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  • g96 8/11 pp. 18-21
  • Tenuti in ostaggio durante una rivolta carceraria

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  • Tenuti in ostaggio durante una rivolta carceraria
  • Svegliatevi! 1996
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Scoppia la rivolta
  • Altri ostaggi
  • La violenza si intensifica
  • La morte sembra imminente
  • La Commemorazione
  • L’incubo finisce
  • Come si può ottenere la riabilitazione dei detenuti?
    Svegliatevi! 1975
  • Testimonianza ai detenuti
    Il servizio del Regno, Il ministero del Regno 1982
  • “La parola di Dio non è legata”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
  • Fruttuosa predicazione nelle prigioni
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
Altro
Svegliatevi! 1996
g96 8/11 pp. 18-21

Tenuti in ostaggio durante una rivolta carceraria

VERSO le tre del pomeriggio del sabato 30 marzo 1996 Edgardo Torres, Rubén Ceibel ed io siamo arrivati al carcere di massima sicurezza di Sierra Chica, nella provincia di Buenos Aires, in Argentina. Nella sovrappopolata fortezza, destinata a ospitare circa 800 prigionieri, sono rinchiusi 1.052 criminali, da rapinatori a serial killer. Noi eravamo lì come visitatori.

Per Edgardo e Rubén era una delle molte visite che facevano di sabato a questa prigione famosa. Come anziani di una congregazione locale dei testimoni di Geova, vi andavano regolarmente ogni settimana per tenere una conferenza biblica a cui assistevano una quindicina di reclusi. Per me, sorvegliante viaggiante, era un’occasione rara, dato che non avevo mai presieduto un’adunanza in una prigione.

La prigione consiste di 12 bracci disposti a ventaglio. Entrando nel complesso vediamo a una certa distanza quattro detenuti che si sbracciano per salutarci. Quei reclusi avevano fatto progresso nello studio biblico al punto da diventare proclamatori non battezzati della buona notizia del Regno di Dio. Veniamo prontamente scortati nel braccio 9, dove dobbiamo tenere l’adunanza. Lì troviamo un locale imbiancato e fornito di tendine per dargli un aspetto dignitoso.

Scoppia la rivolta

Qualcosa non va, però. Sono presenti solo 12 detenuti invece dei soliti 15. Tutti ci chiediamo perché. L’adunanza inizia come al solito con un cantico e una preghiera. Dopo qualche minuto sobbalziamo al rumore di forti spari seguiti da raffiche di mitra. Poi sentiamo grida e urli. Nella prigione è appena scoppiata una rivolta!

Diversi detenuti mascherati, armati di coltelli rimediati irrompono nel locale in cui siamo radunati. Rimangono sorpresi di trovare noi, tre visitatori! Veniamo immediatamente scortati lungo un corridoio pieno di fumo. C’erano materassi che bruciavano, detenuti che correvano qua e là e una guardia ferita che giaceva per terra. La torre di guardia situata al centro del terreno intorno alla prigione era avviluppata dalle fiamme prodotte da una bomba rudimentale. Veniamo condotti fuori e costretti a fermarci a circa 50 metri dal recinto principale. Guardando davanti a noi riusciamo a vedere fuori del recinto poliziotti e guardie carcerarie con i fucili puntati su di noi. Un gruppo di prigionieri si nasconde dietro di noi, tenendoci i coltelli puntati alla gola. Ci usano come scudi umani.

Altri ostaggi

Cinque ore più tardi, dopo il tramonto, gli agitatori permettono a un medico di entrare nella prigione per prestare le prime cure ai feriti. Anche il medico viene preso in ostaggio. Infine, verso le 21, veniamo portati nell’ospedale della prigione. Là ci uniamo a un gruppo di guardie anch’esso preso in ostaggio. I ribelli costringono tutti gli ostaggi a fare a turno da scudi umani.

Dopo un po’ una giudice e il suo segretario hanno il permesso di incontrare i rivoltosi, nel tentativo di comporre la vertenza in modo pacifico. Ma la crisi si aggrava quando i detenuti li prendono impudentemente in ostaggio.

Tutta la notte ci sono scontri sporadici. Cerchiamo di dormire, ma sembra che ogni volta che ci appisoliamo un forte grido ci svegli di soprassalto. Poi, nelle primissime ore del mattino, viene di nuovo il nostro turno di fungere da scudi umani.

La violenza si intensifica

La domenica 31 marzo, secondo giorno della rivolta, la situazione peggiora. Gli agitatori non sono d’accordo sulle richieste. Questo crea un’atmosfera di rabbia e violenza. Bande di rivoltosi si scatenano, distruggendo e bruciando tutto quello che trovano. Vecchie dispute si risolvono con la violenza e l’omicidio. Diversi detenuti che rifiutano di unirsi alla rivolta vengono giustiziati. Alcuni cadaveri vengono bruciati nel forno del panificio.

All’interno della prigione circolano voci e notizie contrastanti circa il nostro rilascio. Sul piano emotivo per noi ostaggi è come essere sulle montagne russe. Ogni tanto ci lasciano guardare le notizie alla televisione. Rimaniamo stupefatti vedendo quanto siano lontani dalla realtà i resoconti della televisione. È sconfortante.

Come ce l’abbiamo fatta? Concentrandoci nel pregare, leggere la Bibbia e parlare ad altri delle promesse bibliche di un futuro felice. Questo è stato il segreto della nostra forza interiore durante la prova.

Lunedì gli agitatori consentono a iniziare i negoziati con le autorità. Sembra che sia vicina la fine della rivolta. Quando scoppia una sparatoria fra alcuni detenuti, i rivoltosi si fanno scudo di Edgardo e di parecchie guardie carcerarie. Nella confusione che segue la polizia, supponendo che stiano fucilando degli ostaggi, fa fuoco. Edgardo sopravvive al fuoco di fila, ma alcune guardie prigioniere sono colpite.

La morte sembra imminente

Noi ostaggi veniamo portati su un tetto per dimostrare alle autorità che siamo ancora vivi. Ma la polizia continua a sparare. Questo irrita i rivoltosi. Tutti cominciano a gridare contemporaneamente. Qualcuno urla: “Uccidete gli ostaggi! Uccideteli!” Altri supplicano: “Ancora no! Aspettiamo!” La morte sembra imminente. Rubén ed io ci siamo guardati come per dire: ‘Ci vediamo nel nuovo mondo’. Poi entrambi abbiamo pregato in silenzio. Immediatamente abbiamo provato una calma interiore e una pace mentale che, date le circostanze, potevano venire solo da Geova. — Filippesi 4:7.

Tutto a un tratto la polizia smette di sparare e uno degli agitatori sospende la nostra esecuzione. Il giovane detenuto che mi trattiene riceve l’ordine di farmi camminare avanti e indietro sul tetto, come avvertimento per la polizia. È estremamente nervoso. Lì per lì riesco a iniziare una conversazione che ci calma entrambi. Spiego che le sofferenze umane sono provocate da Satana e dai demoni e che presto Geova Dio porrà fine a tutte le sofferenze. — Rivelazione 12:12.

Quando veniamo riportati nell’ospedale della prigione, troviamo molti prigionieri in preda al panico. Cerchiamo di parlare con gli altri ostaggi della nostra fede nelle promesse di Geova. Parliamo loro della nostra speranza basata sulla Bibbia di un futuro in Paradiso sulla terra. Alcuni ostaggi cominciano a invocare Geova per nome. Il medico manifesta particolare interesse e fa diverse domande specifiche. Questo porta a una lunga conversazione biblica sul libro La conoscenza che conduce alla vita eterna.

La Commemorazione

Martedì, quarto giorno di prigionia, ricorreva l’anniversario della morte di Gesù Cristo. Quel giorno in tutto il mondo milioni di testimoni di Geova e di interessati si sarebbero radunati per commemorare questo avvenimento ubbidendo al comando di Gesù. (Luca 22:19) Anche noi abbiamo disposto di celebrare la Commemorazione.

È stato scelto un angolo riservato del locale. Non avevamo né pane non lievitato né vino rosso da usare come emblemi. Ma noi tre abbiamo provato gioia nel cantare lodi a Geova, pregare e ripassare quello che dice la Bibbia dell’ultima notte di Gesù e degli altri avvenimenti relativi alla sua morte. Ci siamo sentiti molto vicini alle nostre famiglie e ai nostri fratelli e alle nostre sorelle spirituali che celebravano nello stesso tempo la Commemorazione in tutto il paese.

L’incubo finisce

Per i successivi quattro giorni prevale un’atmosfera di tensione, paura e incertezza. Ma siamo stati confortati da numerose lettere di parenti e amici, che i detenuti ci hanno consentito di ricevere. Una volta abbiamo avuto persino il permesso di telefonare alle nostre famiglie. Che ristoro sentire le loro voci e leggere le loro espressioni di amore e sollecitudine!

Sabato, ottavo giorno di prigionia, i rivoltosi vengono a un accordo con le autorità. Ci viene detto che l’indomani saremo rilasciati. Domenica 7 aprile, alle 14,30 ci viene comunicato: “Preparatevi ad andarvene!” I detenuti organizzano una ‘guardia d’onore’ per scortarci fino alla libertà! Mentre lasciamo l’ospedale, l’esponente degli agitatori si rivolge a Edgardo e gli dice: “Fratello, sono rimasto molto colpito dalla vostra condotta. Prometto che da ora in poi assisterò alle adunanze che tenete il sabato nella prigione. Continuerete a tenerle anche dopo quello che è accaduto, vero?” Edgardo sorride e risponde: “Certamente!”

Fuori ci attende una sorpresa. Appena usciamo dall’edificio l’intera popolazione carceraria scoppia in un applauso in nostro onore. Questo è il loro modo di mostrare che sono dispiaciuti per l’accaduto. È un momento commovente. Senza dubbio la nostra condotta cristiana durante i nove giorni trascorsi ha colpito tutti, a onore di Geova.

Fuori del recinto della prigione ci sono le nostre famiglie e circa 200 fratelli e sorelle spirituali. Ci abbracciamo con un gran senso di sollievo. L’abbiamo scampata bella! Uno degli ostaggi si avvicina a mia moglie e le dice: “Penso che Geova mi ha toccato il cuore e vuole che lo serva”.

Edgardo, Rubén ed io abbiamo imparato in modo davvero speciale che Geova può sostenere i suoi servitori, anche nelle più terribili avversità. Abbiamo sperimentato come è meraviglioso pregare Geova ed essere da lui esauditi. Come il salmista, possiamo dire: “Ti esalterò, o Geova, poiché mi hai tratto in alto e non hai fatto rallegrare su di me i miei nemici. O Geova mio Dio, invocai il tuo soccorso, e tu mi sanavi. O Geova, hai tratto la mia anima dallo stesso Sceol; mi hai mantenuto in vita, perché non scendessi nella fossa”. (Salmo 30:1-3) — Narrato da Darío Martín.

[Testo in evidenza a pagina 19]

Diversi detenuti mascherati, armati di coltelli rimediati, irrompono nel locale in cui siamo radunati

[Testo in evidenza a pagina 20]

I rivoltosi si fanno scudo di Edgardo e di diverse guardie carcerarie

[Testo in evidenza a pagina 21]

I detenuti organizzano una ‘guardia d’onore’ per scortarci fino alla libertà!

[Immagine a pagina 18]

I tre ministri in visita (da sinistra): Edgardo Torres, Rubén Ceibel e Darío Martín

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