Uno sguardo al mondo
‘Una grande catastrofe’
“Nel Terzo Mondo vengono abbattuti ogni anno oltre 11 milioni di ettari di foresta tropicale, un’area pari quasi al triplo di quella dei Paesi Bassi”, dice la rivista olandese Internationale Samenwerking. “Nell’ultimo mezzo secolo è già scomparso il 50 per cento di tutte le foreste pluviali del globo”. Si teme che la scomparsa delle foreste produca un effetto notevole sul clima in tutta la terra, sconvolgendo l’equilibrio della natura e la produzione alimentare mondiale. La legna da ardere scarseggia già; nel Terzo Mondo circa cento milioni di persone trascorrono buona parte della giornata a cercarla. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), rimangono 1 miliardo e 900.000 ettari di foresta tropicale. Ma se non si prendono provvedimenti, per la fine del secolo il 25 per cento di questi saranno scomparsi, e la stessa sorte toccherà a tutta la foresta entro 85 anni. La perdita, dice la FAO, sarà “una delle più grandi catastrofi ambientali del nostro tempo”.
L’etica del lavoro
In Svizzera il tasso medio di disoccupazione dal 1960 è stato dello 0,14 per cento. I dati ufficiali indicarono un tasso dello zero per cento fra il 1968 e il 1975. Il più alto registrato dalla seconda guerra mondiale è stato dell’1,1 per cento nel 1984, il che in Svizzera è considerato da molti pressoché una crisi. Cosa spiega un tasso così alto di occupazione? Secondo quanto riferiva il New York Times, uno studio effettuato da tre economisti dell’Università di Ginevra metteva in evidenza fattori come il piccolo territorio della nazione, le piccole industrie sparse in tutto il paese, un’economia di tipo commerciale e un accordo, risalente al 1937, che limita gli scioperi e che richiede di risolvere le controversie mediante arbitrato. “Ci sono molte ragioni comunque che non possono essere quantificate”, dice Alain Schoenenberger, uno degli autori dello studio. “A mio avviso, qui in Svizzera il lavoro significa qualcosa”.
Ristampata la Bibbia di Gutenberg
“Per il collezionista biblico che ha tutto, una casa editrice francese sta ristampando la Bibbia di Gutenberg”, scrive l’Orlando Sentinel. La casa editrice si è preoccupata persino di usare una carta simile per struttura, peso, colore e grana alla carta della versione originale. Sarà rilegata a mano in marocchino, avrà il taglio dorato con oro a 22 carati e il titolo impresso in oro. La Bibbia di Gutenberg, stampata da Johann Gutenberg nel 1455, fu il primo libro stampato coi caratteri mobili. Era in due volumi e ne furono stampate solo 180 copie, di cui ne rimangono 20 complete. Nel 1978 una copia originale fu venduta per 2 milioni e 400.000 dollari. Le riproduzioni costeranno solo 4.500 dollari l’una.
Chiesa Cattolica e celibato sacerdotale
Aumentano i vescovi e i preti favorevoli all’ammissione di uomini sposati al sacerdozio. Da un sondaggio in Francia risulta che l’83 per cento dei sacerdoti è di questo parere. Le ragioni sono, da un lato, la carenza di clero, e dall’altro il fatto che il celibato sacerdotale non è una questione teologica, ma solo pastorale. Infatti, come fa osservare Il Messaggero del 22 ottobre 1985, “nelle Chiese cristiane dei primi secoli . . . il clero sposato era una realtà del tutto naturale”.
Inoltre la stessa “Chiesa cattolica ammette il clero sposato per le religioni di rito orientale. Non solo, a partire da Pio XII, una serie di persone convertitesi al cattolicesimo e provenienti dal clero protestante hanno potuto continuare la loro missione sacerdotale senza doversi separare dalla moglie”. Perché questa differenza di trattamento? A questo riguardo già nel 1965, al Concilio Vaticano II, il patriarca di Antiochia Massimo V Hakim intendeva consigliare alla Chiesa Cattolica di “non imporre ai presbiteri più di quello che Cristo ha imposto”. Ma il suo intervento fu vietato.
Reati non denunciati
“Due terzi delle vittime di reati in America non chiamano la polizia, e la gente è più incline a denunciare i furti d’auto che gli stupri o altri tipi di aggressione”, afferma il Daily News di New York. L’ultimo rapporto del dipartimento della Giustizia indicava che solo il 35 per cento di circa 37.100.000 reati commessi nel 1983 erano stati denunciati alla polizia. Il numero dei casi denunciati aumentava se il reato era stato commesso anziché solo tentato, se la vittima aveva riportato danni, e in proporzione al valore di ciò che era stato rubato o danneggiato. Dei casi di scippo, furto con scasso, stupro e rapina ne erano stati denunciati circa la metà. La percentuale più alta di denunce, il 69 per cento, riguardava i furti di motoveicoli; la più bassa, il 25 per cento, i furti in appartamenti. Molti hanno detto di non aver fatto la denuncia perché “la cosa non era abbastanza importante” o, nel caso di reati violenti, perché “si trattava di una faccenda privata o personale”.
Divieto regionale sugli emoderivati
La regione Emilia-Romagna ha emesso recentemente un decreto che vieta “il commercio e l’uso degli emoderivati per emofiliaci posti in vendita senza trattamento fisico all’inattivazione del virus HTLV III”. Riportando la notizia, il Corriere della Sera del 24 settembre 1985 specifica che “la misura è stata adottata a causa della diffusione dell’AIDS”.
Sollievo dall’emicrania cronica
“Il miglior modo per curare quelli che soffrono di mal di testa cronico potrebbe essere quello di disassuefarli dai sedativi”, dice il Medical Post del Canada. Riferendo i risultati di due studi presentati alla Seconda Conferenza Internazionale sul Mal di Testa tenuta a Copenaghen, in Danimarca, aggiunge: “L’uso eccessivo di analgesici . . . può perpetuare e intensificare il mal di testa in chi ne soffre di continuo e può ostacolare una terapia farmacologica altrimenti efficace”. I due studi mostrano che, usando altre cure, dal 75 all’82 per cento dei pazienti denunciavano “una significativa riduzione nella frequenza e nell’intensità del mal di testa dopo essere stati tre mesi senza analgesici”, e avevano pochi problemi dovuti all’astinenza. Per “chi soffre di vera emicrania”, l’abbandono dei sedativi “dà risultati positivi”, concludeva l’articolo.
‘Adottare una mucca’
Per combattere l’uccisione di milioni di mucche ogni anno, i devoti indù degli Stati Uniti sono invitati a partecipare al programma di protezione delle mucche detto ‘Adottare una mucca’, scrive l’India Observer. Come sede del programma pilota è stata scelta una comunità agricola di Hare Krishna in Pennsylvania. Questo offrirà la possibilità “a tutti gli indù di mostrare la loro devozione a uno dei princìpi religiosi fondamentali, la protezione delle mucche”. Si può scegliere fra tre possibilità: offrire 30 dollari al mese, 100 dollari al mese o fare un’unica offerta di 3.000 dollari o più per proteggere la mucca per tutta la sua vita. I partecipanti ricevono una foto a colori della mucca adottata, notizie sui suoi progressi e un fine settimana gratuito presso la comunità agricola per visitare la loro “go-mata”, o madre sacra. Gli indù riveriscono “la mucca come madre della società umana, perché provvede uno dei cibi più nutrienti della natura”, dice l’Observer.
Tasse scolastiche in Cina
A quanto scrive il Guardian di Londra, alcune scuole cinesi sfruttano la possibilità che il governo dà loro di raccogliere fondi localmente per compensare la scarsità di fondi del governo centrale. Le autorità hanno ricevuto una valanga di proteste dai genitori a causa delle tasse esorbitanti. Un operaio della provincia di Shandong si è lamentato che per iscrivere suo figlio alla scuola elementare spendeva quest’anno 100 yuan (sulle 69.000 lire) mentre l’anno precedente aveva speso solo 35 yuan. Nella provincia di Hubei un genitore ha detto che per gli alunni delle scuole elementari la tassa era di 80 yuan e di 300 yuan per gli studenti delle scuole secondarie. Per poter iscrivere i loro figli alcuni genitori sono stati invitati a provvedere copiatrici, carbone o altri articoli che scarseggiano. Il reddito medio del lavoratore agricolo cinese si aggira sui 115 yuan all’anno.
Il problema dell’immigrazione in Israele
“L’anno scorso l’immigrazione in Israele è scesa al livello più basso da che il paese fu fondato nel 1948”, scrive il New York Times. “Nel 1985 sono arrivati in Israele solo 11.298 immigranti, un calo del 41 per cento rispetto al 1984, quando ne arrivarono 19.230”. Le autorità attribuiscono il calo alla difficile situazione economica in cui versa il paese. Perché la cosa preoccupa tanto? Una ragione è che, a causa del tasso di natalità più alto, la popolazione araba in Israele cresce a un ritmo doppio rispetto a quello della popolazione ebraica. Si teme che gli arabi finiscano per diventare la maggioranza. “Il rallentamento del ritmo di immigrazione è tanto più penoso per Israele”, dice il Times, “perché scredita l’immagine della nazione, quella di un paese dove tutti gli ebrei sceglierebbero infine di vivere”. Circa 3 milioni e mezzo di ebrei — il 27 per cento degli ebrei che ci sono nel mondo — vivono in Israele.
Origine pagana degli ex voto
“L’origine degli ex voto risale al mondo pagano”. Stampa Medica del 16-30 novembre 1985 spiega infatti che a Roma venivano fatte riproduzioni in oro e argento delle parti del corpo malato: erano chiamate donaria (doni votivi) ed erano offerte alle divinità invocate in cambio della guarigione. Già 1500 anni prima di Cristo esistevano pratiche simili a Creta.
“Anche con l’avvento del Cristianesimo”, continua la rivista, “il culto delle offerte votive continuò ad avere larga diffusione nel mondo mediterraneo, radicato com’era in una religiosità spontanea che passò nelle nuove pratiche liturgiche limitandosi a cambiare oggetto”.
Non sono una protezione
L’aumento della violenza ha indotto migliaia di adulti e di ragazzi a iscriversi a corsi di autodifesa nella speranza di potersi proteggere in caso di aggressione. Ma il tempo e il denaro potrebbero essere spesi inutilmente. “Il costo elevato non garantisce che gli studenti saranno in grado di difendersi”, dichiara il Wall Street Journal. “Molti studenti spendono grandi quantità di tempo e di denaro per imparare movimenti complicati che in una palestra bene illuminata fanno impressione, ma che si dimostrano inutili quando si è presi dal panico in una strada buia”. Inoltre, non esistono norme stabilite dallo stato per quel che riguarda i requisiti di coloro che dirigono i corsi di autodifesa. Alcuni degli equivoci e dei tranelli indicati dagli esperti sono: pensare che la conoscenza delle arti marziali assicuri magicamente l’incolumità e permetta di rimanere illesi; pagare le lezioni dieci volte più di quello che si consegnerebbe al rapinatore; sottovalutare il tempo e la fatica che ci vorranno per divenire padroni delle tecniche di difesa; e il fatto che i ragazzini potrebbero diventare dei prepotenti.