“Aggiungete alla vostra . . . conoscenza la padronanza di voi stessi”
“Per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi”. — 2 Piet. 1:5, 6.
1, 2. (a) Perché l’ammonizione di Pietro d’aggiungere alla nostra conoscenza la padronanza di noi stessi è molto appropriata? (b) Perché non è facile esercitare padronanza di sé?
LA PAROLA di Dio dà grande risalto alla necessità d’acquistare la conoscenza ch’essa contiene. Tale conoscenza è indispensabile per conseguire la vita eterna, come disse anche Gesù: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:3) Ma come abbiamo appena visto, la conoscenza senza la padronanza di noi stessi non ci farà ottenere la vita, e molto appropriatamente l’apostolo Pietro perciò ci consiglia: “Per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi”. — 2 Piet. 1:5, 6.
2 Per quanto il valore e il bisogno d’esercitare padronanza siano grandi, altrettanto grande può dirsi che è lo sforzo richiesto per esercitarla. Perché? Perché anche i cristiani maturi devono stare sempre in guardia per “camminare in modo degno di Dio”, sebbene si ammetta che ci vuole uno sforzo più grande da parte di alcuni che non da parte di altri? (1 Tess. 2:12) Perché, nelle attuali condizioni, aderire alla condotta di rettitudine è tutto l’opposto che seguire la via di minor resistenza, la quale, a sua volta, deve attribuirsi a tre nemici che noi cristiani ci troviamo contro, la carne, il mondo e il Diavolo.
3. Quale nemico in noi rende difficile padroneggiarci, come si comprende da quale testimonianza delle Scritture?
3 Prima di tutto ci sono le tendenze ereditate della nostra carne decaduta. Sì, proprio come abbiamo ereditato varie infermità fisiche dai nostri predecessori così abbiamo ereditato debolezze o difetti morali nella personalità. Non lo possiamo evitare: “I padri mangiarono uva immatura, ma si allegarono i denti dei figli”. Come Geova stesso disse del genere umano subito dopo il Diluvio: “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza”. E sembra che più la personalità è dotata o vigorosa, più chi la possiede trova difficile esercitare padronanza di sé; un fatto mostrato innumerevoli volte non solo dalla storia secolare ma anche da esempi scritturali. In particolare il problema che tutti i servitori di Geova hanno nell’esercitare padronanza di sé è ben formulato dall’apostolo Paolo: “Poiché so che in me, cioè nella mia carne, non dimora niente di buono; poiché in me è presente la capacità di desiderare, ma la capacità di operare ciò che è eccellente non è presente. Poiché il bene che desidero non lo faccio, ma il male che non desidero è ciò che pratico”. Non c’è dubbio che Paolo riconobbe di avere un combattimento nell’esercitare padronanza di sé. Ma è chiaro sia dalle sue parole che dal suo passato che non rinunciò mai a far guerra contro le debolezze della carne e che esse non prevalsero su di lui, altrimenti non avrebbe mai potuto scrivere: “In nessun modo noi diamo alcuna causa d’inciampo, affinché non si trovi da ridire sul nostro ministero”. Egli trattò con durezza il suo corpo, tenendolo sotto controllo. Può dirsi che continuando la nostra guerra contro l’egoismo, contro la mancanza di padronanza di sé nelle piccole cose, non causeremo così probabilmente inciampo cedendo a gravi peccati. — Ger. 31:29; Gen. 8:21; Rom. 7:18, 19; 2 Cor. 6:3; 1 Cor. 9:27; Sal. 51:5; Mar. 14:72.
4, 5. (a) Quali nemici visibili dobbiamo affrontare nei nostri sforzi di padroneggiarci? (b) Quali nemici invisibili?
4 E secondariamente, intanto che ci sforziamo di esercitare padronanza di noi stessi, è schierato contro di noi questo malvagio sistema di cose composto di uomini empi ed egoistici. Essi si sforzano di sfruttarci facendo appello alle nostre debolezze per il loro guadagno personale. (1 Giov. 2:15, 16) È per il loro interesse che cediamo alle nostre passioni, abusiamo nel mangiare e nel bere, ci dedichiamo a impura condotta dissoluta, leggiamo pubblicazioni lascive, assistiamo alla proiezione di pellicole immorali, diveniamo fanatici nello sport o ci graviamo inutilmente di carichi indebitandoci per acquistare cose che non possiamo permetterci. E c’è poi l’esempio di quelli che ci circondano i quali cedono a tali tentazioni.
5 Terzo, dobbiamo anche contendere con quelli che esercitano un dominio invisibile su questo sistema di cose malvagio, Satana suo dio, insieme ai suoi demoni. (2 Cor. 4:4; Efes. 6:12) Egli riuscì a far agire Eva senza padronanza di sé e fece il peggio che poteva per indurre Gesù ad agire in maniera simile. (Matt. 4:1-10) Non ci sia mai consentito di dimenticare che abbiamo non solo nemici visibili da affrontare, ma, maggiormente, nemici invisibili, il capo dei quali “va in giro come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”. — 1 Piet. 5:8.
LO SPIRITO E LA PAROLA DI DIO CI SONO D’AIUTO
6. (a) Quale potente forza Geova ha provveduto per aiutarci ad acquistare padronanza di noi stessi? (b) Come in particolare si può ottenere tale forza?
6 Ma come abbiamo potenti forze che operano contro l’esercizio della padronanza di noi stessi, così abbiamo aiuti ancor più potenti per esercitare padronanza di noi stessi, i principali dei quali sono lo spirito santo e la Parola di Dio. Come leggiamo: “Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito”, dice Geova. (Zacc. 4:6) Di quale grande aiuto sia lo spirito santo di Dio nell’esercizio della padronanza di sé è chiaramente indicato da Paolo: “Continuate a camminare mediante lo spirito e non seguirete nessun desiderio carnale”. Questa È padronanza di sé! Più che in qualsiasi altro modo, questo spirito santo si può acquistare alimentandosi con regolarità e premura della Parola che è piena dello spirito di Dio. Da Genesi a Rivelazione è piena della diretta e dell’indiretta ammonizione di esercitare padronanza di sé. Come abbiamo visto, essa ci dà molti esempi ammonitori del danno che risulta dalla mancanza di padroneggiarsi e molti eccellenti esempi che mostrano la saggezza di esercitare padronanza di sé con le ricompense che ne derivano. — Gal. 5:16.
7-9. (a) Quali consigli ci dà la Parola di Dio in quanto a controllare i nostri pensieri? (b) Il nostro spirito o le nostre emozioni? (c) I nostri affetti, le nostre brame o i nostri desideri?
7 Fra le cose che la Parola di Dio direttamente ci consiglia è quella di controllare i nostri pensieri. A causa delle debolezze ereditate e delle condizioni imperfette e malvage che ci circondano, è facilissimo avere pensieri cattivi, orgogliosi, sgradevoli, risentiti, impuri e di autocommiserazione. A causa di ciò ci viene dato il consiglio di ‘rinnovare la nostra mente’ e di educarla a ‘considerare le cose che sono vere, giuste, caste, amabili, virtuose e degne di lode’. La mèta verso cui ci dobbiamo sforzare nei nostri pensieri è quella di condurre “ogni pensiero in cattività per renderlo ubbidiente al Cristo”. Quale alta norma questo ci pone! — Rom. 12:2; Filip. 4:8; 2 Cor. 10:5.
8 Leggendo regolarmente la Parola di Dio riceviamo pure molti diretti consigli sul modo di dominare il nostro spirito, i nostri nervi, le nostre emozioni. “Chi è lento all’ira è migliore di un uomo potente” che non è lento all’ira, e perciò senza padronanza di sé, “e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città”, ma che non ha catturato il proprio spirito. Sì, “come una città diroccata, senza mura”, e quindi senza alcuna difesa, “è l’uomo che non tiene a freno il suo spirito”. — Prov. 16:32; 25:28.
9 E ancora, la Parola di Dio ci consiglia direttamente di controllare i nostri affetti, le nostre brame e i nostri desideri — le cose a cui volgiamo il cuore — il che è molto importante perché è qui che hanno inizio tutte le difficoltà. Chi sarebbe mai colpevole di peccato degno di disassociazione da parte della congregazione cristiana se si controllasse sempre in queste cose? Come Gesù ben avvertì: “Dal cuore vengono malvagi ragionamenti, assassinii, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie”, che tutti contaminano l’uomo e portano cattivo frutto. (Matt. 15:19, 20) Saggiamente ci viene dato il consiglio: “Più di ogni altra cosa che dev’esser guardata, salvaguarda il tuo cuore, poiché da esso sono le fonti della vita”. Sì, il primo passo nella direzione sbagliata si fa quando si permette al cuore di accarezzare cose che sono piacevoli ma che son cattive alla vista di Dio, come mostra pure il discepolo Giacomo: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio”, accarezzando cose proibite da Dio. “Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta, il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. Veramente scrutando la Parola di Dio abbiamo molti eccellenti consigli sul modo di controllare i nostri pensieri, il nostro spirito e i nostri desideri! — Prov. 4:23; Giac. 1:14, 15.
10. Che cosa dice la Parola di Dio in quanto a controllare la nostra lingua?
10 Nella Parola di Dio troviamo pure molti consigli sul bisogno di controllare la nostra lingua. Il sapiente re Salomone ripetute volte ci consiglia a questo riguardo, come in Proverbi 10:19: “Nell’abbondanza delle parole non manca la trasgressione, ma chi tiene a bada le sue labbra agisce con discrezione”. Gli ispirati scrittori cristiani ci consigliano similmente: “La fornicazione e l’impurità d’ogni sorta o l’avidità non siano neppure menzionate fra voi, come conviene a persone sante; né condotta vergognosa né parlar stolto né scherzi osceni, cose che non si addicono, ma piuttosto il rendimento di grazie”. (Efes. 5:3, 4) In particolare il discepolo Giacomo ha molto da dire sul bisogno di controllare la lingua e afferma pure che a meno che non controlliamo la nostra lingua la nostra forma di adorazione è futile. Quale vigoroso consiglio onde controlliamo la nostra lingua! — Giac. 1:26; 3:1-12.
11. Quali consigli ci danno le Scritture in quanto al modo in cui dovremmo camminare?
11 Pensieri, parole, e azioni. Sì, alimentandoci della Parola di Dio saremo anche aiutati ad esercitare padronanza delle nostre azioni a causa degli eccellenti consigli che essa dà. Fra i modi in cui ce li dà è quello di consigliarci su come dovremmo camminare, su come ci dovremmo condurre. L’apostolo Paolo lo considerò così importante che ne fece menzione a ogni congregazione a cui scrisse. Infatti consigliò ai cristiani di Roma: “Come di giorno camminiamo decentemente”. Ai cristiani di Efeso diede l’ammonimento: “Guardate dunque accortamente che il modo in cui camminate non sia da persone non sagge ma da saggi, riscattando per voi stessi il tempo opportuno, perché i giorni sono malvagi”. Per i Colossesi pregò che “siate ripieni dell’accurata conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e discernimento spirituale, per camminare in modo degno di Geova al fine di piacergli pienamente mentre continuate a portar frutto in ogni opera buona”. Alla congregazione di Tessalonica che si era appena formata scrisse: “Esortavamo ciascuno di voi . . . affinché continuaste a camminare in modo degno di Dio”; “onde camminiate decentemente”. Per camminare decentemente, per camminare in modo degno di Dio, per badare attentamente a come camminiamo, per tutte queste cose ci vuole padronanza di sé! — Rom. 13:13; Efes. 5:15, 16; Col. 1:9, 10; 1 Tess. 2:11, 12; 4:12; 1 Cor. 3:3; Gal. 5:16, 25; Filip. 3:16.
ALTRE ATTIVITÀ CHE PORTANO ALLA PADRONANZA DI SÉ
12. Come badando alla nostra associazione siamo aiutati ad avere padronanza di noi stessi?
12 Fra le altre attività, in aggiunta allo studio della Parola di Dio, che portano alla padronanza di sé è l’associazione con i compagni cristiani, secondo il consiglio che si trova in Ebrei 10:23-25. Associandoci ai nostri fratelli cristiani che pure apprezzano il bisogno di padronanza di sé, saremo aiutati ad esercitarla noi stessi. Non è molto probabile che essi ci tentino ad abbandonarci alla condotta dissoluta. Questo accade specialmente quando si fanno le vacanze. Le vacanze trascorse nella Scuola di Ministero del Regno, nelle assemblee e nei congressi o servendo dove il bisogno è più grande, come in territorio isolato, sono per noi una salvaguardia. Ma in vacanza o in qualsiasi altro tempo, se preferiamo associarci con quelli che non hanno le stesse alte norme che noi abbiamo in quanto alla padronanza di noi stessi, possiamo ben trovarci a imitarli, rovinando così le nostre utili abitudini. Saggiamente siamo avvertiti: “Non ti accompagnare con chi si dà all’ira; e non entrare con l’uomo che ha accessi di furore, per non imparare i suoi sentieri e certo prendere un laccio per la tua anima”. Associarsi volontariamente con tali persone è un errore! — Prov. 22:24, 25; 1 Cor. 15:33.
13. Come il fedele servizio di campo ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi?
13 E la fedele, coerente, diligente attività del ministero cristiano porta ancora alla padronanza di sé. Ci vuole padronanza per andare a letto in tempo il sabato sera per avere una buona notte di riposo in modo da essere in eccellente condizione per l’attività teocratica della domenica. Ci vuole padronanza per alzarsi presto la domenica mattina in modo da potersi radunare con altri cristiani per il servizio di campo. Ci vuole padronanza per continuare il ministero finché si sa di doverlo compiere, quando il tempo è inclemente e si trova poco interesse alle porte della gente. E mentre si va di porta in porta si trovano molte situazioni che mettono alla prova e sfidano la padronanza di sé. Si può essere insultati, schiaffeggiati su una guancia per così dire; ma per amore della buona notizia si porgerà l’altra guancia: questo richiede padronanza di sé! E ce ne vuole, per rispondere con mitezza e profondo rispetto quando chi è in autorità chiede ragione della speranza che è in noi; come ce ne vuole pure quando si risponde a un padrone di casa infuriato. — Matt. 5:39; 1 Piet. 3:15; Prov. 15:1.
14. Di quale aiuto è la preghiera per acquistare padronanza di noi stessi?
14 Un’altra attività ancora che porta a coltivare la padronanza di sé è la preghiera. Frequentemente avvicinandoci a Dio troviamo vero aiuto. Rivolgetevi a lui per essere aiutato in tempo di bisogno o d’afflizione o di tentazione. Non trascurate mai la preghiera, ma fatene un’abitudine, non un’abitudine meccanica, ma premurosa, sincera e fervida. Chiedete a Dio d’aiutarvi, continuate a chiedergli, implorate il suo perdono quando avete mancato di esercitare padronanza di voi stesso. Ditegli ogni volta con fervore che cercherete di far meglio la volta prossima. Sì, continuate a pregare di ‘non indurvi in tentazione’; “pregate incessantemente”, “siate costanti nella preghiera”, in quanto ad acquistare padronanza di voi stesso. — Matt. 6:13; 1 Tess. 5:17; Rom. 12:12.
QUALITÀ CHE AIUTANO A COLTIVARE LA PADRONANZA DI SÉ
15. Che cosa si può dire del timore di Geova come aiuto per padroneggiarsi?
15 Di grande aiuto nel coltivare la padronanza di sé sono pure quelle eccellenti attitudini o qualità mentali cristiane come il timore di Geova, l’umiltà, la fede e l’amore. Non c’è dubbio che il timore di Geova ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi. Giustamente temiamo Geova a causa della sua posizione e dei suoi attributi. Dobbiamo rendere conto a lui come Sovrano universale e “non vi è creazione che non sia manifesta alla sua vista, ma tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto”. Giustamente temiamo di dispiacergli, poiché egli è perfetto nella giustizia mentre noi siamo imperfetti, peccatori, inclini a seguire la via sbagliata. Giustamente lo temiamo anche a causa della sua illimitata potenza: “È pauroso cadere nelle mani dell’Iddio vivente”. Questo timore di Dio è “il principio”, “l’inizio della sapienza”, poiché “significa odiare il male”. Sì, non basta amare la verità e la giustizia, ma, come Gesù Cristo, dobbiamo odiare, aborrire, avere forte avversione per ogni illegalità, non importa quanto sia piacevole, desiderabile o attraente per la carne decaduta. Ciò significa ‘sostituire alla personalità vecchia con le sue pratiche la personalità nuova’. — Ebr. 4:13; 10:31; Sal. 111:10; Prov. 9:10; 8:13; Col. 3:9, 10.
16. In quali modi l’umiltà porta alla padronanza di sé?
16 Un’altra qualità che ci aiuta grandemente a esercitare padronanza di noi stessi è l’umiltà. E non c’è da meravigliarsi, giacché uno dei più grandi ostacoli della padronanza di sé è l’orgoglio. Prima di tutto, la persona umile non si offende facilmente e non è quindi molto probabile che sia tentata ad agire senza padronanza di sé. La persona umile è più probabile che abbia pazienza nel trattare con altri e che sia perciò longanime, il che contribuisce alla padronanza di sé. Cercando di coltivare la padronanza di noi stessi abbiamo bisogno dell’aiuto di Geova, della sua immeritata benignità, e questa è disponibile non già per gli orgogliosi ma per gli umili: “Dio si oppone ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. I malvagi menzionati da Giuda che volgono “l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta”, e son dunque privi di padronanza di sé, sono anche orgogliosi, “trascurano la signoria e parlano ingiuriosamente dei gloriosi”. — Giac. 4:6; Giuda 4, 8; 1 Piet. 5:5.
17, 18. (a) In che modo la fede come frutto dello spirito ci può assistere a padroneggiarci? (b) Come ci può assistere l’amore?
17 Inoltre ci può aiutare a coltivare la padronanza di noi stessi la fede in Geova Dio e nelle sue promesse. Quanto spesso siamo turbati a causa della mancanza di fede in Dio, che rende difficile esercitare la nostra padronanza! Giobbe poté perseverare a causa della sua fede. Ci volle vera padronanza di sé per non ‘maledire Dio e morire’, ed egli fu in grado di esercitarla a causa della sua fede, che gli permise di dire: “Perfino se mi uccidesse, non aspetterei io?” La fede non ci farà agitare a causa dei malfattori ma ci farà esercitare padronanza di noi stessi, mentre attenderemo Geova, sapendo che la vendetta appartiene a lui e che egli ricompenserà. La fede ci farà esercitare padronanza di noi stessi senza soccombere alle tentazioni del materialismo, sapendo che questo mondo e i suoi desideri passeranno presto. La fede ci farà esercitare padronanza di noi stessi quando saremo perseguitati, sapendo che il peggio che l’uomo possa fare è solo uccidere il corpo. — Giob. 2:9; 13:15; Sal. 37:1; Rom. 12:19; 1 Giov. 2:15-17; Matt. 10:28.
18 E, soprattutto, l’amore ci aiuta a coltivare la padronanza di noi stessi. Se amiamo Geova con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutta la nostra forza, per certo cercheremo di piacergli esercitando la padronanza di noi stessi. Essa ci renderà attenti così che non recheremo biasimo sul suo nome con la cattiva condotta. E l’amore verso il nostro prossimo come verso noi stessi pure richiederà che esercitiamo padronanza di noi stessi, in modo da non causargli dolore o danno, e specialmente in modo da non farlo inciampare. Le parole di Paolo mostrano la relazione fra l’amore e la padronanza di sé: “Poiché questo è ciò che Dio vuole, la vostra santificazione, che vi asteniate dalla fornicazione; che ciascuno di voi sappia possedere il proprio vaso in santificazione e onore [il che richiede padronanza di sé], non in concupiscenza di appetito sessuale come l’hanno anche le nazioni che non conoscono Dio; che nessuno giunga al punto di danneggiare e usurpare i diritti del fratello in queste cose, poiché Geova è uno che esige la punizione per tutte queste cose”. L’amore per i nostri fratelli non ci farà sbagliare in queste cose mediante la mancanza di padronanza di noi stessi, come pure ci permetterà di ubbidire al consiglio: “Continuate a fare sentieri diritti per i vostri piedi, affinché ciò che è zoppo non si sloghi, ma anzi sia sanato”. Paolo ci diede un eccellente esempio in questo: “Se il cibo fa inciampare il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non fare inciampare il mio fratello”. — 1 Tess. 4:3-8; Ebr. 12:13; 1 Cor. 8:13.
UTILITÀ E RICOMPENSE DELLA PADRONANZA DI SÉ
19. Quali utilità derivano al corpo e alla mente dalla padronanza di sé?
19 L’utilità e le ricompense che derivano dalla padronanza di sé sono invero grandi. Così dev’essere, giacché Geova il giusto Dio è il Sovrano universale. Come la mancanza d’esercitare la padronanza di sé dà luogo a un danno del tutto sproporzionato agli immediati vantaggi e piaceri provati, così si può dire che l’esercizio della padronanza di sé dà luogo a utilità del tutto sproporzionate agli sforzi compiuti. Prima di tutto, la padronanza di sé contribuisce alla salute del corpo e della mente. Infatti un eminente esperto di alimentazione americano dichiarò che “la salute è la ricompensa della temperanza” o padronanza di sé, e che “esser magro con un temperamento posato significa lunga vita”, e una recente ricerca ha mostrato che le pazienti psichiatriche sono assai più numerose fra le studentesse universitarie che tengono una condotta promiscua che non fra quelle che mantengono la loro virtù.
20. L’esercizio della padronanza di sé quali benefici spirituali reca?
20 Ancor più importante è il fatto che la padronanza di noi stessi ci aiuta ad avere amor proprio. Tutti conosciamo ciò che Dio richiede da noi individualmente e, nella misura in cui cerchiamo con premura e sincerità di osservarne la norma, avremo una chiara coscienza e amor proprio. (1 Piet. 3:16) Essa ci impedirà inoltre di seguire “la folla per fini empi”. (Eso. 23:2) Per giunta, l’esercizio della padronanza di noi stessi ci aiuterà grandemente a coltivare gli altri frutti dello spirito. Non possiamo provare gioia a meno che non discipliniamo la nostra mente, il nostro cuore e il nostro corpo, poiché la gioia cristiana non è un semplice sentimento ma si basa sul principio. La stessa cosa può dirsi della pace. Come possiamo aver pace se continuiamo a metterci in difficoltà a causa della mancanza di controllarci? E com’è già stato notato, la longanimità va a braccetto con la padronanza di sé. In maniera simile, per esser benigni e miti quando realmente ha importanza, come quando si è provati, ci vuole grande padronanza di sé, come ce ne vuole pure per attenersi alla bontà dinanzi alle tentazioni di cedere all’egoismo. — Gal. 5:22, 23.
21. Come il nostro esercizio di padroneggiarci reca beneficio ad altri?
21 La padronanza di sé reca benedizioni non solo a noi, ma anche ad altri. Dapprima, ci impedirà di far inciampare altri. (Filip. 1:9, 10) Ci aiuterà a divenire per loro buoni esempi. Contribuisce alle buone relazioni entro la nostra propria famiglia, dove così spesso si trascura l’esercizio della padronanza di sé, e contribuisce ad avere buone relazioni nella congregazione cristiana, nel proprio posto di lavoro e a scuola. Nella misura in cui abbiamo incarichi di responsabilità o vi aspiriamo, in tale misura dobbiamo sforzarci ancora di più esercitando padronanza di noi stessi, poiché tali incarichi la richiedono maggiormente. Pertanto una domanda chiave in base a cui i musicisti delle orchestre sinfoniche giudicano i maestri di musica è: “Si mantiene padrone di sé quando è sotto pressione?” Sì, il sorvegliante cristiano dev’essere “di abitudini moderate . . . ordinato, . . . ragionevole”, e tutto questo significa che si deve ‘padroneggiare’. — 1 Tim. 3:1-7; Tito 1:6-9.
22. Al di sopra di ogni altra cosa, quale risultato porta l’esercizio della padronanza di noi stessi?
22 Ma al di sopra di ogni cosa, la padronanza di sé contribuisce ad avere buone relazioni con Geova Dio e alla rivendicazione del suo nome. Solo esercitando padronanza di noi stessi ci possiamo mostrare saggi e rallegrare il suo cuore, così che egli possa rispondere a chi lo vitupera. Davvero al bisogno della padronanza di sé non si darà mai risalto abbastanza! — Prov. 27:11.