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  • La mia Bibbia è completa?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/2 pp. 126-127

La mia Bibbia è completa?

PER essere completa, una Bibbia deve corrispondere il più possibile ai manoscritti originali e contenere così tutto quello che è ‘ispirato da Dio e utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, per disciplinare nella giustizia’. (2 Tim. 3:16) Ma forse chiedete: Come posso essere sicuro che la mia Bibbia soddisfa queste condizioni?

Come forse avete notato, alcune versioni della Bibbia contengono certi libri “deuterocanonici” o “apocrifi” come Tobit (Tobia), Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico, Baruc e I e II Maccabei. Vuol dire questo che tali versioni della Bibbia siano complete, mentre le traduzioni da cui sono stati omessi i libri deuterocanonici siano incomplete? Se tali libri facessero veramente parte delle Scritture ispirate, la loro omissione renderebbe una Bibbia incompleta. Ma ne fanno parte?

C’è la chiara prova che quando fu stabilita la congregazione cristiana questi libri apocrifi non furono riconosciuti come parte delle Scritture ispirate. A quel tempo il canone delle Scritture Ebraiche era già stato fissato e non includeva alcun libro apocrifo. Giuseppe Flavio, storico giudeo del primo secolo, scrisse: “Non abbiamo miriadi di libri discordanti e contrastanti, ma solo ventidue [l’equivalente dei trentanove libri delle Scritture Ebraiche secondo la divisione moderna], contenenti la storia di tutti i tempi, che sono giustamente autorizzati”. Indicando di sapere che esistevano libri apocrifi, egli continua: “Dal tempo di Artaserse al nostro, tutto è stato messo per iscritto, ma i documenti non sono stati considerati così degni di fede come quelli scritti prima, perché l’esatta successione dei profeti cessò”. — Contro Apione, Libro I, par. 8 (secondo la traduzione dell’Interpreter’s Dictionary of the Bible, Vol. 1, pag. 163).

Degna di nota è pure l’osservazione dell’erudito Girolamo, traduttore della Vulgata latina. Nel suo Prologus Galeatus alla Vulgata, elenca i libri ispirati delle Scritture Ebraiche in armonia con il canone ebraico (in cui i trentanove libri sono raggruppati in ventidue) e poi dice: “Pertanto vi sono ventidue libri . . . Questo prologo delle Scritture può servire da ulteriore conferma a tutti i libri che traduciamo dall’ebraico in latino; affinché sappiamo che tutto ciò che esula da essi si deve mettere fra gli apocrifi”. Scrivendo a una signora di nome Lœta in merito all’istruzione della figlia di lei, Girolamo consigliò: “Si devono evitare tutti i libri apocrifi; ma se ella desidera leggerli non per stabilire la veracità delle dottrine, ma con un sentimento di riverenza per le verità che dichiarano, le si deve dire che non sono opera degli autori di cui portano il nome, che contengono molte cose errate, e che trovare l’oro in mezzo all’argilla è un lavoro che richiede grande prudenza”.

I libri apocrifi evidentemente non facevano parte delle Scritture ispirate ed è chiaro che nei primi secoli della nostra Èra Volgare non furono riconosciuti tali. La loro omissione da una traduzione della Bibbia, perciò, non rende incompleta quella versione.

Un altro fattore che può suscitare domande circa la completezza della propria Bibbia è che certe parole, frasi o perfino interi versetti contenuti in alcune traduzioni più antiche non ricorrono in molte traduzioni moderne. Per esempio, notate le seguenti citazioni prese dalla versione annotata da G. Ricciotti: “Infatti il Figliuol dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto”. (Matt. 18:11) “Era in obbligo, nel dì della festa, di liberare un prigioniero”. (Luca 23:17) “Sono tre che rendono testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo e questi tre sono una cosa sola”. (1 Giov. 5:7) Se cercate questi passi in versioni moderne come The New American Bible (cattolica), The New English Bible, An American Translation, The Jerusalem Bible (cattolica), la Versione Riveduta e la Traduzione del Nuovo Mondo, non trovate le prime due citazioni e la parte in corsivo della terza. Perché? Gli eruditi biblici hanno reso noto che evidentemente queste parole non fecero mai parte dei manoscritti originali. Queste dichiarazioni mancano negli antichi manoscritti risalenti al quarto secolo. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, i copisti furono più inclini ad aggiungere che a omettere. Lo si capisce dal fatto che i manoscritti della Bibbia più antichi e più attendibili sono quelli più condensati.

Se in una traduzione moderna non riuscite a trovare certe parole o certi versetti, non avete quindi motivo di allarmarvi. Tale moderna traduzione della Bibbia può avvicinarsi all’originale più che una traduzione più antica, i cui traduttori non avevano neppure a disposizione preziosi manoscritti del quarto secolo come il Codice Vaticano e il Codice Sinaitico.

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