Ascesa e declino del commercio mondiale
Parte III: L’avido commercio mostra la sua vera natura
ALL’INIZIO del XVI secolo il commercio europeo era monopolizzato a nord dalla Lega anseatica, un’associazione di mercanti delle città della Germania settentrionale, a ovest dall’Inghilterra e dai Paesi Bassi, e a sud da Venezia.
Per secoli Venezia ebbe il monopolio del commercio delle spezie. Gli accordi stipulati con gli arabi, e in seguito con i turchi ottomani, permisero di chiudere a possibili rivali le rotte commerciali verso Oriente. Chi avesse voluto sfidare questo monopolio doveva trovare altre rotte per l’Estremo Oriente. Le esplorazioni cominciarono. La scoperta e la conquista delle Americhe furono un risultato di queste esplorazioni.
Nell’ultimo decennio del 1400 il papa concesse a Portogallo e Spagna l’autorizzazione a intraprendere una campagna di conquista del mondo allora sconosciuto. Ma queste due potenze cattoliche non erano mosse solo dalla fede religiosa. Il prof. Shepard Clough commenta: “Non appena affermati i loro diritti sulle parti del mondo nuovamente scoperte, i paesi proprietari si precipitarono a cavarne quanti più benefici economici potevano”. E aggiunge: “C’era nella fretta di arricchirsi dei pionieri . . . una cupidigia quasi morbosa. Abbiamo qui una illustrazione interessante e dei moventi dell’esplorazione e delle ideologie prevalenti nel mondo occidentale”. (Shepard B. Clough e Richard T. Rapp, Storia economica d’Europa: Lo sviluppo economico della civiltà occidentale, trad. di F. Salvatorelli, Roma, Editori Riuniti, 1984, p. 146) La sete d’oro e il desiderio di fare convertiti spinsero i conquistatori spagnoli al saccheggio del Nuovo Mondo.
Nel frattempo i Paesi Bassi stavano diventando una delle principali potenze commerciali, un fenomeno che nessuno degli altri giganti commerciali poteva arrestare. Infatti nel corso del XVII secolo fu evidente che solo l’Inghilterra era abbastanza forte da sfidare gli olandesi. La competizione economica si intensificò. Verso il 1618, nel giro di 30 anni, gli inglesi avevano raddoppiato la loro flotta; verso metà del XVII secolo la marina mercantile olandese era circa quattro volte le flotte di Italia, Portogallo e Spagna messe insieme.
Il centro commerciale dell’Europa si spostò così dalle coste del Mediterraneo a quelle dell’Atlantico. Definendola una “rivoluzione commerciale” e “uno dei grandi mutamenti ‘locali’ della storia”, Clough dice che “fu questa prosperità economica a consentire il primato politico e culturale dell’Europa occidentale nell’ambito dell’occidente”. — Op. cit., pp. 168-9.
Imperi costruiti non solo con “lo zucchero e le spezie”
Nel 1602 gli olandesi fusero varie compagnie commerciali dirette dai loro mercanti e formarono la Compagnia olandese delle Indie Orientali. Nei decenni successivi, oltre ad avere un certo successo commerciale in Giappone e a Giava, essa spodestò i portoghesi dai territori che oggi costituiscono la Malaysia occidentale, lo Srī Lanka e le Molucche (Isole delle Spezie). “Gli olandesi peraltro, come i portoghesi e gli spagnoli”, dice Clough, “volevano riservare a sé soli i benefici del commercio orientale”. (Op. cit., p. 235) E non è strano! I commerci erano così proficui che nel XVII secolo i Paesi Bassi erano diventati lo stato con il più alto reddito pro capite dell’Europa occidentale. Amsterdam divenne il centro finanziario e commerciale del mondo occidentale. — Vedi riquadro, pagina 23.
Danimarca e Francia formarono compagnie simili. Ma la prima, divenuta poi anche la più influente, era stata fondata nel 1600 con il nome di Compagnia inglese delle Indie Orientali. Essa soppiantò i francesi e i portoghesi in India. In seguito gli inglesi ottennero la supremazia commerciale anche in Cina.
Nel frattempo, nell’emisfero occidentale, la Compagnia olandese delle Indie Occidentali commerciava in tabacco, zucchero e pellicce. E gli inglesi, dopo avere assorbito nel 1670 la Compagnia (inglese) della Baia di Hudson in Canada, si diedero da fare per trovare un passaggio a nord-ovest che collegasse Atlantico e Pacifico mentre commerciavano con i paesi vicini alla Baia di Hudson.
Il giornalista Peter Newman dice che la lotta fra la Compagnia della Baia di Hudson e una sua rivale, la North West Company, “era una gara per ottenere il controllo dei mercati e delle pellicce, ma si trasformò presto in una lotta per il potere e il territorio. . . . Entrambe le parti regolarono i conti col sangue”. Le vere vittime furono gli indiani con cui le compagnie trafficavano. “I liquori divennero la moneta nel commercio delle pellicce”, egli dice, aggiungendo che questo “commercio dei liquori corruppe le famiglie e distrusse la cultura indiana”.a
Vennero così all’esistenza due imperi potenti e influenti, costruiti entrambi non solo con lo zucchero e le spezie, ma anche col sangue! L’avido commercio mostrava la sua vera natura! The Columbia History of the World dice: “Olandesi e inglesi solcarono gli oceani del mondo come rappresentanti di società commerciali . . . Per queste compagnie quello del profitto era il movente primario”. — Il corsivo è nostro.
Profitto a spese di altri
Dal XVI al XVIII secolo il pensiero europeo fu fortemente influenzato da un sistema di politica economica detto mercantilismo. Un’enciclopedia (The New Encyclopædia Britannica) spiega: “[Il mercantilismo] sosteneva che l’acquisizione della ricchezza, in particolare la ricchezza in oro, era di suprema importanza per la politica nazionale. . . . La politica commerciale dettata dalla filosofia mercantilistica era pertanto semplice: incoraggiare le esportazioni, scoraggiare le importazioni e accettare in oro il ricavato della risultante eccedenza delle esportazioni”.
L’attuazione di questa politica causò spesso gravi ingiustizie. Le colonie furono sfruttate mentre venivano confiscate tonnellate d’oro a beneficio della madrepatria. In parole semplici, il mercantilismo rispecchiava l’atteggiamento egocentrico e avido che il mondo del commercio aveva promosso sin dal suo inizio, uno spirito che esiste ancor oggi.
Il mercantilismo ebbe i suoi critici, fra cui uno scozzese, Adam Smith. Noto filosofo ed economista, nel 1776 Smith pubblicò uno studio di economia intitolato An Inquiry Into the Nature and Causes of the Wealth of Nations (Ricerca sulla natura e sulle cause della ricchezza delle nazioni). Benché contrario al mercantilismo, Smith non condannò il fatto che gli uomini perseguivano il profitto mossi dall’interesse personale. Al contrario, affermò che essi sono spinti da una “mano invisibile” a impegnarsi nella competizione economica per perseguire l’interesse personale; ma questo stesso interesse personale, asserì, può essere utile all’intera società.
Smith propugnò la teoria del laissez-faire, l’idea che i governi dovrebbero intervenire il meno possibile nella sfera dell’attività economica dei privati. Così espresse in termini chiari l’ideologia del capitalismo classico.
Il capitalismo, il sistema economico prevalente oggi e, come affermano alcuni, quello più riuscito, è caratterizzato dalla proprietà privata, e dal libero scambio tra privati o società che competono fra loro per il profitto. La storia moderna del capitalismo ebbe inizio nel XVI secolo nelle città dell’Italia centro-settentrionale, ma le sue radici sono molto più antiche. Il professore emerito di storia Elias J. Bickerman spiega che “l’uso nel linguaggio economico della nostra parola ‘capitale’, dal latino caput, ‘capo’, deriva da un termine babilonese che pure voleva dire ‘capo’ e aveva lo stesso significato nel linguaggio economico”.
Il commercio rivela la sua vera natura nel perseguimento dell’interesse personale o di quello nazionale. Per esempio, non si è trattenuto dal nascondere la verità. Un libro (The Collins Atlas of World History) dice: “Il cartografo ha anche contribuito volontariamente, e a volte involontariamente, alle strategie commerciali. Le scoperte rivelano l’esistenza di incalcolabili fonti di ricchezza. Si può permettere al cartografo di rivelare al mondo queste informazioni? Non deve invece tenerle nascoste a potenziali concorrenti? . . . Nel XVII secolo, la Compagnia olandese delle Indie Orientali si astenne dal pubblicare documenti che avrebbero potuto fornire informazioni ai suoi rivali”.
Il commercio ha fatto anche di peggio. Dal XVII al XIX secolo furono venduti schiavi circa dieci milioni di africani, migliaia dei quali morirono durante il trasporto nelle Americhe. Il libro Radici, di Alex Haley, e la sua riduzione televisiva del 1977, hanno dipinto un quadro vivido di questa orribile tragedia.
Nuove invenzioni: Come sarebbero state usate?
Sin dagli albori della storia umana gli uomini imperfetti hanno imparato a furia di provare. Non per rivelazione divina, ma con instancabili ricerche o forse per caso hanno scoperto verità scientifiche fondamentali, utilizzate poi dalle nuove invenzioni. Nel 1750, mentre la Gran Bretagna cominciava a passare da un’economia agricola a un’economia di tipo industriale con l’impiego di macchine, alcune di queste invenzioni erano già pronte per essere usate nella costruzione di un mondo nuovo.
Il mulino a vento, conosciuto in Iran e Afghanistan già dal VI o VII secolo E.V., preparò il terreno per la scoperta e lo sfruttamento di altre fonti energetiche. Ma l’avido commercio sarebbe stato disposto a rinunciare a enormi profitti per garantire che queste fonti fossero sicure, non inquinanti e affidabili? Oppure, per il proprio tornaconto, avrebbe approfittato delle crisi energetiche, magari creandole?
La polvere da sparo, inventata in Cina nel X secolo, fu una manna dal cielo per l’industria mineraria e per l’edilizia. Ma l’avido commercio avrebbe avuto il coraggio morale di non sfruttarla per fabbricare ordigni micidiali e arricchire i trafficanti di armi col sacrificio di tante vite umane?
La ghisa, che probabilmente veniva prodotta in Cina già dal VI secolo E.V., fu un’antenata dell’acciaio sul quale doveva essere edificato il mondo moderno. Ma l’avido commercio sarebbe stato disposto a ridurre i profitti per impedire l’inquinamento, gli incidenti e la congestione che l’era industriale avrebbe portato?
Il tempo lo avrebbe detto. Comunque sia, queste e altre invenzioni erano destinate a provocare una rivoluzione così estesa che, a sua volta, avrebbe trascinato il mondo in qualcosa di mai visto. Leggete nel prossimo numero l’articolo “La rivoluzione industriale e i suoi frutti”.
[Nota in calce]
a Vittime innocenti dell’avido sfruttamento commerciale del Nuovo Mondo furono anche i 60 milioni di bisonti americani che vennero praticamente sterminati, spesso al solo scopo di prendere le pelli e le lingue.
[Riquadro a pagina 23]
L’attività bancaria
a.E.V.: Nelle antiche Babilonia e Grecia le monete erano conservate per maggior sicurezza nei templi; poiché non tutti ritiravano contemporaneamente le loro monete, alcune potevano essere prese in prestito da altri.
Medioevo: Inizia l’attività bancaria moderna, concepita da mercanti italiani che si servivano di commessi viaggiatori come rappresentanti per trasmettere lettere di credito da un paese all’altro; in Inghilterra gli orefici cominciarono a prestare a interesse le somme depositate per maggior sicurezza presso di loro.
1408: Fondato a Genova un istituto che alcuni considerano il precursore delle banche moderne, seguito da altri simili a Venezia (1587) e ad Amsterdam (1609). Uno storico dice che “l’efficienza dei servizi forniti dalla Banca di Amsterdam contribuì non poco a fare di questa città il centro finanziario del mondo”. — Storia economica d’Europa: Lo sviluppo economico della civiltà occidentale, cit., p. 211.
1661: La Banca di Stoccolma, una filiazione della Banca di Amsterdam, comincia a emettere banconote o biglietti di banca (promesse di pagamento da parte della banca), qualcosa che fu poi perfezionato dagli inglesi.
1670: La prima stanza di compensazione, aperta a Londra, era un organismo bancario per la liquidazione, fra istituti di credito, dei reciproci crediti e debiti; lo stesso anno fece la sua comparsa l’assegno, che permetteva al cliente della banca di trasferire ad altre banche quietanze di depositi o ad altre persone parte del saldo a suo credito.
1694: Costituita la Banca d’Inghilterra, che divenne un’importante banca di emissione (la banca che mette in circolazione cartamoneta).
1944: Fondata la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, detta anche Banca Mondiale, un istituto specializzato collegato alle Nazioni Unite e avente lo scopo di dare aiuto finanziario ai paesi membri per programmi di ricostruzione e sviluppo.
1946: Stabilito il Fondo Monetario Internazionale per “promuovere la cooperazione in campo monetario, la stabilità nei cambi, l’espansione del commercio; attenuare gli squilibri della bilancia dei pagamenti”. — The Concise Columbia Encyclopedia.
1989: Il “piano Delors” propone che la CEE (Comunità Economica Europea) adotti una moneta comune e stabilisca durante gli anni ’90 una Banca Centrale Europea.
1991: Fondata la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, un organo formato nel 1990 da oltre 40 nazioni per provvedere aiuti finanziari allo scopo di rimettere in sesto le economie indebolite dell’Europa dell’Est.
[Immagine a pagina 21]
Gli indiani, spesso pagati con liquori, furono vittime del commercio con i bianchi
[Fonte]
Harper’s Encyclopædia of United States History