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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 846

Molec

(Mòlec) [probabilmente, mèlekh (re) con le vocali di bòsheth (vergogna) in segno di avversione; forse lo stesso di Malcam (II Sam. 12:30; I Cron. 20:2; Ger. 49:1, 3; Sof. 1:5), Molec (Atti 7:43; confronta Amos 5:26) e Milcom (I Re 11:5, 33)].

Divinità associata in particolare con gli ammoniti. (I Re 11:5, 7, 33) In Geremia 32:35 Moloc è menzionato in un parallelismo con Baal; ciò fa pensare che, se non sono la stessa cosa, fra i due ci sia per lo meno una certa relazione.

In genere si conviene che il Malcam di II Samuele 12:30 e I Cronache 20:2 fosse l’immagine idolatrica del dio ammonita Milcom o Molec, anche se il termine ebraico potrebbe essere reso “loro re”. (Confronta VR; ATE e nota in calce). Un po’ prima nella Bibbia il re ammonita è menzionato per nome, “Anun” (II Sam. 10:1-4); è dunque ragionevole concludere che se si trattasse del re anziché dell’idolo, nelle Scritture ricorrerebbe il nome “Anun” e non “Malcam”. Inoltre non è verosimile che un re portasse una corona del peso di 34 kg circa. Per la stessa ragione è stata avanzata l’ipotesi che Davide si fosse messo sulla testa la corona di Malcam solo temporaneamente, forse in segno di vittoria sul falso dio. Secondo la lezione del Targum, che è stata adottata da molti traduttori, la corona aveva un’unica pietra preziosa. Ciò ha dato origine all’idea che sulla testa di Davide fosse stata posta la pietra preziosa, anziché la corona stessa.

SACRIFICI DI BAMBINI A MOLEC

La legge data da Dio a Israele prevedeva la pena di morte per chiunque, anche residente forestiero, avesse dato la sua progenie a Molec. (Lev. 20:2-5) Ciò nonostante, israeliti apostati, sia nel regno di Giuda che nel regno delle dieci tribù, fecero passare la loro progenie per (o attraverso) il fuoco. — II Re 17:17, 18; Ezec. 23:4, 36-39.

Questo “passare per il fuoco” a Molec indicherebbe secondo alcuni un rito di purificazione mediante il quale i figli venivano votati o dedicati a Molec; secondo altri si tratterebbe di un sacrificio vero e proprio. Non c’è dubbio che i cananei e gli israeliti apostati sacrificassero effettivamente i figli. (Deut. 12:31; Sal. 106:37, 38) Acaz re di Giuda “bruciava i suoi figli [suo figlio, Sy] nel fuoco”. (II Cron. 28:3) Nel brano analogo, in II Re 16:3, si legge: “Perfino il suo proprio figlio fece passare per il fuoco”. Questo dimostra che “passare per il fuoco” almeno in alcuni casi era sinonimo di sacrificare. Probabilmente però l’adorazione di Molec non si svolse sempre e ovunque nello stesso modo. Per esempio il re Salomone, sotto l’influenza delle mogli straniere, eresse alti luoghi a Molec e ad altre divinità, ma solo all’epoca di Acaz si parla di sacrifici di bambini. (I Re 11:7, 8) Senza dubbio se tale orribile pratica fosse già invalsa prima, sarebbe stata denunciata insieme alle altre forme di idolatria esistenti durante il regno dei vari re. Per questa ragione alcuni commentatori sono dell’opinione che l’espressione “passare per il fuoco” si riferisse in origine a un rito di purificazione e solo più tardi assumesse il significato di un vero e proprio sacrificio. Il ‘sacrificio’ a Molec menzionato in Levitico 18:21 (ATE; NW, ed. 1953, nota in calce) sta evidentemente a indicare che i figli venivano votati o dedicati a tale falso dio.

Acaz e Manasse furono gli unici re di Giuda di cui è detto che fecero passare i propri figli per il fuoco. Comunque, dato che questi due re incentivarono il sacrificio di bambini, tale usanza si diffuse evidentemente fra gli israeliti in generale. (II Re 16:3; 21:6; Ger. 7:31; 19:4, 5; 32:35; Ezec. 20:26) I bambini, almeno a volte, venivano prima uccisi, anziché essere arsi vivi. — Ezec. 16:20, 21.

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