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  • Usi e abusi dell’assistenza sociale
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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  • Tentazioni dell’assistenza statale
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 15/9 pp. 8-12

Usi e abusi dell’assistenza sociale

PENSATE a un paese in cui innumerevoli uomini, donne e bambini muoiono a causa della malnutrizione; in cui moltitudini di persone vagano da un luogo all’altro senza né un tetto né un lavoro; in cui centinaia di migliaia di persone vivono in bidonvilles che si estendono caoticamente, in abitazioni fatte con scatoloni o ricavate in carcasse arrugginite di automobili; in cui i mendicanti sopravvivono rubando o rovistando nei bidoni dei rifiuti in cerca di avanzi.

No, non si tratta di un paese asiatico o africano colpito dalla miseria. Questa è una descrizione degli Stati Uniti d’America all’epoca della grande depressione, cinquant’anni fa. A quel tempo milioni di persone, sia in Europa che negli Stati Uniti, vivevano nella miseria più nera, con poche speranze di migliorare la propria situazione. Fu proprio per impedire il ripetersi di condizioni così miserevoli che molti governi istituirono l’assistenza sociale.

Oggi in molti paesi industrializzati i lavoratori godono di una relativa sicurezza economica grazie ai programmi di assistenza governativa. In certi luoghi ricevono delle sovvenzioni, come gli assegni familiari per ciascun figlio. Forse pagano delle tasse che danno loro diritto a certe agevolazioni per superare periodi di disoccupazione, far fronte a spese mediche o ricevere una pensione quando smettono di lavorare. In questi paesi, i cittadini che si trovano in difficoltà possono spesso valersi dell’assistenza pubblica per poter tirare avanti.

Tutti questi programmi sono molto umanitari. Ciò nondimeno hanno dato luogo a certi problemi. Alcune persone sono indignate perché sospettano che il denaro delle tasse che pagano sia usato per mantenere gente che, se volesse, potrebbe lavorare. Altri considerano poco dignitoso accettare un sussidio. Che concetto dovrebbe avere il cristiano dell’assistenza sociale? È corretto valersene? C’è qualche pericolo?

Cosa indica la Bibbia

Circa 3.000 anni fa, due vedove di nome Naomi e Rut si trasferirono nella cittadina di Betleem, nel paese di Giuda. Erano povere, ma non pativano la fame. Perché? Perché la legge del paese includeva uno speciale provvedimento per il sostentamento dei poveri, in particolare delle vedove e degli orfani. — Deuteronomio 26:12, 13.

Ai giorni degli apostoli di Cristo, i poveri venivano spesso assistiti tramite la congregazione cristiana. Per esempio, l’apostolo Paolo scrisse a Timoteo, un anziano, una lettera che conteneva istruzioni su come dare un sussidio regolare alle vedove anziane che non potessero contare sull’aiuto di familiari. — I Timoteo 5:3-16.

Oggi quell’antica Legge d’Israele e la lettera che l’apostolo Paolo scrisse a Timoteo fanno entrambe parte della Sacra Bibbia. Perciò la Bibbia sostiene il principio di aiutare chi è nel bisogno. Anzi, i cristiani che sono in grado di farlo hanno l’obbligo di aiutare i loro fratelli poveri. — I Giovanni 3:17.

Che dire, però, se esistono provvedimenti statali per dare assistenza economica ai cittadini? Il cristiano può collaborare con essi. Tutti i cristiani sono tenuti a dare “a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo”. (Romani 13:7) Questo includerebbe tutte le tasse riservate all’assistenza sociale istituita dallo stato.

In modo analogo, è corretto accettare qualsiasi assistenza alla quale, a motivo delle circostanze del momento, si abbia legalmente diritto. L’apostolo Paolo disse che i governi sono ‘ministri di Dio a voi per il vostro bene’. (Romani 13:4) Perciò qualsiasi sovvenzione o aiuto sotto forma di pensioni o indennità di malattia, perfino la pubblica assistenza in caso di povertà, possono tutti essere correttamente accettati da un cristiano che ne abbia onestamente diritto. Possono però sorgere dei problemi.

Una decisione di coscienza

Si prenda il caso di un giovane che ha intrapreso la carriera di predicatore a tempo pieno. Trattandosi di un’opera volontaria e non retribuita, egli svolge un lavoro per parte del tempo al fine di mantenersi. Può succedere che l’unico lavoro a orario ridotto disponibile gli provveda un reddito al di sotto di un certo minimo, cosa che darebbe diritto a certe agevolazioni da parte dello stato. Dovrebbe farne richiesta?

Ebbene, egli non sta scansando il lavoro. Si sforza di mantenersi in modo dignitoso. Se le autorità comprendono bene la sua situazione e convengono che egli ne ha diritto, può non esserci alcun motivo per rifiutare le eventuali indennità supplementari disponibili. Non è una vergogna accettare questo tipo di assistenza. Negli Stati Uniti ne usufruiscono perfino alcuni militari.

Tuttavia in certe località le persone sono molto suscettibili per quanto concerne l’assistenza governativa. In questi luoghi una situazione come quella appena menzionata potrebbe urtare la gente del posto. Perciò il cristiano vorrà valutare attentamente la situazione.

Ricordate l’apostolo Paolo. Quando era a Corinto e a Tessalonica, rifiutò l’aiuto finanziario delle congregazioni, pur avendone diritto. Perché? Per evitare di causare problemi ai conservi cristiani di quelle zone. (II Corinti 11:9; II Tessalonicesi 3:8, 9) Ma in altri posti evidentemente accettò l’aiuto. — I Corinti 9:6, 9.

Altre situazioni su cui alcuni hanno trovato da ridire riguardano donne che non hanno un marito sul quale fare affidamento per allevare i figli. Dovrebbero andare a lavorare o dovrebbero valersi dell’assistenza sociale?

Questo è senz’altro qualcosa che spetta a ogni donna decidere. Dopo tutto si tratta dei suoi figli. Una madre può sentirsi pienamente giustificata a valersi dell’assistenza finanziaria dello stato in modo da poter rimanere tutto il tempo con i suoi bambini. Un’altra, che ha i figli che vanno a scuola, può ritenere inopportuno non essere a casa quando essi tornano da scuola ogni giorno.

Un’altra madre ancora può invece sentirsi giustificata a trovare un lavoro e ad affidare i figli a qualcun altro durante il giorno. Ogni situazione è diversa, e nessuno dovrebbe criticare la decisione altrui. Mandare avanti la casa e allevare i figli sono responsabilità onerose e impegnative, specialmente per una donna sola. Ai giorni dell’antico Israele, queste famiglie con un solo genitore erano considerate bisognose di particolare aiuto. Oggi ogni donna dovrebbe valutare la propria situazione economica e altre circostanze, e quindi decidere come affrontare la situazione. — Deuteronomio 24:19-21; Giacomo 1:27.

A volte, però, alcuni prendono decisioni chiaramente sbagliate.

Tentazioni dell’assistenza statale

Per esempio, in certi paesi, quando un uomo perde il lavoro può ricevere un’indennità di disoccupazione pari anche all’80 per cento dell’ultimo stipendio. Chi usufruisce di tale sussidio potrebbe chiedersi: Chi me lo fa fare a cercare un altro lavoro? Un cristiano potrebbe ritenere addirittura vantaggioso non cercarlo. Non è costretto a sentire un linguaggio scurrile e può evitare le cattive compagnie che spesso costituiscono un problema nel lavoro secolare.

È corretto ragionare così? In effetti no. Innanzi tutto si trascura il fatto che l’indennità di disoccupazione di solito viene corrisposta dando per scontato che la persona si cerchi un lavoro. Se non lo fa, ciò potrebbe costituire una frode. Inoltre, il denaro di quel sussidio viene dalle tasse pagate da altri. In altre parole, altri lavorano per mantenere la sua famiglia. Un cristiano abile al lavoro si sentirebbe forse a posto in una situazione del genere? — Matteo 7:12.

Scrivendo alla congregazione di Tessalonica, Paolo parlò di alcuni che non lavoravano, e disse: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. (II Tessalonicesi 3:10) Questo è un consiglio saggio. L’uomo trae soddisfazione dal lavoro. (Ecclesiaste 2:24) Il non mantenersi attivi compiendo un lavoro produttivo può avere effetti deleteri. Può portare alla frustrazione e anche alla delinquenza. “Chi si mostra indolente nel suo lavoro, è fratello di chi causa rovina”. — Proverbi 18:9.

È vero che a volte, per mancanza di lavoro, si può essere costretti a fare affidamento su un sussidio statale. Ma quando è disponibile un lavoro che si potrebbe ragionevolmente accettare, vale il consiglio di Paolo: ‘Abbiate la mira di vivere quietamente e di pensare ai fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato; onde camminiate decentemente riguardo alle persone di fuori’. — I Tessalonicesi 4:11, 12.

Ma usufruendo dell’assistenza statale anziché svolgere un lavoro a tempo pieno, un cristiano non potrebbe impegnarsi di più nell’attività cristiana? Forse. Ma che effetto avrebbe questo sugli altri? Paolo mette in relazione il fatto di ‘lavorare con le proprie mani’ con il ‘camminare decentemente riguardo alle persone di fuori’. Chi scansa il lavoro non è rispettato. È probabile che la sua cattiva reputazione annulli qualsiasi bene egli possa compiere in altri modi. — I Timoteo 3:7.

L’allettamento dell’assistenza economica statale può dar luogo ad altri problemi. Non molto tempo fa un uomo immigrò in un paese in cui vengono corrisposti questi sussidi e fece domanda per ricevere l’indennità di disoccupazione. Nel compilare la domanda non dichiarò di proposito che possedeva una proprietà nel suo paese d’origine, fatto che non gli avrebbe permesso di ricevere l’indennità. Prese dunque i soldi dallo stato nascondendo la verità.

L’inganno può assumere molte forme. Per chiedere un aiuto economico una moglie può dichiarare alle autorità di essere stata abbandonata dal marito, mentre forse questi vive ancora con lei. Una coppia può divorziare — pur continuando a vivere insieme — per ricevere maggiori agevolazioni. Si sa di donne sole che hanno avuto figli illegittimi per poter ricevere maggiori aiuti. Oppure può darsi che una persona abbia diritto a certe agevolazioni, ma che la sua situazione cambi. Ad esempio, può aver trovato lavoro. Non comunicando il cambiamento, però, continua a ricevere aiuti economici dallo stato.

Questi sono tipici abusi dell’assistenza sociale. Nascondendo i fatti, mentendo apertamente o violando in qualche altro modo i princìpi cristiani, è possibile a volte ingannare le autorità e ricevere del denaro extra. Ma la Bibbia avverte: “La persona traviata è una cosa detestabile a Geova, ma la Sua intimità è presso i retti”. E dice anche: “L’ottener tesori mediante la lingua falsa è un soffio portato via, nel caso di quelli che cercan la morte”. (Proverbi 3:32; 21:6) Nessun cristiano vorrà divenire detestabile agli occhi di Geova, solo per avere un vantaggio economico.

Ma a questo proposito c’è un altro pericolo da cui guardarsi.

Approfittare dell’assistenza pubblica

Sapendo che si possono ricevere aiuti dallo stato, alcuni si comportano in modo irresponsabile. Possono cominciare a fare affidamento sullo stato perché assolva responsabilità che secondo la Bibbia sono di competenza dei singoli individui. In certi casi queste persone sono cresciute in un ambiente dove prevaleva questo modo di pensare. Forse varie generazioni sono state allevate con l’aiuto dell’assistenza pubblica, per cui trovano difficile concepire un modo di vivere diverso.

I provvedimenti dello stato per dare assistenza economica non sollevano comunque il cristiano dalle responsabilità affidategli da Dio. Paolo disse: “Se alcuno non provvede . . . per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. (I Timoteo 5:8) Se in alcuni paesi lo stato aiuta in qualche modo il capofamiglia a provvedere per la sua famiglia — mediante pensioni per gli anziani, assegni familiari e provvedimenti analoghi — egli può esserne grato. Ma aver cura della famiglia continua a essere responsabilità sua.

Similmente, l’apostolo Giovanni disse che il cristiano ha la responsabilità di aiutare i suoi fratelli più poveri. (I Giovanni 3:17) È vero che in alcuni paesi lo stato può in qualche modo assistere materialmente i poveri. Ma il cristiano non è esonerato dal dovere di dare aiuto. Il cristiano dovrebbe continuare a cercare le opportunità di provvedere aiuto materiale e spirituale a coloro che ne hanno veramente bisogno.

Questi provvedimenti governativi per dare assistenza economica sono effettivamente un atto umanitario da parte di “Cesare”. Se non vi fossero, con tutta probabilità le congregazioni cristiane dovrebbero fare molto di più sotto questo aspetto di quanto non facciano attualmente. Ciò nondimeno il cristiano non dovrebbe abusarne. Non dovrebbe mentire, celare la verità o violare in qualche altro modo le norme cristiane. E non dovrebbe fare affidamento sullo stato perché assolva le responsabilità che Dio ha affidato a lui.

Nella sua lettera agli Ebrei l’apostolo Paolo disse: “La vostra maniera di vivere sia libera dall’amore del denaro, accontentandovi delle cose presenti. Poiché [Geova] ha detto: ‘Non ti lascerò affatto né in alcun modo ti abbandonerò’”. (Ebrei 13:5) Inoltre incoraggiò i corinti a fare “ogni cosa alla gloria di Dio”. — I Corinti 10:31.

Quali ottimi princìpi sono qui messi in risalto! Evitate l’amore del denaro. Confidate in Geova per ogni cosa, pur valendovi delle agevolazioni concesse dallo stato alle quali avete legalmente diritto. Qualsiasi cosa facciamo, pensiamo all’effetto che avrà sul nome di Dio. Tenendo bene in mente questi tre princìpi, saremo aiutati a considerare l’assistenza sociale nella giusta maniera.

[Immagine a pagina 9]

Per impedire il ripetersi di scene simili fu istituita l’assistenza sociale

[Immagine a pagina 11]

Il fatto che un paese renda disponibili ai cittadini certi aiuti economici non esonera un uomo dalla responsabilità di provvedere alla propria famiglia

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