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  • L’‘eccessiva peccaminosità’ del peccato

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  • L’‘eccessiva peccaminosità’ del peccato
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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  • IL DESIDERIO DI PREMINENZA DIEDE INIZIO ALL’APOSTASIA
  • DISTINZIONE FRA CLERO E LAICI
  • DIRETTA OPPOSIZIONE A DIO
  • IL ‘MATRIMONIO’ FRA CHIESA E STATO
  • Ridotto a nulla l’“uomo dell’illegalità”
    Il millenario regno di Dio si è avvicinato
  • Identificato “l’uomo dell’illegalità”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
  • Si manifesta la ribellione contro Dio
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
  • La morte di un dio
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 1/10 pp. 585-589

L’‘eccessiva peccaminosità’ del peccato

QUANTO è cattivo il peccato? Dove possono arrivare gli effetti di un peccato sia pure “piccolo”? La dichiarazione di Gesù quando consigliò i suoi discepoli in merito alla fedeltà ha relazione con questa domanda. Egli disse: “Chi è fedele in ciò che è minimo è anche fedele nel molto, e chi è ingiusto in ciò che è minimo è anche ingiusto nel molto”. (Luca 16:10) L’infedeltà a Dio è peccato e, secondo l’apostolo Giovanni, “chiunque pratica il peccato, pratica anche l’illegalità, e il peccato è illegalità”. (1 Giov. 3:4) Come con una persona, così con un gruppo o corpo di persone, grande o piccolo che sia, una lieve deviazione dai giusti princìpi, se si lascia correre, può causare grave illegalità e incalcolabili difficoltà. — Rom. 7:13.

Una vigorosa illustrazione degli spaventosi effetti di quella che dapprima poté essere considerata una piccola cosa è data dallo sviluppo dell’“uomo dell’illegalità”. La Bibbia lo descrive negli scritti dell’apostolo Paolo in II Tessalonicesi capitolo 2. Circa la venuta di questo “uomo” entrambi gli apostoli Paolo e Pietro diedero alle congregazioni l’avvertimento anticipato che “fra voi stessi [gli anziani della congregazione cristiana] sorgeranno uomini che diranno cose storte per trarsi dietro i discepoli”, che essi avrebbero introdotto “distruttive sette” e che molti avrebbero seguìto “i loro atti di condotta dissoluta”. — Atti 20:30; 2 Piet. 2:1-3.

IL DESIDERIO DI PREMINENZA DIEDE INIZIO ALL’APOSTASIA

Qualcuno chiederà: ‘Come poté aver origine una tale situazione nella congregazione di Dio?’ Ebbene, non fu qualcosa che avvenne dalla sera alla mattina. Si sviluppò in modo molto insidioso. Gesù aveva dato il giusto esempio e avvertito chiaramente i discepoli contro lo spirito dei capi religiosi dei Giudei, dicendo:

“Tutte le opere che fanno le fanno per esser visti dagli uomini; . . . A loro piacciono il luogo più eminente ai pasti serali e i primi posti nelle sinagoghe, e i saluti nei luoghi di mercato e d’esser chiamati Rabbi [Insegnante] dagli uomini. Ma voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo. Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro. Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. — Matt. 23:5-12.

Nelle Scritture Cristiane ci sono molte altre esortazioni analoghe. Ma nella congregazione primitiva alcuni uomini con incarichi di responsabilità cominciarono evidentemente a fare piccoli abusi. Si sentivano alquanto importanti nella posizione che occupavano. Pensavano di aver diritto a un po’ di più di quanto non meritasse il “comune” componente della congregazione. Si concessero privilegi speciali e pretesero dai fratelli cose di natura materiale. In questo modo potevano vivere un po’ più agiatamente, potevano essere considerati “qualcuno”. Questo fu tutto ciò che vollero, dapprima. Ma gradualmente essi e i loro successori in carica divennero più esigenti, più intrepidi, più arbitrari nell’esercizio dell’autorità. Ingannarono e sviarono la congregazione per soddisfare i loro desideri e ‘la sfruttarono con parole finte’. In II Corinti 11:19, 20 l’apostolo Paolo descrive alcuni di questi uomini. — 2 Piet. 2:3.

Al principio questi uomini non avevano forse nessuna idea dei risultati a cui avrebbe portato il loro semplice volere alcuni favori, della spaventosa, detestabile cosa che avrebbe a suo tempo prodotto la soddisfazione di un “piccolo” desiderio egoistico. Probabilmente pensarono che la loro deviazione, se pure era tale, era insignificante. Ma seguiamo la storia di questa tendenza e vediamo le conseguenze di cui questi stessi uomini furono responsabili.

Partendo dal racconto biblico circa la preliminare manifestazione dell’apostasia dell’“uomo dell’illegalità” possiamo seguirne lo sviluppo nei documenti storici.

DISTINZIONE FRA CLERO E LAICI

Gesù Cristo non aveva dato ai suoi discepoli nessuna istruzione di dividersi in clero e laici. Erano tutti uguali come componenti di una famiglia spirituale, tutti fratelli di Gesù Cristo generati dallo spirito, unti per essere un corpo di sacerdoti, con la prospettiva d’essere re e sacerdoti celesti con Cristo. L’apostolo Pietro li chiamò “regal sacerdozio”. (1 Piet. 2:5, 9) Benché alcuni avessero responsabilità di “pastori”, erano tutti sacerdoti in senso spirituale e si impegnavano tutti nell’opera di offrire sacrifici spirituali. (1 Piet. 5:1-4) Non c’era nessun indizio di divisione in “clero e laici”. Comunque, notate ciò che dice la storia:

“L’antitesi giudaica di clero a laicato fu in principio sconosciuta fra i cristiani; e fu ‘solo allorché gli uomini dal punto di vista evangelico ricaddero su quello giudaico’ che l’idea del generale sacerdozio cristiano di tutti i credenti cedette il posto, più o meno completamente, a quella del sacerdozio speciale o clero. . . . Così pure Tertulliano (De baptismo, cap. 17, prima di divenire montanista): ‘I laici hanno anche il diritto di amministrare i sacramenti e di insegnare nella comunità. La Parola di Dio e i sacramenti furono comunicati per grazia di Dio a tutti, e possono perciò essere comunicati da tutti i cristiani come strumenti della grazia divina. Ma la questione qui ha relazione non semplicemente con ciò che è permesso in genere, ma anche con ciò che è opportuno secondo le circostanze. Qui possiamo usare le parole di S. Paolo: “Tutte le cose sono lecite agli uomini, ma non tutte le cose sono opportune”. Se guardiamo l’ordine che è necessario mantenere nella Chiesa, il laicato deve perciò esercitare il proprio diritto sacerdotale di amministrare i sacramenti solo quando il tempo e le circostanze lo richiedono’. Dal tempo di Cipriano, . . . padre del sistema gerarchico, la distinzione di clero e laicato divenne preminente, e molto presto fu universalmente ammessa. In realtà, dal terzo secolo in poi, il termine clerus (kleʹros, ordo) fu applicato quasi esclusivamente al sacerdozio per distinguerlo dal laicato. Allorché si formò la gerarchia romana, il clero divenne non semplicemente un ordine distinto (che poteva essere in armonia con tutte le regole e le dottrine apostoliche), ma fu pure riconosciuto come il solo sacerdozio, e il mezzo essenziale di comunicazione tra l’uomo e Dio”. — Cyclopædia di M’Clintock e Strong, Volume II, pagina 386.

Il summenzionato Thascio Cecilio Cipriano fu vescovo della chiesa di Cartagine, in Africa. Nacque verso il 200 E.V. e morì nel 258 E.V. Era un ecclesiastico, chiamato qui “padre del sistema gerarchico”, uno del corpo di ecclesiastici venuto all’esistenza non molto più di un secolo dopo la morte degli apostoli di Cristo e dei loro intimi associati. Da quel tempo in poi, per tutto l’“alto Medio Evo”, fino al tempo della Riforma e all’inizio delle chiese protestanti, e fino al presente, è esistita nella cristianità questa distinzione fra clero e laici.

Questo cosiddetto clero “cristiano” mostrò d’essere l’“uomo dell’illegalità, il figlio della distruzione”, in relazione con l’apostasia o ribellione di II Tessalonicesi 2:3. È evidente che con l’uso di questa espressione la Sacra Bibbia intende un “uomo” composito, che esiste in un lungo periodo di tempo e di cui la composizione e il personale cambiano col passar del tempo.

DIRETTA OPPOSIZIONE A DIO

Dato che questa ribellione (come abbiamo considerato nel nostro numero precedente) è contro Geova Dio, non è motivo di sorpresa che questo “uomo” composito cerchi di fare di se stesso un dio, come fece il grande ribelle Satana il Diavolo, che la Bibbia chiama “l’iddio di questo sistema di cose”. (2 Cor. 4:4) L’apostolo Paolo disse profeticamente dell’“uomo dell’illegalità”: “Egli si pone in opposizione e s’innalza al di sopra di chiunque è chiamato ‘dio’ o oggetto di riverenza, così che si mette a sedere nel tempio del Dio, mostrando pubblicamente d’essere un dio”. — 2 Tess. 2:4.

L’“uomo dell’illegalità” è un corpo composito di uomini. Comunque, possiamo additare l’asserzione fatta riguardo a uno di questi ecclesiastici che rispecchia il generale atteggiamento del corpo. Del papa della Chiesa Cattolica Romana, il dizionario ecclesiastico di Ferrarisa dice:

“Il papa è di tale dignità e altezza che non è semplicemente un uomo, ma, per così dire, Dio, e il Vicario di Dio. . . . Quindi il papa è coronato con una triplice corona, quale re del cielo, della terra e dell’inferno. . . . No, l’eccellenza e la potenza del papa sono non solo inerenti alle cose celesti, terrestri e infernali, ma egli è anche al di sopra degli angeli, ed è loro superiore . . . Così che, se fosse possibile agli angeli errare dalla fede, o provare sentimenti a essa contrari, potrebbero essere giudicati e scomunicati dal papa. . . . Egli ha tale grande dignità e potenza da occupare l’unico e stesso tribunale di Cristo . . . così che qualsiasi cosa il papa faccia sembra che proceda dalla bocca di Dio. . . . Il papa è, per così dire, Dio sulla terra, il solo principe dei fedeli di Cristo, il massimo re di tutti i re, possedendo la pienezza del potere; a cui è affidato il governo del regno terrestre e celeste. . . . Il papa ha un’autorità e un potere così grandi da poter modificare, dichiarare o interpretare la legge divina. . . . Il papa può a volte contrastare la legge divina limitando, spiegando”, ecc.

Questa potenza e possanza attribuite al papa sono state sostenute dal clero cattolico, e, sebbene molti del clero protestante non siano d’accordo, anch’essi si presentano come “reverendo”, “reverendissimo” e “padre” e usano altri titoli che li mettono al di sopra dei laici, per essere stimati, onorati e sostenuti materialmente, spesso in modo molto complicato, in modo simile allo spirito della pretesa papale. — Giob. 32:21, 22.

Non solo con questa autoesaltazione, ma anche facendosi “amico” del mondo, l’“uomo dell’illegalità” ha mostrato d’essere in opposizione a Dio. (Giac. 4:4) Questo “uomo” collettivo si oppone a Dio anche quando cerca di annullare l’ispirata Parola di Dio, definendola “mito”, “superata”, “non attendibile”, “piena di errori” e dicendo perfino che “Dio è morto”.

IL ‘MATRIMONIO’ FRA CHIESA E STATO

In molti paesi c’è stato e c’è anche ora un’unione fra Chiesa e Stato. In tali ‘matrimoni’ la Chiesa si è sforzata di dettare ordini. Il clero ha controllato in larga misura il pensiero del popolo, e i governanti politici, sapendolo, hanno accordato al clero autorità, prestigio, protezione e immunità, sostegno finanziario, ecc. Riguardo a “Chiesa e Stato”, The Encyclopedia Americana, Volume 6, pagine 657, 658, dice:

“Tra queste due istituzioni, nei tempi moderni, c’è stata di rado, se mai è esistita, una perfetta armonia. Questa lotta, protrattasi così a lungo, ha buone probabilità, a meno che non accada qualche sorprendente insurrezione, di durare per sempre. È stata accanita. Ha coinvolto grandi interessi e ha portato alla ribalta memorabili discussioni. Ha fomentato rivolte di ogni specie e ha dato origine a una letteratura di vituperi senza paralleli fuori della lotta politica. Non di rado si è trattato di una semplice contesa politica. . . . Sotto Costantino la Chiesa entrò nell’agone dell’attività universale come collaboratrice nel compito di civilizzare i popoli. Riconosciuta come governante spirituale, essa acquistò gradualmente una dimora locale e un nome come potentato temporale. Divenne una potenza mondiale. Questo successo fu il principio di tutti i molti disastri della Chiesa. . . . Da Costantino a Carlomagno il potere civile, mentre dava alla Chiesa il riconoscimento legale, interferiva nel suo governo. Da Carlomagno a un periodo che si avvicina a quello della Riforma, Chiesa e stato furono strettamente uniti e ci fu generalmente una riconosciuta subordinazione dell’autorità civile a quella spirituale”.

In questo ventesimo secolo, la situazione è rimasta la stessa. Sono state combattute guerre per controversie religiose, e sono state combattute le più grandi, più cruente, più distruttive guerre mondiali, prendendo le nazioni della cristianità la direttiva con l’impiego delle armi più micidiali.

Pensate che angosce, che infelicità, che carneficina, che diffamazione del nome di Dio e del nome del cristianesimo sono risultate da quell’iniziale desiderio di preminenza e guadagno personale! Di quei primi anziani costituiti per pascere il gregge di Dio, molti rimasero fedeli. Essi seguirono il principio enunciato da Gesù, che disse: “Chi vuol esser primo fra voi dev’essere schiavo di tutti”. (Mar. 10:44) Ma quelli di loro che erano egoisti causarono un’illegale ribellione religiosa che significò l’infelicità per milioni di persone. Se avessero seguìto il chiaro, semplice comando ed esempio di Cristo, tale cosa spaventosa non sarebbe accaduta.

Come singoli individui possiamo imparare molto da questo. Quando Dio dice che una cosa è sbagliata, è realmente sbagliata. Quando trascuriamo il suo avvertimento contro qualsiasi forma di peccato, non dovremmo mai pensare che facciamo ‘solo una piccola cosa’. Siamo in disaccordo con l’universale disposizione di Dio e diamo inizio a qualche cosa che in realtà potrebbe recare notevole danno a molti. La regola biblica è: “Un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa”. (1 Cor. 5:6) Se non ci pentiamo subito, se non ci allontaniamo da tale peccato e non facciamo tutto il possibile per correggere la situazione, possiamo renderci responsabili di sviluppi incredibilmente cattivi.

Come esempio, notate ciò che Giacomo, fratellastro di Gesù Cristo, scrisse di una lingua non tenuta a freno: “La lingua è costituita fra le nostre membra un mondo d’ingiustizia, poiché macchia tutto il corpo e infiamma la ruota della vita naturale ed è infiammata dalla Geenna”. (Giac. 3:6) Erroneamente usata, la lingua può sconvolgere la vita nostra e di molti altri. Giacomo mostrò pure che il peccato può avere un inizio molto ingannevole. Egli disse: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta, il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. — Giac. 1:14, 15.

È vero che a volte tutti peccano. Ma siano rese grazie a Geova Dio perché provvede aiuto, per sua immeritata benignità, affinché evitiamo di seguire una via peccaminosa, con i suoi spaventosi effetti. Possiamo evitare la disastrosa condotta dell’“uomo dell’illegalità”. Possiamo far questo avendo fede nel sacrificio propiziatorio di suo Figlio Gesù Cristo. (Rom. 7:21-25; 8:1, 2) Solo riconoscendo l’‘eccessiva peccaminosità’ del peccato, e, quando commettiamo un peccato, rivolgendoci a Geova per ottenere il perdono in base al sacrificio di Cristo, possiamo avere l’aiuto di Dio per sfuggire a tutte le conseguenze della nostra azione sbagliata.

[Nota in calce]

a Prompta bibliotheca canonica, iuridicaomoralis, theologica partim ascetica, polemica, rubricistica, historica, preparato nel 1746 a Bologna, regione Emilia-Romagna, in Italia, da Lucio Ferraris, Vol. VI, pagg. 31-35; secondo la copia depositata presso l’Università Columbia, nella città di New York.

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