Che strada segue il Consiglio Ecumenico delle Chiese?
“ANTIDEMOCRATICO!” “Continue manipolazioni, deliberata soppressione delle idee contrarie all’accettata linea del partito”. È questa la descrizione di qualche regime dispotico? No! È il giudizio di un ecclesiastico presente come delegato a un’assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Ma egli è convinto che il Consiglio Ecumenico sia la strada giusta. Cos’era avvenuto a quell’assemblea per dare luogo a reazioni così contraddittorie? Qual è la strada giusta?
La sesta assemblea mondiale del Consiglio fu tenuta nel 1983 a Vancouver, in Canada, e durò 18 giorni. Presenti insieme a migliaia di visitatori c’erano 838 delegati di 253 chiese, in rappresentanza di molte diverse religioni presenti in oltre 90 paesi. Si erano incontrati per prendere in esame il tema: “Gesù Cristo, la vita del mondo”, e per esplorare le vie dell’unità.
Il cammino ecumenico di questo Consiglio fu intrapreso negli anni successivi alla prima guerra mondiale, quando alcuni dignitari religiosi si riunirono per vedere cosa si poteva fare per sanare le fratture esistenti nella cristianità. Una serie di conferenze sull’ecumenismo portò alla formazione del Consiglio Ecumenico avvenuta ad Amsterdam, in Olanda, nel 1948. È un gruppo di chiese, non una “superchiesa”; un foro per lo scambio di opinioni, avente l’unità come obiettivo. Il suo simbolo è una barca che ha per albero una croce; il suo slogan: oikoumene, che significa “la terra abitata”. Da questa parola greca deriva il termine “ecumenico”, di cui un dizionario dà questa definizione: “Che si propone di favorire e affrettare l’unione di tutte le Chiese cristiane”.
Sebbene possano farne parte tutte le chiese che credono nella dottrina della Trinità, la religione più grande della cristianità — la Chiesa Cattolica Romana — non vi si è unita. Ciò nondimeno ultimamente ha inviato osservatori alle assemblee del Consiglio.
Inizialmente la maggioranza dei membri del Consiglio erano del mondo occidentale. Ma i nuovi membri provenienti da paesi comunisti e del Terzo Mondo che sono entrati a farne parte hanno gradualmente alterato l’equilibrio. Ora “appare come un clone ecclesiastico delle Nazioni Unite”, secondo la rivista Time. Verso il 1968 il Consiglio aveva fatto poco progresso verso “la visibile unità” che cerca di raggiungere. Culto ed evangelismo erano soggetti scottanti che non facevano altro che sottolineare la mancanza di unità. Quindi la principale attenzione fu rivolta al Vangelo sociale. Ecco una causa che avrebbe sicuramente guadagnato un largo appoggio: predicare la giustizia e la libertà per gli oppressi.
Il Daily Telegraph di Londra intitolò l’articolo di fondo come segue: “Ecclesiastici con altri vangeli da predicare”. Diceva: “Anche alcune attività delle Chiese potrebbero essere considerate dai fedeli estranee al campo legittimo dell’attività religiosa, che è quello di propagare il Vangelo. . . . Il più famoso è il Consiglio Ecumenico delle Chiese, che ha annunciato ulteriori sovvenzioni per 320.000 sterline [747.000.000 di lire] a 47 ‘movimenti di liberazione’”. L’Esercito della Salvezza ne fu così indignato che si ritirò dal Consiglio e ora figura solo in qualità di associato.
Nell’ambito del Consiglio Ecumenico molti credono che la violenza sia giustificabile quando la liberazione non si ottiene con i negoziati. Allan Boesak, presidente dell’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, fece questo ragionamento all’assemblea del Consiglio Ecumenico tenuta a Vancouver. Infatti disse: “Quando gli oppressi vengono a trovarsi nella situazione in cui, dopo anni di lotta non violenta, non si è avuto nessun risultato e impugnano il fucile, la Chiesa deve chiaramente schierarsi dalla parte degli oppressi”. Quasi tutti i 3.000 presenti si alzarono in piedi per applaudirlo.
Il cammino percorso dal Consiglio è forse lo stesso cammino percorso da Gesù Cristo, nel cui nome si riunì l’assemblea? Gesù, ben consapevole dello sfruttamento e dell’infelicità dell’uomo, insegnò ai suoi ascoltatori non a cercare una soluzione politica temporanea, ma una soluzione definitiva mediante il Regno di Dio. Nel Sermone del Monte disse: “Io vi dico: non vendicatevi contro chi vi fa del male”. (Matteo 5:39, Parola del Signore, Il Nuovo Testamento) Inoltre diede questo consiglio: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la . . . giustizia [di Dio], e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Matteo 6:33) Gesù non cercò di riformare il governo. Insegnò ai suoi seguaci ad aspettare pazientemente il Regno di Dio. Solo questo Regno, con un intervento massiccio al tempo appropriato, avrebbe portato pace, giustizia e uguaglianza alla famiglia umana. Gesù non fu mai a favore dell’attivismo politico. Non sostenne mai i movimenti giudaici per ottenere la liberazione da Roma, anche se lo invitarono a farlo. — Giovanni 6:15.
I cristiani devono fare proseliti?
Uno degli obiettivi prefissati nel cammino da percorrere riguardava il bisogno di incoraggiare l’evangelismo. Da alcuni anni l’importanza data al vangelo sociale aveva fatto accantonare l’evangelismo tradizionale. Ora lo si vuol far tornare in auge. Sorgono domande interessanti. Che dire del portare il Vangelo in quei grandi settori della famiglia umana che non accettano la verità contenuta nel tema dell’assemblea: “Gesù Cristo, la vita del mondo”? Che dire ad esempio di musulmani, indù e buddisti? Cosa propongono di fare le chiese del Consiglio Ecumenico per quanto concerne la predicazione delle profonde e incomparabili verità della Bibbia a tutta l’umanità?
Secondo il dizionario, l’espressione “fare proseliti” non è denigratoria. Significa semplicemente “convertire (qualcuno) da una fede religiosa a un’altra”. Non è questo esattamente ciò che Gesù insegnò ai suoi seguaci a fare? “Fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”, comandò. (Matteo 28:19) L’apostolo Pietro, intimo compagno di Gesù, disse con enfasi e in modo inequivocabile riguardo al suo Maestro: “Non vi è salvezza in nessun altro, poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo esser salvati”. — Atti 4:12.
Tuttavia il mondo in generale non vede di buon occhio le religioni che fanno opera di proselitismo. E il Consiglio Ecumenico ha le sue proprie definizioni del proselitismo; infatti dice che è “un’indegna forma di testimonianza”. Per i suoi contatti con le religioni non cristiane il Consiglio preferisce la parola “dialogo” che definisce un “incontro in cui persone che si attengono ad asserzioni diverse circa la realtà fondamentale possono riunirsi ed esplorare queste asserzioni in un contesto di reciproco rispetto”.
Non c’è ombra di convinzione e di fervore evangelico. Non si parla di fare discepoli. Se è così che le chiese appartenenti al Consiglio Ecumenico intendono svolgere la loro opera evangelica, come faranno le persone a divenire discepoli di “Gesù Cristo, la vita del mondo”, e a incamminarsi sulla strada della salvezza?
John Whale ha scritto nel Sunday Times di Londra: “Un crescente numero di cristiani occidentali trovano imbarazzante l’idea di diffondere la parola, perché potrebbe sottintendere la pretesa che il cristianesimo è giusto e le altre religioni sono sbagliate, forse totalmente sbagliate. Ma a loro non piace dirlo”.
La mira del Consiglio Ecumenico è forse quella di avviare “la terra abitata” — la loro oikoumene — sulla larga strada ecumenica dell’unità, indipendentemente da quello che si crede? Questo timido approccio nasce dal fervente desiderio di evangelizzare, o è il sintomo della mancanza di convinzione? Il sacerdote cattolico Tissa Balasuriya ha scritto in One World, il periodico ufficiale del Consiglio Ecumenico: “Il Dio dei cristiani non è una divinità particolarista, un monopolio dei cristiani e delle loro chiese. Se non fosse più schiavo dei cristiani, Cristo sarebbe visto come il Dio che tutti i teisti accettano”.
L’apostolo Paolo, però, la pensava diversamente. Infatti scrisse: “Satana, che è il dio di questo mondo corrotto, li ha resi ciechi, incapaci di vedere la gloriosa luce del Vangelo che splende su di loro”. E più avanti, nella stessa lettera: “Non fate lega con quelli che non amano il Signore. Che cosa avete da spartire con quelli che vivono nel peccato? Come fanno a stare insieme la luce e le tenebre? E che armonia ci può essere tra Cristo e il diavolo?” — II Corinti 4:4; 6:14, 15, The Living Bible, ediz. italiana.
A che cosa conduce questa strada?
Malgrado tutte le controversie, il Consiglio Ecumenico confida di poter conseguire un ragionevole successo nel cammino dell’ecumenismo. La domanda che sorge è questa: È la strada giusta per i cristiani? È la strada stretta che conduce alla vita? O è la strada larga che accoglie quasi tutti e che Gesù avvertì i suoi ascoltatori di evitare? — Matteo 7:13.
Dei suoi seguaci Gesù disse: “Il mondo li ha odiati, perché non sono parte del mondo”. E a Pilato disse: “Il mio regno non fa parte di questo mondo”. (Giovanni 17:14; 18:36) Il Consiglio Ecumenico reputa suo dovere cristiano esercitare la maggiore influenza possibile sugli affari del mondo. In questo modo si rende parte del mondo e ignora la verità della Bibbia e le istruzioni di Gesù.