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  • Un gesuita trova la verità

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  • Un gesuita trova la verità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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  • Gioventù nella Spagna cattolica
  • In prigione per ragioni di coscienza
  • Rigido addestramento per divenire gesuita
  • I miei primi dubbi
  • Sfida alla mia teologia cattolica
  • Testimoni boliviani mi visitano
  • Dogma cattolico contro insegnamento biblico
  • Sorpresa per i miei superiori
  • Finalmente libero!
  • La teologia umana “tanti rifiuti”
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    Svegliatevi! 1992
  • Come alcuni gesuiti considerano la loro Chiesa
    Svegliatevi! 1972
  • I gesuiti vanno scomparendo
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  • Ricompensata la loro ricerca della vera religione
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 15/6 pp. 10-15

Un gesuita trova la verità

Narrato da Julio Iniesta García

A CHE cosa vi fa pensare la parola “gesuita”? In molti essa causa un’immediata reazione, che varia dal profondo rispetto all’assoluta repulsione. Per il cattolico medio è sinonimo di un gruppo altamente disciplinato di sacerdoti-educatori e missionari. Per molti acattolici il significato è quello che danno alcuni dizionari: “uno dedito a intrigo ed equivoco [ambiguità con l’intento di ingannare]”.

Fino al novembre del 1977 ero un sacerdote ordinato della Compagnia di Gesù, o dei gesuiti, come sono più comunemente conosciuti. Quindi smisi. Forse vi farebbe piacere sapere perché divenni gesuita e cosa mi fece rinunciare al sacerdozio dopo venticinque anni.

Gioventù nella Spagna cattolica

Nacqui nella primavera del 1918, terzo figlio di quella che divenne una famiglia di dieci figli. Mio padre era proprietario di un bar-ristorante, chiamato Nigeria, a Murcia, nella Spagna sudorientale. Come quasi ogni spagnolo di quel tempo ricevetti una normale educazione religiosa cattolica, con la frequenza a messa la domenica, la confessione il venerdì, e così via.

Da giovane ero spiritualmente irrequieto e avevo un forte desiderio di servire Dio e il mio prossimo. Decisi dunque di entrare nella Congregazione Mariana di Murcia. Questo era un gruppo di giovani, per lo più studenti di università e di scuola superiore, sotto la direttiva dei gesuiti. A suo tempo fui nominato portavoce per le missioni e cominciai a provare un intenso desiderio di servire come missionario cattolico. Poco dopo, le amare esperienze della guerra civile spagnola mi convinsero ancora di più del bisogno di servire Dio e i miei simili.

In prigione per ragioni di coscienza

Venne il 1936 e con esso lo scoppio della guerra civile spagnola. All’età di diciott’anni fui chiamato a difendere il regime che per me era ateo. Poiché consideravo inumano prendere le armi contro i miei fratelli cattolici, mi rifiutai di rispondere alla chiamata al servizio militare. Come conseguenza fui arrestato e in seguito condannato a venti anni di lavori forzati. Così, all’età di diciott’anni avevo dinanzi quella che mi sembrava un’eternità di prigionia. Dopo alcuni mesi fui trasferito in un campo di lavori forzati a San Pablo de los Montes, nella provincia di Toledo, nella Spagna centrale.

Dopo avervi trascorso diciotto mesi, mezzo morto di fame e sotto la costante minaccia di morte, le truppe di Franco riportarono la vittoria, e noi fummo rilasciati. Grandemente sollevato, tornai a casa a Murcia.

Avevo sofferto molto e avevo anche visto altri soffrire, ma non avevo perduto la mia fede in Dio. Con tanto male nel mondo sentivo un desiderio ancor più grande di servire come missionario. A causa dei miei contatti con i gesuiti, mi posi la meta di essere degno d’accettazione in quella Compagnia. Questo non fu facile da conseguire. La disciplina dei gesuiti richiede i voti di ubbidienza, povertà e castità. Accettai una vita di celibato, nonostante che avessi i desideri naturali di ogni giovane. Soprattutto, volevo servire Dio ed essere un missionario.

Rigido addestramento per divenire gesuita

Nel 1947 i padri gesuiti mi assoggettarono a varie prove di ubbidienza e umiltà per vedere se fossi idoneo per entrare come novizio. Con mia gioia fui accettato e iniziato alla vita disciplinata della Compagnia di Gesù. Finalmente, verso la trentina, stavo per divenire missionario. Avevo ancora davanti a me dodici anni di duro studio e rigide prove di carattere.

Per esempio, i miei primi due anni di noviziato inclusero trenta giorni di compiti servili, come strofinare i pavimenti e pulire i gabinetti. Ricordo un’occasione in cui avevo finalmente terminato di strofinare un pavimento rendendolo pulito e un “fratello” venne a ispezionare il mio lavoro. Per mettere alla prova la mia umiltà e ubbidienza, rovesciò di proposito il secchio dell’acqua sporca per rendere necessario che rifacessi tutto da capo.

Trascorsi altri trenta giorni visitando dei villaggi insieme a un altro novizio, e ci sostenevamo con le elemosine che ci venivano date. Un altro periodo di trenta giorni fu dedicato a lavorare in un ospedale, fra persone affette da malattie infettive.

Nel 1949 iniziai gli studi nei seminari di San Cugat del Vallés, a Barcellona, e a Buenos Aires, in Argentina. Erano inclusi corsi di filosofia, psicologia, teologia, etica e sacerdozio. Durante quel periodo ricevetti la mia prima assegnazione missionaria, come insegnante nella Scuola di San Calixtus, a La Paz, in Bolivia.

Infine, all’età di trentanove anni, venne il giorno lungamente atteso della mia ordinazione come sacerdote gesuita, il 29 luglio 1957. Quindi, alla presenza del vescovo diocesano, mi prostrai sul pavimento della Facoltà di Teologia della Chiesa di San Cugat del Vallés, come segno di sottomissione e ubbidienza.

Tornai in Bolivia dove scelsi di lavorare fra la gente povera e fui assegnato come parroco a Uncía, comunità mineraria nell’alta Cordigliera delle Ande. Più tardi prestai servizio in Cochabamba come parroco di Santa Vera-Cruz. Il mio lavoro implicava che insegnassi e fui in grado di collaborare alla fondazione di sette scuole secondarie e scuole superiori per la gente più povera. Nel 1972 ricevetti un altro cambiamento di assegnazione, questa volta alla città di Sucre e alla parrocchia di San Miguel.

I miei primi dubbi

Fu mentre lavoravo nelle parrocchie più povere della Bolivia che cominciai ad avere dubbi. In principio questi non erano intorno alla Chiesa ma intorno ai suoi rappresentanti. Per esempio, ogni mese dovevo consegnare al vescovo locale una certa percentuale delle collette e dei pagamenti ricevuti per messe speciali, matrimoni, funerali e così via. Poiché la mia parrocchia era povera, la porzione del vescovo non era mai molto ragguardevole. Mi dispiaceva profondamente quando egli apriva la busta e diceva con sdegno: “È questa la misera contribuzione che mi porti?” Evidentemente i ‘due spiccioli della vedova’ non contavano per lui. — Luca 21:1-4, La Bibbia di Gerusalemme (Ge).

Io non volevo addossare ai miei parrocchiani i servizi religiosi che offrivo loro, e questo divenne una fonte di conflitto. Ero molto consapevole di ciò che avevo letto nei Vangeli: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. (Matteo 10:8, Ge) Ma, mi fu detto, questo passo rivoluzionario non era permesso, “per non pregiudicare gli interessi dei compagni sacerdoti” di altre parrocchie.

Un altro fattore ancora che mi turbava era la volontà della gerarchia di accettare e permettere idee e pratiche pagane locali in relazione con il culto del Cristo de la Vera-Cruz (il Cristo della Vera Croce), che era l’immagine della chiesa della mia parrocchia. In molti casi era un’assoluta manifestazione di fanatismo demonico. Inoltre, con queste feste religiose era spesso associata l’ubriachezza, ma nessuna voce ufficiale si levava contro questo baccanale pagano.

Dopo cinque anni a Sucre chiesi il permesso di visitare mio padre malato in Spagna. Immaginate la mia sorpresa quando seppi, al mio arrivo a Barcellona, che le mie sorelle, Lola (Dolores) e Angelita (Angeles), studiavano la Bibbia con un gruppo di cristiani chiamati Testimoni di Geova. Specialmente il cambiamento di Lola mi fece impressione perché non aveva mai prestato attenzione alle cose spirituali, e ora ecco che studiava la Bibbia! Poiché io non avevo avuto in Bolivia contatto con i Testimoni, decisi di esaminare i loro insegnamenti. Le mie sorelle mi diedero il piccolo libro “Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”, che lessi immediatamente. Ebbi una piacevole sorpresa quando vidi che i Testimoni basavano le loro credenze completamente sulla Bibbia. Dalla fanciullezza avevo sempre rispettato la Bibbia e l’avevo usata come base per la mia meditazione quotidiana invece degli scritti dei padri della chiesa o delle vite dei “santi”.

Sfida alla mia teologia cattolica

Ora volli vedere i Testimoni all’opera, per vedere se praticavano ciò che predicavano. Le mie sorelle mi invitarono nella Sala del Regno dove i Testimoni locali tenevano le loro adunanze. Assistei a quella prima adunanza pieno di curiosità e con un po’ di scetticismo. Ma la mia reazione fu molto positiva. Mi fece impressione vedere quegli umili uomini, donne e bambini cercare, soprattutto, di fare la volontà di Dio. Ciò che io non ero riuscito a sviluppare in Bolivia era qui proprio dinanzi ai miei occhi: un gruppo di genuini cristiani. Questo doveva sicuramente essere l’opera dello spirito santo.

Benché io fossi d’accordo con molte cose che avevo letto nel loro libro, c’erano parecchi insegnamenti che non potevo accettare. Fui presentato a uno degli anziani della congregazione, Enrique Lleida, un uomo poco più che cinquantenne, e in quel tempo impiegato in una fabbrica chimica. Ricordo che facemmo una lunga conversazione nella sua auto, e lì gli feci le mie principali obiezioni agli insegnamenti dei Testimoni. A differenza dei Testimoni di Geova ero convinto della presenza corporale di Cristo nell’Ostia (pane) della messa, e credevo anche che la mia anima sarebbe stata con Cristo, che era anche Dio. I miei dubbi non vennero fugati da una sola conversazione. Comunque, verso quel tempo mio padre morì e io tornai in Bolivia.

Testimoni boliviani mi visitano

Su mia richiesta ricevetti un altro cambiamento di assegnazione e fui rimandato alla parrocchia di Santa Vera-Cruz a Cochabamba. Lì rinnovai la mia risoluzione di cercare la verità e di ‘accertarmi di ogni cosa’ per evitar di fare un passo falso. (I Tessalonicesi 5:21) Due umili Testimoni boliviani vennero a visitarmi. Erano Ginés Navarro, uno spagnolo di Catalogna, e Ariel Araoz, un nativo di Bolivia. Mi fecero impressione la loro umiltà e la loro convinzione. Non cercarono di implicarmi in un’accesa discussione, il che apprezzai; ma, piuttosto, facemmo un semplice scambio di impressioni.

Nonostante il mio intenso lavoro parrocchiale, furono prese disposizioni perché io cominciassi uno studio sistematico della Bibbia, usando il libro “Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”. Molte sere, dopo la messa, dirigevo i miei passi verso la Sala del Regno dove mi dilettavo udendo la Parola divina e studiando La Torre di Guardia.

Dogma cattolico contro insegnamento biblico

Forse uno degli insegnamenti che fui in grado di abbandonare più facilmente fu quello dell’anima immortale, con tutte le sue conseguenze (tormento nel fuoco dell’inferno, purgatorio, limbo e così via). Un testo molto semplice mi preparò la via. Fu quello di Genesi 2:7, che dice: “E il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra ed alitò nelle sue narici un soffio vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”. (Nardoni, 1960) Il racconto non dice che all’uomo fu data un’anima vivente che sarebbe sopravvissuta a lui alla morte, ma che egli divenne un’anima. Così, ragionai, sono un’anima. Questo concordava esattamente con la traduzione spagnola di I Corinti 15:45 a cura di José María Bover, uno dei miei professori del seminario di San Cugat. Quel testo legge: “Così è anche scritto: ‘Il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente’”. La mortalità dell’anima era ampiamente confermata quando controllai Numeri 23:10 nella Bibbia spagnola di Bover-Cantera, poiché quel testo dice: “Muoia la mia anima della morte del giusto!”

Il colpo più grande venne quando capii che Cristo non è e non poté essere Dio, come si insegna nella Trinità. Il testo di Giovanni 1:1 era la mia colonna di sostegno, finché non esaminai attentamente il testo greco e non compresi che Cristo poteva essere divino, cioè di origine divina, senza essere Dio Onnipotente. Questo, insieme con altri testi, mi aiutò a capire meglio il ruolo di Gesù, ossequente a suo Padre e operante sempre alla lode del Padre suo. — I Corinti 15:28; Giovanni 14:28; Matteo 24:36.

Con questa semplice luce dalla Sacra Bibbia e ulteriore investigazione, mi feci strada fuori delle tenebre teologiche che mi avevano accecato per tanti anni. Compresi che tutti i miei studi avanzati di teologia e filosofia non avevano portato frutti pratici di autentico cristianesimo. Non potevo vedere quei frutti nella Chiesa Cattolica. — Matteo 7:16, 17; Galati 5:22, 23.

Sorpresa per i miei superiori

Mi convinsi che nel corso dei secoli la Chiesa Cattolica aveva deviato dalla verità della Bibbia, sostituendola con tradizioni e filosofie umane, e che non erano solo uomini, come individui isolati, a venire meno. Conformemente, mi resi conto che non ero più un cattolico di cuore.

Decisi di presentare le mie dimissioni personalmente al superiore Provinciale della Compagnia di Gesù e di chiedere di essere prosciolto dai miei voti. Quale sorpresa fu per lui quando udì la mia richiesta! Mi domandò se la mia ragione era il desiderio di sposarmi. Gli dissi che non lo era, perché in quel tempo non avevo tale pensiero nella mente. (Una volta divenuto Testimone battezzato, comunque, quella situazione cambiò e nell’ottobre 1978 sposai una cara vedova cristiana). Fra l’altro, egli disse: “Julio, l’ho sempre presa per una persona equilibrata. Ma ora mi sembra che deve farsi visitare da uno psichiatra”.

Facemmo una lunga discussione durante la quale presentai i miei argomenti riguardo alle mancanze della Chiesa. La sua risposta fu: “Ammetto molte delle cose che lei dice, ma non pensa che per questa stessa ragione il suo dovere è di rimanere dentro la Chiesa così che, insieme con altri, potrebbe correggere gli errori della Chiesa?”

Replicai: “Se tutti questi errori si basano su una dottrina che è definita infallibile, allora è impossibile correggere questi errori, dal momento che la prima cosa che dovrebbe essere rimossa è l’infallibilità”. Quindi continuai: “Guardi, ho pensato molto a questo e ho cercato di mettere in pratica il Vangelo. Ho visto che è impossibile perché le autorità della Chiesa mi chiedono di fare cose che sono in contrasto con esso. Pertanto, dato che non posso correggere o cambiare la Chiesa, non è meglio cambiare chiesa? Se non posso correggerla, allora è meglio lasciarla e cercare quella che è la vera chiesa”.

Più tardi parlai di nuovo col superiore Provinciale circa la mia intenzione di rassegnare le dimissioni. Egli mi chiese di ripensarci ancora una volta. Ora era impossibile differire ulteriormente la cosa, e gli presentai un ultimatum: Mi permetta di tornare in Spagna per studiare a fondo questa questione che influisce sulla mia vita eterna, oppure abbandonerò la mia parrocchia e andrò a vivere con i Testimoni di Geova della Bolivia per studiare là la cosa.

Questa ultima proposta fu per loro impensabile, poiché avrebbe causato nei circoli religiosi della Bolivia molta eccitazione. Infine, mi fu permesso di tornare in Spagna per vivere con mia sorella Lola.

Finalmente libero!

Una volta arrivato in Spagna nel dicembre 1976, cessai ogni pratica religiosa cattolica e iniziai una nuova vita con i cristiani Testimoni di Geova. Questo drastico cambiamento recò i suoi problemi. Chi avrebbe voluto impiegare un ex sacerdote gesuita cinquantottenne in Spagna? Infine ottenni lavoro come insegnante privato, oltre a cui gestisco un piccolo negozio. Ho abbastanza per ogni giorno, il che è tutto ciò che ho sempre chiesto.

Durante il 1977 il superiore Provinciale della Missione Boliviana venne in Spagna nel suo viaggio per Roma. Egli volle conoscere la mia decisione finale. Quando gli dissi che confermavo la mia decisione, richiese che esprimessi i miei motivi per iscritto onde fossero presentati alla Congregazione Generale e al superiore Generale della Compagnia di Gesù a Roma.

Ritornato dall’Italia mi disse: “È la prima volta nella storia, secondo ciò che mi hanno detto a Roma, che un gesuita ha chiesto di lasciare la Compagnia perché aveva imparato la verità. Come se i gesuiti non conoscessero cos’è la verità, con tutti i loro studi!”

La teologia umana “tanti rifiuti”

Ripensando ai miei anni di studi in seminario, ora capisco che tutta la teologia e la filosofia che ho imparato, in paragone con la veracità della Parola divina, sono realmente tanti rifiuti. Esse mi nascosero la vera sapienza che viene da Geova per mezzo di Cristo ed è comunicata agli umili di cuore. Non dice l’apostolo Paolo: “Non ha Dio reso stolta la sapienza del mondo?” (I Corinti 1:20) Insieme a Paolo ora posso dire: “Ogni cosa ritengo un danno a paragone della sovreminenza della cognizione di Cristo Gesù Signore mio, per il quale tutto ho gettato via e reputo spazzatura [“tanti rifiuti”, Traduzione del Nuovo Mondo], allo scopo di guadagnare Cristo”. — Filippesi 3:8, 9, La Sacra Bibbia a cura di B. Mariani.

Infine arrivarono le mie lettere di esonero, con la data dell’11 novembre 1977. Rendendo grazie a Geova, le firmai.

Il 27 novembre di quello stesso anno fui battezzato con la totale immersione in acqua a un’assemblea di circoscrizione dei Testimoni di Geova. Con tale atto manifestai pubblicamente la mia dedicazione a Geova conforme all’esempio di Gesù e all’incarico che diede ai suoi seguaci. (Matteo 28:19, 20) Per soddisfazione e gioia, quel giorno superò di gran lunga il giorno della mia ordinazione come sacerdote gesuita circa vent’anni prima. Ora ero divenuto cristiano testimone del Sovrano Signore Geova.

Da che feci il battesimo ho avuto molte ricche benedizioni. Partecipo regolarmente alle normali attività di predicazione cristiana e ho il privilegio di condurre parecchi studi biblici a domicilio con persone interessate. Sono più felice di quanto non fossi mai prima, ora che seguo l’esempio di Cristo com’è indicato nella Parola divina. Ho trovato il vero Dio, Geova, e il popolo che mette in pratica l’amore a somiglianza di Dio. La mia lunga ricerca della verità è finita. E la vostra?

[Testo in evidenza a pagina 11]

‘Forse vorreste sapere che cosa mi fece rinunciare al sacerdozio dopo venticinque anni di servizio missionario’

[Testo in evidenza a pagina 12]

“Per me fu una piacevole sorpresa quando vidi che i Testimoni basano le loro credenze completamente sulla Bibbia”

[Testo in evidenza a pagina 13]

“Dato che non posso correggere o cambiare la Chiesa, non è meglio cambiare chiesa?”

[Immagine a pagina 14]

L’ex gesuita Iniesta esce dalla piscina dopo il suo battesimo cristiano

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