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  • “Dovreste essere maestri”
    La Torre di Guardia 1985 | 1° giugno
    • “Dovreste essere maestri”

      ‘Lo schiavo del Signore ha bisogno d’esser qualificato per insegnare’. — II TIMOTEO 2:24.

      1, 2. Sotto quale importante aspetto i cristiani devono imitare Gesù?

      NELLA primavera del 31 E.V. Gesù pronunciò un discorso all’aperto di fronte a una vasta folla eterogenea che si era riunita per udirlo insegnare. Parlò senza l’ausilio di microfoni moderni, sfruttando l’acustica naturale del versante di un monte per farsi udire. E ciò che disse fu stupefacente. Al termine del suo discorso, i suoi ascoltatori convennero di non aver mai sentito nulla del genere prima. Il racconto ci narra: “Le folle erano stupite del suo modo d’insegnare”. (Matteo 7:28) In questa e in molte altre occasioni Gesù si dimostrò realmente un insegnante straordinario.

      2 Per di più ai suoi seguaci spiegò che anche loro sarebbero stati insegnanti. Disse: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. (Matteo 28:19, 20) Anche l’apostolo Paolo sottolineò il fatto che i cristiani avevano la responsabilità di insegnare. “Dovreste essere maestri a causa del tempo”, disse ai cristiani ebrei. (Ebrei 5:12) A Timoteo inoltre disse: “Lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere, ma ha bisogno d’esser gentile verso tutti, qualificato per insegnare”. — II Timoteo 2:24.

      3. In quali occasioni un cristiano può dover insegnare?

      3 Perché tutto questo risalto all’insegnamento? Ebbene, i cristiani devono sapere come insegnare quando predicano di casa in casa e per le strade, o quando tornano a visitare coloro che si interessano della verità e quando tengono studi biblici con loro. Cercano di sfruttare tutti i contatti che hanno con altri come occasioni in cui insegnare. (Vedi Giovanni 4:7-15). Inoltre un ministro cristiano deve insegnare quando si rivolge alla congregazione nella Sala del Regno, o quando dà consigli in privato. E alle donne mature viene consigliato di insegnare “ciò che è bene” alle più giovani. (Tito 2:3-5) I genitori cristiani, poi, cercano di allevare i propri figli “nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”, il che richiede notevoli capacità d’insegnamento. (Efesini 6:4; Deuteronomio 6:6-8) Non c’è da stupirsi se l’apostolo Paolo disse che un cristiano dev’essere “qualificato per insegnare”!

      4, 5. Di quale aiuto disponiamo per divenire buoni insegnanti?

      4 Ma insegnare non è facile. È un’arte. (II Timoteo 4:2) Come possono i cristiani, pochi dei quali sono “saggi secondo la carne”, acquisire quest’arte? (I Corinti 1:26) È possibile farlo solo con l’aiuto di Geova. (Matteo 19:26) Geova dà sapienza a coloro che gliela chiedono. (Giacomo 1:5) Il suo spirito santo sostiene coloro che cercano di fare la sua volontà, ed egli ci ha fornito la Bibbia, che è “utile per insegnare” e che ci consente di essere ‘preparati per ogni opera buona’, incluso l’insegnamento. — II Timoteo 3:16, 17.

      5 La Bibbia ci aiuta a divenire insegnanti migliori. Lo fa in particolare narrando fedelmente il ministero di Gesù, le cui capacità di insegnare stupirono tanto i suoi contemporanei. (Marco 1:22) Se comprendiamo cosa lo rese un insegnante tanto abile, possiamo cercare di imitarlo. Il fatto è che, per quanto riguarda l’insegnamento, ci sono due aspetti da tenere presenti: le qualità stesse dell’insegnante e il modo in cui insegna. Vediamo come questo fu vero per Gesù, e cosa possiamo apprendere dal suo esempio.

      L’insegnante...

      6. Qual è un aspetto dell’insegnamento di Gesù che è indispensabile imitare? Perché?

      6 In un’occasione Gesù disse: “Ciò che io insegno non è mio, ma appartiene a colui che mi ha mandato”. (Giovanni 7:16) Un’altra volta disse: “Non faccio nulla di mia propria iniziativa; ma . . . dico queste cose come il Padre mi ha ammaestrato”. (Giovanni 8:28) Gesù così rivolse l’attenzione al suo Padre celeste. Anche se era il Messia, desiderava che fosse glorificato il nome di Geova, non il proprio. (Matteo 6:9; Giovanni 17:26) Questa umiltà contribuì a rendere Gesù un insegnante eccelso. Gli insegnanti cristiani oggi dovrebbero avere un’umiltà simile. Cercano di guadagnare lodi non per se stessi, ma per Geova, la Fonte di ciò che stanno insegnando. I loro studenti diventano così servitori di Dio, e non di qualche uomo. — Confronta Atti 20:30.

      7, 8. (a) Quale ottimo atteggiamento aveva Gesù nei confronti della verità? (Salmo 119:97) (b) In che modo un atteggiamento simile ci permetterà di migliorare la nostra capacità di insegnare?

      7 Tenete poi presente che Gesù venne “per rendere testimonianza alla verità” e che aveva una conoscenza approfondita della materia. (Giovanni 17:17; 18:37) Già all’età di dodici anni nutriva profondo interesse per gli argomenti scritturali. (Luca 2:46, 47) È chiaro che Gesù amava la verità. (Salmo 40:8) Questo profondo intendimento della verità e questo amore per essa convinsero Gesù del fatto che gli altri avevano bisogno di udire il suo messaggio, ed egli fu deciso a insegnare nella maniera più efficace possibile. — Giovanni 1:14; 12:49, 50.

      8 Che dire di noi? È probabile che conosciamo molte cose in merito alla verità, ma la amiamo? Dedichiamo del tempo allo studio per divenire più abili nel farne uso? Siamo felici di parlarne ad altri? Man mano che approfondiamo la nostra conoscenza della verità, il nostro amore per essa aumenterà, come aumenterà il nostro entusiasmo nel trasmetterla ad altri. Il salmista dichiarò felice l’uomo il cui “diletto è nella legge di Geova, e lègge sottovoce nella sua legge giorno e notte”. A un uomo del genere, dice la Bibbia, “ogni cosa che fa riuscirà”, compreso l’insegnamento. — Salmo 1:1-3.

      9. Quale altra qualità contribuiva a rendere Gesù un ottimo insegnante?

      9 Comunque, il semplice fatto di conoscere bene un certo soggetto non ci renderà necessariamente insegnanti esperti. A scuola forse avete avuto un insegnante che conosceva bene la sua materia, ma che la insegnava male. Perché? Forse perché non aveva una qualità di cui Gesù abbondava: profondo amore e interessamento per gli altri. Il racconto narra questo episodio: “Vedendo le folle [Gesù] ne ebbe pietà, perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. (Matteo 9:36) Non era mai così stanco o preoccupato da non poter aiutare gli altri. (Giovanni 4:6-26) Era premuroso, gentile e paziente con le loro debolezze. Voleva aiutarli. (Luca 5:12, 13) Oggi l’insegnante cristiano deve avere queste stesse qualità se lui pure vuole riuscire.

      10. Perché per riuscire come insegnanti è indispensabile dare un buon esempio?

      10 Notate inoltre un quarto aspetto che caratterizzò Gesù quale insegnante. “Non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca”. (I Pietro 2:22) Non fece nulla che avrebbe sminuito il suo insegnamento. Si può dire questo anche di noi? Paolo scrisse ai romani: ‘Tu, dunque, che insegni a qualcun altro di “non rubare”, rubi?’ (Romani 2:21) In modo simile, l’anziano che insegna alla congregazione l’importanza del servizio di campo è lui stesso attivo in questo servizio? Chi pronuncia un discorso per incoraggiare la lettura della Bibbia ha lui stesso un programma per leggerla? In alcune circostanze possiamo ‘guadagnare’ un oppositore solo con la condotta, senza dir nulla. (I Pietro 3:1) Le azioni possono essere più eloquenti delle parole. Certo, se le nostre azioni contrastano con le nostre parole, i nostri studenti se ne accorgeranno subito e il nostro insegnamento probabilmente sarà inutile.

      11. Quale altro aspetto dell’insegnamento tratteremo?

      11 Il desiderio di lodare Geova, l’intendimento della verità e l’amore per essa, il premuroso interessamento per gli altri e il buon esempio, sono tutti elementi indispensabili per essere un buon insegnante. Agli studenti sinceri queste qualità piacciono anche se l’insegnante non è particolarmente esperto in fatto di metodi e tecniche di insegnamento. Ciò nondimeno quella d’insegnare è un’arte, e con un esame dei metodi e delle tecniche d’insegnamento è possibile migliorare. Considerate alcuni aspetti tecnici dell’insegnamento di Gesù per vedere se possono aiutarvi ad essere insegnanti migliori.

      ...e il suo insegnamento

      12. (a) Quale caratteristica dell’insegnamento di Gesù risalta in Matteo 5:3-12? (b) Come potreste imitare questa caratteristica per migliorare la vostra stessa capacità di insegnare?

      12 Per cogliere il sapore dell’insegnamento di Gesù, leggete i primi versetti del Sermone del Monte. (Matteo 5:3-12) Cosa vi colpisce subito? Ebbene, Gesù scelse con cura le parole. Il fatto che tutti quei brevi periodi inizino con la parola “Felici . . .” rende la sua introduzione facile da ricordare. Ma notate anche che non impiegò parole o frasi complicate o altisonanti. Le verità espresse sono profonde, ma formulate in modo semplice. Ecco un segreto per insegnare con efficacia: la SEMPLICITÀ. Leggete il resto del discorso di Gesù, e notate alcuni altri esempi di verità profonde espresse in modo semplice e chiaro. (Matteo 5:23, 24, 31, 32; 6:14; 7:12) Pensate poi a come potreste esporre in maniera semplice alcune verità profonde, come, forse, i tempi dei Gentili, o perché la Bibbia offre sia una speranza celeste che una terrena.

      13, 14. In che modo le illustrazioni rendevano vive le parole di Gesù?

      13 Leggete ora Matteo 5:14-16. Gesù incoraggia i suoi umili ascoltatori a diffondere la verità con le loro parole e azioni buone. Forse quest’idea li fece trasalire. A quel tempo erano gli scribi e i farisei ad essere considerati i maestri della nazione ebraica. Ma Gesù fece ben capire il punto, in modo tale che sembrasse molto ragionevole. In quale maniera? Usando una magistrale illustrazione. Ecco un prezioso strumento per insegnare utilizzato spesso da Gesù: le ILLUSTRAZIONI.

      14 Perché le illustrazioni? Perché la nostra mente preferisce pensare per immagini. E le illustrazioni tratte da elementi comuni possono rendere le cose spirituali facili da comprendere. Gesù pertanto paragonò Geova, l’Uditore di preghiera, a un padre che dà cose buone ai suoi figli. Il difficile sentiero che porta alla vita fu descritto come una porta stretta da cui si accede a una strada angusta. I falsi profeti furono assomigliati a lupi che si travestono da pecore o ad alberi che producono frutti marci. (Matteo 7:7-11, 13-21) Queste illustrazioni realistiche rendevano vive le parole di Gesù. Le sue lezioni divenivano memorabili, indimenticabili.

      15. Fate qualche esempio di come oggi i cristiani possono servirsi di illustrazioni per migliorare il loro insegnamento.

      15 In modo simile oggi gli insegnanti cristiani si servono di illustrazioni per rendere più comprensibili agli altri le idee nuove. Alcuni hanno illustrato l’irragionevolezza della dottrina dell’inferno di fuoco chiedendo al loro interlocutore come giudicherebbe un genitore che per punire il figlio disubbidiente gli mettesse la mano sul fuoco. La verità che relativamente pochi uomini vanno in cielo, mentre la maggioranza ha la speranza di vivere per sempre sulla terra, può essere illustrata da una nazione nella quale solo pochi sono al governo, mentre la maggioranza gode dei benefìci di quel governo. Ma un’illustrazione di solito va tratta da cose che l’ascoltatore conosce bene. Non dovrebbero occorrere lunghe spiegazioni, né dovrebbe essere così lunga che il punto da insegnare viene perso di vista.

      16. Che genere di illustrazioni sono particolarmente efficaci?

      16 Non dimenticate che ci possono essere anche illustrazioni visive. Quando gli fu chiesto se era giusto pagare le tasse a Cesare, Gesù chiese una moneta, un denaro, che utilizzò per chiarire la risposta. (Matteo 22:17-22) Nel ribadire il bisogno di umiltà, chiamò a sé un bambino per illustrare il punto. (Matteo 18:1-6) E, per mostrare cos’è la devozione completa, richiamò l’attenzione su una vedova in carne ed ossa che stava dando tutto ciò che aveva — due monetine — al tesoro del tempio. (Marco 12:41-44) In modo analogo, alcuni oratori trovano molto utile impiegare nelle adunanze cristiane alla Sala del Regno lavagne, figure, diagrammi e diapositive, mentre agli studi biblici a domicilio si possono usare illustrazioni stampate o altri sussidi. Le illustrazioni visive sono molto più efficaci delle semplici parole.

      17. Indicate un altro metodo di insegnamento al quale Gesù fece ricorso molto spesso.

      17 Infine, leggete come si comportò Gesù con i farisei nell’episodio menzionato in Matteo 12:10-12. Osservate con quanta abilità rispose a una domanda a trabocchetto. Sì, fece un’illustrazione, ma avete notato come la formulò? Come domanda. Con abilità portò i suoi uditori a considerare il sabato in modo più equilibrato. Perciò, le DOMANDE sono un altro preziosissimo strumento che Gesù impiegò per insegnare. Notate in quale maniera Gesù fece domande per indurre i suoi ascoltatori a riflettere e per costringere i suoi oppositori a rivedere la loro posizione. — Matteo 17:24-27; 21:23-27; 22:41-46.

      18. Fate alcuni esempi di come oggi i cristiani possono usare domande nel corso di trattazioni dottrinali.

      18 Gli odierni cristiani possono usare le domande in modo simile. Per cui, allorché chi crede nella Trinità cita Matteo 28:18 per dimostrare che Gesù è onnipotente, e perciò uguale a Dio, gli insegnanti esperti hanno trovato utile fare domande per aiutarlo a ragionare. Potremmo forse chiedere: ‘Se tutta l’autorità è stata data a Gesù, come dice il versetto, chi è stato a dargliela? E quale posizione occupava Gesù prima di riceverla?’ In tal modo il trinitario è aiutato a vedere quel versetto sotto una luce nuova. In modo simile, chi crede nell’inferno di fuoco forse usa la parabola del ricco e di Lazzaro per cercare di dimostrarne l’esistenza. (Luca 16:19-31) Domande come queste lo possono aiutare: Dove andò il povero quando morì? Se andò in cielo, significa allora che tutti coloro che sono in cielo giacciono nel seno di Abraamo? Inoltre cosa ci faceva lì Abraamo, visto che Gesù aveva detto che fino al Suo tempo nessuno era asceso al cielo? (Giovanni 3:13) Queste domande permetterebbero di mostrare che, nella parabola, la condizione del povero dopo la morte dev’essere simbolica. Perciò era pure simbolica la condizione del ricco dopo che “morì”, e pertanto non va presa alla lettera, specialmente se si tiene conto di quanto dicono altri versetti in merito all’inferno. — Ecclesiaste 9:10.a

      19. Perché le domande sono così utili in tutte le occasioni in cui insegniamo?

      19 Le domande fanno partecipare lo studente all’insegnamento. Anche le domande retoriche (alle quali l’oratore non si aspetta che gli ascoltatori rispondano) stimolano il pensiero di chi ascolta. Leggete in Matteo 11:7-11 come Gesù fece domande retoriche. Le domande svolgono un’altra funzione ancora. Spesso dobbiamo sapere cosa uno ha in mente per poterlo aiutare. Dato che, a differenza di Gesù, non possiamo leggere i cuori, esiste un solo modo per saperlo: porre domande ben ponderate. — Proverbi 18:13; 20:5.

      20. Quali ricompense otterremo se ‘prestiamo attenzione a noi stessi e al nostro insegnamento’? (I Timoteo 4:16)

      20 Sì, quella d’insegnare è un’arte. Per coltivarla, l’insegnante deve sviluppare certe qualità personali e darsi da fare per imparare come insegnare. Questo non è facile, ma è possibile. Essere cristiani, infatti, è essere insegnanti. Per assolvere tanti doveri cristiani è necessario l’insegnamento. Facciamo quindi bene a mettere in pratica il consiglio di Paolo: “Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento”. È vero che alcuni sono più dotati di altri per natura, ma tutti possono insegnare con efficacia se si applicano e chiedono aiuto a Geova. In tal modo si ottengono ricompense straordinarie. Paolo infatti aggiunse: “Attieniti a queste cose, poiché facendo questo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. Nel prossimo numero prenderemo in esame altri aspetti di questo argomento nell’articolo intitolato “Indirizzate i nuovi all’organizzazione di Dio”. — I Timoteo 4:16.

      [Nota in calce]

      a Vedi nota in calce nella Traduzione del Nuovo Mondo, edizione inglese del 1984 con riferimenti; anche l’Appendice 4B.

      Sapete spiegare?

      ◻ Quali qualità permisero a Gesù di essere un buon insegnante?

      ◻ In che modo queste qualità possono aiutare noi?

      ◻ Perché la semplicità è indispensabile per un insegnante?

      ◻ Perché facendo illustrazioni e domande miglioreremo la qualità del nostro insegnamento?

      [Immagine a pagina 28]

      Il modo di insegnare di Gesù era diverso da quello dei capi religiosi

      [Immagine a pagina 29]

      Come Gesù, i cristiani odierni colgono qualsiasi occasione per insegnare

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1985 | 1° giugno
    • Domande dai lettori

      ◼ Ci sono cose che dovremmo evitare di dire quando ci rivolgiamo a Geova in preghiera?

      Sì, ce ne sono. Nelle nostre preghiere dovremmo evitare di dire cose che sembrano indicare una familiarità indebita e che possono far pensare agli altri (nelle preghiere fatte in pubblico) che manchiamo di rispetto. Espressioni come “Buona sera, Geova” e “Salutaci tanto Gesù” non sono appropriate, come non è corretto fare osservazioni umoristiche o addirittura battute nel corso delle nostre preghiere. Perché?

      Da una parte, se sono usate mentre si prega in pubblico, con tutta probabilità queste espressioni turberanno o offenderanno chi ascolta. (Romani 14:21) Ma c’è un motivo più profondo per cui dovremmo evitare espressioni del genere, anche quando preghiamo in privato. Queste sono frasi che usiamo per rivolgerci a un nostro pari. Usate in una preghiera tradiscono mancanza di riverenza e di rispetto, e danno l’impressione che chi prega in questa maniera abbia completamente dimenticato la propria scarsa importanza rispetto a Geova. — Genesi 18:27; confronta Luca 18:9-14.

      È vero che i cristiani sono incoraggiati a coltivare una stretta relazione con Geova. Noi lo amiamo; è il nostro Padre celeste. (Matteo 6:9; 22:37) Alcuni infatti possono essere definiti suoi amici. (Giacomo 2:23) Per di più siamo invitati a parlare a Geova con libertà di parola, esprimendogli i pensieri e i problemi più intimi. — Salmo 55:1, 2; Filippesi 4:6; Ebrei 4:16; I Giovanni 3:21, 22.

      Nondimeno, Geova esige che coloro che si rivolgono a lui abbiano il giusto atteggiamento. Disse: “A questi, quindi, guarderò, a chi è afflitto e contrito di spirito e trema alla mia parola”. (Isaia 66:2) Occorre inoltre avere un cuore fervente. “Tornate a me con tutto il vostro cuore”, disse Geova al suo popolo. (Gioele 2:12, 13) Davanti a lui non possiamo vantare alcun merito, né abbiamo motivo di essere presuntuosi o di accampare diritti.

      A coloro che pregano Geova la Bibbia consiglia inoltre: “Lo temano gli uomini. Egli non guarda nessuno di quelli che sono saggi al loro proprio cuore”. “Egli eseguirà il desiderio di quelli che lo temono, e udrà il loro grido di soccorso, e li salverà”. (Giobbe 37:24; Salmo 145:19; vedi anche Salmo 39:5, 12). Perciò, anche se Geova è sempre pronto ad ascoltare le nostre preghiere, il modo in cui gli parliamo deve indicare sia che ci rendiamo conto di essere indegni sia che nutriamo grande rispetto per lui. Rivolgersi a lui in altra maniera denoterebbe presunzione, mancanza di umiltà o di serietà.

      Quando un bambino prega, a volte usa espressioni familiari che fanno sorridere gli stessi genitori. Espressioni simili sono una dimostrazione commovente della sua innocenza e del fatto che per lui Geova è reale. Ma un adulto, il quale comprende meglio i fattori implicati, non dovrebbe usare espressioni frivole nella preghiera. Deve rivolgersi a Geova con fervore, riverenza, umiltà, dignità e serietà. — I Corinti 13:11.

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