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Siete straordinari!Esiste un Creatore che si interessa di noi?
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A proposito degli esseri umani la Bibbia dice: “Anche il tempo indefinito [il Creatore] ha posto nel loro cuore”. La versione della CEI traduce così questo versetto: “Ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore”. (Ecclesiaste [Qoelet] 3:11) Noi usiamo questa capacità caratteristica ogni giorno, anche nei gesti più semplici, come quando ci guardiamo allo specchio e pensiamo a come saremo tra 10 o 20 anni. E confermiamo le parole di Ecclesiaste 3:11 quando riflettiamo anche per un momento su concetti come l’infinità del tempo e dello spazio. Il semplice fatto che abbiamo questa capacità è in armonia con l’affermazione secondo cui un Creatore ha “messo la nozione dell’eternità” nel cuore dell’uomo.
Attratti da un Creatore
A molti, però, godere della bellezza, fare del bene al prossimo e pensare al futuro non basta. “Per quanto possa sembrare strano”, osserva il prof. Stephen Evans, “anche nei momenti più felici, quando ci sentiamo più amati, spesso avvertiamo che manca qualcosa. Ci scopriamo a desiderare qualcosa di più, ma non sappiamo cos’è questo di più”. Sì, noi esseri umani coscienti — a differenza degli animali con cui dividiamo il pianeta — sentiamo un altro bisogno.
“La religiosità è profondamente radicata nella natura umana e si riscontra fra persone di ogni livello economico e culturale”. Questa è la conclusione a cui giunge la ricerca che il prof. Alister Hardy ha presentato nel libro The Spiritual Nature of Man (La natura spirituale dell’uomo), e conferma ciò che molti altri studi hanno dimostrato: l’uomo pensa a Dio. Possono esserci individui atei, ma non esistono nazioni atee. Un libro osserva: “La ricerca religiosa di un significato . . . è il denominatore comune di ogni civiltà e ogni epoca, sin dagli albori dell’umanità”. — Is God the Only Reality?
Da dove proviene questa consapevolezza di Dio apparentemente innata? Se l’uomo fosse solo un aggregato casuale di acidi nucleici e proteine, perché queste molecole dovrebbero cominciare ad amare l’arte e la bellezza, diventare religiose e contemplare l’eternità?
John Eccles ha detto che una spiegazione evoluzionistica dell’esistenza dell’uomo viene meno sotto un aspetto importantissimo: “Essa non può spiegare l’esistenza di ognuno di noi come essere unico auto-cosciente”.g Più cose impariamo sul funzionamento del cervello e della mente, più è facile capire perché milioni di persone sono giunte alla conclusione che l’esistenza cosciente dell’uomo dimostra che esiste un Creatore che si interessa di noi.
Nel prossimo capitolo vedremo perché persone di ogni condizione sociale hanno riscontrato che questa conclusione razionale pone le basi per rispondere in maniera soddisfacente alle domande fondamentali: Perché esistiamo, e dove siamo diretti?
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Cosa c’è dietro a tutto questo?Esiste un Creatore che si interessa di noi?
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Capitolo cinque
Cosa c’è dietro a tutto questo?
COME abbiamo visto nei precedenti capitoli, le moderne scoperte scientifiche forniscono molte prove convincenti del fatto che sia l’universo che la vita sulla terra hanno avuto un inizio. Cosa determinò il loro inizio?
Dopo avere studiato le prove disponibili, molti sono giunti alla conclusione che ci deve essere una Causa Prima. Nondimeno, forse evitano di attribuire una personalità a questa Causa. Questa riluttanza a parlare di un Creatore rispecchia l’atteggiamento di alcuni scienziati.
Albert Einstein, ad esempio, credeva fermamente che l’universo ha avuto un inizio, e disse che avrebbe voluto “sapere come Dio creò il mondo”. Tuttavia non credeva in un Dio personale; parlò di una “religiosità cosmica che non conosce dogmi né dèi concepiti a immagine dell’uomo”.a Analogamente Kenichi Fukui, premio Nobel per la chimica, ha affermato di credere che c’è un grandioso schema nell’universo. Ha detto che “questo grandioso legame, questo schema, si può esprimere con termini come ‘Assoluto’ o ‘Dio’”. Tuttavia l’ha definito la “peculiarità della natura”.
Sapete che questa credenza in una causa impersonale è in sintonia con buona parte del pensiero religioso orientale? Molti orientali credono che la natura sia venuta all’esistenza spontaneamente. Questa idea si riflette addirittura negli ideogrammi cinesi con cui si scrive “natura”, i quali letteralmente significano “diviene da sé” o “autoesistente”. Einstein riteneva che la sua religiosità cosmica fosse ben espressa dal buddismo. Secondo il Budda non era importante che l’esistenza dell’universo e degli esseri umani fosse o no da attribuire in qualche misura a un Creatore. In maniera analoga, lo scintoismo non spiega come è venuta all’esistenza la natura, e gli scintoisti credono che gli dèi siano spiriti dei morti in grado di diventare parte della natura.
Fatto interessante, questo modo di pensare non è molto diverso da certe idee che erano in voga nell’antica Grecia. Si dice che il filosofo Epicuro (341-270 a.E.V.) ritenesse che ‘gli dèi sono troppo distanti per fare più male che bene’. Secondo lui l’uomo non era che un prodotto della natura, e probabilmente doveva la sua esistenza alla generazione spontanea della vita e alla selezione naturale delle forme più adatte. È chiaro che le idee analoghe oggi in voga non sono nulla di nuovo.
Nella Grecia degli epicurei vivevano anche gli stoici, che divinizzavano la natura. Essi supponevano che, alla morte, dagli esseri umani uscisse un’energia impersonale che veniva riassorbita in quell’oceano di energia che costituiva Dio. Secondo loro il massimo bene consisteva nel cooperare con le leggi della natura. Avete sentito anche oggi punti di vista simili?
Una discussione circa un Dio dotato di personalità
Non dovremmo scartare tutto ciò che ha a che fare con l’antica Grecia considerandolo una semplice curiosità storica. Nel contesto di queste credenze, un famoso insegnante del I secolo pronunciò uno dei discorsi più significativi della storia. Il medico e storico Luca mise per iscritto questo discorso, e noi lo troviamo nel capitolo 17 del libro di Atti degli Apostoli. Leggendolo possiamo chiarirci le idee sulla Causa Prima e sulla nostra posizione nei suoi confronti. Ma come può un discorso pronunciato 1.900 anni fa influire sulla vita di quelle persone sincere che oggi si interrogano sul significato della vita?
Quel famoso insegnante, Paolo, fu invitato a parlare davanti a un tribunale ad Atene. Lì si trovò di fronte a epicurei e stoici, che non credevano in un Dio personale. Nei suoi commenti introduttivi Paolo menzionò di aver visto nella loro città un altare con l’iscrizione “A un Dio sconosciuto” (greco: Agnòstoi Theòi). Fatto interessante, secondo alcuni il biologo Thomas H. Huxley (1825-95) si sarebbe ispirato a questa espressione quando coniò il termine “agnostico”. Huxley applicò il termine a coloro che sostengono che “la causa prima (Dio) e la natura essenziale delle cose sono sconosciute o inconoscibili”. Ma il Creatore è davvero “inconoscibile” come molti hanno sostenuto?
Francamente, applicare le parole di Paolo in questo modo non è corretto; ne travisa il senso. Paolo non stava dicendo che il Creatore era inconoscibile, ma solo che quegli ateniesi non Lo conoscevano. Lui non aveva a disposizione tutte le prove scientifiche dell’esistenza di un Creatore che abbiamo noi oggi. Nondimeno, non aveva dubbi che esiste un Progettista intelligente, dotato di personalità, le cui qualità ci dovrebbero attirare. Notate come proseguì il suo discorso:
“Quello al quale rendete santa devozione senza conoscerlo, quello io vi proclamo. L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo, come Questi è, Signore del cielo e della terra, non dimora in templi fatti con mani, né è servito da mani umane come se avesse bisogno di qualcosa, perché egli stesso dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. E ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra”. (Atti 17:23-26) Un ragionamento interessante, non vi pare?
Sì, anziché far pensare che Dio fosse inconoscibile, Paolo stava sottolineando il fatto che le persone che avevano eretto quell’altare ad Atene, come pure molti di quelli a cui stava parlando, ancora non Lo conoscevano. Paolo poi esortò costoro — e tutti quelli che da allora hanno letto il suo discorso — a sforzarsi di conoscere il Creatore, poiché ‘non è lontano da ciascuno di noi’. (Atti 17:27) Come vedete, Paolo affermò con tatto che possiamo convincerci dell’esistenza di un Creatore di tutte le cose osservando la sua creazione. Così facendo possiamo anche notare alcune delle sue qualità.
Finora abbiamo esaminato diversi elementi che depongono a favore dell’esistenza di un Creatore. Uno è l’universo, vasto e ben organizzato, che ha chiaramente avuto un inizio. Un altro è la vita sulla terra, compreso il progetto evidente nelle cellule del nostro corpo. E un terzo è il nostro cervello, che ci permette di essere coscienti e di interessarci del futuro. Ma esaminiamo altri due esempi delle opere del Creatore che riguardano la nostra vita di ogni giorno. Nel farlo, chiediamoci: ‘Cosa mi fa capire questo della personalità di Colui che l’ha progettato e realizzato?’
Impariamo dalle Sue opere
Basta osservare la creazione per imparare molte cose circa il Creatore. Paolo, in un’altra occasione, fece un esempio al riguardo quando disse a una folla in Asia Minore: “Nelle generazioni passate [il Creatore] ha permesso a tutte le nazioni di seguire le loro vie, benché, in realtà, non si sia lasciato senza testimonianza in quanto ha fatto del bene, dandovi piogge dal cielo e stagioni fruttifere, riempiendo i vostri cuori di cibo e allegrezza”. (Atti 14:16, 17) Notate: Paolo disse che il Creatore, provvedendo cibo all’umanità, ha reso testimonianza circa la propria personalità.
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