza. (Ger. 2:2) Ma quando tale sollecitudine per gli altri divenne “come le nuvole del mattino e come la rugiada che presto scompare”, Geova non se ne compiacque, anzi disse: “Ho provato diletto nell’amorevole benignità e non nel sacrificio”. (Osea 6:4, 6) Gli israeliti furono ripresi perché mancavano di amorevole benignità, e la riprensione stessa fu in effetti amorevole benignità da parte di Dio. (Osea 4:1; Sal. 141:5) Gli israeliti furono esortati a tornare a Dio manifestando amorevole benignità e giustizia. (Osea 12:6) Tali qualità devono sempre essere presenti in chi vuole trovare favore agli occhi di Dio e degli uomini. — Giob. 6:14; Prov. 3:3, 4.
I motivi e le circostanze che inducono a mostrare benignità o amorevole benignità sono molteplici. Occasionali atti di benignità possono riflettere abituale ospitalità o tendenza alla cordialità,
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