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  • g80 8/1 pp. 7-9
  • Cosa c’è dopo la morte?

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  • Cosa c’è dopo la morte?
  • Svegliatevi! 1980
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  • La vita continua dopo la morte?
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
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Svegliatevi! 1980
g80 8/1 pp. 7-9

Cosa c’è dopo la morte?

TUTTI desiderano una vita felice oltre l’attuale esistenza. La vita di adesso è troppo breve e piena di guai. Uno studente dell’università della Virginia riassunse appropriatamente il pensiero delle persone in generale quando disse:

“È assai difficile per l’uomo medio che lavora vivere e sopportare tutto ciò che la vita ci impone e poi dire a se stesso: ‘Ma è proprio tutto qui?’ L’idea generale è che dev’esserci qualcosa di più”.

È naturale che gli uomini ragionino così. Perché? Perché Dio creò l’uomo non perché vivesse solo 70 od 80 anni, ma per sempre. Pertanto la Bibbia parla della “speranza della vita eterna che Dio, che non può mentire, promise”. — Tito 1:2.

Ma come verrà realizzata questa speranza? Per mezzo di un’anima immortale? Molti pensano di sì.

Notizie contrastanti

La credenza in un’anima immortale è quasi universale. La rivista Presbyterian Life del 1º maggio 1970 definisce il concetto popolare: “C’è un’anima divina in ognuno di noi, imprigionata nel nostro corpo. Quando alla morte gettiamo via il corpo, l’anima torna alla sua vera dimora in cielo”.

Questo concetto parrebbe confermato dalle cose narrate da molti che si sono svegliati da una morte apparente. Per esempio, tipica è la descrizione di ciò che una donna disse esserle accaduto quando si pensava fosse morta:

“Dopo essermi librata in alto, attraversai un’oscura galleria e venni fuori in una luce sfavillante. Un po’ più tardi, ero insieme ai miei nonni e a mio padre e mio fratello, che erano morti. Tutt’intorno c’era la luce più sfavillante. Ed era un bel posto. C’erano colori — colori brillanti — non come qui sulla terra, ma colori indescrivibili. C’era gente, gente felice”.

D’altra parte, la maggioranza di coloro che si sono risvegliati non dicono nulla di una vita ultraterrena. Il dott. George E. Burch, famoso cardiologo del Tulane Medical Center, spiega: “Ho intervistato un centinaio di questi pazienti. . . . Mi hanno detto che nei tre minuti e un quarto o meno prima di tornare in vita hanno provato tutti una sensazione di profondo, gradevole, pacifico sonno”. Non ricordavano nulla.

Perché ci sono notizie così contrastanti? Cosa ci accade in effetti quando moriamo?

La vita continua dopo la morte?

“Nella maggioranza delle culture le persone credono che alla morte qualcosa che lascia il corpo continui a vivere”, osserva il libro Funeral Customs the World Over. Ma sorgono queste domande: Dove ebbe origine questa credenza? L’insegna la Bibbia?

La succitata rivista Presbyterian Life, che definisce il popolare concetto dell’anima, indica da dove ha avuto origine questa credenza. Essa spiega: “L’immortalità dell’anima è una nozione greca che prese forma negli antichi culti dei misteri e che fu elaborata dall’[antico] filosofo [greco] Platone”. Il dott. Moody, che ha cercato negli scritti antichi dei paralleli di quanto gli era stato narrato da pazienti tornati in vita, scrive: “Il filosofo Platone ci fa descrizioni di episodi molto simili a quelli che si sono verificati in situazioni simili alla morte”.

Ma non sostiene anche la Bibbia questo insegnamento dell’immortalità dell’anima? Il dott. Moody ha dovuto riconoscere che in effetti non è così. E la rivista Presbyterian Life conclude enfaticamente che “nella Scrittura non c’è nulla per sostenere l’idea che le anime abbiano ‘un’esistenza immortale’”.

Conformemente, The Jewish Encyclopedia osserva: “L’idea che l’anima continui a esistere dopo la dissoluzione del corpo è una speculazione filosofica o teologica anziché una questione di semplice fede, e perciò non è mai espressamente insegnata nella Sacra Scrittura”. (Il corsivo è nostro).

No, l’anima non è una parte distinta dell’uomo che sopravviva alla morte. La Bibbia non insegna questo concetto pagano, come spiega la New Catholic Encyclopedia: “Nel [Vecchio Testamento] l’anima significa non una parte dell’uomo, ma l’uomo intero, l’uomo come essere vivente. Allo stesso modo, nel [Nuovo Testamento] significa vita umana; la vita di un soggetto individuale e cosciente”.

Per quanto cerchiate nella Bibbia, non troverete una sola scrittura che dica che l’anima sia immortale o che sopravviva alla morte dell’individuo. Troverete invece molti versetti biblici che dicono che l’anima muore, o che è soggetta a morire. Per esempio, quelli di Ezechiele 18:4, 20 dicono: “L’anima che pecca, essa stessa morrà”.

Pertanto la Bibbia non insegna che dopo la morte vi sia una vita ultraterrena. Tale insegnamento è falso. Nella rivista Psychology Today del luglio 1977 c’è questa affermazione: “Migliaia d’anni fa, niente meno che un serpente disse a una giovane donna: ‘Sicuramente non morrete’. Da allora pare che abbiamo creduto o che abbiamo voluto credere a questa prima menzogna”. (Gen. 3:4) Il fatto è che la morte è una terribile nemica, la fine della vita, l’inesistenza. — 1 Cor. 15:26.

Com’è dunque che alcuni, una volta tornati in vita, dicono di avere provato la vita dopo la “morte”? Certo non tutti quelli che narrano tali cose mentono, non vi pare?

Spiegazioni possibili

Molti hanno imparato sin dalla giovinezza a credere in una vita dopo la morte, per cui queste idee sull’immortalità sono profondamente radicate nella loro mente. Il dott. Nathan Schnaper, che visita molti di questi pazienti fatti rivivere, non dà credito a quanto raccontano, definendole fantasie psicologiche. “Sentono un vuoto”, dice, “e il vuoto psicologico non è tollerabile. Lo si deve riempire, e così inventano queste esperienze”.

Con questo non diciamo che lo facciano intenzionalmente. È significativo che anche pazienti sotto l’effetto di un sedativo hanno riferito d’avere avuto allucinazioni ed esperienze extracorporee. Allo stesso modo, nei momenti critici in cui il paziente sta per morire — quando il cuore smette di pompare sangue, ma prima che le cellule muoiano — il cervello a cui viene a mancare l’ossigeno produce effetti straordinari. Quelli che si riprendono potrebbero riferire semplicemente i risultati di questa condizione alterata. Julian DeVries, redattore medico del Republic dell’Arizona, indica tali fattori come la causa delle esperienze narrate.

“Quando la forza fisica è al livello più basso”, egli scrive, “come sotto anestesia, o come risultato di una malattia o di una ferita, il controllo automatico delle funzioni organiche diminuisce di conseguenza. Pertanto, i neuroormoni e le catecolammine del sistema nervoso vengono prodotti e liberati in quantità incontrollate. Il risultato, fra gli altri sintomi, è un’allucinazione, interpretata razionalmente una volta ripresa conoscenza, la sensazione d’esser morti e poi tornati in vita”.

Domande senza risposta

Quanto abbiamo detto sopra non spiega tuttavia come certi pazienti, al risveglio dalla morte apparente, siano in grado di conoscere cose accadute mentre erano privi di conoscenza. Infatti, il dott. Moody dice: “Se il sig. Jones vi dice che il suo spirito era sospeso vicino al soffitto e descrive chi c’era nella stanza quando è accaduto ciò che è accaduto, pare non ci sia altro da fare che credergli”. Come si possono spiegare le cose di cui sono a conoscenza pazienti che son tornati in vita?

E se la morte pone fine alla vita, come sarà realizzata la speranza della vita eterna promessa da Dio? Come può alcuno godere la vita dopo la morte?

Esaminiamo ora queste domande.

[Immagine a pagina 8]

“Attraversai un’oscura galleria e venni fuori in una luce sfavillante . . .”

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