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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • banchetti e vennero concessi favori; entrambi sono ricordati per delle esecuzioni capitali, l’impiccagione del capo dei panettieri del faraone nel primo caso, la decapitazione di Giovanni il Battezzatore nel secondo. — Gen. 40:18-22; 41:13; Matt. 14:6-11; Mar. 6:21-28.

      Quando i figli di Giobbe tenevano “un banchetto nella casa di ciascuno nel suo proprio giorno” non c’è ragione di supporre che celebrassero i rispettivi compleanni. (Giob. 1:4) In questo versetto “giorno” traduce la parola ebraica yohm, forse da una radice che significa “esser caldo”, e perciò si riferisce al periodo di tempo dall’alba al tramonto. Invece la parola “compleanno” corrisponde alla parola composta di due termini ebraici yohm (giorno) e hullèdheth, da yalàdh, radice che significa “avere figli”, e si riferisce quindi al giorno della nascita. Questa distinzione fra “giorno” e giorno del compleanno o genetliaco si può notare in Genesi 40:20, dove compaiono entrambi: “Ora il terzo giorno [yohm] era il genetliaco [lett. “il giorno (yohm) della nascita (hullèdheth)”] di Faraone”. È dunque certo che Giobbe 1:4 non si riferisce a un compleanno, com’è invece senza dubbio il caso in Genesi 40:20. Sembrerebbe che i sette figli di Giobbe tenevano una riunione di famiglia (forse una festa della primavera o della mietitura) e nel giro di una settimana ciascun figlio teneva un banchetto in casa sua “nel suo proprio giorno”.

      Con l’introduzione del cristianesimo la veduta delle celebrazioni del compleanno non è cambiata. Gesù istituì la Commemorazione non della sua nascita, ma della sua morte, dicendo: “Continuate a far questo in ricordo di me”. (Luca 22:19) Se i primi cristiani non celebravano o commemoravano il giorno della nascita del loro Salvatore, tanto meno avrebbero celebrato il proprio compleanno. Lo storico tedesco Augustus Neander scrive: “La nozione della festa del compleanno era lungi dalle idee dei cristiani di questo periodo”. (The History of the Christian Religion and Church, During the First Three Centuries, nella traduzione di Henry John Rose, New York, 1848, p. 190). “Origene [scrittore del III secolo E.V.]. . . insiste che ‘di tutte le sante persone menzionate nelle Scritture, non si narra di nessuna che osservasse una festa o che tenesse un grande banchetto nel suo genetliaco. Solo i peccatori (come Faraone ed Erode) si rallegrano grandemente del giorno in cui vennero in questo basso mondo’”. — The Catholic Encyclopedia, 1911, Vol. X, p. 709.

      È chiaro dunque che la celebrazione del compleanno non ha origine né nelle Scritture Ebraiche né in quelle Greche.

  • Conchiglia odorosa
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    • Conchiglia odorosa

      [LXX, ònykha: unghia, artiglio, guscio, lembo o qualcosa che pende].

      Ingrediente dell’incenso destinato esclusivamente al santuario. (Eso. 30:34-37) Secondo alcuni tale ingrediente veniva estratto dalle valve di un certo mollusco. Ma dal momento che serviva per uno scopo sacro, altri ritengono che si trattasse di un prodotto vegetale e non di qualcosa ricavato da un animale impuro.

  • Conciatore
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    • Conciatore

      Chi è esperto nel conciare le pelli di animali trasformandole in cuoio che può essere usato per fare cose di vario genere. (II Re 1:8; Matt. 3:4) Senza dubbio nel passato la concia avveniva come avviene tuttora in Medio Oriente, in una conceria che consiste di uno o due locali in cui sono sistemati gli arnesi necessari e le tinozze per preparare le pelli. Il procedimento richiedeva di (1) sciogliere il pelo con una soluzione di calce, (2) eliminare pelo, frammenti di carne e grasso che aderiscono alla pelle, e (3) immergere la pelle in una soluzione di tannino vegetale estratto dalle foglie di sommacco, dalla corteccia di quercia o da altre piante.

      Pietro trascorse parecchi giorni a Ioppe in casa di un certo Simone, un conciatore, che abitava vicino al mare. — Atti 9:43; 10:32.

  • Concubina
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    • Concubina

      Presso gli ebrei la concubina occupava una posizione simile a quella della moglie, e a volte se ne parlava come di una moglie. Pare che le concubine fossero schiave, di uno di questi tre tipi: (1) una ragazza ebrea venduta dal padre (Eso. 21:7-9), (2) una schiava straniera acquistata o (3) una ragazza straniera catturata in guerra. (Deut. 21:10-14) Alcune erano schiave o serve della moglie libera, come quelle di Sara, Lea e Rachele. — Gen. 16:3, 4; 30:3-13; Giud. 8:31; 9:18.

      Il concubinato esisteva già prima del patto della Legge ed era riconosciuto e regolato dalla Legge, che proteggeva i diritti sia delle mogli che delle concubine. (Eso. 21:7-11; Deut. 21:14-17) In seno alla famiglia le concubine non avevano tutti i diritti che aveva la moglie regolare, e un uomo poteva avere più mogli e anche concubine. (I Re 11:3; II Cron. 11:21) Se la moglie era sterile a volte dava la sua serva come concubina al marito, e il figlio della concubina sarebbe stato considerato figlio della moglie libera, sua padrona. (Gen. 16:2; 30:3) I figli delle concubine erano figli legittimi, non bastardi, e potevano ricevere un’eredità. — Gen. 49:16-21; confronta Genesi 30:3-12.

  • Condotta dissoluta
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    • Condotta dissoluta

      Il termine ebraico corrispondente a questa espressione ricorre particolarmente a proposito di questioni sessuali. Il termine greco significa sregolatezza, che offende la morale pubblica; condotta spudorata, specie riguardo al sesso.

      Nella Bibbia l’espressione “condotta dissoluta” si riferisce a fornicazione, adulterio, sodomia e altre forme di immoralità fisica. È usata anche in senso simbolico per descrivere l’infedeltà spirituale.

      ALCUNI SEGUONO UNA CATTIVA STRADA

      La condotta dissoluta è una delle “opere della carne”, uno dei desideri carnali che “causano un conflitto contro l’anima” e portano alla disapprovazione divina. (Gal. 5:19-21; I Piet. 2:11) Quasi tutti gli atti di condotta dissoluta sono compiuti di notte da persone che amano le tenebre. Perciò i cristiani dovrebbero abbandonare completamente ogni condotta dissoluta. (Rom. 13:13; Giov. 3:19-21) Comunque, alcuni che si dicono servitori di Dio e di Cristo si allontanano dalla via della luce. Paolo era addolorato a motivo di quelli della congregazione di Corinto che non si erano pentiti dell’“impurità e fornicazione e condotta dissoluta che han praticate”, nonostante le precedenti ammonizioni. (II Cor. 12:21) Pietro avvertì i primi cristiani che fra loro sarebbero sorti falsi insegnanti, e che molti avrebbero imitato i loro atti di condotta dissoluta, recando biasimo alla via della verità. (II Piet. 2:1, 2) Le parole rivolte da Gesù alle congregazioni di Pergamo e Tiatira, scritte dall’apostolo Giovanni verso il 96 E.V., indicano che la profezia di Pietro si stava già adempiendo in quel tempo. (Riv. 2:12, 14, 18, 20) Sia Pietro che Giuda parlano del giudizio che si sarebbe abbattuto su coloro che praticano una condotta dissoluta. — II Piet. 2:17-22; Giuda 7.

      La loro scusa

      Alcuni che praticano una condotta dissoluta nel tentativo di sedurre e ingannare altri nella congregazione cristiana si scusano dicendo che l’immeritata benignità di Dio è grande ed egli chiuderà un occhio sui loro peccati, perché riconosce la loro imperfezione e debolezza carnale. La loro professione di fede non ha senso. (Giuda 4) Il loro servizio non è ben accetto a Dio. — Prov. 21:27.

      Sotto la Legge era stato espresso lo stesso parere contro la condotta dissoluta. Dio non ha cambiato al riguardo. C’erano leggi contro la condotta dissoluta, che quasi sempre comportavano la pena di morte. (Lev. 18:6-29; 19:29; 20:14) Davide supplicò Dio di non togliergli la vita insieme a ‘uomini colpevoli di spargimento di sangue, nelle cui mani è condotta dissoluta’. — Sal. 26:9, 10.

      Per mezzo dei profeti Geremia ed Ezechiele, Geova avvertì Israele dei suoi giudizi contro di loro per la condotta dissoluta praticata sia in senso fisico che spirituale. — Ger. 13:26, 27; Ezec. 16:27, 43, 58; 22:9; 23:21-49; 24:13.

  • Condottiero, nobile, principe
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    • Condottiero, nobile, principe

      Diversi termini ebraici possono essere tradotti “condottiero”, “nobile” e “principe”. Quelli che ricorrono più spesso sono:

      Naghìdh, che significa “capo”, “condottiero”, “capofamiglia”, è applicato a Saul e Davide in quanto erano stati designati quali re d’Israele, e a Ezechia re di Giuda, che aveva la responsabilità di pascere il popolo di Geova. (I Sam. 9:16; 25:30; II Sam. 5:2; II Re 20:5) La tribù di Giuda era stata scelta da Geova per essere il condottiero delle dodici tribù d’Israele. Da Giuda vennero i re della dinastia di Davide. — I Cron. 28:4; Gen. 49:10; Giud. 1:2.

      Gesù è chiamato “Messia il Condottiero” e “condottiero e comandante ai gruppi nazionali”, in Daniele 9:25 e Isaia 55:4. Egli consigliò ai suoi discepoli: “[Non] siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero [gr. kathegetès, guida], il Cristo”. (Matt. 23:10) Nella congregazione cristiana Gesù Cristo è l’unico che può giustamente avere il titolo di “Condottiero”, perché nessun essere umano imperfetto guida i veri cristiani: essi seguono Cristo. Ci sono alcuni che “prendono la direttiva” nel servizio di Dio, ma non sono considerati né chiamati “condottieri” e il loro esempio viene seguito solo in quanto imitano Cristo. — I Cor. 11:1; Ebr. 13:7.

      Nadhìv, che significa “nobile”, “volenteroso”, “pronto”, ricorre in Numeri 21:18 come parallelo del termine “principi”, a proposito di quegli israeliti che furono pronti a scavare un pozzo nel deserto. Descrive anche quelli che fecero contribuzioni volontarie per la costruzione del tabernacolo. (Eso. 35:5) In Giobbe 11:2112:21 indica una posizione di potere e preminenza. — Vedi anche Salmo 83:9-11.

      Il termine ebraico hhohrìm, che significa “nobili”, “liberi”, è usato a proposito di certi uomini influenti di una città del regno delle dieci tribù d’Israele (I Re 21:8, 11), e anche di ebrei autorevoli sotto l’impero persiano. (Nee. 5:7; 13:17) Molti dei nobili di Giuda e Gerusalemme, fra cui Daniele e i suoi compagni, furono inclusi in un primo contingente di prigionieri portati a Babilonia nel 617 a.E.V. dal re Nabucodonosor e altri furono da lui uccisi nel 607 a.E.V. — Ger. 27:20; 39:6; Dan. 1:3, 6.

      Sar, che significa “principe”, “capo”, “condottiero”, “ufficiale”, deriva da un verbo che significa “governare”, “dominare”. È spesso tradotto “principe”, ma non si applica sempre al figlio di un re o a un personaggio di stirpe reale. I capitribù di Israele erano chiamati “principi”. (I Cron. 27:22) Questo era il titolo di chi aveva alte cariche sotto i faraoni d’Egitto e il re Nabucodonosor di Babilonia. (Gen. 12:15; Ger. 38:17, 18, 22; Est. 3:12) Un ufficiale dell’esercito poteva essere chiamato sar. (Nee. 2:9) Geova è chiamato il “Principe dell’esercito” e “Principe dei principi” in Daniele 8:11, 25. L’arcangelo Michele è il gran principe che sta a favore dei figli del tuo popolo [di Daniele]. (Dan. 12:1) In Daniele 10:13, 20 sono menzionati invisibili principi demonici che dominavano le potenze mondiali persiana e greca. — Confronta Efesini 6:12.

      Nel Salmo 45, i cui versetti 6 e 7 l’apostolo Paolo applica a Cristo Gesù, troviamo queste parole: “In luogo dei tuoi antenati ci saranno i tuoi figli, che costituirai principi su tutta la terra”. (Sal. 45:16) Di Abraamo, Isacco e Giacobbe, antenati di Cristo, è scritto: “Nella fede morirono tutti questi, benché non ottenessero l’adempimento delle promesse, ma le videro da lontano e le salutarono”. (Ebr. 11:8-10, 13) Poiché il regno di Cristo implica un’“amministrazione . . . per radunare di nuovo tutte le cose. . . le cose che sono nei cieli e le cose che sono sulla terra” (Efes. 1:10), non solo ci saranno re e sacerdoti secondari in cielo (Riv. 20:6), ma anche “principi” o rappresentanti sulla terra per eseguire gli ordini del re. (Confronta Ebrei 2:5, 8). Isaia 32:1, 2 fa senz’altro parte di una profezia messianica e descrive i benefici recati da tali “principi” sotto il Regno.

  • Confini
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Confini

      Quando gli israeliti occuparono Canaan, ogni famiglia ricevette un pezzo di terra e tali appezzamenti erano delimitati da confini ben delineati. In che modo, la Bibbia non lo dice, ma poteva trattarsi di pali, pietre o anche solchi scavati nel terreno. È possibile che anche in Palestina fossero indicati da iscrizioni. Elaborate iscrizioni compaiono su cippi confinari rinvenuti in Egitto e Mesopotamia. Per esempio, a Nippur è stato scoperto un cippo confinario con un’iscrizione di Nabucodonosor I.

      Indipendentemente dal modo in cui segnavano la loro eredità o la loro terra, la legge di Geova vietava agli israeliti di spostare i confini. (Deut. 19:14; vedi anche Proverbi 22:28). Infatti chi spostava indietro “la linea di confine del suo prossimo” era maledetto. (Deut. 27:17) Poiché in genere ciascuno viveva del prodotto del proprio pezzo di terra, spostare i confini significava privare l’altro di parte del suo sostentamento. Questo equivaleva

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