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  • Come il mondo diventò schiavo del vizio

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  • Come il mondo diventò schiavo del vizio
  • Svegliatevi! 1986
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Svegliatevi! 1986
g86 8/4 pp. 3-5

Come il mondo diventò schiavo del vizio

IL SENATORE americano fuma due pacchetti di sigarette al giorno. “So che mi accorcerà la vita . . . Probabilmente mi ucciderà”, ha detto ai suoi colleghi in un dibattito sui sussidi governativi ai coltivatori di tabacco. “Maledetto il giorno in cui mi sono messo in questo orribile pasticcio”.

Il senatore non è il solo a rammaricarsi. Secondo alcune stime, il 90 per cento dei fumatori del suo paese hanno cercato di smettere o vogliono smettere. E solo nel 1983 due milioni di fumatori giapponesi ci riuscirono. Un esperto dice: “Quasi tutti i fumatori abituali sembrano dispiacersi di aver preso il vizio del fumo, e avvertono i figli di non seguire il loro esempio”.

Ma tutti i fumatori che si rammaricano di avere questo vizio come hanno fatto a diventarne schiavi a tal punto? In qualche modo, come dice il ricercatore Robert Sobel riguardo a questo mondo, “qualunque sia il bene o il male che può portare, siamo legati come civiltà a quei cilindretti di carta contenenti piccole quantità di erba trinciata”. Uno dei sei giganti dell’industria delle sigarette ha un quarto di milione di dipendenti. Ogni anno le sue vendite in 78 paesi di sei continenti fruttano complessivamente 10 miliardi di dollari. Come ha potuto un vizio tanto indesiderato creare la domanda che richiede l’industria colossale che alimenta quel vizio?

In effetti la storia delle sigarette potrebbe essere uno degli avvenimenti più sorprendenti degli ultimi cento anni. Furono due guerre del XIX secolo a stimolare la fenomenale domanda sorta in questo cosiddetto secolo della sigaretta. Una nuova industria, quella della pubblicità, attizzò il fuoco, e un tipo di tabacco nuovo e sorprendente — biondo, più dolce e chimicamente diverso — incoraggiò i fumatori ad aspirarne il fumo. Questo straordinario cambiamento nel vizio del fumo, quello di aspirarlo con la bocca, fece sì che la maggioranza dei fumatori ne divenisse schiava per tutta la vita.

Le guerre che alimentarono la domanda

Quello del tabacco continuò a essere un lusso dispendioso fino al 1856, quando le sigarette trovarono il loro primo grande mercato. Fu quando i soldati inglesi e francesi tornarono dalla guerra di Crimea con “sigari di carta” e un vizio che avevano preso lì. La moda passeggera della sigaretta si diffuse in tutta l’Europa, creando una domanda inaspettata di sigarette turche o delle loro imitazioni inglesi.

Fu in seguito a ciò che la sigaretta venne adottata come sostituto economico della pipa o del sigaro in tempo di guerra. Ma quella moda passeggera svanì. Inoltre, come fa notare Robert Sobel, “subito dopo il 1860 sembrava non esserci alcun modo in cui gli uomini americani del ceto medio — il miglior mercato per le sigarette — avrebbero potuto prendere il vizio”. Il fumo di quelle prime sigarette non era così gradevole come quello delle sigarette d’oggi. Come il fumo dei sigari, era leggermente alcalino e i fumatori lo trattenevano in bocca. Non era gradevole aspirare il fumo come fanno di solito oggi i fumatori. I tempi erano maturi per la sorpresa successiva.

La guerra civile americana (1861-65) introdusse un tipo di fumo che dava luogo a maggiore assuefazione, con quella che l’esperto in materia di tabacco Jerome E. Brooks definisce “forza esplosiva”. Ancora una volta la guerra mise l’economica sigaretta nelle mani dei soldati, prima dei confederati, poi di quelli dell’Unione. Ma questa volta non si trattò di una moda passeggera.

Queste sigarette erano fatte di tabacco americano e avevano qualcosa di diverso. I coltivatori americani avevano adottato nuove varietà di tabacco che crescevano bene nel loro terreno povero di azoto. Avevano pure scoperto, per puro caso in una fattoria della North Carolina, un procedimento di cura che rendeva le foglie del loro tabacco di color giallo chiaro e dolci. Nel 1860 l’ente americano del censimento lo definì “uno degli sviluppi più anormali nell’agricoltura che il mondo abbia mai visto”. Dopo aver provato qualche sigaretta fatta con questo insolito tabacco, i nuovi fumatori sentivano l’impellente necessità di fumare di nuovo.

Schiavi del vizio!

A quell’epoca non ci si rendeva conto che questa esigua schiera di fumatori andava aumentando in maniera costante, divenendo fisicamente dipendente, schiava di una sostanza che dava luogo a forte assuefazione. “Il fumare occasionalmente più di due o tre sigarette durante l’adolescenza” porta quasi di sicuro alla “regolare dipendenza dal fumo”, dice il dott. Michael A. H. Russell. “A differenza dell’adolescente che dapprima si inietta eroina una o due volte la settimana, il fumatore adolescente, quando finisce il suo primo pacchetto di sigarette, ha preso circa duecento ‘dosi’ consecutive di nicotina”.

Sì, il segreto consisteva nell’aspirare il fumo. Sembra che la nicotina penetri nelle membrane mucose e le irriti solo se esistono condizioni alcaline. Dato che il fumo delle sigarette è leggermente acido, è il solo fumo di tabacco abbastanza dolce in bocca e in gola da poter essere aspirato abitualmente. Ma nei polmoni l’acido viene neutralizzato, e la nicotina passa liberamente nel torrente sanguigno. In appena sette secondi il sangue ricco di nicotina arriva al cervello, così che ciascuna boccata procura soddisfazione quasi istantaneamente. I giovani che fumano più di una sigaretta, afferma uno studio condotto per conto del governo inglese, hanno solo il 15 per cento delle probabilità di non diventare fumatori.

Pertanto, nello stesso decennio della guerra di Crimea, l’industria delle sigarette aveva generato un nuovo e potente vizio. Entro una ventina d’anni i commercianti di tabacco ebbero l’idea di servirsi di costosi annunci pubblicitari per attirare nuovi clienti. Una macchina brevettata nel 1880 produsse sigarette in serie e contribuì a tenere bassi i prezzi, mentre foto di divi dello sport e di ragazze sorridenti resero popolare tra il pubblico maschile l’immagine della sigaretta. Ma cosa faceva sì che volessero provarla di nuovo? La dipendenza dalla nicotina! Il dott. William Bennet, che scrive articoli in materia sanitaria, afferma: “La meccanizzazione e una pubblicità e tecniche di marketing intelligenti fecero la loro parte, ma [senza nicotina] non avrebbero mai venduto molte foglie di tabacco”.

Nel 1900 la sigaretta moderna, che aveva già acquistato fama internazionale, era pronta a rafforzare la sua presa sulla società mondiale.

[Testo in evidenza a pagina 5]

Chi incomincia a fumare prende 200 “dosi” di nicotina dal suo primo pacchetto di sigarette

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