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  • g80 8/5 pp. 12-15
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  • Idroponica sì o no?
  • Svegliatevi! 1980
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  • Dall’idroponica vera e propria alle colture in substrato
  • Piante coltivate in substrato
  • Richiesto un minimo di manodopera
  • Un passatempo o un’occupazione redditizia
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Svegliatevi! 1980
g80 8/5 pp. 12-15

Idroponica sì o no?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Repubblica Sudafricana

“COPRITEVI bene”, suggerì la guida. “Fuori fa sei gradi sotto zero, ma per fortuna in questo periodo dell’anno non c’è molto vento”. Uscimmo all’aperto, lasciandoci alle spalle la calda, lussureggiante atmosfera da serra, dove avevamo visto tonnellate di pomodori maturi sulle piante, pronti per essere raccolti.

Il brusco cambiamento di temperatura, e l’elevata altitudine, 1.800 metri, ci fecero trattenere il respiro e mentre la guida chiudeva dietro di noi le grandi porte ci stringemmo il cappotto addosso.

Avevamo appena visto un segno dell’ingegnosità con cui l’uomo collabora con la “natura”, coltivando ortaggi, tra cui squisiti pomodori, in immense serre-tunnel di plastica. Eravamo nel cuore dell’inverno ed erano stati adottati speciali metodi di colture in substrato. Ciascun tunnel è lungo circa 50 metri, alto 3 metri e largo 7 metri e mezzo.

Tornati nell’ufficio del podere, la guida ci disse:

“Questo metodo è diventato così popolare nella Repubblica Sudafricana che non di rado, lungo le strade di campagna, e anche nelle città, si nota il luccichio di questi tunnel in plastica nei giardini e in piccole aziende agricole.

“Non solo questo è un passatempo diffuso tra molte casalinghe e dirigenti che hanno bisogno di rilassarsi alla fine della giornata, ma è anche molto redditizio, dando guadagni netti, sottratta la svalutazione del capitale, variabili fra il 60 e il 70 per cento”.a

La guida ci spiegò che nei decenni passati molte migliaia di persone nell’emisfero settentrionale avevano costruito serre di vetro per coltivare fiori, felci, piante in vaso e alcuni ortaggi. Nel caldo emisfero meridionale tali serre sembravano quasi superflue, data l’abbondanza di sole e terra vergine. E con relativamente poca cura, il suolo produceva tutto quello che occorreva.

“Ma”, disse la nostra guida, “con gli attuali vertiginosi aumenti dei prezzi della terra, gli elevati costi della manodopera, dell’elettricità e dei combustibili, oltre all’esplosione della popolazione mondiale, la situazione ha subito un drastico cambiamento”.

Dall’idroponica vera e propria alle colture in substrato

Sia in teoria che in pratica l’idroponica vera e propria (coltivazione di piante in acqua) è nota da lungo tempo. Ha subito una considerevole evoluzione ma anche molti regressi. Per esempio, la necessità di canali rivestiti di mattoni e l’alto costo del trasporto di sassi di fiume, roccia frantumata e materiali sabbiosi usati per scopi di filtrazione rendevano l’idroponica un passatempo troppo costoso per la persona media.

A questo punto chiedemmo: “Cos’ha spinto a passare a questo tipo di coltura?”

La guida rispose: “Probabilmente le ragioni più importanti sono la crescente domanda di frutta di buona qualità, oltre alle mutate abitudini alimentari in tutto il mondo, con un maggior consumo di verdure fresche pro capite. Inoltre, dato che i guadagni sono così buoni, il lavoratore medio può cimentarsi in questo nuovo tipo di coltura”.

Poi la guida ci fece vedere le migliaia di bei pomodori già imballati nelle cassette e pronti per la consegna nei negozi del Witwatersrand. Erano tutti della stessa grandezza e forma. La massaia non avrebbe dovuto tastare tutti i pomodori per scegliere quelli che voleva. Il loro aspetto sano e consistente le assicurava i migliori risultati sulla tavola.

Chiedemmo alla guida: “Si possono coltivare solo pomodori nei tunnel di plastica? E com’è possibile ottenere risultati simili senza terra e quando all’esterno la temperatura scende sotto lo zero?”

Egli osservò: “Nei tunnel di plastica si possono coltivare con buoni risultati non solo pomodori, ma qualsiasi tipo di pianta rampicante. In questi qui coltiviamo anche cetrioli, peperoni verdi, fagioli, fragole e meloni, oltre a granturco bianco e giallo. Alcune di queste colture, comunque, non rendono perché producono una gran quantità di foglie. Probabilmente fino a oggi le colture più redditizie sono state quelle dei pomodori, seguiti da fragole, peperoni verdi e cetrioli”.

“Rispondendo alla seconda parte della vostra domanda”, continuò, “abbiamo riscontrato che nelle giornate d’inverno possiamo lasciare aperte le porte dei tunnel, purché mettiamo all’ingresso una speciale rete frangivento, che offra un buon riparo. Essa tende a controllare sia il flusso di aria fredda all’interno che la perdita di calore solare e delle piante. A mezzogiorno la temperatura nei tunnel si aggira sui 25 gradi centigradi. Quindi se chiudiamo le porte verso le 4 del pomeriggio, il calore imprigionato permetterà alle piante di superare il freddo della notte senza smettere di crescere”.

“Naturalmente”, aggiunse, “nei climi più freddi, a maggiore altitudine e in zone meno soleggiate, ci vuole il riscaldamento interno. Stiamo sperimentando l’acqua riscaldata con l’energia solare, inviata nel suolo tramite condutture e per tutta la lunghezza di ciascun tunnel. Sebbene sia necessario investire molto capitale nei pannelli solari, non c’è altra spesa, né si deve pagare il combustibile; non esiste neppure il problema del fumo di carbone e dell’inquinamento atmosferico”.

Piante coltivate in substrato

Quello che avevamo visto nei giganteschi tunnel era stato istruttivo. Ciascun tunnel conteneva 1.200 robuste e rigogliose piante di pomodoro, ancorate a un substrato di vermiculite (mica esplosa) e alimentate con una soluzione nutritiva inviata mediante tubicini inseriti in una tubazione principale in plastica di cinque centimetri.

Ciascuna pianta era sistemata in singoli sacchi di plastica pieni per tre quarti di vermiculite. Un tubicino per pianta consente una sufficiente irrigazione a goccia con soluzione nutritiva per alimentare le radici per 24 ore. Sotto i sacchi di plastica, su uno strato di ghiaia o di terra perfettamente livellato, viene stesa della plastica nera tagliata a strisce, che tiene sotto controllo le erbacce e isola i contenitori dalla terra sottostante più fredda. In questo modo, le piante vengono anche protette interamente dalle Anguillule, parassiti che infestano le radici.

Fuori di ciascun tunnel c’è un serbatoio zincato per l’acqua della capacità di quasi 2.000 litri sistemato su un supporto di mattoni; esso funge da serbatoio di raccolta ed è collegato alla tubazione principale e ai tubicini. Il contenuto del serbatoio, nel quale le sostanze nutritive in polvere sono mischiate direttamente con l’acqua, è sufficiente per fornire ogni giorno a ciascuna pianta quasi due litri d’acqua contenente tutti gli elementi essenziali. Per evitare sprechi, la soluzione è mandata alla tubazione principale in plastica attraverso una valvola a saracinesca.

Ciascun sacco in plastica ha fori al livello di un litro. Non appena da questi fori comincia a gocciolare il liquido, la valvola si chiude. L’irrigazione si fa due volte al giorno, per un totale di 10 minuti giornalieri, un bel risparmio di manodopera.

Richiesto un minimo di manodopera

Il metodo era straordinariamente semplice, ma volevamo sapere dell’altro. Così chiedemmo alla nostra paziente guida, a cui appartiene l’azienda agricola: “Quanto personale ci vuole per fare tutto il lavoro in questi tunnel?”

“Per rispondere”, replicò, “dobbiamo prendere in considerazione il lavoro che non bisogna fare. Per esempio, non abbiamo erbacce da strappare grazie alle strisce di plastica nera. Un altro fattore da considerare è che le tubazioni per l’irrigazione sono fisse. Quindi non bisogna continuamente spostare l’attrezzatura per l’irrigazione. Ci limitiamo ad aprire il rubinetto.

“D’altra parte, un lavoro che bisogna fare tutti i giorni è anzitutto una rapida ispezione delle piante per vedere se le foglie si arrotolano, se sono colpite dalla ruggine o danneggiate; dopo di che strappiamo il superfluo per favorire una buona fruttificazione e ventilazione. Poi raccogliamo i frutti maturi e li portiamo al magazzino per farli imballare.

“Viene quindi preparata la soluzione nutritiva in ogni serbatoio esterno, dopo di che provvediamo alla prima irrigazione della giornata. Poi apriamo le porte e abbassiamo le reti, se necessario. Nelle giornate estive molto calde può darsi dobbiamo aerare anche i lati. Per far questo, basta aprire il tetto sollevando i lembi di plastica, o, nei tunnel più complicati, arrotolare in su i margini inferiori con saracinesche meccaniche. Vedete dunque che una sola persona può badare a due grandi tunnel senza troppa fatica.

Riguardo alla vantaggiosità delle colture in serre-tunnel, la nostra guida non aveva dubbi. Egli ci fece notare che, sebbene l’investimento di capitale sia elevato, il costo relativo dell’acquisto di terreno agricolo, materiale per recinzione, utensili agricoli e insetticidi, nonché la spesa per la costruzione di strade, era molto più elevato del costo unitario per tonnellata realizzato con le colture idroponiche. Inoltre, la maggior parte dei terreni hanno bisogno di essere ben concimati e trattati prima della semina.

I tunnel si possono costruire su terreno livellato di qualsiasi tipo e composizione. Tutto quello che ci vuole è una superficie compatta su cui posare i sacchi di plastica e le tubazioni per l’irrigazione.

Avendo il tunnel una forma ad arco, la sua struttura tubolare assorbe venti di oltre 100 chilometri orari senza danno per i tunnel o le piante. Se si costruisce il tunnel con le porte che guardano a nord e a sud, la struttura assorbe tutti i raggi del sole dall’alba al tramonto.

Un passatempo o un’occupazione redditizia

Dato che le colture idroponiche sono realizzabili vicino ai grossi centri popolati, le spese di trasporto e le perdite dovute al deterioramento della frutta durante i trasporti sono ridotte.

A parte la qualità migliore e le perdite minori, con le colture in serra è possibile prestare attenzione ai metodi per aumentare il rendimento fruttifero per pianta, nonché il rendimento di ogni singolo frutto. Per esempio, in normali condizioni di crescita e con cure normali, il rendimento per pianta può variare da cinque a otto chili. Sistemando le file a una distanza ragionevole e limitando a 10 i frutti di ogni infiorescenza, oltre a limitare a 10 le infiorescenze per pianta, si può portare il rendimento a ben 12 chili! Per giunta, la qualità del frutto e la quantità della polpa migliorano.

L’idroponica permette a massaie, medici, dirigenti aziendali e ragazzi di vedere la vita in modo diverso. Si provano piacere e soddisfazione stando vicini alla vita vegetale, che nell’originale paradiso d’Eden che Dio aveva fatto per l’uomo fioriva così rigogliosamente. (Gen. 2:8) Un medico osserva: “Dopo aver passato una giornata a curare malati, infermi, mutilati e depressi, torno alle mie piante nei tunnel e vedo la gioia, e la vita mi sorride. Posso in effetti ‘vedere’ il Creatore nelle piante che mi circondano!”

Dovevamo fare un’ultima domanda alla guida: “Se volessimo impiantare un tunnel e lavorarvi noi di casa, che tipo di spesa dovremmo prepararci ad affrontare?”

“Per rispondere”, disse, “dobbiamo prendere una coltura specifica, i pomodori per esempio. Il guadagno lordo per chilo può aggirarsi sui 35 cents [350 lire]. Prendendo come base due raccolti annui di 1.200 piante ciascuno e sei chili di frutti per pianta, si realizza un guadagno sostanziale.

“D’altra parte, impiantare un tunnel costa circa 3.000 rand [3 milioni di lire] in tutto, incluse le condutture, la plastica, i sacchetti, la soluzione nutritiva e la vermiculite. Un deprezzamento del 15 per cento all’anno, più il costo della sostituzione della plastica e l’acquisto di seme, insetticidi, sostanze nutritive e vermiculite extra, e il costo dell’acqua, dell’imballaggio e del trasporto, aumenterebbero notevolmente la spesa.

“Se è la vostra famiglia che farà i lavori, forse vi addebiterete il costo della manodopera o forse no. Ma se assumete una persona a mezza giornata, potrebbe venire a costarvi circa 2.000 rand [2 milioni di lire] all’anno. Detratte le spese d’impianto, vi resta un bell’utile, specie se non volete dipendere da un ‘padrone’ o dal vostro attuale lavoro”.

Le risposte pratiche e rassicuranti che la guida diede a tutte le nostre domande non ci lasciarono dubbi, le colture idroponiche hanno un avvenire. Sia sul piano economico e materiale che su quello mentale, l’idroponica può dare molte soddisfazioni a tutti.

[Nota in calce]

a Pare che questo sia un caso eccezionale. Un esperto ritiene più ragionevoli guadagni netti del 30 o del 40 per cento.

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