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  • Emesse nello Swaziland due giuste sentenze
  • Svegliatevi! 1984
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  • Problemi sorti in relazione ai riti funebri
  • ‘Difesa e stabilita legalmente la buona notizia’
    I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio
  • Gli evangelizzatori del Regno nelle aule di tribunale
    Il Regno di Dio è già una realtà!
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    Svegliatevi! 1997
  • Battaglie per la libertà religiosa
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Altro
Svegliatevi! 1984
g84 8/2 pp. 26-27

Emesse nello Swaziland due giuste sentenze

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nello Swaziland

IL 22 DICEMBRE 1982 l’Alta Corte dello Swaziland nell’Africa meridionale emise una coraggiosa sentenza a sostegno della libertà religiosa. Il caso riguardava due bambini, Celiwe e Sivikelo, che due anni prima erano stati espulsi dalla scuola elementare Emhlangeni a causa della loro fede religiosa. Nella data riportata sopra il giudice swazi Hassanali ordinò che questi bambini fossero riammessi a scuola.a

Com’era sorto il problema? Celiwe e Sivikelo sono figli di testimoni di Geova. Dal 1970 oltre novanta figli di Testimoni sono stati espulsi da varie scuole, in ogni caso perché non si univano agli altri alunni nel dire preghiere o nel cantare inni, ciò che si fa di solito durante l’assemblea scolastica mattutina. Naturalmente non facevano nulla per disturbare queste cerimonie. Ma i testimoni di Geova, pur essendo a favore della tolleranza religiosa, non sono a favore dell’unione delle fedi. E molti inni e preghiere contengono pensieri e sentimenti religiosi che non si conciliano con ciò che questi fanciulli hanno imparato dallo studio della Bibbia. Quindi essi rimanevano rispettosamente in piedi e in silenzio mentre i compagni di scuola cantavano o chinavano la testa in preghiera. (Matteo 4:10; I Corinti 10:14, 21, 22) Direttori e insegnanti facevano obiezione al fatto che i figli dei Testimoni non partecipavano. Per questo i ragazzi venivano espulsi.

È da notare che quando le autorità della scuola elementare Emhlangeni avevano espulso Celiwe e Sivikelo non avevano agito mosse da cieco pregiudizio. Anzi, la scuola aveva accettato questi ragazzi dopo che erano stati espulsi da altre scuole. Tuttavia le autorità scolastiche avevano subìto pressioni esterne e alla fine c’erano state le espulsioni. Il padre di Celiwe e Sivikelo era ricorso al tribunale e, come abbiamo visto, la sentenza finale è stata favorevole.

È interessante notare che l’originale costituzione dello Swaziland, adottata nel 1968 quando il paese ottenne l’indipendenza, prendeva in considerazione questo genere di problemi. Alla voce “Difesa la libertà di coscienza”, diceva quanto segue: “Tranne che per suo consenso (o, se si tratta di minore, per consenso del tutore), nessuno che frequenti un istituto educativo sarà costretto a ricevere istruzione religiosa o a partecipare o assistere a qualsiasi cerimonia od osservanza religiosa, se quell’istruzione, cerimonia od osservanza ha relazione con una religione che egli non professa”.

Nel 1973 la costituzione dello Swaziland fu sospesa in previsione di formularne un’altra più in armonia con il modo di vivere degli swazi. Si spera che verranno nuovamente adottate lodevoli garanzie, come quelle contenute nella costituzione originale. Nel frattempo i testimoni di Geova apprezzano vivamente la sentenza dell’Alta Corte, che costituisce un precedente a favore di tale libertà religiosa.

Problemi sorti in relazione ai riti funebri

Nel numero inglese della rivista Torre di Guardia del 1º febbraio 1983 (ediz. italiana del 15 luglio 1983) furono pubblicate alcune informazioni circa un altro problema relativo alla libertà di adorazione nello Swaziland. I testimoni di Geova erano fisicamente maltrattati e ingiustamente messi in prigione perché non partecipavano a certi riti funebri celebrati in onore del defunto re Sobhuza II.

Il punto in questione non era né il rispetto né l’ubbidienza. I testimoni di Geova prendono sul serio queste parole dell’apostolo Pietro: “Abbiate timore di Dio, mostrate onore al re”. (I Pietro 2:17; Romani 13:1-7) Ma il problema sorse quando un ordine ufficiale decretò che tutti nella nazione swazi si rapassero a zero per rendere omaggio al defunto re. Quello di raparsi è un rito religioso, che ha a che fare con la credenza nell’immortalità dell’anima. Quindi i testimoni di Geova swazi, per “timore di Dio” non potevano coscienziosamente osservare tale rito. La persecuzione scoppiò quando varie autorità tentarono di costringerli ad andare contro la loro coscienza.

Molti che ebbero notizia di questi avvenimenti pensarono che era stata commessa un’ingiustizia e scrissero a vari funzionari governativi per esprimere i loro sentimenti. Il risultato? Il 18 febbraio 1983 il giornale The Times of Swaziland disse che c’era stato un vero e proprio “blitz”, essendo giunta una valanga di lettere. Il giornale scriveva: “Risulta che il consiglio dei ministri è sommerso da questa valanga di corrispondenza da oltre oceano . . . La faccenda preoccupa tanto i ministri che la discuteranno in sede di consiglio”.

Stando al suddetto articolo, un alto funzionario, il presidente della corte Charles Nathan, ha aperto personalmente 2.000 lettere e poi è stato così gentile da scrivere alla sede centrale della Watchtower Society a New York, spiegando che non poteva più rispondere a ogni singola lettera. I testimoni di Geova dello Swaziland sono grati dell’amore e della premura manifestata dai loro fratelli di altri paesi.

Il venerdì 8 aprile 1983 The Times of Swaziland pubblicava un altro articolo. Esso rivelava che il giudice Nathan aveva ascoltato in sede d’appello tredici testimoni di Geova che il tribunale aveva dichiarato colpevoli di mancata ottemperanza al Decreto Reale di raparsi in segno di lutto. Il giudice decise che c’erano state “sostanziali irregolarità” nel processo a carico dei Testimoni, per cui “accolse la loro istanza, annullando sia la condanna che la sentenza”. Questa fu una sentenza equa, e si sperava che se ne tenesse conto in altre simili cause pendenti.

I testimoni di Geova continuano a pregare che le autorità capiscano le loro sincere obiezioni religiose e ne tengano conto. Essi e i loro figli rispettano profondamente l’autorità e cercano di conformarsi a tutte quelle istruzioni che non sono in conflitto con le loro credenze. Chiedono sia loro permesso di continuare a vivere una vita calma e quieta, mentre adorano il Creatore, Geova Dio. — I Timoteo 2:1, 2.

[Nota in calce]

a In alto a destra è riportato un facsimile della sentenza che ordina di riammettere a scuola i due figli di testimoni di Geova.

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