BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g82 22/12 pp. 25-27
  • “Da leone ad agnello”

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • “Da leone ad agnello”
  • Svegliatevi! 1982
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Un’infanzia violenta
  • Senza parole per la sorpresa
  • La mia relazione con Dio diventa più profonda
  • Fuori della prigione
  • Come la verità mi ha trasformato da delinquente a cristiano
    Svegliatevi! 1989
  • Sorprendente programma dietro le mura delle prigioni
    Svegliatevi! 1975
  • Come si può ottenere la riabilitazione dei detenuti?
    Svegliatevi! 1975
  • Ho abbandonato una vita violenta
    Svegliatevi! 1991
Altro
Svegliatevi! 1982
g82 22/12 pp. 25-27

“Da leone ad agnello”

DOPO aver rapinato e terrorizzato il commesso di un negozio, i miei fratelli ed io fuggimmo sulla nostra macchina. Non mi rendevo certo conto che quel giorno — il 14 aprile 1972 —si sarebbe visto quale “animale” feroce ero diventato.

Ci fermammo vicino a un posto di blocco della polizia, quando all’improvviso una pioggia di proiettili investì la nostra auto. Mio fratello Larry cadde morto sulle mie ginocchia, il viso maciullato. Io ero coperto del suo sangue. Partimmo a gran velocità, ma non arrivammo lontano perché la macchina prese fuoco sotto i colpi. Balzammo fuori in cerca di un’altra auto.

Nelle vicinanze un vecchio dormiva nella sua automobile. L’aver visto Larry morire mi trasformò in una furia scatenata. Quindi afferrai inferocito l’uomo e cominciai a picchiarlo senza riuscire a fermarmi. Riportò fratture al cranio e per poco non morì. Dopo un veloce inseguimento della polizia durante il quale fui colpito due volte dalle loro pallottole, persi i sensi e andammo a sbattere.

“Esci da quella macchina e alza le mani!” furono le successive parole che ricordo. Ero circondato dalla polizia, ma neppure questo mi fermò del tutto. Una raffica di colpi a breve distanza mi fece un buco nello stomaco. Ma continuai a lottare con un poliziotto di oltre 120 chili che finalmente mi gettò giù con la faccia in una pozzanghera, mi si sedette sulla schiena e disse con scherno: “Negro, morirai!”

Portato in seguito all’ospedale, non avevo che un desiderio: uccidere qualsiasi cosa si muovesse! Infatti, dopo aver visto morire il mio fratello minore, non vedevo nessuna ragione di vivere. Non avevo nessuna speranza di diventare qualcuno. Per me, si trattava di uccidere ed essere ucciso. Non è strano che due guardie armate sedessero accanto al mio letto d’ospedale!

Ma cosa mi aveva fatto diventare feroce come un leone?

Un’infanzia violenta

Nella nostra famiglia c’era sempre qualcuno che litigava. Papà aveva perso un occhio in seguito a una rissa. A volte minacciava gruppi di persone fermandosi all’ingresso di un’affollata sala da ballo e gridando: “Nessuno entri e nessuno esca!” E chi osava sfidarlo? Sapevano quanto era cattivo! Noi seguimmo il violento esempio di papà. Uno dei miei fratelli mi amputò quasi un piede con un coltellaccio solo perché avevo detto: “Non ho intenzione di spostarlo!” Anche se mia madre ci mostrava un po’ di affetto, io pensavo: “Siamo sedici figli e dev’essere terribilmente difficile mostrare amore a tutti”.

Eravamo poveri, eppure avevamo il necessario. Ma io volevo di più. E cominciai presto a svaligiare appartamenti. Così a tredici anni fui mandato in un riformatorio, dove conobbi altra violenza. In una rissa con un ragazzo che aveva cercato di approfittare di me, lo picchiai finché cadde stordito col volto coperto di sangue.

Quando uscii dal riformatorio, il mio unico pensiero era soddisfare me stesso. Non mi sarebbe potuto importare di meno del prossimo. Gli atti di violenza crebbero di intensità fino a quel giorno di aprile del 1972. Quando mio fratello Cy ed io fummo infine processati, ci diedero il massimo della pena, trent’anni da scontare nel Penitenziario Statale di Angola, nella Louisiana!

Quando arrivammo al penitenziario avevamo fama di attaccabrighe. Ero piccolo e pesavo poco più di sessanta chili, ma avevo studiato arti marziali e facevo del sollevamento pesi. Riuscivo facilmente a sollevare sopra la mia testa un peso oltre due volte il mio! Si sparse la voce: “Lasciate in pace Al, non è tipo da mezze misure. È capace di uccidere”.

Senza parole per la sorpresa

I testimoni di Geova tenevano adunanze settimanali nella prigione. Vi andai per curiosità. “Non sa di cosa parla!” dissi con sfida a uno di quei pazienti ed eloquenti ministri. “Chi glielo dice che è proprio così?” La vita della prigione mi aveva reso scettico. Eravamo esperti nell’uso di parole “dolci” per manovrare altri. Per cui in principio le allettanti parole dei Testimoni non fecero molto effetto.

Poi sentii in loro qualcosa che non mi era mai stato mostrato in tutta la mia vita: un interesse sincero e altruistico. Anzitutto dovevano fare un viaggio di quasi un’ora all’andata e un’ora al ritorno per venire alla prigione. E lo facevano, settimana dopo settimana, senza alcun compenso materiale. Inoltre, anche quando erano lontani dalla prigione, trovavano il tempo di discutere i nostri problemi e le nostre domande con altri anziani della congregazione, e la settimana dopo ci davano queste ulteriori informazioni. Volevano realmente aiutarci. Lo sentivo.

La verità della Bibbia che stavo imparando era sia logica che pratica. A poco a poco la applicai. Progressivamente mi tolsi la vecchia personalità da “leone” e mi rivestii della nuova che includeva compassione, benignità e modestia di mente. Mi sentivo bene interiormente. La Bibbia produceva il suo effetto! Ci fu poi la prima assemblea dei Testimoni che venne tenuta all’interno della prigione.a — Colossesi 3:9-12.

Lo spontaneo amore di oltre 300 Testimoni mi lasciò senza parole per la sorpresa. Non c’era traccia di pregiudizio dovuto alla nostra razza o al fatto che eravamo detenuti. È proprio come disse Gesù: mediante questo altruistico amore “tutti conosceranno” i suoi veri discepoli. In precedenza avevo creduto nella religione, ma a modo mio. Il mio motto era sempre stato: “Fa agli altri prima che gli altri facciano a te”. L’altruistico amore dei Testimoni mi commosse profondamente. E il 5 ottobre 1974, a quell’assemblea, fui battezzato. — Giovanni 13:34, 35.

La mia relazione con Dio diventa più profonda

I Testimoni mi insegnarono a scavare nella Bibbia. Mi resi conto che Geova si interessava teneramente della mia vita. La sua misericordia mi commosse. Riflettendo sul passato mi venne quasi un esaurimento nervoso. Continuavo a “vedere” i visi atterriti di quelli che avevo rapinato o picchiato. Ma poi, sentire il completo perdono di Geova mi fece provare il desiderio di fare tutto il possibile per piacergli. Per la prima volta nella mia vita misi anche in pratica Romani 13:1 e mi sottoposi alle “autorità superiori”, nel mio caso le autorità carcerarie. — Isaia 1:18, 19.

Per non manifestare di nuovo la mia personalità di un tempo dovevo badare ai miei pensieri e al mio cuore. Costringevo la mia mente a soffermarsi sulle scritture e sugli esempi della Bibbia anziché su azioni violente come in passato. Mi sforzavo di continuo, tutti i giorni, di soddisfare in modo più completo le norme di Geova. Questo è essenziale quando si è rinchiusi insieme a migliaia di uomini corrotti fino al midollo. Purtroppo, alcuni che divennero Testimoni nel penitenziario di Angola hanno lasciato che le ansietà e i piaceri della vita soffocassero il messaggio di verità seminato nel loro cuore. Il desiderio di uscire di prigione o di sposarsi è diventato per alcuni più importante delle cose spirituali ed essi sono divenuti dei cattivi esempi. Hanno perfino rovinato la vita delle Testimoni che li hanno sposati senza conoscere la loro vera condizione spirituale. — Luca 8:11-15.

Per evitare tale problema mi tenevo occupato nell’aiutare altri ad avere la stessa speranza e la stessa meta che ora avevo io. Per parecchi anni ho dedicato oltre cento ore al mese a questa opera. A un certo punto avevo venti studi biblici settimanali! Otto di questi detenuti sono divenuti Testimoni dedicati. Uno di essi, un tipo violento, era in prigione per avere ucciso la moglie. Che soddisfazione vedere un altro “leone” diventare una “pecora” di Dio!

Fuori della prigione

Nel 1981, dopo avere scontato nove anni, fui rimesso in libertà. Che gioia potermi unire liberamente alla congregazione! Alcuni però mi fecero capire che a causa del mio passato dovevo prima “dare prova” di me stesso. Sapevo che la cosa più importante era quella di piacere a Geova e che col tempo gli altri avrebbero visto il mio progresso spirituale. Ora avevo davanti un’altra sfida: provvedere a una moglie e ai suoi cinque figli. — Confronta Atti 9:26.

Sono stato fortunato a trovare una moglie come Barbara, una donna completamente devota a Geova. Il suo sottomesso appoggio è di grande aiuto. Per tenere Geova al primo posto nella nostra famiglia, studiamo insieme ogni settimana — qualunque cosa succeda — e insegniamo ad altri la Bibbia come famiglia. Naturalmente, come qualsiasi altra coppia, abbiamo i nostri piccoli contrasti. Ma quando mi arrabbio, vado in un’altra stanza, prendo in mano la Bibbia o una pubblicazione di studio biblico e mi metto a leggere. Nel giro di un’ora abbiamo già fatto pace.

Leggendo la storia di tanti criminali che tornano alla loro vita delittuosa ci si chiede a volte se un “leone” possa veramente diventare un “agnello”. L’allettante descrizione di Isaia 11:6-9, del leone e dell’agnello che dimorano insieme in pace, può avverarsi oggi in mezzo al popolo di Dio? C’è un episodio che mi pare risponda in parte a questa domanda. Lo lascerò raccontare a Barbara.

“Al ed io stavamo tornando dall’opera di predicazione. Da un bar uscì un uomo che ci guardò e gridò: ‘Guarda che bella donna! Devo proprio baciarla!’ Venne verso di noi e fece per abbracciarmi”, narra Barbara. “Guardai Al e gli vidi stringere le mascelle. Ma Al non mosse un dito. Mi allontanai dall’uomo che allora tese una mano e strinse quella di Al. Poi disse a mio marito: ‘Mi scusi, signore, ma una simile bellezza mi ha affascinato’. E si allontanò. Non dimenticherò mai le parole di Al: ‘Se solo sapesse quello che avrei potuto fargli’. Dissi ad Al: ‘Lo spirito di Geova è stato di sicuro con te’”.

Sì, quando ripenso ai cambiamenti che ho fatti capisco che non è merito mio. Sono stati lo spirito di Geova, la sua guida e l’accurata conoscenza della sua Parola che hanno trasformato questo “leone” in un “agnello” del gregge del buon Pastore. — Da un collaboratore.

[Nota in calce]

a Vedi Svegliatevi! del 22 settembre 1977.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi