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  • Elohim
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • The International Standard Bible Encyclopaedia (Vol. II, p. 1265) osserva: “È caratteristica dell’ebr. che estensione, grandezza e dignità, come pure effettiva molteplicità, si esprimano col pl. Non è dunque ragionevole supporre che la pluralità della forma indichi un primitivo politeismo semitico. Al contrario, l’ebr. storico è indubbiamente e invariabilmente monoteistico”. In Deuteronomio 6:4 Mosè scriveva: “Geova nostro Dio è un solo Geova”.

      Riferito a Geova, il titolo ’Elohìm richiama l’attenzione su di lui quale Creatore. Ricorre trentacinque volte nella storia della creazione, e ogni volta il verbo che descrive quello che egli disse o fece è al singolare. (Gen. 1:1–2:4) In Lui risiede la somma e la sostanza di forze infinite.

      ANGELI

      Nel Salmo 8:4, 5, anche gli angeli sono chiamati ’elohìm, com’è confermato dalla citazione che ne fa Paolo in Ebrei 2:6-8. Sono chiamati benèh ha-’Elohìm, “figli di Dio”, “figli del vero Dio” (NM) in Genesi 6:2, 4 e Giobbe 1:6; 2:1. La già citata grammatica ebraica di Gesenius (p. 437, par. 2) dice a proposito di questa frase che “propriamente non significa figli di dèi, ma esseri della categoria degli ’elohìm”. Il Lexicon in Veteris Testamenti Libros, di Koehler e Baumgartner (ed. 1953), pagina 134, dice: “(singoli) esseri divini, dèi”. E a pagina 51: “i (singoli) dèi Genesi 6:2; Giobbe 1:6; 2:1; 38:7”. Perciò nel Salmo 8:5 il termine è reso “angeli”, LXX; “quelli simili a Dio”, NM.

      ALTRI

      Il termine ’elohìm è usato anche a proposito di dèi idolatrici. A volte questa forma plurale significa semplicemente “dèi”. (Eso. 12:12; 20:23) Altre volte è un plurale di maestà e si riferisce a un unico dio (o dea); questi dèi non erano delle trinità. (I Sam. 5:7b [Dagon]; I Re 11:5 [“dea” Astoret]; Dan. 1:2b [Marduk]) Tenuto conto di ciò, l’uso del plurale ’Elohìm riferito a Geova non può essere citato a sostegno della dottrina della trinità. Inoltre, quando i trinitari, contrari al politeismo, sostengono che ’Elohìm riferito al vero Dio stia per il plurale “dèi”, diventano essi stessi politeisti, in contrasto con la definizione della loro dottrina trinitaria secondo la quale ci sono tre persone in un solo Dio e non tre dèi.

      Nel Salmo 82:1, 6, ’elohìm si riferisce a uomini, giudici umani di Israele. Gesù citava questo Salmo in Giovanni 10:34, 35. Poiché gli uomini non sono per natura spirito ma carne, in che senso possono essere dèi? In quanto rappresentanti e portavoce di Geova. A Mosè fu detto che doveva ‘essere come Dio’ (ebr. ’Elohìm; LXX, gr. ho Theòs) per Aaronne e per Faraone. — Eso. 4:16; vedi anche Esodo 7:1.

      Molte volte nelle Scritture ’Elohìm si trova anche preceduto dall’articolo determinativo ha. La prima volta in Genesi 5:22, 24, dove una nota in calce della Traduzione del Nuovo Mondo (ed. inglese 1953) dice: “L’uso dell’articolo qui è voluto, senza dubbio a motivo della tendenza alla falsa adorazione manifestatasi poco prima in Genesi 4:26”. A proposito dell’uso dell’articolo, la già citata grammatica ebraica di Gesenius dice (p. 423): “L’articolo è, generalmente parlando, usato per determinare un sostantivo ogni qual volta sia richiesto . . . ; quindi: . . .(d) Quando termini che si riferiscono a intere classi sono limitati (semplicemente dall’uso) a particolari individui . . .”. Ha-’Elohìm, tradotto “l’unico vero Dio”, è quindi portato ad esempio di ciò, insieme allo stesso uso fatto in altri casi, per esempio, “l’avversario”, a indicare l’oppositore di Dio per antonomasia, Satana; come pure “il [primo] uomo”, Adamo. Perciò la Traduzione del Nuovo Mondo rende ha-’Elohìm “il [vero] Dio”.

      Anche la forma singolare ’Elòah è usata a proposito di Geova (Deut. 32:15) e di altri dèi. (Abac. 1:11) ’Elòah ricorre quarantun volte in Giobbe su un totale di cinquantasette volte nelle Scritture Ebraiche. Il termine corrispondente a ’Elohìm in aramaico è ’Elahìn che ricorre tredici volte nella parte aramaica di Daniele, a partire da Daniele 2:47.

  • Elot
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    • Elot

      Vedi ELAT, ELOT.

  • Elul
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    • Elul

      (Elùl).

      Nome dato dopo l’esilio al sesto mese lunare del calendario sacro ebraico, dodicesimo mese del calendario secolare, corrispondente a parte di agosto e di settembre. Nel mese di elul Neemia portò a termine dopo cinquantadue giorni la ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Perciò i lavori dovevano essere iniziati verso il 4 ab. Neemia aveva ricevuto il permesso di tornare a Gerusalemme da Susa (Susan) in primavera, nel mese di nisan. I successivi mesi di iyyar (ziv), sivan e tammuz gli consentirono di compiere il lungo viaggio, e di riposarsi tre giorni a Gerusalemme prima di cominciare la sua ispezione notturna delle mura. — Nee. 2:1, 11-15; 6:15; confronta Esdra 7:9.

  • Emim
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    • Emim

      (emìm) [creature spaventose].

      Tribù o popolazione che dimorava a E del Mar Morto. Sono descritti come un popolo grande, numeroso e di alta statura “come gli Anachim”. (Deut. 2:10) Questo paragone con i figli di Anac indica che gli emim erano violenti e di statura gigantesca, infatti Mosè disse a Israele: “Tu stesso hai udito dire: ‘Chi può stare fermo davanti ai figli di Anac?’” — Deut. 9:2.

  • Emmanuele
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    • Emmanuele

      (Emmanuèle) [ebr. ‘Immànu’el, con noi è Dio].

      Nome menzionato la prima volta dal profeta Isaia (7:14; 8:8) durante il regno di Acaz (761–745 a.E.V.). In Matteo 1:23, l’unica altra volta che ricorre, Emmanuele è un nome o titolo attribuito a Cristo il Messia.

      Date le circostanze in cui fu pronunciata la profezia, i commentatori biblici hanno cercato un “Emmanuele” ai giorni di Isaia, che servisse allora come segno che ‘Dio era con loro’. Nell’VIII secolo a.E.V. Peca e Rezin, rispettivamente re d’Israele e di Siria, intendevano abbattere Acaz re di Giuda, per dare il suo trono al figlio di Tabeel. (Isa. 7:1-6) Geova si ricordava però del patto del regno fatto con Davide, antenato di Acaz, e mandò il suo profeta con questo rassicurante messaggio:

      “Ascoltate, o casa di David. . . . Il Signore [Geova, NM; NW, e nota in calce] stesso darà a voi un segno: ecco la giovane concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Immanuel. Crema e miele mangerà, finché avrà discernimento da aborrire il male e scegliere il bene. Prima che sappia il ragazzo aborrire il male e scegliere il bene sarà abbandonata la terra che tu disprezzi a causa dei suoi due re”. — Isa. 7:13-16, ATE.

      Dopo aver parlato della nascita del secondo figlio di Isaia, la profezia descrive come sarebbe stata eliminata ogni minaccia contro Giuda. Simili a un’incontenibile inondazione gli assiri avrebbero travolto completamente la Siria e il regno settentrionale d’Israele, senza fermarsi finché non si fossero pericolosamente estesi sul paese di Giuda, fino ‘a riempire il tuo paese, o Emmanuele!’ Poi, con grandiosità poetica, il profeta Isaia avverte tutti coloro che si oppongono a Geova: Anche se vi cingete per la guerra, anche se fate piani, se pronunciate una parola qualsiasi contro Geova, “non avrà effetto, poiché Dio è con noi [‘Immànu’el]!” — Isa. 8:5-10.

      La piena e completa identità di Emmanuele si trova nell’incarico e nella persona del Signore Gesù Cristo. L’uso perciò del termine ebraico ‘almàh nella profezia si adatterebbe sia al tipo (se si trattava della giovane moglie di Acaz o di Isaia) che all’antitipo (la promessa sposa e ancora vergine Maria). Nel caso di Maria non c’era dubbio che fosse vergine quando rimase “incinta per opera dello spirito santo”, dato che sia Matteo che Luca riportano questo come un fatto storico. (Matt. 1:18-25; Luca 1:30-35) “Tutto questo effettivamente accadde, affinché si adempisse ciò che era stato dichiarato da Geova per mezzo del suo profeta”, osserva Matteo. Era un segno che identificava il tanto atteso Messia. Quindi in stretta attinenza con la realtà dei fatti, nel Vangelo di Matteo (dove si cita Isaia 7:14) troviamo il termine greco parthènos, nel senso di “vergine”, che traduce ‘almàh: “Ecco, la vergine [parthènos] sarà incinta e partorirà un figlio, e gli sarà posto nome Emmanuele!” (Matt. 1:22, 23) Non si trattava affatto di prendersi delle libertà o di alterare il testo. Più di un secolo prima anche i traduttori ebrei della Settanta greca avevano usato parthènos nel tradurre Isaia 7:14.

      Tale identità di Gesù Cristo quale Emmanuele non significa che fosse l’incarnazione di Dio, come i fautori della dottrina trinitaria sostengono sia implicito nel significato di Emmanuele, cioè: “Con noi è Dio”. Presso gli ebrei era consuetudine comune incorporare il termine Dio, o anche Geova, nei nomi propri ebraici. Tuttora molti si chiamano Emmanuele, ma nessuno è un’incarnazione di Dio.

      Se sembra esserci una contraddizione fra le istruzioni dell’angelo a Maria (“dovrai mettergli nome Gesù”) e la profezia di Isaia (“per certo gli metterà nome Emmanuele”), si ricordi che il Messia doveva avere anche altri nomi. (Luca 1:31; Isa. 7:14) Per esempio, Isaia 9:6 diceva di lui: “Si chiamerà Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace”. Eppure nessuno di questi nomi venne dato come nome proprio al primogenito di Maria, né quando era piccolo né dopo che intraprese il suo ministero. Erano tutti nomi o titoli profetici con cui sarebbe stato identificato il Messia. La vita di Gesù fu sotto ogni aspetto all’altezza del significato di quei nomi, e in quel senso gli furono dati profeticamente, per indicare le qualità e le mansioni che avrebbe svolto a favore di tutti coloro che l’avrebbero riconosciuto come Messia. Lo stesso dicasi del titolo Emmanuele. Ne fu all’altezza e ne adempì il significato.

      Gli adoratori di Geova hanno sempre desiderato che Dio fosse con loro, al loro fianco per sostenerli nelle loro imprese, e spesso egli li rassicura che è effettivamente al loro fianco, a volte dandone segni visibili. (Gen. 28:10-20; Eso. 3:12; Gios. 1:5, 9; 5:13–6:2; Sal. 46:5-7; Ger. 1:19) Se l’identità personale dell’Emmanuele dei giorni di Acaz rimane tuttora incerta, può darsi che Geova abbia disposto così per non distrarre l’attenzione di successive generazioni dal più grande Emmanuele, quando fece la sua comparsa come segno dal cielo. Con la venuta del suo diletto Figlio sulla terra come promesso “seme” messianico (Gen. 3:15) e legittimo erede al trono di Davide, Geova diede il più grande segno che non aveva dimenticato il genere umano né il patto del Regno. Il nome o titolo Emmanuele era dunque particolarmente adatto a Cristo, poiché la sua presenza fu senz’altro un segno dal cielo. Ed essendo il massimo rappresentante di Dio presente in mezzo agli uomini, Matteo, ispirato, poté veracemente dire: “Con noi è Dio”.

  • Emmaus
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Emmaus

      (Èmmaus).

      Villaggio dov’erano diretti Cleopa e un altro discepolo quando, il giorno della sua risurrezione, si unì a loro il materializzato Gesù Cristo. Tuttavia, solo dopo esser giunti a Emmaus e mentre Gesù “giaceva con loro al pasto”, essi lo riconobbero. Dopo che Gesù scomparve di nuovo i due discepoli tornarono a Gerusalemme quella sera stessa. (Luca 24:13-33) L’ubicazione di Emmaus è incerta.

  • Emorroidi
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Emorroidi

      Rigonfiamento delle vene dell’ano, spesso accompagnato da fuoriuscita di sangue. Questo disturbo spesso doloroso è provocato da tumefazioni vascolari sotto la mucosa rettale, sia al di sopra dello sfintere esterno (emorroidi interne) che al di sotto (emorroidi esterne), o da entrambe le parti. Quello delle emorroidi era uno dei disturbi di cui Geova avvertì gli israeliti che avrebbero sofferto per la loro disubbidienza. (Deut. 28:15, 27) Egli colpì con emorroidi i filistei di Asdod e dei territori vicini, di Gat ed Ecron, mentre la sacra Arca era in loro possesso. — I Sam. 5:6-12.

  • En-Dor
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    • En-Dor

      [sorgente di generazione].

      Città di pianura situata nel territorio di Issacar ma attribuita a Manasse. I cananei non vi furono interamente spodestati ma sottoposti a lavoro forzato. (Gios. 17:11-13) En-Dor di solito è identificata con la località moderna che porta lo stesso nome, circa a metà strada fra Meghiddo e l’estremità meridionale del Mar di Galilea.

      Nel Salmo 83:9, 10, En-Dor è menzionata in relazione alla vittoria di Geova su Sisera. Anche se non ricorre nel resoconto della battaglia contenuto in Giudici, capp. 4, 5, si trovava solo pochi chilometri a S del monte Tabor da cui scese l’esercito di Barac. (Giud. 4:6, 12) Si trovava inoltre nelle vicinanze di Taanac e Meghiddo e della valle del torrente Chison, dove gli eserciti di Sisera furono miracolosamente sgominati. (Gios. 17:11; Giud. 5:19) Perciò qualche fase della battaglia evidentemente si svolse vicino a En-Dor, e il salmista, ben a conoscenza dei particolari storici e geografici, poteva parlare di En-Dor come del luogo dove molti cananei in fuga furono annientati. — Sal. 83:10.

  • En-Ghedi
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    • En-Ghedi

      (En-Ghèdi) [sorgente del capretto].

      Nome di una città e del deserto circostante, nel territorio di Giuda. (Gios. 15:62; I Sam. 24:1) La città è di solito identificata col moderno insediamento situato sulla riva del Mar Morto quasi 40 km a SE di Gerusalemme.

      La Sulammita alludeva alla fertilità della regione, parlando di “un grappolo di henna, fra le vigne di En-Ghedi”. (Cant. 1:14) Ma queste parole descrivono solo in parte la ricca vegetazione che vi cresce tuttora rigogliosa. La posizione particolare di En-Ghedi nella depressione del Mar Morto favorisce la crescita di vegetazione semitropicale, palme e piante balsamiche, oltre a una varietà di alberi da frutto, che fanno di En-Ghedi un’oasi che si distingue nettamente dal vicino Deserto di Giuda, veramente desolato. — Vedi GIUDA, DESERTO DI.

      Non solo l’abbondante vegetazione, ma anche l’inaccessibilità di En-Ghedi ne fece un nascondiglio ideale per Davide, inseguito dal re Saul. Infatti la

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