Esplode in Sardegna l’intolleranza religiosa!
SIAMO in pieno Medioevo?
È una domanda che forse vi farete venendo a conoscenza di alcuni fatti sconcertanti verificatisi di recente in Sardegna. E per quanto ci sia da vergognarsi che certe cose accadano nell’Italia moderna, pensate a ciò che potrebbero significare per voi e per la vostra famiglia. Come primo esempio, esaminiamo un fatto increscioso accaduto una domenica mattina a Fonni, in provincia di Nuoro, esattamente il 18 giugno 1978.
Un gruppo di una quarantina di cristiani si era pacificamente radunato per parlare della Bibbia, con l’intenzione di portarne il messaggio ad altri. Verso le 10,15 del mattino le campane della chiesa cominciarono a suonare. Molti abitanti del paese si riversarono nelle strade, formando una turba infuriata armata di sassi che circondò e aggredì il gruppetto di fedeli. Alcuni di loro riuscirono a fuggire, ma altri riportarono contusioni e ferite. Poi la turba scatenata distrusse o danneggiò le loro automobili e irruppe nel luogo di culto, dove fracassò e bruciò sedie e arredi. Nel frattempo, che facevano le forze dell’ordine? Erano state ripetutamente chiamate, ma tardarono a intervenire. Perché?
Persistente intolleranza religiosa
Un incidente isolato? Vediamo.
Come avrete probabilmente appreso dai mezzi di informazione, due giovani coniugi sardi, Giuseppe e Consiglia Oneda, sono stati processati e condannati. Perché? Perché questi genitori devoti, per le loro convinzioni religiose riconosciute in molti paesi, avevano obiettato a un determinato trattamento sanitario, e la loro figlioletta, affetta da un male incurabile, era morta. All’epoca della prima udienza del processo, a Cagliari furono affissi manifesti anonimi nel tentativo di diffamare la religione dei testimoni di Geova. Contrariamente alla reputazione che i testimoni di Geova hanno in tutto il mondo, quella cioè di migliorare i vincoli familiari, tali manifesti li paragonavano ad “alcune tribù selvagge” e li accusavano di provocare “la disgregazione e la rovina della famiglia umana e cristiana”.
La persistente intolleranza continuava ad aumentare. Nel maggio del 1982 in un quartiere di Cagliari venne diffuso un volantino dal contenuto diffamatorio. Contrariamente alle norme di legge, il volantino era anonimo e, mentendo, accusava i testimoni di Geova di incoraggiare le persone “a far morire i loro figli”.
Affinché non pensiate che questo pregiudizio si esaurisca in ingiurie inoffensive, riflettete su un episodio ancor più vergognoso verificatosi in seguito. Due genitori associati ai testimoni di Geova avevano chiesto loro di celebrare il funerale del loro figlio di sedici anni, deceduto in seguito a un incidente stradale.
Mentre il corteo funebre si avvicinava al cimitero di Masainas (Cagliari), una turba formata da diverse centinaia di persone ha bloccato la strada, costringendo il conducente del carro ad aprire l’automezzo. Calpestando qualsiasi senso di decenza e umanità, la folla si è impossessata della bara, sollevandola in aria con un grido come se si trattasse di un trofeo! L’hanno quindi portata nella chiesa locale dove il parroco ha celebrato il rito funebre cattolico. Poi, megafono alla mano, il parroco ha guidato la folla nelle orazioni fino al cimitero. I genitori sono stati costretti ad andarsene. Non hanno potuto avere la cerimonia religiosa da loro scelta, un diritto garantito dalla Costituzione repubblicana. Anzi, essi non hanno nemmeno potuto seppellire il figlio, la cui salma non è stata restituita loro, ma è stata sepolta dalla turba.
Tutti questi casi, e altri ancora, sono stati portati all’attenzione delle autorità, ed è stata sporta denuncia contro coloro che avevano infranto la legge. Ma, nonostante in certi casi siano passati anni, e nonostante i molti solleciti perché fosse fatta giustizia, non è stato preso alcun provvedimento. Perché? Per quale motivo in alcune zone della Sardegna i testimoni di Geova e i loro associati vengono trattati con una brutalità e un fanatismo degni del Medioevo? Chiaramente questa situazione costituisce un pericolo per tutti noi, indipendentemente dalla zona dell’Italia in cui viviamo. Se in Sardegna la libertà religiosa può essere calpestata, che dire del resto dell’Italia?
Italiani che meritano la libertà
A prescindere dalle proprie idee in campo etico e religioso, è facile rendersi conto che questo gruppo di cristiani in Sardegna viene maltrattato da una parte della popolazione. Eppure in tutta Italia i testimoni di Geova sono ben noti e stimati. In Sardegna hanno più di 50 congregazioni, più di 1.500 in tutta Italia. Esse sono formate da oltre 100.000 cristiani profondamente devoti a Dio, che si interessano sinceramente di acquistare conoscenza della Bibbia e divulgarla.
Alcuni anni fa lo Stato italiano ha concesso ai testimoni di Geova il riconoscimento legale. I loro ministri di culto sono quindi autorizzati dallo Stato a celebrare matrimoni e, naturalmente, anche funerali. I testimoni di Geova, inoltre, sono attualmente l’unica religione in Italia, a parte la Chiesa Cattolica, autorizzata dallo Stato a visitare i detenuti per aiutarli a riabilitarsi. In Italia e in tutto il mondo i testimoni di Geova sono noti per la loro opera volontaria di assistenza a domicilio il cui obiettivo è di aiutare le persone a conoscere le Sacre Scritture. Grazie a quest’opera molte persone sono state aiutate a superare problemi come ubriachezza, uso di droga e contrasti familiari.
In molte zone della Sardegna i 2.000 testimoni di Geova locali vengono accolti con cortesia da tanta gente benevola e ospitale. Molte persone quindi gradiscono e apprezzano la libertà religiosa. Perciò è ancor più sconcertante che una minoranza della popolazione, a causa di pregiudizio, odio o intolleranza religiosa, agisca in modo illegale e violento. Dispiace anche che questa gretta ostilità sia spesso stata favorita o manifestata da sacerdoti, uomini politici o funzionari locali che dovrebbero far rispettare la legge.
Come è facile capire, questo spirito di intolleranza religiosa e di illegalità può portare persone d’indole benevola a calpestare la libertà. Può anche influire sul modo di pensare e di agire di persone preposte alla tutela dei diritti e della giustizia in Italia. Avendo a cuore le sorti della nostra stessa libertà, dovremmo quindi esaminare se questi pregiudizi hanno influito sul processo già menzionato che si è celebrato a Cagliari a carico dei coniugi Oneda.
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Masainas (Cagliari) — Nei pressi di questo pacifico cimitero è esplosa di recente l’intolleranza religiosa