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  • Manteniamo la purezza nel portare doni

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  • Manteniamo la purezza nel portare doni
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 1/11 pp. 21-25

Manteniamo la purezza nel portare doni

“Ascrivete a Geova la gloria che appartiene al suo nome; portate un dono e venite nei suoi cortili. Inchinatevi a Geova in ornamento santo”. — Sal. 96:8, 9.

1, 2. Perché il popolo di Dio dev’essere puro, e come questo fu fatto capire agli israeliti?

LA SANTITÀ o purezza di Geova richiede che il suo popolo si mantenga puro. (1 Piet. 1:14-16) Le disposizioni della legge mosaica facevano ben capire questo fatto agli israeliti. Dovevano rimanere separati dalle pratiche immorali e degradanti delle nazioni circonvicine ed evitare, se possibile, di toccare cadaveri o qualsiasi altra cosa che potesse contaminarli, e non mangiare animali impuri. — Lev. 11:4-8, 10-20, 24, 25; 18:3-24.

2 Quando erano impegnati in qualche impresa militare gli israeliti avevano l’obbligo di mantenere la purezza nel campo. La Legge stabiliva: “Il tuo campo deve essere santo, affinché [Geova] non veda nulla di indecente in te e per certo non si volga dall’accompagnarti”. (Deut. 23:14) Se un israelita diveniva in qualche modo contaminato, doveva ‘lavarsi le vesti ed essere impuro fino alla sera’. (Lev. 11:40) Anche l’abluzione era insufficiente. La persona non tornava in una condizione approvata da Geova fino al tramonto, quando, secondo il sistema ebraico di contare i giorni, cominciava un nuovo giorno. Durante il periodo in cui Israele vagò nel deserto, quando nel campo risiedevano milioni di persone, sostenere l’esigenza divina della purezza non era cosa da poco.

3. In questioni di purezza, che responsabilità avevano i sacerdoti aaronnici?

3 Per offrire un sacrificio accettevole l’israelita doveva essere cerimonialmente puro. (Lev. 15:31) Era compito dei sacerdoti sostenere le norme divine di purezza, mantenendosi loro stessi puri e aiutando i compagni israeliti a essere in una condizione accettevole per poter fare offerte che fossero approvate da Dio. — Mal. 2:7.

4. Come considerava Geova Dio i sacrifici degli israeliti che non rispettavano le sue esigenze?

4 Quando gli israeliti trascuravano le esigenze divine della giusta condotta, i loro sacrifici non solo perdevano significato, ma addirittura erano detestabili a Geova Dio. Le Scritture ci dicono: “Il sacrificio dei malvagi è qualche cosa di detestabile a Geova, ma la preghiera dei retti gli fa piacere”. (Prov. 15:8) “Chi scanna il toro è come chi abbatte un uomo. Chi sacrifica la pecora è come chi rompe il collo di un cane. Chi offre un dono, sangue di porco! Chi presenta un ricordo di olibano è come chi dice una benedizione con parole magiche. Essi sono anche quelli che hanno scelto le loro proprie vie, e nelle loro cose disgustanti la loro medesima anima ha provato diletto”. — Isa. 66:3

5. Perché noi oggi dovremmo preoccuparci della nostra posizione davanti a Dio?

5 I giusti principi incorporati nella legge che Dio diede a Israele non sono cambiati. Si applicano in tutti i tempi, in ogni situazione e in qualsiasi condizione. Ecco perché i cristiani testimoni di Geova oggi dovrebbero voler esaminare seriamente la propria posizione dinanzi a Dio. Ognuno potrebbe chiedersi: ‘Sto lottando per rimanere puro mentalmente, moralmente, fisicamente e spiritualmente? Contribuisco personalmente alla purezza della congregazione cristiana, una purezza che la distingue nettamente da questa generazione malvagia e impura? Il modo in cui ho cura della mia casa e di altri possedimenti, incluso il mio corpo fisico, e l’uso che ne faccio, dimostrano una stretta aderenza alla via di Geova? Può dirsi questo del mio intero modo di vivere?’ Se possiamo rispondere affermativamente a queste domande vuol dire che ci stiamo impegnando per seguire l’esortazione ispirata di guardarci da “ogni contaminazione di carne e di spirito”. — 2 Cor. 7:1.

ALTRE DISPOSIZIONI DELLA LEGGE FANNO LUCE SUI SACRIFICI ACCETTEVOLI

6. Cosa diceva la Legge circa l’olio di unzione?

6 Anche il precetto della legge mosaica riguardante l’olio di unzione fa capire l’importanza di sostenere la norma divina di purezza. Mosè, quando gli fu data la speciale formula per preparare l’olio di unzione, ricevette rigide istruzioni che regolavano l’impiego di questa sostanza. Leggiamo: “Questo deve restare per me un olio di santa unzione durante le vostre generazioni. Non si deve sfregare sulla carne del genere umano, e della sua composizione non ne dovete fare alcuno simile. È qualche cosa di santo. Deve restare qualche cosa di santo per voi. Chiunque faccia un unguento simile a esso e ne metta parte su un estraneo dev’essere stroncato di fra il suo popolo”. (Eso. 30:31-33) La mancanza di rispetto per lo scopo sacro dell’olio di unzione era un reato punibile con la morte.

7. Quali lezioni essenziali possiamo trarre dai comandi riguardanti l’olio di unzione?

7 Questo ci insegna un’importante lezione. Secondo la Bibbia l’olio rappresenta lo spirito santo di Geova. (Confronta Zaccaria 4:2-6). Il grande Re-Sacerdote Gesù Cristo fu unto non con olio di unzione, ma con spirito santo. (Matt. 3:16, 17; Luca 4:18; Ebr. 1:8, 9) Vogliamo veramente mostrare il massimo riguardo per lo spirito di Dio facendo il possibile per seguirne la direttiva. Questo include il mantenere una buona coscienza per non mancare di riguardo o ‘contristare lo spirito’. (Efes. 4:30) Per di più, dal momento che è per mezzo del suo spirito che Geova Dio edifica la congregazione cristiana, dobbiamo stare attenti a non dare a uomini il merito di ciò che viene compiuto. (1 Cor. 3:5, 6) Anche la nostra salda fede nelle profezie ispirate conferma che abbiamo il giusto atteggiamento verso lo spirito responsabile di tali profezie. (2 Piet. 1:21) Le nostre parole e le nostre azioni dimostrano che aspettiamo “nuovi cieli e nuova terra” e vogliamo che il maggior numero possibile di persone conoscano questa grandiosa speranza? — 2 Piet. 3:13, 14.

8. Cosa prescriveva la Legge in quanto all’incenso?

8 Come nel caso dell’olio di unzione, la legge che Dio diede a Israele conteneva specifiche istruzioni anche riguardo all’incenso. Dopo avere elencato gli ingredienti e il metodo di preparazione dell’incenso, la Bibbia dice: “Dovrebbe essere santissimo per voi. E non dovete fare per voi stessi l’incenso che tu farai con questa composizione. Dovrebbe restare per te qualche cosa di santo a Geova. Chiunque ne faccia di simile per sentirne l’odore dev’essere stroncato di fra il suo popolo”. (Eso. 30:34-38) Così l’uso profano dell’incenso sacro era assolutamente proibito. Cosa ci insegna questo?

9. (a) Cosa apprendiamo da Salmo 141:2 e da Rivelazione 5:8 sul significato dell’incenso? (b) Come possiamo mostrare di apprezzare il privilegio della preghiera?

9 L’incenso raffigurava le preghiere accettevoli fatte dai fedeli servitori di Dio. Questa verità è espressa nel Salmo 141:2: “Sia la mia preghiera preparata come incenso dinanzi a te, il levar delle mie palme come l’offerta di grano della sera”. Inoltre nel libro di Rivelazione (5:8), leggiamo che “l’incenso significa le preghiere dei santi”. Com’è importante stimare altamente il privilegio della preghiera! Possiamo mostrare tale apprezzamento pregando regolarmente, e facendo richieste che siano in armonia con la volontà di Dio. (1 Giov. 3:21, 22; 5:14, 15) Le preghiere egoistiche, che scaturiscono da motivi errati, si potrebbero paragonare all’errato uso dell’incenso e non sarebbero favorevolmente udite dal nostro Padre celeste. — Giac. 4:3.

10. Cosa dicono le Scritture su chi può rappresentare la congregazione in preghiera?

10 Siccome la preghiera costituisce una parte essenziale della vera adorazione, gli uomini che rappresentano in preghiera la congregazione devono essere esemplari. L’apostolo Paolo diede a Timoteo questo ispirato consiglio: “Desidero che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando mani leali, senza ira e dibattiti”. (1 Tim. 2:8) Tali uomini, non essendo contaminati da atti di slealtà verso Dio e gli uomini, e non nutrendo rancori, possono rappresentare dovutamente la congregazione. Ricordando la serietà della preghiera, cercheremo di evitare che la nostra mente si distragga mentre altri stanno supplicando Geova Dio a nostro favore.

11, 12. (a) Che cos’è un voto? (b) Secondo la Legge, era una cosa grave non adempiere un voto?

11 In stretta relazione con le disposizioni sui sacrifici era il provvedimento della legge riguardante i voti. Agli israeliti era comandato: “Dovete offrire un’offerta fatta a Geova mediante il fuoco, un olocausto o un sacrificio per adempiere uno speciale voto”. (Num. 15:3) Si facevano molti voti per implorare Dio di concedere il suo favore e il suo aiuto. Se l’Altissimo esaudiva la richiesta, chi faceva voto si impegnava volontariamente a fare qualcosa di speciale o ad astenersi da qualche attività cui avrebbe avuto altrimenti diritto di partecipare.

12 In effetti, il voto aveva lo stesso valore di un giuramento. Non adempiere un voto era una questione molto seria, come si può notare dalla seguente dichiarazione della Legge: “Nel caso che tu voti un voto a Geova tuo Dio, non devi esser lento nel renderlo, perché Geova tuo Dio senza fallo lo esigerà da te, e sarebbe davvero un peccato da parte tua. Ma nel caso che tu ti astenga dal fare voto, non sarà peccato da parte tua”. — Deut. 23:21, 22.

13. In armonia con la legge divina sui voti, cosa si dovrebbe poter dire della nostra parola come cristiani?

13 Il principio che impariamo da questo è che il nostro Padre celeste si aspetta che siamo onesti e retti in ogni aspetto della vita. Il nostro desiderio dovrebbe essere simile a quello del salmista Davide, che disse: “I detti della mia bocca e la meditazione del mio cuore divengano piacevoli dinanzi a te, o Geova mia Roccia e mio Redentore”. (Sal. 19:14) In tal caso presteremo ascolto all’ammonimento del discepolo Giacomo: “Il vostro Sì significhi Sì, e il vostro No, No, onde non cadiate sotto giudizio”. (Giac. 5:12) Sì, la nostra parola dovrebbe avere lo stesso valore di un documento firmato. Gli altri dovrebbero essere certi di poter fare affidamento sulla nostra parola, perché è degna di fiducia. Dato che Geova si aspetta che i suoi servitori ‘dicano la verità ciascuno al suo prossimo’, chi mancasse di dire la verità o di essere onesto potrebbe difficilmente aspettarsi che l’Altissimo consideri favorevolmente i suoi doni.

14, 15. (a) Cosa stabiliva la Legge riguardo alle feste? (b) Queste feste trovano un parallelo nelle odierne assemblee cristiane, e cosa rivela a questo proposito I Corinti 5:7, 8?

14 C’è ancora un altro aspetto dell’attività cristiana nel quale facciamo bene a riflettere su quanto prescriveva la Legge. Geova comandò al suo popolo Israele di osservare tre feste annuali. Ogni maschio israelita doveva assistervi. (Deut. 16:16) Per molti questo significava affrontare un lungo viaggio con gli inconvenienti che l’assenza da casa comportava. Oggi partecipiamo forse a due o tre assemblee l’anno, e la nostra presenza può richiedere un certo sacrificio. Facciamo il necessario sforzo per essere presenti alle assemblee perché desideriamo stare in compagnia dei nostri fratelli e gustare l’abbondante cibo spirituale provveduto?

15 Certo, non si tratta solo di apprezzare le assemblee del popolo di Dio. Perché? Perché noi non ci limitiamo a osservare particolari giorni e feste come facevano gli israeliti. (Col. 2:16, 17) L’apostolo Paolo scrisse: “Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una massa nuova, secondo che siate liberi da fermento. Poiché, in realtà, Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità”. (1 Cor. 5:7, 8) Gesù Cristo, la realtà prefigurata dall’agnello pasquale, fu sacrificato una volta sola. Quindi, la nostra intera vita come cristiani è paragonabile alla festa dei pani non fermentati. Siamo disposti a eliminare quanto c’è di peccaminoso per mantenere la purezza personale e della congregazione? L’osservanza delle giuste esigenze di Dio di giorno in giorno è assolutamente essenziale perché il nostro servizio gli sia accettevole.

PROFONDO INTERESSE DI GEOVA PER NOI

16. (a) Tramite chi Geova diede un serio ammonimento nel V secolo a.E.V.? (b) Qual era la situazione a quel tempo per ciò che riguarda il governo?

16 Dal momento che se Geova ci invita a portare le nostre offerte non lo fa per il proprio beneficio ma, piuttosto, per l’eterno benessere nostro, facciamo bene a prendere a cuore i suoi benigni avvertimenti riguardo a ciò che rende accettevoli i nostri doni. Nel V secolo a.E.V. Geova Dio diede a quelli che dicevano di adorarlo un serio ammonimento in merito per mezzo del profeta Malachia. A quel tempo dominava la potenza mondiale persiana. Zone che un tempo erano state governate da piccoli regni erano ora sotto l’amministrazione provinciale, con governatori che rappresentavano il monarca persiano. Per consentire ai governatori di salvaguardare il dominio imperiale e di riscuotere le tasse per il tesoro dell’impero, questi funzionari ricevevano autorità di vita e di morte sui sudditi delle rispettive province. In considerazione della notevole autorità del governatore, i sudditi, per la maggior parte, pagavano le tasse e addirittura portavano qualche regalo extra per lui. Non volevano incorrere nel suo disfavore e mettere a repentaglio la propria vita.

17. Al tempo di Malachia, in che modo il popolo di Israele e i suoi sacerdoti venivano meno riguardo al presentare doni accettevoli a Geova?

17 Tenendo presente questo, possiamo capire quanto fossero appropriate le parole di Geova per mezzo di Malachia. L’Altissimo aveva delle rimostranze da fare agli israeliti. Tramite Malachia, egli additò come grande peccato il fatto che il popolo portasse come sacrifici animali ciechi, zoppi e ammalati, e che i sacerdoti accettassero queste offerte difettose. Giunse quindi la sfida: “Presentalo [il tuo dono], suvvia, al tuo governatore. Si compiacerà egli di te, o ti riceverà benignamente?” (Mal. 1:7, 8) Gli israeliti non avevano bisogno di una grande immaginazione per capire gli spiacevoli risultati di un tale comportamento nei confronti di un governatore umano. Come potevano quindi sperare di ricevere l’approvazione del gran Re, Geova? Era impossibile. Nei loro migliori interessi avrebbero dovuto agire in armonia con l’esortazione di Malachia: “Ora, suvvia, placate la faccia di Dio, affinché ci mostri favore”. (Mal. 1:9) Solo vivendo in armonia con le esigenze di Geova potevano riottenere l’approvazione divina.

18. In che modo i cristiani possono divenire colpevoli di una mancanza simile a quella degli israeliti al tempo di Malachia?

18 Oggi dobbiamo accertarci se stiamo traendo beneficio dagli esempi istruttivi scritti nelle Sacre Scritture. (Rom. 15:4) Non possiamo permetterci di simulare offerte di doni generosi, come fecero Anania e Saffira, mentre in effetti continuiamo a perseguire i nostri interessi egoistici. (Atti 5:1-11) Non sarebbe appropriato impiegare per nostra soddisfazione personale le nostre energie, i nostri beni e le nostre capacità fino al punto che non resta praticamente nulla da dare ad altri come aiuto materiale o spirituale. Questo equivarrebbe a dire a Geova: ‘Eccoti quello che è avanzato’. Non sarebbe un insulto? Potremmo davvero aspettarci che egli consideri con favore tale servizio simbolico? Com’è evidente che il nostro intero modo di vivere, la nostra vita di giorno in giorno, il nostro atteggiamento, i nostri motivi sono collegati alle nostre offerte a Geova! Dobbiamo rimanere puri sotto tutti gli aspetti.

19. Cosa può aiutarci a determinare se stiamo dando il meglio?

19 Come per gli israeliti, così per noi, possa ‘il dono della mano di ciascuno essere in proporzione alla benedizione di Geova’. (Deut. 16:17) Ricordiamo con gratitudine tutte le benedizioni che il nostro Padre celeste ci ha date, non trascuriamone nessuna. Allora possiamo individualmente determinare se stiamo dando a Geova in proporzione ai suoi doni. Com’è meraviglioso il fatto che pur conoscendo le nostre capacità egli non indica per filo e per segno ciò che ciascuno di noi deve rendergli! Ci permette di esprimere la nostra riconoscenza di cuore. Non vogliamo forse dargli ciò che merita, cioè il meglio di noi stessi? Anche un tantino di meno non sarebbe sufficiente. Diamo quindi il meglio a colui che ci ha dato tutto ciò che possediamo!

[Immagini a pagina 25]

OLIO (spirito di Geova)

INCENSO (preghiere accettevoli)

OLOCAUSTI (devozione completa)

PANI NON FERMENTATI (vita di purezza)

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