Ulteriore arricchimento d’intendimento
1. Come la nuova traduzione è stata accurata riguardo al verbo greco?
UNA delle più importanti parti del discorso in qualsiasi lingua è il verbo. Senza dubbio è la parte del discorso più difficile a usare. Per arricchire appieno il nostro intendimento delle Scritture Greche Cristiane il traduttore deve comprendere questa complicata parte del discorso greco, il verbo. Esso ha un certo numero di voci, tempi e modi. Un certo numero di distinzioni fra tutti questi si estinse col tramontare del greco classico e il prevalere del greco comune o koiné ai giorni di Gesù e degli apostoli. Tuttavia il traduttore moderno non può permettersi d’esser negligente e trascurato in quanto all’esatto significato di un verbo. Nel greco i tempi dei verbi non esprimono solo il tempo di un’azione o stato, ma anche la specie dell’azione, se è iniziale, oppure continuativa, o si ripete, o è completata ad un certo punto. L’attenzione per questi significati contenuti nelle forme dei verbi conduce alla traduzione precisa e alla finezza d’espressione. Per alcuni lettori essa potrebbe parere una traduzione libera piuttosto che letterale, ma non è effettivamente così. Una breve considerazione di alcuni casi che mostrano l’attenzione che la Traduzione del Nuovo Mondo ha prestata alla forza descrittiva del verbo si dimostrerà istruttiva.
2. Come rende il tempo presente storico del verbo?
2 Risulta che, ad eccezione del libro dell’Apocalisse, la Traduzione del Nuovo Mondo ha eliminato il presente storico, e lo ha reso in tutti i casi relativi con verbi al tempo passato. Così, dove la Versione del re Giacomo dice: “Allora il Diavolo lo lascia [presente storico], ed ecco, degli angeli vennero e gli ministrarono,” leggiamo ora: “Allora il Diavolo lo lasciò, ed ecco! vennero degli angeli e cominciarono a ministrargli”. (Matt. 4:11, NM) Si noti questa espressione, “cominciarono a ministrargli invece di “ministrarono”. Questo perché il verbo “ministrare” è al tempo imperfetto e qui denota l’inizio di un’azione che continua per un certo tempo.
3. Come rende il tempo presente per mostrare azione continuata e il comando di non farla più?
3 Una bella traduzione del tempo presente dove denota azione che continua ancora dal passato ci è data in Giovanni 5:17. La Versione Riveduta dice: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero”. Ma la nuova versione dice: “Il Padre mio ha continuato ad operare fino ad ora, e io continuo a operare”. (NM) Un’altra buona traduzione del tempo presente che denota durata o continuità d’azione è in Giovanni 17:3, dove si legge: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (NM) Non è solo l’esser pervenuti alla conoscenza, ma la loro continuazione nella conoscenza, o piuttosto il loro acquisto della conoscenza di Dio e di Gesù Cristo che dà la vita eterna. Troviamo un presente continuativo in Matteo 16:4: “Una generazione malvagia e adultera continua a ricercare un segno”. (NM) La traduzione del tempo presente di verbi in forma di comando è interessante. Per esempio: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano”. “Continuate, dunque, a cercare prima il regno”. (Matt. 5:44; 6:33, NM) “Infine, fratelli, perseverate nella preghiera per noi”. (2 Tess. 3:1, NM) Riguardo ai comandi negativi: “Cessate di giudicare, affinché non siate giudicati”. (Matt. 7:1, NM) A Maria Maddalena Gesù dice: “Cessa di stringerti a me. Perché non sono ancora asceso al Padre”. (Giov. 20:17, NM) E l’uomo a letto dice all’amico che bussa alla sua porta a mezzanotte: “Smetti di disturbarmi”. (Luca 11:7, NM) In questi casi l’azione è continua, e il comando è ora quello di smettere o fermarla.
4. Come mostra essa che il tempo imperfetto esprime il tentativo d’azione?
4 Ora, prendiamo il tempo imperfetto: esso può esprimere non solo l’inizio di un’azione che continua, ma altresì il tentativo di fare qualche cosa. Perciò, invece di leggere di Giovanni che proibisce a un uomo, leggiamo: “Giovanni disse: ‘Istruttore, abbiamo veduto un tale che espelleva demoni facendo uso del tuo nome e noi abbiamo tentato d’impedirglielo, perché non segue con noi.’ Ma Gesù gli disse: ‘Non tentate voi d’impedirglielo.’” (Luca 9:49, NM) Ancora, Abrahamo non sacrificò effettivamente il suo figlio, Isacco, ma leggiamo: “Per fede Abrahamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco, e l’uomo che aveva lietamente ricevuto le promesse tentò di offrire il suo unigenito figlio”. — Ebr. 11:17, NM.
5. Che cosa significa “aoristo”? Come rende essa questo tempo del verbo?
5 Il greco ha pure un tempo particolare chiamato “aoristo”. che significa “non limitato” in quanto al tempo. I verbi nel tempo aoristo possono esser resi in una varietà di modi secondo il loro contesto. È interessante talvolta fare una distinzione fra questi e verbi al tempo presente o al tempo perfetto. Il tempo aoristo potrebbe esprimere un’occorrenza definita di qualche cosa a un tempo non dichiarato del passato. Ecco perché leggiamo in Matteo 3:17: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. (NM) E può ancora denotare un’azione abituale o proverbiale, come in Giovanni 15:6 (NM) sulla vite e i tralci: “Se uno non rimane in unione con me, è gettato via come un tralcio ed è disseccato”. (Si veda pure Matteo 11:19; Luca 7:35, NM) Quindi abbiamo il tempo aoristo dello scrittore epistolare. Mentre scrive egli mette ciò che dice al passato, perché sarà così quando la lettera sarà pervenuta ai lettori; ma oggi usiamo il tempo presente, come in 1 Giovanni 2:13, 14, NM: “Io vi scrivo, figliuoli, perché siete venuti a conoscere il Padre. Io vi scrivo, padri, perché siete venuti a conoscere lui,” ecc. Nei comandi l’aoristo, a differenza del tempo presente, denota il comando di far qualche cosa che non è stata ancora intrapresa o cominciata, un’azione a un certo punto. Per esempio: “Dite alla figlia di Sion: ‘Ecco! il tuo Re sta venendo a te”. (Matt. 21:4, NM) Ancora: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima”. (Matt. 10:28, NM) E ancora: “Non date ciò ch’è santo ai cani, né gettate le vostre perle dinanzi ai porci”. — Matt. 7:6, NM.
6. Come mostra la differenza fra il tempo aoristo e il presente in quanto al commettere un atto e praticare qualche cosa?
6 Anziché denotare la pratica regolare di qualche cosa, il tempo aoristo potrebbe denotare l’esecuzione di un solo atto di quella specie. Perciò udiamo il Diavolo dire a Gesù sul monte della tentazione: “Tutte queste cose io te le darò se tu ti prostri e mi fai un atto di adorazione”. (Matt. 4:9, NM) E Giovanni ci scrive: “Figliuoletti miei, io vi sto scrivendo queste cose affinché non commettiate un peccato. E ancora, se alcuno commette un peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, un giusto”. (1 Giov. 2:1, NM) Si metta a confronto questo atto isolato di peccato con l’uso che fa Giovanni del tempo presente per dire: “Chiunque rimane in unione con lui non pratica il peccato; nessuno che pratichi il peccato l’ha mai veduto o è venuto a conoscerlo. Figliuoletti, nessuno v’inganni; chi pratica la giustizia è giusto, come egli è giusto. Chi pratica il peccato ha avuto origine dal Diavolo, perché il Diavolo ha peccato da quando cominciò”. “Ogni persona che è nata da Dio non pratica il peccato, ma Colui che è nato da Dio la custodisce e il maligno non fa presa su di essa”. — 1 Giov. 3:6-8; 5:18, NM.D
DIFFICOLTÀ DOTTRINALI ELIMINATE
7. Che cosa significa “perifrastico”? Come lo mostra Luca 21:17?
7 Un’altra osservazione sui verbi, e questa è un’osservazione riguardante il modo indiretto o perifrastico di dire le cose. La dovuta attenzione per questa forma ci conduce sovente ad afferrare il corretto pensiero dell’originale e ci salvaguarda dall’errore. Nei casi simili di forma perifrastica lo troviamo tradotto in maniera semplice, come in Matteo 24:9 (NM): “Sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”; ma in Luca 21:17, (NM) il senso perifrastico è meglio espresso nelle seguenti parole: “Sarete oggetto di odio presso tutte le persone a causa del mio nome”.
8. Com’è così eliminata la falsa dottrina in Matteo 16:19; 18:18?
8 Quattro altri casi, quando sono rettamente tradotti, liberano da una falsa dottrina che è stata edificata su di essi. In Matteo 16:19 (NM) Gesù dice a Pietro: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che tu potrai legare sulla terra sarà stato legato nei cieli, e tutto ciò che tu potrai sciogliere sulla terra sarà stato sciolto nei cieli”. In Matteo 18:18 (NM) Gesù dice a tutti i suoi apostoli: “Io vi dico in verità: Tutte le cose che potrete legare sulla terra saranno state legate nel cielo e tutte le cose che potrete sciogliere sulla terra saranno state sciolte nel cielo”. Quindi Gesù non disse a Pietro e agli altri apostoli che il cielo avrebbe aspettato la loro decisione e avrebbe in seguito confermato e osservato tale loro decisione sulla terra. No; ma qualsiasi cosa Pietro e i suoi compagni apostoli avrebbero potuto decidere sulla terra, sarebbe stata già legata o sciolta nel cielo, e Pietro e i suoi compagni avrebbero soltanto espresso la precedente decisione del cielo. Così il cielo non sarebbe stato comandato dal basso in alto, dalla terra, ma gli apostoli sulla terra sarebbero stati comandati teocraticamente dall’alto in basso, dal cielo. E così con la semplice traduzione di una forma perifrastica del verbo, senza inserire nessuna parola aggiunta, la Traduzione del Nuovo Mondo elimina un errore dottrinale.
9. Come aiuta essa a sormontare l’apparente contradizione fra Atti 9:7 e 22:9?
9 Un’accurata traduzione aiuta altresì a sormontare l’apparente contradizione fra Atti 9:7 e 22:9, sulla questione se gli uomini che erano con Saulo di Tarso udirono qualche cosa di soprannaturale quando il glorificato Gesù si mostrò a Saulo sulla via di Damasco. Questa difficoltà è sormontata prestando attenzione al caso grammaticale della parola voce che è l’oggetto del verbo “udire”. La parola voce (phoné) può significare o suono o voce ed è tradotta in entrambi i modi. In Atti 9:4 (NM) leggiamo: “Egli cadde a terra e udì una voce che gli diceva: ‘Saulo, Saulo, perché mi stai perseguitando?’ Qui la parola voce è al caso accusativo e Paolo udì quello che la voce diceva. Ma il versetto 7 ha la parola voce al caso genitivo per mostrare che i compagni udirono della voce. Perciò ora leggiamo: “Gli uomini che facevano il viaggio con lui ristettero senza parole, udendo, invero, il suono di una voce, ma non vedendo alcun uomo”. (NM) Ma udirono essi con Paolo ciò che la voce disse? No! Poiché in Atti 22:9 Paolo disse: “Gli uomini che erano con me osservarono, invero, la luce ma non udirono la voce [caso accusativo] di colui che mi parlava”. (NM) Egli vuol dire che, sebbene gli uomini udissero il suono, essi non udirono quello che la voce diceva a Paolo. Non ne afferrarono il messaggio. Ma al versetto 7 Paolo ci dice ch’egli stesso non solo udì il suono della voce, ma comprese pure quello che diceva: “Caddi a terra e udii una voce [caso genitivo] che mi diceva: ‘Saulo, Saulo, perché mi stai perseguitando?’” (NM) Quindi nella nota in calce, dà una traduzione alternativa per mostrare che gli uomini al seguito di Paolo non udirono per il fatto che non “udirono comprensibilmente”. — Confrontate 1 Corinzi 14:11, NM.
PER UNA MAGGIORE CHIAREZZA
10. Quali citazioni mostrano come essa rende il verbo greco “giustificato”?
10 A tutta prima quelli che sono stati per molto tempo affezionati alla Versione del re Giacomo potrebbero deplorare la scomparsa di termini e frasi comuni. Ma col tempo vedranno che il cambiamento dei nomi, dei termini e delle espressioni contribuisce alla maggior chiarezza di significato. Prendete la parola “giustificato”. Pochi conoscono il suo significato biblico. La Traduzione del Nuovo Mondo ne rende il verbo greco “dichiarare (o provare) giusto; dichiarare non colpevole; assolvere; rivendicare”. In Romani 3:4 leggiamo ora: “Sia Dio trovato verace, quantunque ogni uomo sia trovato bugiardo, com’è scritto: ‘Affinché tu possa essere rivendicato nelle tue parole e possa vincere quando sei giudicato’”. (NM) Paolo dichiara: “Non ho coscienza di alcuna cosa contro di me. Ma per questo non sono rivendicato, bensì colui che mi esamina è Geova”. (1 Cor. 4:4, NM) Gesù dichiara: “La sapienza è rivendicata dalle opere sue”. E: “Dalle tue parole sarai rivendicato, e dalle tue parole sarai condannato”. (Matt. 11:19; 12:37; Luca 7:35, NM) Per mostrare la nostra giustificazione mediante la fede nel sacrificio di Gesù, Paolo dice: “Di tutte le cose delle quali non poteste esser dichiarati senza colpa per mezzo della legge di Mosè, chiunque crede è dichiarato senza colpa per mezzo di Questi”. (Atti 13:39, NM) Paolo disse inoltre ai Cristiani che muoiono in sacrificio con Gesù: “Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato. Per di più, se siamo morti con Cristo, noi crediamo che altresì vivremo con lui”. — Rom. 6:7, 8, NM.
11. Com’è più chiaramente mostrata la relazione fra giustizia e fede?
11 Come la nostra giustificazione è ottenuta mediante la fede nel sangue di Cristo viene esposto dalle seguenti parole: “Dunque, ora che siamo stati dichiarati giusti come risultato della fede, godiamo la pace con Dio per mezzo del nostro Signor Gesù Cristo. Tanto più, dunque, dal momento che noi siamo stati ora dichiarati giusti mediante il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira”. (Rom. 5:1, 9, NM) Le seguenti parole accertano che chi compie la giustificazione è Dio: “Quelli ch’egli chiamò sono coloro i quali dichiarò pure che erano giusti. . . . Chi presenterà accusa contro gli eletti di Dio? Dio è colui che li dichiara giusti”. (Rom. 8:30, 33, NM) In italiano la relazione fra la parola credente e la parola fede non è così evidente, ma in greco le parole che significano “fede” e “credere” risultano chiaramente affini perché sono tratte dalla stessa radice. La Traduzione del Nuovo Mondo cerca di conservare questa affinità con chiarezza rendendo il verbo “credere” in luoghi appropriati con “esercitare fede; riporre fede”. Perciò si noti come è resa chiara la giustificazione per fede in questa traduzione: “Se, per esempio, Abrahamo fosse stato dichiarato giusto come risultato delle opere, egli avrebbe avuto motivo di vantarsi; ma non presso Dio. Infatti, che dice la Scrittura? ‘Abrahamo esercitò la fede in Geova, ed essa gli fu imputata a giustizia.’ . . . a chi non opera ma ripone la fede in colui che dichiara giusto l’empio, la fede è imputata a giustizia”. (Rom. 4:2, 3, 5, NM) Così pure, invece di tradurre come la Versione Riveduta: “Ho creduto, perciò ho parlato,” in 2 Corinzi 4:13 ora si legge: “Ora poiché abbiamo lo stesso spirito di fede come quella della quale è scritto: ‘Io esercitai fede, perciò parlai,’ anche noi esercitiamo fede e perciò parliamo.’ — Rom. 10:4, 8, NM.
12. Com’è la connessione tra fede e giustizia messa chiaramente in evidenza in Romani 10:4, 8-11?
12 La inseparabile connessione della fede con la giustificazione e la giustizia è ancora tenuta chiaramente in evidenza in questa traduzione di Romani 10:4, 8-11, (NM): “Cristo è la fine compiuta della Legge, cosicché chiunque esercita la fede può aver giustizia. Ma che cosa dice essa? ‘La parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore’; cioè la ‘parola’ della fede che noi predichiamo. Perché se pubblicamente dichiari questa ‘parola nella tua bocca’ che Gesù è il Signore, ed eserciti la fede nel tuo cuore che Iddio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Perché col cuore si esercita la fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza. Poiché la Scrittura dice: ‘Nessuno che ripone la sua fede in lui sarà disilluso.’
RELIGIONE
13. Perché troviamo in Filippesi 1:7 la traduzione “stabilire legalmente”? Quale titolo di opuscolo si basa su di essa?
13 All’assemblea internazionale dei testimoni di Geova del 1950 nello Yankee Stadium della città di New York, ci fu dispensato l’inapprezzabile documento legale, l’opuscolo inglese di 96 pagine, intitolato “Difendere e stabilire legalmente la buona novella”. A proposito, il titolo è fondato sulle parole scritte da Paolo mentre era in prigione a Roma, che si leggono in Filippesi 1:7 (NM): “Voi tutti essendo partecipi con me della immeritata benignità tanto nei legami della mia prigionia quanto nel difendere e stabilire legalmente la buona novella”. Il lettore potrebbe domandarsi perché la parola greca (bebaìosis) viene resa qui “stabilire legalmente”. Notiamo che in Ebrei 6:16 (NM) la parola ha ancora sapore legale ed è tradotta “garanzia legale”. Tuttavia, il Vocabolario del Testamento Greco (in inglese) di Moulton e Milligan (1914) mostra che è una parola tecnica con sapore di tribunale giudiziario, e l’ha pure in Filippesi 1:7. Il dott. Adolfo Deissmann, un pioniere degli antichi manoscritti papiracei, riteneva che “la parola deve sempre esser letta tenendo presente il significato tecnico” (pagina 108). I papiri scoperti dopo che l’opera di pioniere di Deissmann fu pubblicata appoggia la sua proposizione con molti esempi. Dalle parole di Paolo possiamo dunque apprezzare il fatto che egli era in prigione a Roma nella lotta per stabilire legalmente il diritto di predicare la buona novella del regno di Dio e il diritto che l’evangelo avesse una così libera circolazione come tutte le religioni pagane dell’impero romano.
14. Che cosa dice l’opuscolo a pagina 75 sulla Società e sui testimoni?
14 A pagina 75 dell’opuscolo inglese Difendere e stabilire la buona novella leggiamo una delle conclusioni relative alla Watch Tower Bible & Tract Society alla quale si arriva dopo molti anni di lotte nei tribunali: “Si dichiara che la Watch Tower Society e i testimoni di Geova sono un’organizzazione religiosa legale e che i loro rappresentanti impegnati nella predicazione dell’evangelo sono legalmente riconosciuti come ministri di religione, il che dà loro diritto a tutti i privilegi accordati a tutte le organizzazioni e ai ministri religiosi”.
15. Che cosa mostrano le note in calce su Giacomo 1:26, 27, Atti 26:5 e Colossesi 2:18? e che cosa significa la parola greca?
15 Questa interessante conclusione ci fa ricorrere alla Traduzione del Nuovo Mondo per aver luce sulla religione. La parola non ricorre mai nel corpo principale del testo, ma ricorre come spiegazione nelle note in calce. Contrariamente alla Versione Riveduta con i suoi termini “religioso” e “religione”, troviamo qui “adoratore formale” e “forma di adorazione” in Giacomo 1:26, 27: “Se uno pensa d’essere un adoratore formale e non tiene a freno la sua lingua, ma seduce il suo cuore, la forma di adorazione di quel tale è vana. La forma di adorazione che è pura e immacolata dal punto di vista del nostro Dio e Padre è questa: aver cura degli orfani e delle vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi senza macchia dal mondo”. (NM) Le note in calce mostrano qui che le vecchie versioni latine dicono religiosum esse (essere religioso) e religio (religione). Che la parola greca (threskeía) significa “forma di adorazione”, è mostrato da Paolo in Atti 26:5: “Secondo la più rigida setta della nostra forma di adorazione io vissi Fariseo”. (NM) Qui la nota in calce mostra che i vecchi testi latini dicono sectam nostrae religionis (setta della nostra religione). In Colossesi 2:18 l’apostolo scrive pure di una “forma di adorazione degli angeli”, e la nota in calce mostra che le antiche versioni latine riportano religione angelorum (una religione degli angeli).
16. Come usavano i primitivi Cristiani di lingua latina la parola religio? L’adoperò Paolo In tribunale?
16 Da questo risulta che i primi Cristiani di lingua latina usarono il termine religio (religione) come equivalente della parola greca (threskeía). Senza dubbio nel tribunale romano davanti al quale comparve Paolo, il termine latino religio fu applicato alla forma di adorazione di Paolo, il Cristianesimo. Ma Paolo non fece obiezione, perché egli comprendeva il generale, comunemente accettato significato della parola. Non sappiamo se fece la sua causa nel tribunale romano in latino o in greco e né se lui stesso applicò il termine religio alla sua forma di adorazione di Geova Dio. Egli si trovava quivi per combattere per il diritto d’essa di esistere e per espanderla come qualsiasi altra religio del tempo.
17. Fu Paolo scortese nelle sue parole d’esordio agli Ateniesi sul Colle di Marte? Sotto quale termine latino legale combatté egli per il Cristianesimo?
17 Troviamo che il governatore romano Festo davanti al quale Paolo comparve in tribunale si riferì all’adorazione dei Giudei chiamandola “adorazione della deità”, quando Festo disse al re Agrippa: “Avevano semplicemente con lui certe questioni intorno alla loro propria adorazione della deità e intorno a un certo Gesù che era morto ma che Paolo asseriva d’esser vivente”. (Atti 25:19, NM) La nota in calce ci mostra qui che l’espressione “adorazione della deità” è praticamente la stessa espressione che Paolo adoperò quando si rivolse agli Ateniesi sul Colle di Marte dicendo: “Ateniesi, io vedo che in ogni cosa sembrate di essere in balìa del timore delle deità più di altri”. (Atti 17:22, NM) E come illustrazione di tale fatto Paolo si riferì all’altare ch’egli aveva trovato sul quale era l’iscrizione “A un dio sconosciuto”, e Paolo mostrò loro che questa Deità sconosciuta era il suo proprio Dio. Così, col suo tatto Paolo non offese quei raffinati uomini dell’alto tribunale dicendo che avevano maggior timore dei demoni di altri, adoperando la parola “demoni” nel suo spaventoso significato moderno. La nota in calce mostra che i “demoni erano ritenuti deità, non scortesemente”. E quindi Festo applicò l’espressione greca (deisidaimonìa) alla credenza giudaica, ma non in modo scortese. Ora, se Paolo combatteva per il Cristianesimo e ad esso veniva applicato ai giorni suoi il termine legale religio, lo possiamo anche noi, in questo giorno, senza obiezioni. Ne consegue, pertanto, che la proposizione presentata a pagina 75 dell’opuscolo legale è corretta.
I SIGNIFICATI DI “TUTTO”
18. Quale significato della parola “tutto” è riportato per primo, e dov’è stata usata in tal modo?
18 Una delle parole che ha causato grandi difficoltà nel comprendere è la paroletta “tutto”. Quanti sono “tutti”? Il testo greco l’adopera con tre significati, com’è esposto nella Traduzione del Nuovo Mondo: (1) col significato di “tutto”, la totalità, che comprende ogni cosa e ognuno; (2) col significato di tutte le specie, maniere o qualità di persone o cose; e (3) col significato di ogni altra persona o tutte le altre persone o cose. Quando Gesù disse che il regno dei cieli era simile a un mercante che, trovando una perla di gran prezzo, “andò e vendette prontamente tutte le cose che aveva, e la comprò,” Gesù intendeva tutte le cose senza alcuna eccezione. (Matt. 13:45, 46, NM) Quando Paolo dice parlando di Gesù il Figlio di Dio: “Quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora il Figlio stesso sarà pure sottoposto a colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio possa essere tutte le cose a ciascuno,” Paolo intendeva parlare di tutte le cose e di tutte le persone senza escluderne alcuna. (1 Cor. 15:28, NM) Questo è il primo significato della parola.
19. Qual’è il secondo significato di “tutto”, e dove “tutto” è così adoperato?
19 Quelli che credono nella salvezza universale di tutte le persone, compreso lo stesso Diavolo, faranno obiezione al secondo significato. Ma non possiamo evitarlo, conveniamo che le Scritture sono concordanti. Si noti come la Traduzione del Nuovo Mondo fa concordare i passi delle Scritture secondo cui solo quelli che acquistano conoscenza ed esercitano la fede sino alla fine saranno salvati: “La vera luce [Gesù] che illumina ogni specie di uomini stava per venire nel mondo”. E le parole stesse di Gesù “Io, se sono innalzato dalla terra, trarrò a me uomini d’ogni specie”. (Giov. 1:9; 12:32, NM) Ancora: “Felici siete voi quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni specie di empietà per amor mio”. (Matt. 5:11, NM) Quindi la profezia di Gioele adempiuta il giorno della Pentecoste: “‘Negli ultimi giorni,’ dice Iddio, ‘io spanderò del mio spirito sopra ogni specie di carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno e i vostri giovani vedranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni; e anche sui miei schiavi e sulle mie schiave io spanderò del mio spirito in quei giorni, ed essi profeteranno”.’ (Atti 2:16-18, NM) Paolo dice che i Cristiani dovrebbero pregare “per tutte le specie di uomini” e quindi aggiunge: “Questo è giusto e accettevole nel cospetto del nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che tutte le specie di uomini siano salvate e vengano a un’accurata conoscenza della verità”. — 1 Tim. 2:1-4, NM, anche 6, nota in calce.
20. Perciò, com’è reso Romani 5:18, 19, e perché correttamente così?
20 Ma che dire di Romani 5:18, 19? chiederete. Ecco, siamo dispensati dalla necessità di una lunga spiegazione dalla traduzione: “Così dunque, come mediante un fallo risultò per gli uomini di tutte le specie la condanna, così pure mediante un atto di giustificazione è risultato per gli uomini di tutte le specie la dichiarazione che son giusti per la vita. Poiché come per la disubbidienza di un solo uomo molti furono costituiti peccatori, così anche per l’ubbidienza di una sola persona molti saranno costituiti giusti”. (NM) Così il fatto che molti, ma non tutti gli uomini senza eccezione, saranno costituiti giusti concorda col fatto relativo che il risultato dell’atto di Cristo a favore di uomini di tutte le specie è un dichiararli giusti per la vita. Tutto questo è in armonia con l’argomento di Paolo fino a questo punto che non solo i Giudei naturali ma persone di tutte le altre nazioni, persone di tutte le specie, avranno un’opportunità di salvezza. Ma non tutti gli uomini saranno salvati.
21. Qual è il terzo significato di “tutto”, e dov’è così adoperato?
21 Ora in quanto al terzo significato di “tutto”: questo demolisce gli argomenti dei trinitari. Tuttavia questo significato di “tutti gli altri” o “ogni altro” è perfettamente grammaticale e scritturale. Notate le parole di Gesù che lo dimostrano: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date per giunta!’ Nella sua profezia sulla fine del mondo: “Guardate il fico e tutti gli altri alberi”. (Matt. 6:33; Luca 21:29; anche 13:2, 4, NM) Quindi l’illustrazione di Paolo del corpo: “Se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso; o se un membro è glorificato, tutte le altre membra ne gioiscono con esso”. (1 Cor. 12:26; anche 6:18, NM) Relativamente alla glorificazione di Cristo Paolo dice: “Iddio lo ha innalzato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome che è al disopra di ogni altro nome”. — Filip. 2:9, NM.
22, 23. Quale argomento avanzano i trinitari su Colossesi 1:15-20, e come elimina la nuova traduzione il loro argomento?
22 Ma ora i trinitari vi opporranno le parole di Paolo in Colossesi 1:15-20 secondo la Versione del re Giacomo. Essi argomentano che, se Gesù Cristo fu prima di tutte le cose e tutte le cose sussistono per mezzo di lui e furono create da lui e per lui, egli deve essere precisamente uguale all’Onnipotente, l’Iddio Altissimo, o dev’essere una persona con Dio. Ma noi dobbiamo mettere in armonia questi versetti con tutti gli altri passi delle Scritture secondo i quali Gesù Cristo è il Figlio di Dio e una creazione di Lui. La parola greca dunque dev’esser resa qui nel senso di “tutte le altre”. Si noti, quindi, come la Traduzione del Nuovo Mondo annienta l’argomento dei trinitari:
23 “Egli è l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione, perché per mezzo di lui tutte le altre cose furono create nei cieli e sopra la terra, le cose visibili e le cose invisibili, . . . Tutte le altre cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Egli è altresì prima di tutte le altre cose e per mezzo suo tutte le altre cose furon fatte esistere, ed egli è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti, onde potesse diventare colui che è primo in tutte le cose, perché Iddio si compiacque di far abitare tutta la pienezza in lui e mediante lui di riconciliare ancora con sé tutte le altre cose facendo la pace mediante il sangue ch’egli sparse sul palo di tortura, tanto le cose che sono sopra la terra quanto le cose che sono nei cieli”. (NM) In armonia con questo in Apocalisse 4:11 (NM) ci è detto che Geova Dio “creò tutte le cose”, compreso il suo unigenito Figlio, Gesù Cristo. — Si veda pure Giovanni 3:31, NM.
PER UN ALTISSIMO E ONNIPOTENTE IDDIO
24. Il nome Geova si applica forse a Gesù? Com’è dimostrata la vostra risposta?
24 Da questa considerazione sola risulta evidente che la Traduzione del Nuovo Mondo mostra la netta distinzione fra Geova Dio e Gesù Cristo perché sono due persone separate e distinte, l’uno il Creatore e l’altro una creatura a immagine di Dio. Questa traduzione rimettendo il nome Geova al giusto posto che occupa nelle Scritture Greche, mostra che il nome Geova non si applica a Gesù. Per esempio, i trinitari sono inclini a collegare Romani 10:13, una citazione di Gioele 2:32, con Gesù. Ma ora se leggiamo nella Traduzione del Nuovo Mondo i versetti 9 e 13 di Romani 10 vediamo come questo è un errore. Leggiamo i versetti come segue: “Perché se pubblicamente dichiari con quella ‘parola nella tua bocca’, che Gesù è il Signore, ed eserciti la fede nel tuo cuore che Iddio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Perché ‘chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato’”. (NM) Notiamo che il versetto 9 non dice che, per essere salvato, dovete pubblicamente dichiarare che Gesù è Geova, ma che egli è il Signore, o Maestro. La nota in calce qui mostra che il titolo “Signore” non significa né si riferisce a Geova, e che neppure le versioni ebraiche lo rendono Geova. Perciò, per essere salvati, è il nome di Geova che dobbiamo invocare, perché egli è Colui che risuscitò il Signore Gesù dai morti. Tutto il contesto di queste scritture concorda con questo. Potremmo anche riferirci ad Atti 2:21, 24-36 per dimostrare che Geova e Gesù sono distinti e che il nome divino non si applica al Figlio Gesù. Vi è un solo ed unico Altissimo e Onnipotente Iddio, e questo è Geova il Padre del nostro Signor Gesù.
25. Quali altre caratteristiche della traduzione ora non abbiamo abbastanza spazio per trattare? A chi e perché ne raccomandiamo l’uso?
25 Ma ci manca lo spazio per parlare di altre preminenti caratteristiche di questa Traduzione del Nuovo Mondo, come essa elimina i passi falsi che non si trovano nei più antichi e autentici manoscritti greci; come e perché abbandona la parola “croce” usando “palo di tortura”; come dà lo sfondo ebraico alle Scritture Greche Cristiane come espone la seconda presenza o parousía di Cristo con la Potenza del Regno. Ma per alcune altre informazioni sulle sue caratteristiche possiamo rimandare i nostri lettori al nostro articolo del 1º maggio 1951, sulla “Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane”. Dopo il nostro esauriente esame e attento studio di questa rimarchevole traduzione ne raccomandiamo l’uso ai ricercatori della verità e della vita nel loro studio della Bibbia. Per mezzo d’essa sono sicuri di acquistare le ricchezze della piena certezza del loro intendimento.