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A chi andrà il figlio?Svegliatevi! 1988 | 22 ottobre
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A chi andrà il figlio?
MENTRE aspettava il suo turno nell’aria soffocante di un’aula di tribunale nel New Hampshire (USA), Paul aveva lo stomaco stretto come in una morsa. Qualche settimana prima sua moglie aveva frettolosamente portato via di casa i loro due figli singhiozzanti. Paul non avrebbe rinunciato ai figli di 7 e 13 anni senza combattere.
La sua battaglia legale stava finalmente per concludersi. “È tutto così ingiusto”, pensò Paul mentre il giudice definiva una causa dopo l’altra. “Questo giudice, un completo estraneo, deciderà dove andranno a vivere i miei figli”.
Paul e la moglie erano una delle 1.187.000 coppie americane che nel 1985 avevano divorziato. Questa cifra era il triplo di quella del 1960. I divorzi sono in forte aumento non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Dal 15 al 20 per cento circa dei divorzi comportano cause per l’affidamento dei figli. Nel caso di Paul, le comparizioni in tribunale si susseguivano l’una dopo l’altra. La tensione cresceva. “Dopo un giorno in tribunale con tutte quelle cose che mi facevano girare la testa”, ha spiegato Paul, “mi sentivo come se stessi per impazzire e dovessi sfogarmi prendendomela con qualcuno. Ero così frustrato!”
Fortunatamente Paul riuscì a dominare le sue emozioni. Tuttavia le prime pagine dei giornali hanno riportato le storie dettagliate di violenze e omicidi nati dall’amarezza delle vertenze per l’affidamento dei figli. Perché questi casi sfociano spesso in conflitti così aspri?
Genitori in guerra!
Le leggi relative all’affidamento dei figli variano nelle diverse parti del mondo. In quasi tutti i paesi occidentali la madre e il padre hanno gli stessi diritti davanti alla legge. Nel decidere a chi assegnare il figlio, negli ultimi decenni i tribunali hanno dato risalto ai “migliori interessi del figlio”. Questo fatto dà a ciascun genitore la possibilità di sostenere che è la persona più adatta per l’affidamento.
Sebbene alcuni genitori lottino nell’interesse dei figli, altri agiscono per ripicca e mossi da animosità verso l’ex coniuge. Il figlio diventa “l’ultimo strumento di offesa” tramite cui un genitore sfoga la propria ira o frustrazione. I figli possono diventare, per citare le parole di un giudice, “una palla che i genitori ormai ostili fanno rimbalzare manifestando lo spirito del ‘ti faccio vedere io’ da cui sono spesso pervasi”.
Alcuni genitori si fanno addirittura giustizia da sé. Il problema del rapimento dei figli da parte dei genitori ha assunto dimensioni internazionali. Secondo le stime, negli Stati Uniti se ne verificano ben centomila casi ogni anno! Secondo un ente, il numero dei casi è raddoppiato nel quinquennio terminato nel 1983. I figli soffrono spesso di un grave trauma emotivo. Nel suo libro Children in the Crossfire, Sally Abrahms dice: “La sottrazione di minori è il problema più penoso degli anni ’80”.
Giustizia nelle aule dei tribunali?
Sin dai tempi antichi i genitori hanno richiesto l’intervento dello Stato in queste vertenze per l’affidamento dei figli. Il saggio re Salomone è ricordato per la famosa decisione con cui risolse una causa di affidamento fra due madri. (1 Re 3:16-28) Oggi però non è facile per i giudici brandire la proverbiale “spada di Salomone”.
Quando una famiglia è spezzata dal divorzio ed entrambi i genitori vogliono avere l’affidamento dei figli, è il tribunale che deve decidere. I giudici considerano fattori come la stabilità mentale di ciascun genitore, i desideri del figlio, il tipo di relazione esistente fra ciascun genitore e il figlio e le rispettive capacità di offrire al figlio un ambiente sicuro.
Nella maggioranza dei casi, però, il figlio desidera una buona relazione con entrambi i genitori e ne ha bisogno. L’obiettivo della maggioranza dei tribunali, perciò, è quello di “assicurare ai figli minorenni contatti frequenti e ininterrotti con entrambi i genitori”. Nel caso menzionato all’inizio, il giudice tenne conto del fatto che per Paul ‘i figli erano tutto’, mentre sua moglie preferiva “passare il proprio tempo libero in un ristorante del posto a chiacchierare con la madre e le amiche”. I figli furono affidati a Paul. Venne tuttavia riconosciuto che i figli avevano bisogno della madre e le fu concesso di “andare a visitarli quando voleva”.
Recentemente, però, si è manifestata una tendenza pericolosa. Per vincere il processo, alcuni avvocati hanno trasformato delle cause di affidamento in controversie religiose. Questa pratica tutt’altro che etica ha distolto alcuni tribunali dalla loro vera funzione, quella di pensare soprattutto ai migliori interessi del figlio. Certi giudici si sono lasciati coinvolgere in valutazioni religiose che esulano dal compito di un tribunale secolare. Ma con quali conseguenze?
Alcuni che hanno a cuore le libertà civili ritengono che se si introducono questioni religiose nelle vertenze di affidamento dei minori vengono messi in pericolo i diritti di tutti: figli e genitori. Dal momento che negli anni avvenire tante famiglie si divideranno a causa di divorzio o separazione, il problema potrebbe riguardare anche voi.
[Testo in evidenza a pagina 4]
Nel prossimo decennio, negli Stati Uniti, addirittura il 40 per cento delle famiglie con figli potrebbe soffrire a causa di un divorzio o di una separazione
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Affidamento dei figli: La religione costituisce un problema?Svegliatevi! 1988 | 22 ottobre
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Affidamento dei figli: La religione costituisce un problema?
KARON “vuol bene alle bambine e si sforza di provvedere adeguatamente per loro. Tuttavia, essendo una testimone di Geova, la sua fede viene prima, e col suo modo di agire e di credere mette a repentaglio la salute, il benessere e i migliori interessi delle figlie”.
Questa dichiarazione di un giudice di una corte circoscrizionale colpì Karon come un fulmine a ciel sereno. Significava che le sue due bambine — una delle quali aveva solo undici mesi — non erano state affidate a lei. Erano state invece affidate al marito che prima del divorzio aveva gridato: “O i testimoni di Geova o me!” Karon poteva vedere le figlie solo un fine settimana sì e uno no.
“L’avvocato mi aveva assicurato che non potevano portarmi via le bambine a causa della mia religione, ma solo se si dimostrava che non ero una buona madre”, ha spiegato Karon, una casalinga dello stato americano del Missouri. “Ero sconvolta”. E non è strano, dal momento che in tribunale erano state presentate prove inconfutabili che era una madre amorevole la quale ‘dedicava regolarmente tempo e attenzioni alle figlie’.
Ora, per andare a trovarle, Karon doveva recarsi in una città distante 160 chilometri. “Ogni volta che ripartivo, i genitori del mio ex marito, con cui stavano le bambine, dovevano letteralmente staccarmele dalle gambe affinché potessi andarmene”, ha rammentato Karon. “Scalciavano e urlavano: ‘Perché non possiamo venire a casa con te?’ A volte, durante il viaggio di ritorno, le lacrime mi costringevano a fermarmi sul ciglio della strada e a pregare Geova di darmi forza”. Karon si appellò a una corte superiore.
Con una decisione unanime, i sei giudici della Corte Suprema del Missouri le restituirono le bambine. Il giudice della corte d’appello John Bardgett espresse la “ferma convinzione che il tribunale di prima istanza era in errore” nel concludere “che i seguaci della religione dei testimoni di Geova, come gruppo e a motivo delle dottrine di quella fede, non siano adatti per ottenere l’affidamento dei figli”.a
Anche certe corti inferiori di Australia, Repubblica Federale di Germania, Giappone, Canada, Sudafrica e di altri paesi hanno negato ad alcuni genitori l’affidamento a motivo della loro religione. Sebbene molte di queste decisioni siano state annullate da corti superiori, simili ingiustizie sono continuate.
Anche alcuni genitori che non hanno ottenuto l’affidamento dei figli sono stati vittime del pregiudizio religioso. Un giudice di una corte inferiore del Massachusetts è arrivato al punto di decretare che, durante le sue visite, un padre “non doveva leggere [la] Bibbia con i figli né portarli a funzioni religiose (o neppure citare loro i Dieci Comandamenti)”.b Un giornalista ha fatto questo commento: “L’intera faccenda potrebbe apparirvi ridicola, a meno che non si tratti della vostra fede”.
Sì, che dire se si trattasse della vostra fede? Fa paura pensare a ciò che potrebbe significare il fatto che una corte giudichi i sentimenti religiosi di un genitore. “Alcuni ai quali importa poco dei testimoni di Geova si chiedono ugualmente se una corte abbia diritto di dire a un padre di non citare i Dieci Comandamenti o di non leggere la Bibbia ai suoi figli”, diceva il Los Angeles Times.
A questo proposito sorge una domanda: Fino a che punto lo Stato dovrebbe interessarsi degli affari privati dei cittadini? Infatti un commentatore di problemi legali avverte che un simile modo d’agire potrebbe “portare all’adozione di norme giudiziarie per l’educazione ortodossa dei figli da imporre a tutte le famiglie”. Vorreste che un giudice, forse di idee religiose diverse, decidesse questo per voi?
Il tribunale e la religione
I tribunali stessi hanno riconosciuto che le credenze e le pratiche religiose dovrebbero essere oggetto di inchiesta giudiziaria solo in misura molto limitata. Parlando di un caso, il giudice Jeffers della Corte Suprema dello stato di Washington (USA) ha spiegato: “Non mettiamo in dubbio il diritto dello stato di sopprimere pratiche religiose pericolose per la morale, e presumibilmente anche quelle contrarie alla sicurezza, alla salute e all’ordine pubblico, ma da quel che risulta dalle testimonianze in questione, gli insegnamenti dei testimoni di Geova non si possono, a nostro avviso, classificare in nessuna di queste categorie”.c
Pertanto, quando le pratiche religiose non pregiudicano ‘la sicurezza, la salute e l’ordine pubblico’ o quando non vi sono “precise indicazioni che il benessere temporale del minore è immediatamente e sostanzialmente messo in pericolo dalla pratica religiosa”, allora non sarebbe giusto che il tribunale mostrasse di preferire la religione dell’uno o dell’altro genitore. La Corte d’Appello dell’Ontario (Canada) ha dichiarato brevemente: “Non spetta alla Corte decidere fra le due religioni”. Negare l’affidamento per motivi di favoritismo equivale a “punire severamente [un genitore] per l’esercizio di un credo religioso che non è né illegale né immorale”.d
In certi casi, “esperti” con pregiudizi religiosi hanno causato discriminazione. Considerate la testimonianza di uno psicologo: “Dico che non è salutare per questa bambina essere allevata come testimone di Geova. . . . Vivendo in questa società ha bisogno di adattarsi alla principale corrente culturale. Sta crescendo ma non in un paese di testimoni di Geova. Se nel paese fossero quasi tutti testimoni di Geova, non avremmo nessun problema”.
Se si seguisse questo consiglio, si dovrebbe negare l’affidamento dei figli a qualsiasi genitore appartenente a una minoranza religiosa! È vergognoso che nello stato della Florida alcuni giudici si siano lasciati convincere da questa medesima testimonianza a rifiutare alla madre di tenere con sé la figlia di quattro anni nonostante l’inconfutabile testimonianza che la bambina era “attaccatissima alla madre”.
Degno di nota è il fatto che il giudice Baskin si sia rifiutato di condividere questa ingiusta decisione a cui erano pervenuti gli altri due giudici della Corte Distrettuale d’Appello della Florida (Terzo Distretto). Il giudice Baskin ha spiegato: “Quello che emerge dagli atti è che gli esperti erano prevenuti nei confronti della religione della madre. Il loro disprezzo per la religione della madre li ha indotti a fare congetture sugli eventuali danni futuri per la bambina anche se non esisteva nessuna prova in tal senso. Il tribunale di prima istanza è stato ovviamente persuaso dalle loro valutazioni tutt’altro che obiettive . . . e la sentenza dovrebbe essere annullata”.e
Ciò che questa corte ha fatto negli Stati Uniti è paragonabile a quello che avvenne in un paese totalitario durante il regime di Hitler. Nel 1937 una corte distrettuale della Germania nazista sottrasse i figli a una famiglia appartenente a una minoranza religiosa. Come venne giustificato il provvedimento? La corte dichiarò: “Se con il proprio esempio i genitori insegnano ai figli una filosofia di vita che li pone irriducibilmente in contrasto con quelle idee che sono seguite dalla stragrande maggioranza dei tedeschi, allora questo costituisce un abuso del diritto alla custodia del minore . . . [perciò] la malefica influenza educativa dei genitori [dev’essere] eliminata e stroncata”.f
I figli stanno molto bene
I figli che frequentano un gruppo di minoranza ne risentono psicologicamente parlando? Nel summenzionato caso di Karon il giudice del tribunale di prima istanza avanzò l’ipotesi che le sue figlie, se fossero state educate nella religione della madre, religione di una minoranza, sarebbero state ostacolate nel loro “sviluppo quali cittadine produttive” e nel loro ‘inserimento nella scuola e nella comunità’. Aveva ragione? Si consideri la situazione ora che sono passati dieci anni.
La pagella di queste ragazze, che ora sono Testimoni attive, parla chiaro. Quella dell’undicenne Monica, che aveva preso voti piuttosto alti, indicava che il suo “sviluppo sociale e individuale” era “buono”. Sulla pagella l’insegnante aveva scritto: “Monica è un tesoro ed è molto fidata. Sono contenta di averla nella mia classe”. L’altra figlia di Karon, la tredicenne Shelly, è stata premiata dal presidente degli Stati Uniti per “Notevoli meriti accademici”. È stata anche scelta come “Cittadina del mese” per le sue buone “relazioni personali con insegnanti e studenti e per le sue buone abitudini di studio”. Vi sembra si tratti di ragazze disadattate?
Difendere le proprie idee rafforza la mente e il carattere. Il presidente della Corte Suprema dell’Arizona (USA), Struckmeyer, in un’altra causa di affidamento in cui era implicato un Testimone, ha fatto questo commento: “Non siamo ignari del fatto che lo scostarsi dalla norma suscita spesso scherni e critiche. . . . Le critiche sono il crogiolo in cui si forma il carattere. Il conformismo soffoca l’intelletto, generando decadenza”.g
In effetti i figli addestrati sin dalla tenera età a rendere ragione di quello che credono imparano a usare la mente. Anziché ‘soffocare il loro intelletto’, questo addestramento è molto utile, come mostrano i sorprendenti risultati di uno studio effettuato su 394 dodicenni. “Un numero sproporzionatamente alto di ragazzi dotati di notevole creatività era costituito da testimoni di Geova”, hanno rivelato i ricercatori australiani. “La ragazza che ha ottenuto il più alto punteggio complessivo nelle prove [di creatività] e la ragazza che è stata l’unica, dei maschi e delle femmine, a essere inclusa nel massimo 20 per cento di tutt’e cinque i test di rendimento erano entrambe testimoni di Geova”. — Journal of Personality, marzo 1973.
È a motivo delle loro convinzioni religiose che i genitori che sono testimoni di Geova prendono sul serio l’obbligo di “amare i loro figli” e di incoraggiarli a seguire alte norme morali. (Tito 2:4, 5) Molte corti hanno notato queste attenzioni particolari. Per esempio, in una causa di affidamento discussa nel 1986 a Muscatine (Iowa, USA) il padre e il cosiddetto esperto chiamato a deporre cominciarono a diffamare la religione della madre che era una Testimone. Il giudice Briles si mantenne imparziale, dicendo: “La Corte non può parteggiare per nessuno”.
Pur accordando al padre la facoltà di visitare spesso i figli, il giudice Briles li affidò alla madre, perché, per citare le sue parole, “la Corte è convinta che questi figli, crescendo, saranno veramente figli felici se rimarranno con la [madre], anche se può sembrare che la sua religione si distacchi dalla corrente principale americana. La Corte è pure convinta che sottraendo questi figli all’amore, alla sicurezza e alla regolarità di queste eccezionali cure si pregiudicherebbero i loro migliori interessi”. La sentenza fu confermata dalla Corte d’Appello dello Iowa.h
Le differenze religiose confondono i figli?
Il caso di Julie, anch’essa coinvolta in una vertenza di affidamento, conferma la saggezza della decisione di cui sopra. Julie continuò ad avere contatti con entrambi i genitori, che avevano divorziato quando lei aveva sei anni. Ora che ne ha venti spiega: “Ritengo sia stato un netto vantaggio. Ho visto da me la differenza fra cattolicesimo e Testimoni. Mio fratello ed io andavamo alla Sala del Regno con la mamma, ma la domenica andavamo in chiesa con papà perché passavamo i fine settimana con lui”.
Benché siano stati esposti a idee religiose contrastanti, questi figli hanno subìto pochi effetti negativi, se non nessuno. Al termine di uno studio il ricercatore canadese James Frideres è pervenuto a questa conclusione: “Si nota poca differenza tra i figli nati da matrimoni misti [in quanto a religione] e omogami. I dati relativi a questo fatto non confermano le precedenti ricerche le quali facevano pensare che i figli nati da matrimoni misti sarebbero stati psicologicamente più ‘instabili’”. — Jewish Social Studies, 1973.
Un figlio ha diritto di capire le idee religiose di entrambi i genitori. Quando raggiungerà la maggiore età, potrà fare la sua scelta. Nel caso di Julie, il tribunale si mantenne neutrale nei confronti della religione e pensò soprattutto ai migliori interessi della bambina. I tribunali promuovono la giustizia quando permettono ai figli di sentire entrambi i genitori e di prendere infine la propria decisione nelle questioni religiose. Sarà un bene se i tribunali seguiranno questa linea di condotta!
[Note in calce]
a Waites contro Waites, 567 S.W.2d 326 (Mo. 1978).
b Felton contro Felton, 383 Mass. 232, 418 N.E.2d 606 (1981).
c Stone contro Stone, 16 Wash. 2d 315, 133 P.2d 526 (1943).
d Osier contro Osier, 410 A.2d 1027 (Me. 1980); In re Custody of Infants Bennett, (1952) 3 D.L.R. 699 (Ont. Ct. App.); Quiner contro Quiner, 59 Cal. Rptr. 503 (Ct. App. 1967).
e Mendez contro Mendez, 85-2807 (Fla. Dist. Ct. App. April 28, 1987).
f Corte Distrettuale, Wałbrzych, Slesia, 2 settembre 1937. (VIII, 195) Estratto di Deutsche Justiz (Gazzetta Ufficiale dell’Amministrazione della Giustizia Tedesca) del 26 novembre 1937.
g Smith contro Smith, 90 Ariz. 190, 367 P.2d 230 (1961).
h In re Deierling No. 36651, (Scott County Dist. Ct. Nov. 12, 1986), affirmed, 421 N.W.2d 168 (Iowa Ct. App. 1988).
[Riquadro a pagina 7]
Le credenze dei testimoni di Geova sono dannose? — Parla la legge
◼ “Non esistono prove fondate per concludere che l’educazione dei due minori [nella fede] dei testimoni di Geova si sia rivelata pregiudizievole per la loro salute o per il loro stato emotivo”. — Koerner contro Koerner, No. 002793 (Corte Superiore del Connecticut, 2 ottobre 1979).
◼ “Non posso affermare che se vanno nel ministero di campo con il padre ne soffriranno. . . . Non sono riuscito a trovare in questa causa prove convincenti secondo cui un testimone di Geova, con la pratica della sua religione, tenda a distruggere l’ordine sociale”. — Evers contro Evers, 19 F.L.R. 296 (Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud [Australia], 1972).
◼ “Negare alla signora Ayers l’affidamento . . . sarebbe come affermare che il modo di vivere adottato dai non testimoni di Geova sia preferibile a quello dei testimoni di Geova, che i testimoni di Geova non siano buoni genitori. Una tale affermazione è chiaramente assurda e sarebbe un’intollerabile limitazione della libertà religiosa”. — Ayers contro Ayers (Corte Provinciale della Columbia Britannica [Canada], sezione giudiziaria questioni diritto di famiglia, 8 aprile 1986).
[Riquadro a pagina 9]
I figli sono in una condizione di svantaggio?
Un padre del Quebec (Canada) affermò che i suoi figli erano svantaggiati ed emotivamente maltrattati a causa delle credenze della sua ex moglie, che era una Testimone. Chiese l’intervento del tribunale. Furono chiamati a testimoniare i figli. Si notino le risposte della figlia sedicenne:
D.: Che tipo di vita conduci come Testimone?
R.: Penso di condurre lo stesso tipo di vita che conducono tutti gli adolescenti. Non sono assolutamente in una condizione di svantaggio. Non mi considero diversa dagli altri.
D.: Cosa impari a quelle adunanze nella Sala del Regno?
R.: Anzitutto, mi danno uno scopo nella vita. So su che cosa basare il mio futuro secondo le mie credenze. Poi ho molti amici lì e possiamo stare insieme.
D.: Queste adunanze ti aiutano a scuola?
R.: Sì, perché alle adunanze pronunciamo discorsi di cinque minuti davanti a un pubblico. Quando dobbiamo fare delle relazioni orali a scuola molti studenti sono piuttosto nervosi. Ma il fatto che io pronuncio già dei discorsi è una specie di tirocinio.
“Che effetto ha questa pratica religiosa?”, chiese il giudice nella sua sentenza. “La corte ha trovato elementi positivi anziché la prova che [il padre] voleva presentare con la sua argomentazione”. Dopo aver pronunciato un giudizio favorevole alla madre Testimone, il giudice disse in privato a entrambi gli avvocati: “Vorrei avere io figli come quelli!”
[Immagine a pagina 8]
In un primo tempo a Karon fu negato l’affidamento delle due figlie a motivo della sua religione
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Agire nei migliori interessi dei figliSvegliatevi! 1988 | 22 ottobre
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Agire nei migliori interessi dei figli
QUALUNQUE sia l’esito di una causa di affidamento, i figli hanno ancora bisogno dell’amore e della guida di entrambi i genitori. Dopo che il giudice ha emesso la sua sentenza, i genitori hanno ancora il compito di aiutare i figli a far fronte alle conseguenze. Sebbene un processo sia difficile per i genitori, è un trauma emotivo ancor più grande per i figli.
Prendiamo il caso di Mary Ann che all’età di sei anni fu affidata al padre dal tribunale. Nei dieci anni che seguirono la madre lottò incessantemente per riavere la figlia. Emotivamente esausta dopo oltre 40 comparizioni in tribunale, Mary Ann disse qual era la sua soluzione. “Perché non mi tagliano a metà?”, propose. “Mia madre può avere la mia parte davanti e mio padre quella dietro”.
Ovviamente un lungo processo non è sempre la cosa migliore per un figlio. Il direttore dell’istituto che ha assistito Mary Ann ha spiegato: “Una vertenza che si trascina all’infinito costa sia sul piano economico che su quello umano”.
I figli hanno ancora legami con due genitori
Anche se esistono coniugi divorziati, non esistono figli divorziati. I vincoli del sangue non possono essere sciolti da un giudice. Per capire il dilemma di un figlio, immaginate come vi sentireste voi genitori se vi chiedessero di scegliere tra i vostri figli. Per quale figlio optereste? Quale scartereste? Né i genitori né i figli dovrebbero esser messi davanti a una simile decisione. Di solito i figli amano entrambi i genitori, per cui insistendo perché facciano una scelta si crea un angoscioso conflitto di lealtà.
Gli autori di un importante testo sull’argomento (Beyond the Best Interests of the Child) mostrano che questi conflitti di lealtà “possono avere conseguenze sconvolgenti, distruggendo la buona relazione del figlio con entrambi i genitori”. Per esempio Julie, i cui genitori erano divorziati, ha spiegato: “Vivi con un genitore a cui vuoi veramente bene, ma vuoi bene anche all’altro. Era così penoso quando papà veniva a prenderci per il fine settimana. Dovevo guardare lui, e poi guardare anche la mamma, e sapevo che lui l’odiava. Avevo paura di manifestare i miei sentimenti sia all’uno che all’altro”.
Riconoscete che vostro figlio è affezionato a entrambi i genitori. Per un sano sviluppo della personalità del figlio, ciascun genitore deve rispettare e onorare la posizione che l’altro genitore occupa nella vita del figlio. Cercate di vedere lati positivi in cui entrambi potete contribuire al benessere del figlio. Non pensate che tutto quello che un ex coniuge fa sia automaticamente sbagliato. È “dovere di ciascuno abbellire l’immagine dell’altro genitore agli occhi e alla mente del figlio, o come minimo evitare quelle critiche che potrebbero rovinarla”, ha detto un tribunale del Texas (USA). A tal fine i genitori devono sminuire i contrasti personali per far posto ai bisogni del figlio.
Cercate un accomodamento
Prima di intentar causa, non lasciate nulla di inesplorato per venire a un accomodamento. I processi sono come le guerre: lasciano profonde ferite e cicatrici emotive che potrebbero non guarire mai. Si dovrebbe ricorrere alla legge solo quando tutte le possibili vie per una trattativa e un accomodamento ragionevoli sono state tentate e sono fallite. Nel Sermone del Monte Gesù Cristo enunciò un principio legale fondamentale che ha valore pratico: “Risolvi subito le questioni con chi si lamenta contro di te in giudizio”. — Matteo 5:25.
Non si sa mai come andrà a finire un processo. I giudici hanno riscontrato che dall’80 al 90 per cento delle cause di affidamento riguarda due genitori premurosi, nessuno dei quali è inadatto per ottenerlo. Per questo spesso è pressoché impossibile giungere a una soluzione soddisfacente. “Non è strano che ogni tanto un magistrato levi in alto le mani inorridito”, spiega il Custody Handbook, di Persia Woolley, “e chieda ai genitori perché . . . non risolvono la cosa fra loro”.
Molti tribunali che si occupano di cause di divorzio permettono alla coppia di decidere da sé come aver cura dei figli. Certo nessuno meglio dei genitori conosce i bisogni e le condizioni dei figli e può decidere quali accordi consentirebbero a ciascun genitore di continuare ad avere una ragionevole influenza nella vita dei figli. Con l’aiuto di un avvocato molti genitori hanno stabilito insieme un tipo di affidamento accettabile, incluso l’affidamento congiunto nei casi in cui entrambi possono essere responsabili dei figli. Infatti, il 90 per cento dei casi di affidamento sono definiti prima che i genitori intentino un procedimento legale.
Un mediatore esperto può aiutare a risolvere anche le situazioni più complicate. Per esempio, dopo il divorzio due genitori molto amareggiati intendevano andare ad abitare in luoghi distanti 5.000 chilometri l’uno dall’altro. Tuttavia volevano entrambi l’affidamento dei due figli. Il mediatore disse loro: “Su questo punto ci vuole un po’ di cooperazione. Un tempo vi volevate bene, quindi vediamo quale formula possiamo trovare così che i vostri figli non perdano completamente uno di voi”. Fu ideato un accordo in base al quale entrambi i genitori potevano ancora avere un certo peso nella vita dei figli.
Quello della mediazione, naturalmente, è solo uno dei tanti modi mediante cui appianare le vertenze per l’affidamento dei figli senza andare in tribunale. Il punto su cui concentrarsi dovrebbe essere quello di trovare una soluzione per il presente anziché rivangare il passato. Il principale obiettivo della mediazione è di aiutare la coppia a giungere a un accordo, equo per entrambi (in cui nessuno dei due si senta vincitore o perdente), che sarà nell’interesse dei figli. Anche se questo non andrà bene in tutti i casi, è qualcosa che può far risparmiare l’enorme costo — finanziario ed emotivo — di un processo. Con un sincero sforzo per giungere a un accomodamento si possono evitare amare dispute e si può consentire ai figli di mantenere l’affetto per entrambi i genitori.
Come giungere a un accordo
Ovviamente, quando una famiglia è divisa e i coniugi sono separati, nessuno dei due può avere l’esclusivo controllo del figlio. Entrambi i genitori devono essere ragionevoli e disposti a fare concessioni. La mediazione richiede trattative. Le trattative significano che nessuno dei due genitori otterrà tutto quello che vuole.
Non dimenticate mai che il figlio ha il diritto di conoscere le opinioni di entrambi i genitori. Perciò un genitore mostrerebbe scarsa accortezza chiedendo che sia vietato a un figlio di assistere o partecipare alle attività religiose, culturali o sociali dell’altro genitore quando il figlio è con quest’ultimo. Analogamente, sarebbe fuori luogo che un genitore assumesse un atteggiamento categorico per quanto riguarda le attività scolastiche ed extrascolastiche, le compagnie, gli svaghi o l’istruzione post-secondaria di un figlio senza tenere debitamente conto del parere dell’altro genitore e delle scelte individuali del figlio.
Per esempio, in alcune cause di affidamento in cui uno dei genitori è testimone di Geova e l’altro no, la coppia è giunta a un accordo amichevole stabilendo che il genitore non Testimone passi molto tempo coi figli durante tutto l’anno, incluse le vacanze e altre occasioni che sono particolarmente importanti per il non Testimone. I genitori hanno concordato di permettere che ciascuno di essi abbia un ruolo attivo nelle questioni educative, sociali e mediche che coinvolgono i figli. Dopo tutto, entrambi i genitori hanno messo al mondo il figlio e hanno il diritto naturale di dire ognuno la sua per quanto riguarda il modo di allevarlo.
Il genitore Testimone dovrebbe incoraggiare il figlio a rispettare il diritto del genitore non Testimone di avere le proprie idee religiose e ad esprimere gratitudine per la sua gentilezza e i suoi doni. Se entrambi i genitori tengono conto di ciò che è meglio per i figli, l’autocontrollo e la ragionevolezza possono avere il sopravvento sull’emotività e sull’orgoglio ferito.
Nella maggioranza dei casi queste trattative sono emotivamente estenuanti. Quindi forse è bene che siano condotte da un legale o da altri rappresentanti. In molti casi questa assistenza eliminerà gran parte dei malintesi che possono sorgere sui particolari dell’accordo.
Il Centro Mediazione Divorzi di Charlotte, nella North Carolina (USA), ha fatto un confronto tra le coppie che sceglievano di risolvere la loro situazione per mezzo di un mediatore e quelle che si affrontavano in tribunale. Un buon 93 per cento del primo gruppo si è detto soddisfatto dei risultati, mentre solo il 56 per cento di quelli che si sono dati battaglia davanti al giudice lo era!
Ma cosa si può fare se l’ex coniuge si rifiuta di trattare in buona fede o chiede limitazioni religiose inaccettabili? Forse in tal caso bisognerà prepararsi a intentar causa.
Quando bisogna intentar causa
Nella maggioranza dei casi, per un felice esito del processo è essenziale avere un avvocato competente ed esperto in cause di affidamento.a Si possono spesso evitare costosi sbagli se ci si avvale sin dall’inizio dei consigli di un avvocato esperto. Inoltre, un avvocato competente può anche aiutarvi a trovare un accordo senza arrivare al processo. Perfino durante il processo un coniuge può essere spinto a trattare un accomodamento. Un equo accordo in qualsiasi momento del procedimento è meglio di un processo che si trascina.
È utile sapere di quali cose tiene conto la maggioranza dei giudici nel prendere una decisione. Da un’indagine condotta nel 1982 su 80 magistrati è emerso che in cima alla lista c’erano (1) la stabilità mentale di ciascun genitore e (2) il senso di responsabilità di ciascun genitore verso il figlio. Per assistere i giudici ad appurare i fatti, può darsi che uno specialista di igiene mentale interroghi sia i genitori che i figli. La decisione della corte dipende spesso dal suo giudizio psicologico.
Non c’è nulla da temere da queste valutazioni. Anche se vengono messe sotto esame le sue credenze, il cristiano non ha nessun motivo per mettersi sulla difensiva o per non cooperare. “La vostra ragionevolezza divenga nota a tutti gli uomini”, raccomanda la Bibbia. — Filippesi 4:5.
Rammentate che, mentre vengono fatte queste valutazioni, non è il caso di fare un sermone biblico. È il momento di descrivere tutte le attività che svolgete insieme a vostro figlio, inclusi svago, istruzione, vacanze, accordi per i contatti con l’altro genitore e attività sociali con amici e parenti. Rispondete alle domande con onestà e chiarezza. Meditate attentamente sulla faccenda per essere in grado di spiegare in termini semplici e concreti come provvedete al benessere emotivo e fisico di vostro figlio.
Valgono gli stessi princìpi durante gli interrogatori davanti alla corte. Preparandovi debitamente sarete in grado di descrivere, senza cercare di fare la predica o un sermone, i molti modi in cui “il sano insegnamento” della Parola di Dio vi permette d’essere genitori responsabili. — 2 Timoteo 4:3.
Traete il meglio dalla situazione
A volte, per quanto vi sforziate, il giudice può pronunciare una sentenza sfavorevole nei vostri riguardi. I cristiani sono esortati a “essere ubbidienti ai governi e alle autorità come governanti” e a “non essere bellicosi, [ma ad] essere ragionevoli”. (Tito 3:1, 2) Perciò il cristiano non va contro le ordinanze di una corte.
Se non siete soddisfatti della sentenza di una corte, potete prendere in esame con l’avvocato quali altre possibilità ci sono. Volendo, potete fare ricorso contro la sentenza appellandovi all’autorità giudiziaria superiore. In certi casi, potete chiedere alla corte di modificare la sentenza dopo un certo periodo se le circostanze cambiano. Ma finché la sentenza resta in vigore, dovrete accettarla.
Anche un giudizio avverso non significa che tutto sia perduto. La vita di entrambi i genitori e dei figli cambia. Possono esserci sviluppi favorevoli, anche se inaspettati. La vostra pazienza potrebbe essere largamente ricompensata.
Anche se il tempo che potete trascorrere con vostro figlio durante le visite è limitato, potete ugualmente esercitare una buona influenza nella sua vita. I figli che continuano ad avere contatti regolari con entrambi i genitori non solo soffrono meno per il divorzio ma hanno anche maggiori possibilità di diventare adulti maturi ed equilibrati. Datevi dunque da fare per rinsaldare il legame con vostro figlio.
Potete influire sui valori religiosi e morali di vostro figlio anche con il vostro buon esempio. “Il giusto cammina nella sua integrità. Felici sono i suoi figli dopo di lui”. (Proverbi 20:7) Potete far molto per plasmare il cuore e la mente di vostro figlio, anche senza parlare. Egli noterà il modo in cui trattate gli altri, quali sono le vostre massime aspirazioni e quali sentimenti nutrite riguardo a Dio.
In realtà, per agire nei migliori interessi dei figli ci vuole vero amore. L’amore “non cerca i propri interessi”, dice la Bibbia. “Non tiene conto del male . . . [ma] spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non viene mai meno”. (1 Corinti 13:4-8) Un amore così altruistico può essere molto rimunerativo. Un’undicenne, i cui genitori divorziati avevano imparato a mettere i suoi interessi al di sopra dei propri disaccordi, ha detto: “Grazie a Dio i miei genitori mi amano abbastanza da permettermi di voler bene a tutt’e due!”
[Nota in calce]
a Se non avete esperienza nella scelta di un avvocato, leggete l’articolo “Ho bisogno dell’avvocato!” in Svegliatevi! dell’8 agosto 1979. Quando è in gioco la libertà religiosa, molte filiali della Watch Tower Society possono fornire utili informazioni. Chi deve affrontare una causa di divorzio e vive negli Stati Uniti o in altri paesi dove vige la Common Law può ricevere ulteriori informazioni dalle filiali americana e canadese dei testimoni di Geova.
[Riquadro a pagina 13]
Vantaggi di un accomodamento fra i genitori
◼ I genitori conoscono i bisogni dei figli meglio di chiunque altro, per cui sono nella posizione più adatta per decidere cos’è nei loro migliori interessi.
◼ I figli sono meno inclini a pensare di dover “parteggiare” per l’uno o per l’altro, e quindi di dover scegliere fra i genitori.
◼ La mediazione offre di solito maggiori opportunità di comunicare, permettendo così di parlare più apertamente delle preoccupazioni e dei bisogni sia dei figli che dei genitori.
◼ Giungendo a un accordo reciproco si evita gran parte del risentimento che può nascere quando il tribunale impone una decisione arbitraria che entrambi i genitori devono accettare.
◼ Le spese legali sono molto inferiori.
[Riquadro a pagina 14]
I bambini ne traggono vero beneficio
Come mostrano le due esperienze che seguono, i bambini traggono vero beneficio quando i genitori divorziati mettono da parte i loro disaccordi e agiscono nei migliori interessi dei figli.
“Ero sempre felice quando vedevo mio padre”, ha detto una giovane poco oltre la ventina. “Non era tanto ciò che facevamo, quanto il fatto stesso di andare a trovarlo. . . . Attendevo con ansia i fine settimana in cui veniva, perché sapevo che potevo parlargli di qualsiasi cosa andasse storta a scuola, e che lui mi avrebbe aiutato. Era molto più facile farlo con lui che con mia madre, anche se naturalmente la amavo moltissimo. Di alcune cose parlavo più liberamente con mia madre — potete immaginare quali — ma di altre preferivo parlare con lui: ad esempio, del secondo marito di mia madre. Semplicemente non andiamo d’accordo. Mio padre mi dava buoni consigli su come usare tatto, e ne avevo bisogno. . . . Gli devo molto, perché grazie a lui ho sempre avuto due genitori, anche se divorziati”.
Un giovane di nome Donald spiega: “Credo che il fatto di poter vedere mio padre solo una volta alla settimana accentuasse in me il desiderio di stare con lui. Così ogni volta che lo vedevo, facevo in modo di ascoltare e di prestare attenzione. Ho sempre desiderato imitare mio padre. Vedevo che amava Geova Dio e volevo fare anch’io quello che faceva lui. Nello stesso tempo traevo beneficio dalle buone qualità di mia madre. Lei è straordinariamente amichevole, fa di tutto per essere socievole, per conversare. È espansiva e aperta. Questo mi ha aiutato a vincere la mia timidezza”.
[Immagini a pagina 10]
Una figlia ha detto: “Vivi con un genitore a cui vuoi veramente bene, ma vuoi bene anche all’altro”
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