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  • Vincere la frustrazione della dislessia
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  • Cos’è la dislessia?
  • Quali sono le cause?
  • L’aiuto dei genitori
  • L’aiuto degli insegnanti
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Svegliatevi! 1996
g96 8/8 pp. 11-14

Vincere la frustrazione della dislessia

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN GRAN BRETAGNA

“MI DÀ il suo numero di telefono?”, chiede Julie. La persona al telefono risponde. Ma le cifre che Julie annota sono molto diverse da quelle del numero dato.

‘La professoressa stracciò il disegno che avevo fatto’, si lamenta Vanessa, e dice: ‘Non riuscivo mai a ricordare quello che diceva’.

David, un uomo sui 70 anni, fa fatica a leggere parole semplici che più di sessant’anni fa leggeva senza difficoltà.

Julie, Vanessa e David hanno un problema di apprendimento, un problema frustrante: la dislessia. Cosa provoca questo disturbo? E come si può vincere la frustrazione che causa?

Cos’è la dislessia?

Un dizionario definisce la dislessia “disturbo che compromette la capacità di leggere”. Pur essendo spesso considerata un disturbo della lettura, la dislessia può implicare molto di più.a

Il termine italiano deriva dal prefisso peggiorativo greco dys, che indica opposizione, difficoltà, male, e lexis, che significa “discorso”. La dislessia include problemi con le parole o il linguaggio. Include anche problemi con il mettere nel giusto ordine le cose, ad esempio i giorni della settimana o le lettere di una parola. La dislessia, secondo il dott. Harry T. Chasty del Dyslexia Institute britannico, “è un handicap dell’organizzazione che si ripercuote sulla memoria a breve termine, sulla comprensione e sulle capacità manuali”. Non è strano che chi è affetto da dislessia provi frustrazione!

Prendete il caso di David. Come mai un uomo che un tempo leggeva molto e bene ora deve farsi aiutare dalla moglie per imparare di nuovo a leggere? Un ictus gli ha danneggiato un’area del cervello collegata all’uso del linguaggio, e questo ha reso esasperatamente lento il suo progresso nella lettura. Eppure le parole lunghe gli davano meno problemi di quelle corte. Nonostante la dislessia acquisita, la capacità di conversare e l’acume di David non sono stati minimamente intaccati. Il cervello umano è talmente complesso che i ricercatori devono ancora capire tutti i fattori che entrano in gioco quando esso analizza i segnali sonori e visivi che riceve.

Julie e Vanessa, invece, erano affette da dislessia insorta nell’età evolutiva, manifestatasi cioè con la crescita. I ricercatori in genere sono concordi nel dire che i bambini che verso i sette-otto anni dimostrano un’intelligenza normale ma hanno un’insolita difficoltà nell’imparare a leggere e a scrivere e nello scandire le lettere di cui si compongono le parole potrebbero essere dislessici. Spesso i ragazzi dislessici scrivono in maniera speculare le lettere che cercano di copiare. Immaginate la frustrazione di Julie e Vanessa quando gli insegnanti, a torto, le consideravano stupide, lente e pigre!

In Gran Bretagna una persona su 10 soffre di dislessia. Il fatto che gli altri non capiscano i loro problemi non fa che accrescere la frustrazione dei dislessici. — Vedi il riquadro a pagina 14.

Quali sono le cause?

Spesso le difficoltà di apprendimento sono causate da problemi di vista. Basta correggere il difetto visivo e la dislessia scompare. Un esiguo numero di coloro che hanno difficoltà a imparare a leggere riscontrano di riuscire a concentrarsi meglio sulle parole mettendo sopra il testo un sottile foglio di plastica colorata. Ad altri invece questo non è di nessun aiuto.

Alcuni, osservando che il problema tende ad essere più frequente tra i membri della stessa famiglia, ritengono che ci sia una base genetica. In effetti, non molto tempo fa la rivista New Scientist parlava di una ricerca “che sfruttava il noto legame esistente tra i geni responsabili di malattie autoimmuni come emicrania e asma e quelli responsabili della dislessia”. Visto che i dislessici e i loro parenti sono più soggetti a malattie autoimmuni, gli scienziati ritengono che i geni della dislessia si trovino nella regione del genoma che ospita i geni di queste malattie. Tuttavia, come fa notare lo studioso Robert Plomin, i ricercatori “hanno semplicemente identificato una regione cromosomica, non un gene del disturbo della lettura”.

La regione cerebrale che controlla la postura, l’equilibrio e la coordinazione è detta cervelletto. Alcuni scienziati sostengono che esso intervenga anche nei processi legati al pensiero e al linguaggio. Fatto interessante, alcuni ricercatori dell’Università di Sheffield, in Inghilterra, hanno messo a punto un test per la dislessia basato sull’equilibrio e sulla coordinazione. Il presupposto da cui partono è che se ci sono difetti nel cervelletto, alcune aree sane del cervello sono chiamate a compensare. I bambini in genere non hanno difficoltà a rimanere in equilibrio quando si chiede loro di stare fermi con i piedi uno davanti all’altro e le braccia tese. Ma se vengono bendati, i bambini dislessici ondeggiano molto di più, poiché fanno molto affidamento sulla vista per tenersi in equilibrio.

Altri ricercatori ancora indicano che il cervello dei bambini dislessici presenta differenze anatomiche. Di regola, la regione posteriore dell’emisfero cerebrale sinistro è leggermente più grande della regione corrispondente dell’emisfero destro, mentre nel cervello di chi è affetto da dislessia gli emisferi destro e sinistro appaiono sviluppati nella stessa misura. Altri ancora sostengono di aver riscontrato un difetto nella disposizione delle cellule nervose in zone del cervello deputate al linguaggio.

Ma indipendentemente dalla causa fisica della dislessia, qual è il modo migliore per aiutare chi ha questo problema?

L’aiuto dei genitori

Alcuni che hanno un figlio dislessico provano sensi di colpa. Se vi sentite così, scacciate questi pensieri negativi riconoscendo che nessuno è perfetto e che ognuno di noi è diverso dagli altri. Cominciate con il pensare che proprio come un bambino daltonico ha bisogno di aiuto per convivere con il suo difetto, la stessa cosa vale per il vostro figlio dislessico. Voi come genitori avete un ruolo ben preciso nell’educare vostro figlio.

Anche se attualmente la dislessia non si può prevenire né curare, la si può alleviare. In che modo? Il prof. T. R. Miles, autore del libro Understanding Dyslexia (Capire la dislessia), consiglia ai genitori di un bambino dislessico di scoprire innanzi tutto quali sono esattamente i campi in cui incontra difficoltà. In questo modo potranno valutare in maniera realistica quali sono i limiti del bambino e cosa ci si può aspettare da lui. “Al bambino si dovrebbe chiedere di fare le cose meglio che può”, consiglia un altro libro specializzato, “ma niente di più”. (Reading and the Dyslexic Child) Essendo comprensivi e incoraggianti, e soprattutto provvedendo forme di insegnamento adatto, i genitori possono ridurre al minimo le conseguenze della dislessia e, nello stesso tempo, alleviare lo stress che il bambino dislessico prova.

L’aiuto degli insegnanti

Ricordate che la dislessia è un disturbo dell’apprendimento. Gli insegnanti, perciò, devono dedicare del tempo ai loro alunni dislessici e fare uno sforzo per aiutarli. Limitate la frustrazione di questi bambini essendo realisti in ciò che vi aspettate da loro. Dopo tutto, può darsi che un bambino dislessico, crescendo, continui a trovare difficile leggere ad alta voce.

Non diventate disfattisti. Piuttosto, lodate i bambini per i loro eventuali progressi, e sicuramente per il loro sforzo. Inoltre, evitate le lodi indiscriminate. Secondo il prof. Miles gli insegnanti che notano dei progressi in un alunno dislessico dovrebbero dirgli: “È vero, hai fatto qualche errore. Tuttavia direi che hai fatto bene; hai migliorato rispetto alla settimana scorsa e, visto il tuo problema, è un risultato soddisfacente”. Quando invece non notano nessun miglioramento, dovrebbero dire: “Sì, sembra che questo ti crei ancora dei problemi; vediamo se riusciamo a trovare qualche altro modo per aiutarti”.

Non fate commenti denigratori sul modo in cui legge un bambino dislessico. Sforzatevi di fargli apprezzare i libri e la lettura. In che modo? Tanto i genitori che gli insegnanti possono suggerire al bambino di tenere qualcosa, forse un righello, sotto la riga che sta leggendo, in quanto chi legge molto lentamente spesso rischia di perdere il segno. Se nel leggere una parola il bambino sbaglia l’ordine delle lettere, chiedetegli con gentilezza: “Qual è la prima lettera?”

Immaginate quanto è scoraggiante per un bambino dislessico sentirsi ripetere spesso dall’insegnante di matematica che le sue risposte sono sbagliate. È molto meglio assegnargli problemi leggermente più semplici in modo che la frustrazione di non riuscire a risolverli sia sostituita dalla soddisfazione di risolverli nella maniera corretta.

“Per i dislessici”, secondo un’insegnante specializzata, “il segreto sta nell’imparare attraverso tutti i sensi”. Sfruttate sia la vista che l’udito e il tatto per aiutare il bambino a leggere bene e a scandire le lettere che compongono le parole. “L’alunno ha bisogno di guardare con attenzione, di ascoltare con attenzione, di badare ai movimenti della mano mentre scrive e di badare ai movimenti della bocca mentre parla”, spiega il prof. Miles. Così facendo, il bambino dislessico collegherà la forma scritta di una lettera sia con il suo suono che con i movimenti della mano necessari per scriverla. Per aiutare il bambino a distinguere tra due lettere che tende a confondere, insegnategli a scrivere ciascuna di esse iniziando da un punto diverso della lettera. “L’ideale”, dice un libro specializzato, “sarebbe che ogni bambino [dislessico] fosse seguito per un’ora al giorno da un insegnante che si occupasse solo di lui”. (Reading and the Dyslexic Child) Purtroppo, raramente le circostanze lo consentono. Comunque, chi è dislessico può aiutarsi anche da solo.

Aiutarsi da soli

Se soffrite di dislessia, prefiggetevi di concentrare la vostra lettura nel periodo della giornata in cui siete più produttivi. Alcuni ricercatori hanno notato che gli studenti dislessici ottengono buoni risultati leggendo per un’oretta e mezza, ma che in seguito il loro rendimento cala. “È probabile che studiare poco ma regolarmente ogni giorno sia più utile che studiare qualche giorno ogni tanto in maniera intensiva”, osserva il libro Dyslexia at College (Dislessia all’università). È vero, ci metterete più tempo per arrivare a leggere bene e a non commettere errori di ortografia. Tuttavia, perseverate.

Usate una macchina da scrivere portatile, o meglio ancora, un elaboratore di testi (word processor) dotato di un programma che aiuti a verificare la correttezza ortografica di ciò che scrivete. Insieme a questo, imparate a organizzare e manipolare le informazioni. — Vedi il riquadro a pagina 13.

Coltivate l’amore per i libri ascoltando quelli registrati su cassetta. In effetti questa rivista e la rivista ad essa abbinata, La Torre di Guardia, ora sono regolarmente disponibili su cassetta in molte lingue, come lo è pure l’intera Bibbia.

Se dopo aver letto il riquadro pensate di soffrire di dislessia, non nascondete il problema. Accettatelo, e tenetene conto. Ad esempio, forse vi state preparando per un’intervista di assunzione. Come molti, forse riscontrate che la tensione della situazione vi rende difficile esprimervi in maniera chiara e concisa. In tal caso, perché non simulare qualche intervista in anticipo?

I problemi causati dalla dislessia non si risolvono facilmente. Tuttavia il cervello, essendo un organo così meraviglioso, supplisce al problema. È quindi improbabile che la dislessia sia fonte di costante infelicità. Julie, Vanessa e David si sono tutti impegnati per vincere la frustrazione. Potete fare anche voi la stessa cosa. Riconoscete che il vostro problema specifico non deve necessariamente impedirvi di imparare. Perseverate negli sforzi che fate per leggere e scrivere bene senza fare errori di ortografia. Questo vi aiuterà a vincere la frustrazione che la dislessia causa.

[Nota in calce]

a Alcuni esperti usano il termine “disgrafia” per descrivere i problemi di apprendimento legati alla scrittura e “discalculia” per quelli associati all’aritmetica.

[Riquadro a pagina 13]

Per essere organizzati usate:

• una tabella personale su cui affiggere messaggi

• un calendario–agenda

• una vaschetta per la corrispondenza in arrivo

• un archivio personale

• un diario

• una rubrica per gli indirizzi

[Riquadro a pagina 14]

Come riconoscere la dislessia nei bambini

Se rispondete affermativamente a tre o quattro delle seguenti domande, a seconda della fascia di età, è possibile che i bambini in questione soffrano in qualche misura di dislessia.

Bambini dagli 8 anni in giù

Hanno imparato a parlare tardi?

Fanno ancora molta fatica a leggere o a scandire le lettere che formano le parole? Questo vi sorprende?

Avete l’impressione che in cose non legate al leggere e all’ortografia i bambini siano svegli e intelligenti?

Sbagliano a scrivere lettere e cifre?

Per fare i calcoli, hanno avuto bisogno di aiutarsi con i blocchetti, le dita o segni sulla carta più a lungo degli altri bambini della loro età? Trovano insolitamente difficile ricordare le tabelline?

Fanno fatica a distinguere la destra dalla sinistra?

Sono particolarmente maldestri? (Non tutti i bambini dislessici lo sono).

Bambini dagli 8 ai 12 anni:

Commettono strani errori di ortografia? Capita a volte che nello scrivere una parola saltino qualche lettera o invertano l’ordine delle lettere?

Quando leggono fanno errori che sembrano dovuti a distrazione?

La comprensione del materiale letto sembra più lenta di quanto ci si potrebbe aspettare per la loro età?

A scuola hanno difficoltà a copiare dalla lavagna?

Quando leggono ad alta voce, saltano parole o intere righe, oppure leggono due volte la stessa riga? Leggono malvolentieri ad alta voce?

Fanno ancora fatica a ricordare le tabelline?

Hanno scarso senso dell’orientamento, confondendo destra e sinistra?

Mancano di fiducia nelle proprie capacità e hanno poca stima di sé?

[Fonte]

— Da Awareness Information, edito dalla British Dyslexia Association, e da Dyslexia, pubblicato dai Broadcasting Support Services, Channel 4 Television, Londra.

[Immagine a pagina 12]

Per non perdere il segno, tenete un righello sotto la riga da leggere

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