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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1963
w63 1/3 pp. 152-158

Amore per la verità

Narrato da David Wiedenmann

NON è forse vero che quelli che amano per natura la verità sono più pronti a mostrare interesse per la verità della Bibbia? Più si sforzano con questa mira, più approfondiscono il loro amore per essa, e un giorno, con l’aiuto di Geova, si rendono conto che la verità li ha liberati dai legami di questo effimero, empio mondo. (Giov. 8:32) Naturalmente devono fare attenzione e lottare duramente per restare in questa felice condizione e approfondire il loro apprezzamento per la verità. Avendo questa mira è indispensabile proteggere e sviluppare l’amore per la verità. Io ho provato tutto questo, e quando ripenso agli scorsi venticinque anni rivedo il passato come in una pellicola proiettata davanti agli occhi della mia mente.

Non lontano da una vecchia cittadina svizzera, con il suo superbo castello e quattrocento abitanti, mio padre, ritiratosi dagli affari, si era sistemato per trascorrere in una bella casa di campagna gli ultimi anni della sua vita. Poiché ero il figlio più giovane ed ero sposato da poco, abitavo nella casa di mio padre e contribuivo a sostenere le spese della famiglia. La nostra confortevole casa era circondata da aiuole di fiori, da un orto, dal prato con alcuni alberi da frutto e un limpido ruscelletto scorreva lungo il limite orientale.

LA VERITÀ BUSSA ALLA MIA PORTA

Un sabato pomeriggio, mentre ero profondamente assorto nei lavori di giardinaggio, la mia attività preferita, dalla strada un uomo si avvicinò alla siepe del nostro giardino e scambiò con me alcune amichevoli parole: “Questo è un posto bello e pacifico, e che meraviglia quando tutta la terra sarà come questo giardino, e quando tutti godranno delle meraviglie della creazione di Geova in pace, unità e felicità senza fine”. “La sua fantastica descrizione non è brutta”, risposi, “ma per quanto possa sembrare bella, preferisco una prospettiva realistica, e mi piace la verità come ci viene presentata”. La parola principale “verità” fu immediatamente presa come spunto da questo uomo, che aprì la borsa e tirò fuori un libro, sì, proprio la Bibbia, e lesse Giovanni 17:17. Naturalmente accettai la spiegazione che mi diede di questo versetto, perché ero uno zelante protestante e andavo in chiesa.

Durante la conversazione toccò un argomento scottante. “Lei ammetterà senz’altro che questa è la verità. Anche i circoli protestanti riconoscono che i protestanti hanno smesso quasi completamente di protestare contro gli insegnamenti antiscritturali del cattolicesimo”, egli disse. Alquanto agitato, cercai di difendere la mia “chiesa” e involontariamente alzai la voce. I vicini cominciarono ad affacciarsi alle finestre e a sussurrare tra loro, e infine mia moglie aprì la porta e ci disse: “Per favore, venite dentro se dovete parlare. Non occorre che tutto il vicinato sappia quello di cui discutete”.

Con mia sorpresa l’uomo, che apprendemmo era uno Studente Biblico (ora essi si chiamano testimoni di Geova), entrò prontamente in salotto. Cominciò a dare spiegazioni particolareggiate, mostrandomi parecchi versetti biblici e commentandoli. La maggioranza di essi mi erano sconosciuti, e benché fossero complicati, accrebbero la mia resistenza, perché noi protestanti avevamo la Bibbia, e ci sforzavamo di vivere in armonia ad essa il più possibile. Concludendo, mi mise in mano la rivista L’Età d’Oro e mi incoraggiò a leggere attentamente un articolo speciale e a fargli conoscere la mia opinione sul soggetto nella sua visita successiva. Acconsentii perché avevo già deciso dentro di me di studiare a fondo la cosa per potergli dire la verità in merito.

Una settimana dopo udimmo bussare alla porta e mia moglie disse: “È tornato lo Studente Biblico”. Ero molto sicuro di me, perché con molta fatica avevo trovato diversi versetti biblici per controbattere i suoi argomenti. Una certa convinzione, se non proprio aperto trionfo, dovette trasparire dalla mia voce mentre cominciavo a dare le mie prove bibliche. Lo Studente Biblico ascoltò con calma, quindi cominciò a esaminare ogni versetto. Poteva darsi che non avessi compreso alcuni versetti nel loro contesto? Cominciai a sentirmi più a disagio e ad asciugarmi furtivamente il sudore dalla fronte. È evidente che egli notò il mio imbarazzo, perché portò la conversazione su un terreno più sicuro, lodandomi per aver trovato il tempo di esaminare a fondo le verità bibliche e mostrando che è molto importante comprenderle e difenderle. Mi lasciò alcune copie de La Torre di Guardia e de L’Età d’Oro.

Le visite continuarono, ma non con la stessa frequenza di prima, perché ero occupato per l’acquisto di una casa nuova e moderna situata più vicino al luogo dove lavoravo. D’altra parte, andavo in chiesa più spesso, ma non più con la stessa attitudine mentale. Ero pronto a esaminare e ad osservare più attentamente e a fare confronti con la Bibbia, perché ora desideravo realmente conoscere la verità. Cominciai a notare certe inconsistenze. Se avevamo un “buon ministro”, come avevo prontamente dichiarato nelle nostre conversazioni, perché egli non ci dava una chiara spiegazione della trinità, dell’anima immortale, del perché Dio permette il male, ecc., tanto più che lo Studente Biblico abitava accanto a lui e aveva spesso considerato con lui tali soggetti?

Benché il trasloco nella casa più grande mi portasse via buona parte del tempo, l’amore per la verità cominciò a mettere radici. Questo non cambiò nemmeno con l’arrivo dei miei suoceri. Promisi anche al mio amico Studente Biblico di accompagnarlo al loro piccolo luogo delle riunioni. Con molta modestia egli spiegò che erano in pochi a radunarsi in un “bel seminterrato” della cittadina. Andammo quindi insieme. Era una stanza davvero ben arredata. Involontariamente pensai alle catacombe di Roma, usate dai primi cristiani, benché, naturalmente, non si potesse fare un vero confronto. Ad ogni modo, mi sentii subito a mio agio tra le otto persone riunite, e mi resi conto che vi era lo spirito di Geova, altrimenti è probabile che sarei tornato indietro.

L’AMORE PER LA VERITÀ SUPERA GLI OSTACOLI

Alcuni mesi dopo, era un bel pomeriggio domenicale ed ero comodamente seduto su una poltrona in terrazza, sotto l’ombrellone, e leggevo il libro Riconciliazione. “È mai possibile?” pensai. “Ha veramente Dio fatto tanto per i peccatori discendenti di Adamo in modo così altruista, lasciando morire sulla terra il suo Figlio teneramente amato, per aprire la via della riconciliazione tra Lui e quelli che sono pentiti?” Sì, questo era spiegato secondo le Scritture e da molti punti di vista. Non mi rimase alcun dubbio. Effettivamente Geova rivelò e confermò il suo infinito amore per noi molto tempo prima che noi pensassimo o facessimo qualcosa in merito. Compresi che era giunto il tempo anche per me di mostrare amore, “perché Egli per primo ci ha amati”. (1 Giov. 4:19, Na) Dovevo dedicarmi con tutto il cuore a Geova Dio oppure dare un taglio netto e continuare a vivere secondo le vie del vecchio mondo.

Nel profondo del mio cuore avevo già preso la decisione. Le precedenti ansiose domande: Che ne sarà della mia buona posizione? della mia nuova casa? dei miei numerosi parenti? dei miei circoli? avevano trovato risposta nell’accresciuta conoscenza della Bibbia, che aveva suscitato un più profondo amore per la verità. Con la Bibbia e il libro Riconciliazione in mano corsi da mia moglie che era in salotto e le spiegai con gioia alcuni dei punti più importanti e conclusi dicendo: “Oggi scriverò che mi ritiro dalla chiesa protestante”. Comprensibilmente, questo fu un colpo per lei. Fino a quel momento non si era mai interessata molto delle cose della chiesa, e improvvisamente le domande che io mi ero poste affollarono la sua mente.

Riuscii a confortarla, mostrandole che avrei continuato certamente a essere per lei un buon marito, perché questo era il mio dovere secondo la Bibbia. Con mia grande gioia, nelle successive settimane ella cominciò a fare domande bibliche, il che stava a indicare che aveva letto le pubblicazioni della Società, poi un giorno ella chiese: “Posso venire all’adunanza con te?” “È la cosa che desidero maggiormente!” fu la mia risposta.

EFFETTI DELLA NOSTRA DECISIONE

Dopo essermi ritirato dalla chiesa protestante, diedi le dimissioni dal circolo di canto e dal coro maschile, dal circolo dei ciclisti e anche mia moglie abbandonò il coro femminile. Scoppiò la tempesta! Il vicepresidente del coro venne a trovarci. In modo molto amichevole, ma con lo scopo ben preciso di “farmi ragionare”, mi fece un discorso da amico. Le intenzioni erano senz’altro buone. Gli diedi testimonianza in merito al passo che avevo fatto e spiegai perché ero andato fino in fondo e non mi ero fermato a metà strada. Rimase sbalordito; non se l’era aspettato e cercò di porre rimedio alla situazione dicendo: “Oh, ma con queste idee potresti avere un salutare effetto sugli altri membri”. Ma come potevo continuare ad attribuire la “salvezza” alle istituzioni umane, come facevamo negli inni che cantavamo?

Poi venne a trovarmi il mio anziano padre, che era un veterano sia nel circolo che nel coro, e i problemi furono considerati ed esaminati da ogni punto di vista. “Sai che cosa mi ha chiesto il direttore? ‘Da quando è diventato matto vostro figlio Davide?’” Gli spiegai che non si potevano evitare opposizioni come queste. Gesù dovette sopportare di peggio. Benché mio padre non afferrasse pienamente il significato della verità, le sue ultime parole furono: “Sono convinto che quello che fai è giusto”.

SUPERATI GLI OSTACOLI NEGLI AFFARI

Ora era il turno del mio capufficio, che mi fece chiamare. Non lo avevo mai visto prima tanto agitato. “Quando il direttore generale saprà che lei si è unito agli Studenti Biblici la licenzierà”. “Può darsi”, risposi. “Ho preso tutto ciò in considerazione, ma sono anche convinto che Geova continuerà a provvedermi il pane quotidiano”. “Chi le dà il pane? La ditta le dà un salario e il pane”, replicò il mio capufficio. Ma i suoi tentativi di spaventarmi non riuscirono.

Alcune settimane dopo ero in contatto ogni giorno col direttore generale della ditta. Che cosa era successo? Quest’uomo, abituato a dare ordini in modo arrogante, era così gentile che mi stupì. Il capufficio chiese nuovamente di vedermi nel suo ufficio e mi salutò con queste parole: “Il direttore generale sa tutto, e la rispetta per il suo atteggiamento”. Avevo ogni ragione d’essere grato.

ASSEMBLEA INTERNAZIONALE DEL 1936

Con la crescente conoscenza della verità, aumentava la gioia di partecipare alle adunanze e al servizio. Le visite periodiche di fratelli inviati dall’ufficio della Società Torre di Guardia di Berna per pronunciare discorsi moltiplicavano le nostre gioie. Poiché si avvicinava l’assemblea internazionale del 1936 di Lucerna, avemmo il privilegio di mostrare ospitalità a pionieri venuti da paesi dell’est. Ospitammo una giovane coppia di pionieri sempre felici venuti dalla Iugoslavia, il fratello e la sorella Platajs. Le rallegranti esperienze ch’essi avevano nel servizio del Regno e la loro fedele, altruistica dedicazione a Geova fecero su noi una profonda impressione. (In seguito il fratello Platajs fu violentemente messo a morte da terroristi nazisti a causa della verità). Qualche giorno dopo ci mettemmo in viaggio per recarci a quel memorabile congresso, dove avemmo il privilegio di simboleggiare pubblicamente con l’immersione in acqua la dedicazione già fatta nel nostro cuore. I numerosi arresti provocati dall’intolleranza di sacerdoti cattolici e le difficoltà con le autorità locali giunsero al culmine quando fu proibito il discorso pubblico del fratello Rutherford al quale era stata fatta tanta pubblicità, e che si poté tenere solo come adunanza privata per i testimoni di Geova.

Le forze di polizia badarono bene che non si lasciasse entrare nella sala il pubblico. La piazza di fronte alla Kongresshaus era gremita di una gran moltitudine di persone di buona volontà. Non fu permesso usare gli altoparlanti, eppure la maggioranza di queste persone, che erano indignate per le misure prese dalla polizia, attesero con calma e in ordine per un’ora e mezzo finché non uscimmo dalla sala e demmo loro alcune informazioni sui punti trattati nel discorso, insieme a letteratura. Tutto ciò non diminuì il nostro amore per la verità. Al contrario, stimolato dall’incoraggiamento ricevuto all’assemblea e dai pionieri, chiesi a mia moglie: “Supponendo che fossimo infine esenti da obblighi verso i nostri suoceri, pensi che potremmo rinunciare alla nostra posizione sicura e alla nostra casa per dedicarci interamente al servizio?” “Sì, perché no?” rispose mia moglie. “La casa e il giardino mi portano via molto tempo che potrei senza dubbio utilizzare meglio nell’opera di predicazione”. L’essere consapevoli di questo bastò a colmare di grande gioia il mio cuore.

APERTA LA VIA PER IL SERVIZIO DI PIONIERE

Trascorse un anno e mezzo. Io e mia moglie rimanemmo soli nella nostra grande casa. Mio suocero, che da qualche tempo godeva di poca salute, era morto, e mia suocera desiderava vivere i suoi ultimi anni col fratello vedovo. Non avevamo ancora figli, e questo era per noi un grosso dispiacere, poiché amiamo i bambini. Che cosa poteva impedirci di realizzare, con l’aiuto di Geova, il progetto che ci sembrava più prezioso: il servizio di pioniere? Immediatamente, ma con prudenza e in preghiera, esaminammo i pro e i contro del nostro progetto teocratico. Come poteva andare diversamente? Avevamo scelto!

Durante un viaggio d’affari informai il capufficio dei miei piani. Ascoltò con calma, quindi presentò vari argomenti che, da un punto di vista umano, avrebbero potuto farmi cambiare idea. Ma la nostra decisione era basata sulla Parola di Dio, e con l’aiuto del suo spirito e grazie all’amore per la verità rimanemmo saldi. Trovai un compratore per la casa, e il giorno che partimmo per Parigi via Berna fu firmato il contratto.

SERVIZIO DI PIONIERE IN FRANCIA

I fratelli di Parigi ci diedero un caldo benvenuto. L’ufficio ci assegnò il Département Hautes-Pyrénées, e alcuni giorni dopo lasciammo Parigi insieme al fratello Hausner, un pioniere cecoslovacco che si unì a noi, e facemmo insieme il viaggio per recarci alla nostra assegnazione. A Tarbes, la città principale del département, dovevamo incontrare un altro pioniere, il fratello Riet. All’arrivo trovammo una piccola stanza ammobigliata. Che differenza dalla nostra casa pulita e confortevole! Ma avevamo preso in considerazione anche questo, oltre che al cambiamento nel mangiare. Senza perdere tempo cominciammo a predicare la buona notizia, e questo ci diede molte più gioie di quante non ne avessimo avute nel nostro precedente servizio più limitato.

“Che c’è cara? Perché sei così irrequieta?” chiesi un po’ preoccupato a mia moglie. “Oh, niente di speciale; solo un po’ di prurito”, rispose. Accesi la luce e scorgemmo certe bestioline rosse mai viste prima che cominciarono a fuggire. Nella nostra ignoranza, queste non le avevamo prese in considerazione. Pulimmo le lenzuola e mettemmo le quattro gambe del letto in recipienti contenenti petrolio. Questo è il modo di tenerle lontane, pensammo. Ma come ci sbagliavamo! Durante la notte salirono sui muri e, probabilmente guidate dal nostro caldo respiro, si lasciarono cadere al sicuro sul nostro letto. Ma il fratello Riet, che conosceva meglio questi piccoli visitatori, ci diede alcuni buoni consigli. Ad essi non piacciono le felci sotto i materassi. Scoprimmo che era proprio vero, e ben presto queste indesiderate creature ci abbandonarono.

Avevamo appena superato questa piccola difficoltà, quando fummo invitati ad andare alla préfecture. Il poliziotto mi ricevette piuttosto bruscamente e disse: “Non ha detto lei di essere un turista, e non ha dato come referenza il nome di una famosa ditta? E ora scopriamo che cerca di distribuire libri religiosi tra gli abitanti di questa città”. Risposi: “Non faccio questo lavoro per trarne un guadagno commerciale, ma uso profittevolmente il mio tempo libero per aiutare le persone sincere ad acquistare conoscenza delle confortanti verità bibliche”. Mi chiese due libri, e io fui temporaneamente rilasciato con la severa ingiunzione di non continuare la mia opera. Mi avrebbero chiamato di nuovo. Non avevo preso in considerazione nemmeno questo, non almeno così presto. Possibile che dovessimo interrompere la nostra opera appena cominciata e correre il rischio di essere deportati dal paese? Fummo presi tutt’e quattro da grande tristezza, mentre preparavamo lo spiacevole rapporto per l’ufficio di Parigi. Pregammo Geova con fervore affinché guidasse le autorità in modo tale da decidere in nostro favore. Non accadde nulla. Passarono i giorni. La tensione aumentava. E finalmente un poliziotto venne di nuovo a chiamarci. Con sentimenti contrastanti andai alla préfecture, dopo aver chiesto a Geova di guidarmi. Mi ricevette lo stesso poliziotto e la sua mutata espressione facciale mi diede coraggio. Mi restituì i due libri e disse sorridendo: “Può continuare a lavorare nel suo ‘tempo libero’ a una condizione: che torni a Tarbes ogni sera”. Col cuore traboccante di gioia, non toccavo quasi terra mentre correvo verso casa. Come fummo tutti felici e grati al nostro Padre celeste, la cui guida era stata così evidente!

Dopo ciò avemmo molte gioie e molte benedizioni nel seminare la verità e nel fare visite ulteriori. Sì, io e mia moglie eravamo entrambi convinti che questo era il tempo più felice della nostra vita. Il nostro amore per il Padre celeste e il suo diletto Figlio furono molto accresciuti da queste esperienze.

SUPERATE MAGGIORI DIFFICOLTÀ

Un giorno, dopo aver lavorato in un villaggio vicino, ci riunimmo per consumare il nostro pasto di mezzogiorno in un prato. Era una mite giornata d’autunno. Potevamo vedere qua e là dei contadini su calessi tirati da cavalli che correvano in mezzo ai campi, e la maggior parte d’essi avevano il fucile per sparare all’anatra selvatica o ad altri animali, se se ne presentava l’occasione. Osservavamo uno di questi giovani contadini che veniva verso di noi. Tirò le redini e il calesse si fermò. Si lasciò scivolare il fucile dalla spalla e balzò a terra. Partì un colpo, e l’uomo piombò a terra. Una donna cominciò a gridare istericamente e noi, spaventati, ci unimmo ad altri contadini che correvano verso il luogo della disgrazia.

“Posso essere d’aiuto?” chiesi. “Oh, sì, lei ha la macchina. Ecco l’indirizzo del dottore della città più vicina; lo porti qui nel minor tempo possibile”. Lasciai lì i miei tre compagni, e corsi con l’automobile in città. Frettolosamente il dottore prese la sua borsa e mi seguì con la sua automobile. Disgraziatamente era troppo tardi.

Due giorni dopo, alle cinque del mattino, si udì un furioso bussare alla porta. “Aprite; è la polizia. Ci segua immediatamente”. Mi vestii in fretta e aprii la porta. Due poliziotti mi aspettavano per condurmi alla Gendarmerie Nationale. Giuntovi, dovetti aspettare mezz’ora, poi fui presentato al funzionario. “Dov’era lei avant’ieri alla tal’ora?” fu la prima domanda. “Che faceva a quell’ora?” Dovetti rispondere a una lunga serie di domande, e più durava il colloquio più gentile diventava il poliziotto. Dopo venti minuti fui accompagnato in un’altra stanza dove, con mio grande stupore, trovai il fratello Riet. Non erano ancora passati cinque minuti che comparve il fratello Hausner, che aveva subìto un breve interrogatorio. Fummo congedati senza che ci venisse spiegato se questo era in relazione con la morte accidentale del contadino. Probabilmente eravamo stati denunciati da qualcuno, ma le nostre affermazioni corrispondenti avevano sventato il complotto. Non potevamo prevedere quali vantaggi sarebbero derivati da questo più stretto contatto con la polizia.

Da quella volta cominciammo a recarci prima alle stazioni di polizia del nostro grande territorio e a offrire ai poliziotti letteratura biblica. Con questo volevamo dire: “Ora sapete che siamo qui”. Sì, impararono a conoscerci e non soddisfecero così i desideri dei fanatici cattolici e dei loro sacerdoti che telefonavano per lamentarsi.

Un’eccezione degna di nota fu quella del poliziotto che, per ubbidire a un ordine del sergente, perquisì molto attentamente la mia macchina e trovò una piccola cassa e una pesante borsa. “Apri questa cassa”, ordinò il sergente. “Oh, è un grammofono!” Con mio grande piacere dovetti far sentir loro alcuni dischi. Fu data una buona testimonianza, e la cosa fu sistemata immediatamente.

Dopo che il fratello Riet e il fratello Hausner ci lasciarono per recarsi nella loro nuova assegnazione in Algeria, io e mia moglie rimanemmo a lavorare soli a Tolosa. La gioia che ci veniva dall’opera di Geova non diminuì, ma aumentò quando trovammo molte persone di buona volontà e cominciammo a studiare con loro La Torre di Guardia. Un’anziana coppia dava testimonianza agli amici ad ogni occasione, mentre due giovani cominciarono ad uscire in servizio insieme a noi. Vi erano buone prospettive di formare una congregazione.

Quando all’inizio dell’agosto del 1939 ci recammo in Svizzera per assistere all’assemblea di Zurigo, lasciammo la maggior parte dei nostri effetti personali agli amici di Tolosa e li salutammo con un gioioso “Au revoir” (Arrivederci). Ma fino ad oggi non ci siamo più rivisti. Avevamo appena attraversato il confine che esso fu chiuso con filo spinato, e cominciava la seconda guerra mondiale con tutte le sue terribili conseguenze. Abbiamo appreso in seguito che a Tarbes e specialmente a Tolosa sono state stabilite vigorose congregazioni.

ULTERIORE SERVIZIO IN SVIZZERA

Malgrado tutto, continuammo l’opera missionaria nel nostro paese, e un anno dopo fummo invitati a servire alla Betel di Berna. Questo è stato un grande privilegio, e nei ventun anni trascorsi alla Betel abbiamo avuto modo di mostrare e approfondire il nostro amore per la verità divina in tempo favorevole e in tempo difficoltoso.

Questo mi fu utile quando si tenne un più grande raduno nella stessa sala del congresso di Lucerna dove aveva parlato il fratello Rutherford, poiché oltre al lavoro alla Betel ho avuto l’opportunità di essere servitore di distretto. Si fece molta pubblicità al mio discorso, ma l’Azione Cattolica non rimase inattiva. Ogni posto nella sala fu occupato. Nei primi quindici minuti non accadde nulla. Quindi, mentre davo le prove bibliche che i sistemi religiosi della cristianità non avevano assunto un atteggiamento contrario alle due guerre mondiali né si erano vigorosamente opposti ad esse, dalle ultime file della galleria qualcuno gridò: “Non è vero!” Immediatamente vari giovani che si trovavano in mezzo e ai lati della sala reagirono e cominciarono a fischiare. Geova mi diede la forza di ammonire con calma i disturbatori e di esortarli a stare quieti. Ed essi ascoltarono, ad eccezione di due o tre che uscirono dalla sala. Ma dopo venti minuti le cose divennero più serie e cominciò un “concerto di fischi”, e alcuni giovani si alzarono in piedi. Gli uscieri riuscirono a controllarli per un po’, ma poi interruppi il discorso e chiesi a tutti i presenti: “Approvate la condotta di questi uomini?” Un clamoroso “No” fu la risposta. “Vorrei suggerire a quelli che non sono d’accordo con ciò che dico di ascoltare il discorso sino alla fine, di prendere appunti e quindi di dichiarare apertamente le loro obiezioni e fare domande”. Questo ottenne l’effetto voluto, e il discorso continuò sino alla sua conclusione. Dopo il discorso fu rallegrante vedere gruppetti di giovani intorno a fratelli maturi, che parlavano loro della verità, e notare che accettavano letteratura e uscivano quietamente dalla sala, anche un po’ mortificati. Parecchi di loro assistettero a tutti i successivi discorsi.

La Betel continua a offrirci una vita varia, molti privilegi di servizio, inesprimibili gioie, ma anche prove sotto vari aspetti. Ho ricevuto parecchie e allettanti offerte di impiego da precedenti datori di lavoro e parenti. Ci siamo chiesti: “Non sarebbe irragionevole e assurdo lasciare la via della verità e con essa la via della vita, per queste cose effimere?” Ogni volta abbiamo rigettato decisamente questi allettamenti. Chi ci dà la forza necessaria? Geova, il nostro benigno Padre celeste che ci ha guidati nel suo amore. Amiamo la sua verità e il nostro più vivo desiderio è quello di riuscire, col suo aiuto, a non abbandonarla mai.

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