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Il ruolo della religioneSvegliatevi! 1994 | 22 ottobre
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Il ruolo della religione
IL 1º settembre 1939 la Germania invase la Polonia, dando inizio alla seconda guerra mondiale. Tre settimane dopo il New York Times portava questo titolo: “Soldati tedeschi chiamati a raccolta dalle chiese”. Le chiese tedesche sostennero veramente le guerre di Hitler?
Friedrich Heer, professore cattolico di storia all’Università di Vienna, ammise che questo è ciò che avvenne: “Nella cruda realtà della storia tedesca, la croce e la svastica furono sempre più unite, finché la svastica proclamò il messaggio della vittoria dai campanili delle cattedrali tedesche, bandiere con la svastica apparvero ai lati degli altari e teologi, pastori, ecclesiastici e statisti tedeschi sia cattolici che protestanti accolsero di buon grado l’alleanza con Hitler”.
In effetti i capi della chiesa appoggiarono senza riserve lo sforzo bellico di Hitler, come scrisse il professore cattolico Gordon Zahn: “I cattolici tedeschi, i quali guardavano ai loro capi religiosi come ad una sicura guida spirituale, riguardo alla loro partecipazione alle guerre di Hitler ricevettero le stesse risposte che avrebbero ricevuto da Hitler medesimo”. — Gordon Zahn, I cattolici tedeschi e le guerre di Hitler, trad. di L. Chiappini, Vallecchi, Firenze, 1973, pagine 18, 19.
Le religioni dall’altra parte della barricata
Ma cosa dicevano le religioni nei paesi che erano nemici della Germania? Il New York Times del 29 dicembre 1966 riferì: “Nel passato le gerarchie cattoliche locali hanno quasi sempre sostenuto le guerre della loro nazione, benedicendo le truppe e pregando per la vittoria, mentre dall’altra parte un altro gruppo di vescovi pregava pubblicamente per il risultato opposto”.
L’appoggio agli eserciti delle parti in lotta aveva l’approvazione del Vaticano? Considerate questi fatti: L’8 dicembre 1939, solo tre mesi dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, papa Pio XII pubblicò la lettera pastorale Asperis Commoti Anxietatibus. La lettera era indirizzata ai cappellani militari delle forze armate delle nazioni in guerra ed esortava i soldati di ambo le parti ad avere fiducia nei rispettivi vescovi militari. La lettera raccomandava ai cappellani, in quanto “guerrieri che combattono sotto le bandiere della patria, di combattere anche per la Chiesa”. — Guenter Lewy, I nazisti e la Chiesa, trad. di I. Giorgi Alberti, Il Saggiatore, Milano, 1965, pagina 348.
Spesso la religione si dà molto da fare per mobilitare i paesi per la guerra. “Perfino nelle nostre chiese abbiamo messo le bandiere di battaglia”, ammise il defunto Harry Emerson Fosdick, un ecclesiastico protestante. E riguardo alla prima guerra mondiale, Frank P. Crozier, generale di brigata inglese, disse: “Le chiese cristiane sono le più brave a eccitare la sete di sangue, e ce ne siamo serviti liberamente”.
Questo però è stato il comportamento della religione in passato. Che dire del suo recente ruolo nella guerra che infuria nelle repubbliche dell’ex Iugoslavia, dove la maggior parte degli abitanti sono cattolici od ortodossi?
La responsabilità della religione
Asiaweek del 20 ottobre 1993 dichiarava: “La Bosnia è l’epicentro di un conflitto religioso”. Il titolo di un commento del San Antonio Express-News del 13 giugno 1993 proclamava: “I capi religiosi dovrebbero porre fine ai guai della Bosnia”. L’articolo diceva: “La religione cattolica, quella ortodossa e quella musulmana non possono evitare di assumersi la responsabilità di quello che sta succedendo. Non stavolta, non con il mondo intero che ogni sera sta a guardare. È la loro guerra. . . . Il fatto che i capi religiosi sono responsabili della guerra è chiaro. È la loro stessa santocchieria a provocarla. Fanno questo benedicendo una parte a scapito dell’altra”.
Perché, ad esempio, c’è un odio così grande fra i seguaci della Chiesa Cattolica e quelli delle chiese ortodosse orientali? Ne sono responsabili papi, patriarchi e altri leader religiosi. Sin dalla separazione definitiva avvenuta fra queste religioni nel 1054, i capi delle chiese hanno fomentato l’odio e le guerre fra i loro seguaci. In un articolo che parlava dei recenti combattimenti il giornale montenegrino Pobeda del 20 settembre 1991 faceva riferimento a questo scisma religioso e alle sue conseguenze. Intitolato “Uccidono in nome di Dio”, l’articolo spiegava:
“Non si tratta di una questione politica fra [il presidente croato] Tudjman e [il leader serbo] Milos̆ević ma di una guerra religiosa. Va detto che sono già passati mille anni da che il papa decise di eliminare la religione ortodossa come rivale. . . . Nel 1054 . . . il papa dichiarò la Chiesa Ortodossa responsabile della separazione. . . . Nel 1900 il primo congresso cattolico spiegò in termini espliciti il piano di genocidio contro gli ortodossi da attuare nel XX secolo. [Questo] piano viene ora messo in atto”.
Il recente conflitto, comunque, non è il primo caso di lotta religiosa di questo secolo. Cinquant’anni fa, durante la seconda guerra mondiale, i cattolici cercarono di eliminare la presenza della Chiesa Ortodossa nella zona. Con il sostegno del papa il movimento nazionalista croato degli ustascia salì al potere nello stato indipendente della Croazia. La New Encyclopædia Britannica riferisce che questo governo approvato dal Vaticano fece ricorso a “metodi estremamente brutali, compresa l’uccisione di centinaia di migliaia di serbi ed ebrei”.
Nel libro The Yugoslav Auschwitz and the Vatican (L’Auschwitz iugoslava e il Vaticano) non solo vengono documentate queste uccisioni in massa, che hanno fatto decine di migliaia di vittime, ma è documentata anche la responsabilità che vi ebbe il Vaticano.
D’altra parte la Chiesa Ortodossa ha sostenuto i serbi nei combattimenti. Infatti il capo di un reparto serbo avrebbe detto: ‘Il patriarca è il mio comandante’.
Cosa si sarebbe potuto fare per fermare i combattimenti, che solo in Bosnia-Erzegovina hanno causato ben 150.000 vittime, fra morti e dispersi? Fred Schmidt ha dichiarato nel San Antonio Express-News che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrebbe emanare “una risoluzione formale invitando il papa, il patriarca di Costantinopoli e [gli altri capi] della religione cattolica, ortodossa e musulmana con giurisdizione in Bosnia-Erzegovina a ordinare immediatamente la fine dei combattimenti e a riunirsi per vedere cosa possono fare i loro seguaci per vivere da buoni vicini con quelli di altre religioni”.
Sullo stesso tono un editoriale del Progress Tribune di Scottsdale (Arizona, USA) concludeva dicendo che la guerra “potrebbe essere fermata se i capi religiosi del posto facessero un serio sforzo per fermarla”. L’articolo suggeriva loro di far questo “scomunicando immediatamente qualsiasi aderente spari una granata su Sarajevo”.
Non promuovono veramente la pace
I papi, tuttavia, hanno più volte rifiutato di scomunicare i peggiori criminali di guerra, perfino quando altri cattolici chiedevano un’azione del genere. Per esempio il Catholic Telegraph-Register di Cincinnati (Ohio, USA), in un articolo intitolato “Allevato come cattolico ma viola la fede, dice il cablogramma al papa”, affermava: “È stato rivolto a Pio XII l’appello di scomunicare il Führer del Reich Adolf Hitler. . . . ‘Adolf Hitler’, diceva in parte [il cablogramma], ‘è nato da genitori cattolici, è stato battezzato come cattolico e allevato ed educato come tale’”. Hitler, però, non venne mai scomunicato.
Considerate anche come stanno le cose in alcune parti dell’Africa dove si sono avuti brutali combattimenti. Quindici vescovi cattolici di cinque nazioni africane — Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda e Zaire — hanno confessato che nonostante nella zona ci siano molti “cristiani” battezzati, “i conflitti interni sono sfociati in massacri, distruzione e trasferimento forzato di persone”. I vescovi hanno ammesso che la causa fondamentale del problema “è che la fede cristiana non è penetrata abbastanza a fondo nella mentalità della gente”.
Il National Catholic Reporter dell’8 aprile 1994 diceva che il “papa . . . ha provato ‘immenso dolore’ per le recenti notizie di guerra nella piccola nazione africana [del Burundi], la cui popolazione è prevalentemente cattolica”. Il papa ha detto che in Ruanda, dove il 70 per cento circa della popolazione è cattolico, “anche i cattolici sono responsabili” delle stragi. Sì, cattolici di entrambe le parti si sono massacrati fra loro, come hanno fatto in un incalcolabile numero di guerre precedenti. E, come abbiamo notato, altre religioni hanno fatto la stessa cosa.
Dobbiamo quindi concludere che tutte le religioni sostengano una parte o l’altra in tempo di guerra? Esiste una religione che promuove veramente la pace?
[Immagine a pagina 5]
Hitler, qui insieme al nunzio apostolico Vassallo di Torregrossa, non venne mai scomunicato
[Fonte]
Bundesarchiv Koblenz
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I veri cristiani e la guerraSvegliatevi! 1994 | 22 ottobre
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I veri cristiani e la guerra
GESÙ disse ai suoi discepoli: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri”. (Giovanni 13:34) I veri cristiani possono forse manifestare questo amore l’uno per l’altro e nello stesso tempo andare in guerra e uccidersi fra loro?
Considerate anche la domanda rivolta dall’apostolo Paolo: “È diviso il Cristo?” (1 Corinti 1:13, Garofalo, versione cattolica) Chiedetevi: ‘Potrebbe esserci una divisione più grande di quella che porta i seguaci della stessa religione a uccidersi fra loro?’
In realtà non dovremmo meravigliarci di apprendere che i primi cristiani non andavano in guerra. La famosa Encyclopædia of Religion and Ethics di Hastings fa notare: “Nella Chiesa primitiva prevaleva l’idea che la guerra è un’ingiustizia organizzata con cui la Chiesa e i seguaci di Cristo non possono avere nulla a che fare”.
I primi cristiani vivevano secondo il comando di Gesù di amarsi gli uni gli altri. Il teologo tedesco Peter Meinhold spiegò: “Mentre il Nuovo Testamento tace in merito al fatto che i cristiani possano o meno fare il soldato e che debbano lasciare l’esercito quando divengono cristiani, la chiesa antica prese posizione nella controversia. L’essere cristiano e soldato era considerato inconciliabile”. C’è qualcuno che oggi prende una posizione simile a quella della “chiesa antica”?
Ci sono veri cristiani oggi?
L’Encyclopedia Canadiana dice: “L’opera dei testimoni di Geova è il ritorno e il ristabilimento del cristianesimo primitivo praticato da Gesù e dai suoi discepoli nel I e nel II secolo della nostra era. . . . Sono tutti fratelli”.
Questo cosa significa in pratica? “I testimoni di Geova osservano una rigorosa neutralità in tempo di guerra”, fa notare l’Australian Encyclopædia. Pur prendendo individualmente questa decisione, essi non si intromettono negli affari del governo sotto cui vivono. Pertanto non sostennero la guerra di Hitler e nessuno di loro fu processato a Norimberga come criminale di guerra.
Un tedesco che fu trovato colpevole e giustiziato fu Alfred Rosenberg, capo del Dipartimento degli Esteri del partito nazista. Durante il processo Rosenberg, difendendo la politica nazista di mettere i testimoni di Geova nei campi di concentramento, affermò: “Un cappellano americano molto gentile mi ha portato in cella un giornale religioso di Columbus [Ohio, USA]. Deduco da esso che anche gli Stati Uniti hanno arrestato i testimoni di Geova durante la guerra e che fino al dicembre 1945 ne erano ancora detenuti 11.000 nei campi di prigionia”. È vero, i testimoni di Geova sono stati rigorosamente neutrali, non schierandosi né da una parte né dall’altra nelle dispute politiche. Non hanno sparso sangue, né nella seconda guerra mondiale né in alcun’altra guerra.
Scrivendo sulla rivista ungherese Ring del 4 novembre 1992 un giornalista ha detto a proposito dei testimoni di Geova: “Preferirebbero morire piuttosto che uccidere qualcuno. Sono sicuro, perciò, che se sulla terra ci fossero solo testimoni di Geova non scoppierebbe nessuna guerra”. Reo M. Christenson, professore di scienze politiche, ha trattato sulla rivista The Christian Century l’argomento se il vero cristiano possa prendere parte alla guerra, e ha concluso:
“Può qualcuno immaginare seriamente Gesù che getta bombe a mano contro i suoi nemici, che usa un mitra, che maneggia un lanciafiamme, che sgancia bombe nucleari o lancia un ICBM che ucciderebbe o mutilerebbe migliaia di donne e bambini? È una domanda così assurda che quasi non merita una risposta. Se Gesù facesse questo non sarebbe coerente con se stesso; come possiamo dunque farlo noi ed essergli leali?” Una domanda che fa riflettere.
Tuttavia le religioni del mondo continuano a parteggiare per una parte o per l’altra nelle guerre. Cattolici continuano a uccidere cattolici e membri di altre religioni uccidono persone della loro fede o seguaci di altre religioni. Per seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo ci vogliono coraggio e ferma convinzione, come mostra la seguente storia di vita vissuta.
[Immagine a pagina 7]
Può qualcuno immaginare seriamente Gesù che usa una mitragliatrice in guerra?
[Fonte]
U.S. National Archives photo
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