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  • Esisterà mai un buon governo?

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  • Esisterà mai un buon governo?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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  • ESPERIENZA MILITARE
  • IL NOSTRO NUOVO GOVERNO
  • CHE DIRE DELLE ACCUSE?
  • SPERANZE INFRANTE
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  • L’INFLUENZA DELLA RELIGIONE
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  • Il governo perfetto per tutta l’umanità
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/6 pp. 5-11

Esisterà mai un buon governo?

Avete mai sentito qualcuno dire delle condizioni nel suo paese: “Se fosse al potere il mio partito, le cose andrebbero meglio”? Avete mai conosciuto qualcuno che ha rovesciato un governo ed è divenuto uno dei governanti nel suo paese? Il seguente racconto è stato fatto da un uomo che fece proprio queste cose. Ma, come vedrete, egli si rese conto che non è così facile stabilire un buon governo.

ERA il 25 ottobre 1960. El Salvador, paese dell’America Centrale, stava per avere un nuovo governo. La nostra rivolta cominciò alle 10 di sera.

L’esercito circondò la residenza privata del presidente José María Lemus e gli disse che avevamo preso il potere. Corse al telefono, ma era isolato: i nostri avevano assunto il controllo del centro nazionale delle comunicazioni.

Nel mio ufficio al forte El Zapote a pochi chilometri di distanza, di fronte alla casa presidencial (residenza ufficiale del presidente), informai rapidamente i miei ufficiali delle nostre azioni. Poi, dalla sala delle comunicazioni, chiamai in fretta il comandante di ciascuna unità militare del paese. Spiegai chi si era già schierato dalla nostra parte e chiesi: “Siete d’accordo?” Solo un importante colonnello si oppose. Gli rammentai che potevamo distruggerlo. Così non ebbe altra scelta che accettare quanto stavamo facendo.

A quel tempo, ero il comandante in seconda al forte El Zapote. Il mio comandante, neppure lui favorevole al cambiamento di governo, tornò a mezzanotte. Ma uno dei miei uomini, di guardia all’ingresso, gli suggerì di andare a casa. Prudentemente ubbidì, e non tornò più.

Alle 6 del mattino tutti i comandanti e i membri del nostro nuovo governo si riunirono nel mio quartier generale al forte. Il colpo di stato era riuscito, senza spargere una goccia di sangue. Per celebrare l’avvenimento furono sparate salve di cannone, e la radio informò la popolazione che era andato al potere un nuovo governo formato di sei uomini, “La Giunta”. Che momento emozionante!

PERCHÉ ROVESCIAMMO IL GOVERNO

El Salvador è il paese più piccolo e più densamente popolato dell’America Centrale. A quel tempo un giornale lo definì anche “la repubblica più industrializzata e più prospera dell’America Centrale”. Credevamo fosse necessario un cambiamento radicale, un governo migliore, e altri erano d’accordo. Poco dopo la nostra assunzione dei poteri, il Times di New York del 5 novembre 1960 osservò:

“Anche quelli che temono le possibili conseguenze della caduta del presidente Lemus ammettono che il suo regime era divenuto sempre più autoritario e brutale, attirandosi l’odio sia dei moderati che dei liberali”.

In armonia con tali sentimenti, rilasciammo una dichiarazione in cui si diceva che Lemus aveva “governato fuori della legge, calpestando la Costituzione e i diritti dei cittadini, commesso atti illegali e creato un clima di generale malcontento”.

Sotto il suo governo si era sparato sugli studenti che dimostravano per le strade. Altri erano stati torturati. I giornali riferivano casi di donne violentate in prigione. Armi del mio reggimento erano state impiegate come falsa prova nell’arresto di un uomo accusato d’avere troppe armi. Lemus aveva dichiarato lo stato d’assedio, una forma particolare di legge marziale.

Pensavo che l’intervento dei militari avrebbe potuto risolvere questi problemi e recare condizioni migliori. Capirete meglio perché nutrivo questi sentimenti se vi dico qualcosa dell’ambiente in cui mi ero formato.

ESPERIENZA MILITARE

Nacqui nel 1925, terzo di sette figli, in una famiglia di contadini abitante a Paraíso de Osorio, in El Salvador. A 15 anni cominciai i quattro anni e mezzo di addestramento nell’Escuela Militar, l’accademia militare del nostro paese, diplomandomi nel luglio del 1945. Imparai la ferrea disciplina — ubbidire e comandare — tradizionale nelle forze armate dell’America Latina.

A 19 anni divenni ufficiale, a 21 tenente, a 25 capitano. Andai in Messico per tre anni e studiai nella scuola dello stato maggiore, l’Escuela Superior de Guerra. Lì imparai a organizzare e dirigere l’addestramento militare.

Tornato a El Salvador, mi dissero: “Abbiamo bisogno di una scuola di fanteria”. Quindi, ricevutane l’autorizzazione, nel 1954 contribuii a fondare l’Escuela de Armas, la scuola di fanteria di El Salvador. In seguito, nel 1958, fondai l’Escuela de Artillería, la scuola di artiglieria di El Salvador.

Fui anche osservatore al 504mo Battaglione americano di Artiglieria da Campo nella Zona del Canale di Panama. In qualità di consulente militare del ministro della difesa salvadoregno, feci viaggi in Argentina, Brasile, Cile e Panama.

Come vedete, ebbi una brillante carriera militare, ottenendo molti successi. Quindi, a quell’epoca mi era solo naturale pensare che i militari avrebbero potuto cambiare la situazione dando al paese un governo migliore.

IL NOSTRO NUOVO GOVERNO

Ero stato interpellato da amici, capi politici che volevano rovesciare il governo Lemus. Per quel che mi riguarda, non ero un politico, ma la prospettiva del potere politico mi attirava. Avevo nobili ideali, e mi ritenevo abbastanza onesto da poter aiutare a cambiare una situazione che doveva essere cambiata. Accettai di far parte del nuovo governo, ma ad una condizione: la preparazione e l’esecuzione del piano militare per rovesciare il governo dovevano essere interamente affidate a me.

Il nostro governo sarebbe stato formato da sei uomini: tre civili, due colonnelli e io. Ero tenente colonnello, un grado inferiore a colonnello, ma avevo una posizione strategica al forte El Zapote. Per otto mesi ci occupammo dei particolari. Poi la notte del 25 ottobre 1960 il piano fu attuato.

Avevamo annunciato pubblicamente la nostra intenzione di riconoscere tutti i partiti politici, seguire un programma democratico, rimanere nel blocco di nazioni occidentali ed esercitare il potere solo fino alla successive elezioni presidenziali. Pensavamo veramente di poter cambiare in meglio le condizioni a El Salvador.

Tuttavia, le cose non andarono secondo i nostri piani. Poco dopo che avevamo preso il potere mi telefonò l’arcivescovo. Disse che voleva parlare alla Giunta in privato, e che il colloquio doveva rimanere segreto.

In sostanza l’arcivescovo ci disse: ‘Il vostro governo è nuovo e io sono in grado di sostenerlo dal pulpito. In cambio, voi potete sostenere noi’.

Sapevamo cosa voleva dire. Dai documenti disponibili, sapevamo che le istituzioni religiose cattoliche avevano ricevuto aiuti finanziari dal precedente governo. Ovviamente l’arcivescovo desiderava che il nostro nuovo governo continuasse a riservare tali privilegi alla Chiesa.

Ero cattolico, ma capivo che tale trattamento preferenziale non era giusto; non era costituzionale. Gli altri membri della Giunta furono d’accordo. Quindi tutt’e sei rifiutammo alla Chiesa gli aiuti finanziari. L’arcivescovo fu visibilmente turbato e insinuò che ci saremmo rammaricati della nostra decisione.

Poco dopo, ebbe inizio dai pulpiti delle chiese una campagna. I sacerdoti asserivano che il nostro governo fosse filocastrista e filocomunista. Facemmo registrare questi discorsi per sapere quali accuse ci venivano mosse. Ma pensammo che sopprimere questa campagna poteva fare più male che bene, dato che la Chiesa esercitava forte influenza su molti.

CHE DIRE DELLE ACCUSE?

Il nostro governo sentì subito l’effetto sfavorevole della campagna. Nacquero sospetti sul nostro indirizzo politico. Gli Stati Uniti erano preoccupati e ci negarono il riconoscimento. Ma quali erano i fatti?

In seguito si vide che le accuse fatte dietro istigazione della Chiesa erano infondate e fummo riconosciuti dagli Stati Uniti. Il Times di New York del 1º dicembre 1960 disse:

“È una tendenza pericolosa vedere il comunismo e la nuova attrazione del ‘fidelismo’ in ogni iniziativa di cambiamento politico e sociale dell’America Latina. . . .

“I tre civili della giunta, nonostante le infondate accuse di ‘fidelismo’ sono liberali e democratici. . . . I sei uomini si sono impegnati tutti a seguire un programma democratico e meritano ogni opportunità di dimostrare la propria buona volontà”.

Malgrado fossimo scagionati, la campagna denigratoria indetta dalla Chiesa aveva gravemente pregiudicato la nostra credibilità. Ma altre forze erano all’opera per minare il nostro nuovo governo.

SPERANZE INFRANTE

L’esercito non era soddisfatto di noi. Era nostra intenzione tener fuori l’esercito dalla scena politica, ma esso non voleva perdere i suoi privilegi speciali. Un altro gruppo che aveva preparato un colpo di stato mentre noi preparavamo il nostro disse all’esercito che avrebbe potuto conservare i suoi privilegi e così gli ufficiali si schierarono dalla sua parte.

Evidentemente parlarono ai comandanti delle diverse guarnigioni militari come avevo fatto io. Il 25 gennaio 1961, un aiutante venne a casa mia per informarmi che si erano impossessati delle comunicazioni. Andai immediatamente alla casa presidencial. I miei uomini dissero: “Ti sosterremo, morremo per te”.

Ma, ovviamente, nessuno di noi voleva morire. Sebbene fossimo circondati, attraversai la strada e l’ufficiale mi fece entrare nel forte El Zapote. Cominciai a organizzare la difesa. I miei ordini furono eseguiti e mi sentii abbastanza forte da resistere al nuovo colpo di stato.

Un colonnello, amico mio, fu mandato a informarmi che la situazione era molto grave. Egli disse: “Se ti arrendi ci sarà pace. Altrimenti qui si combatterà”. Dietro la sua promessa di pace, mi arresi.

Fui condotto al quartier generale del nuovo gruppo, e quella fu la fine della Giunta. Gli altri membri erano già stati catturati. Si udivano grida e colpi di mitragliatrice nella strada. I giornali dissero che c’erano stati molti morti. Si afferma che un giovane abbia scritto col suo sangue sulla strada: “Libertad se escribe con sangre”, che vuol dire: “La libertà si scrive col sangue”.

Tre giorni dopo ero in esilio. Stetti in Messico fino a dicembre, poi tornai segretamente a El Salvador. Giuntovi, resi nota la mia presenza e cominciai a darmi da fare per formare un nuovo governo. Nel settembre successivo mi dissero di lasciare il paese, altrimenti sarei stato ucciso. Davanti a questa minaccia, andai negli Stati Uniti, dove arrivai il 7 ottobre 1962.

UNA NUOVA VITA

Mi stabilii a Los Angeles, in California. A 37 anni dovetti ricominciare tutto da capo. Le usanze erano molto diverse e non parlavo la lingua. Dal lato materiale non avevo praticamente nulla. C’era solo la mia famiglia: mia moglie María e i nostri quattro figli, Ruben di 13 anni, Miriam di 11, Jorge di 9 e Gustavo di 7.

Il 2 novembre 1962, a un mese dal mio arrivo a Los Angeles, trovai lavoro come aiuto autista presso la Bekins, una ditta di traslochi. Il mio cuore era ancora pieno di odio e nutrivo il grande desiderio di vendicarmi su quelli che avevano rovesciato il nostro governo. Ma riconobbi e accettai la mia immediata responsabilità di provvedere alla famiglia. Così lavorai sodo e vissi in pace.

Il risultato fu che mi avvicinai alla mia famiglia come non mai. Vedevo dunque che, in un certo senso, l’improvviso mutamento di situazione non era venuto per nuocere, ma si era rivelato un bene. Poi accadde qualcosa che cambiò il mio modo di pensare e infine la mia stessa personalità. L’odio e il desiderio di vendetta si affievolirono. Il Bekinews, il giornale della ditta di traslochi, nel numero di primavera del 1972 pubblicò un articolo intitolato “Il magazziniere che governava una nazione”, ed esso diceva di me:

“Ha imparato bene e in fretta sia l’inglese che il lavoro di magazziniere. Nel 1969, fu promosso capomagazziniere nei magazzini del distretto di Beverly Hills/Santa Monica in Wilshire Blvd., Santa Monica. . . .

“‘Ruben’, dice Tom Fowler, direttore del distretto, ‘ha rivelato un misto di efficienza, cortesia e buon umore che ha promosso ottimi rapporti con i clienti. Pare che sia simpatico a tutti quelli che hanno a che fare con lui e la nomina a Magazziniere dell’anno attesta il suo ottimo stato di servizio’”.

Solo pochi anni addietro nessuno avrebbe potuto fare commenti così piacevoli su di me. Ero arrogante, e anche immorale. Come comandante militare, avevo prestigio e potere, ciò che mi offriva la possibilità di stringere molte relazioni immorali. Tale modo di vivere era frutto di esperienze precedenti; tuttavia il radicale cambiamento avvenuto nella mia personalità è stato prodotto da esperienze completamente diverse.

L’INFLUENZA DELLA RELIGIONE

Ero cattolico, come la maggioranza dei Salvadoregni, ma questo non mi aveva impedito d’avere parecchie donne oltre alla mia moglie legale. Questa è una cosa comune per gli uomini dell’America Latina. I preti stessi danno frequentemente l’esempio. So di un sacerdote di Cojutepeque, dove abitavo, che aveva una donna. Era di pubblico dominio. Aveva anche avuto figli da lei. Giustificavo la mia condotta ragionando: ‘Perché dunque noi dovremmo essere diversi dai preti?’

Ma non si trattava solo dell’immoralità sessuale dei sacerdoti. Era la loro mancanza d’etica, come il tentativo dell’arcivescovo di concludere segretamente un “patto” con il nostro governo. Venni pure a sapere che l’arcivescovo aveva il passaporto diplomatico, privilegio a cui non aveva diritto. Così, quando ne avemmo la facoltà gli togliemmo il passaporto. Devo ammettere che a motivo di quanto vedevo accadere avevo poco rispetto per la religione.

In effetti, non sapevo nulla della Bibbia. Non l’avevo mai letta. Non la possedevo neppure. La Chiesa Cattolica a El Salvador non aveva mai incoraggiato a farlo. Avevo studiato il catechismo e ricevuto la prima Comunione. E mia madre mi aveva insegnato alcune dottrine cattoliche come l’infallibilità del papa, il purgatorio, l’inferno di fuoco, la Trinità, ecc. Ma nessuno di questi insegnamenti mi aveva spronato a voler conoscere meglio Dio. Capirete dunque perché, dopo il nostro trasferimento negli Stati Uniti, la religione non aveva avuto molta importanza nella nostra vita familiare.

L’INFLUENZA DI MIO FIGLIO

Un giorno ebbi una grossa sorpresa quando Ruben, che a quell’epoca aveva quasi 17 anni, mi chiese: “Papà, ti dispiace se studio la Bibbia?” Un compagno di scuola studiava con un testimone di Geova, e ne aveva parlato a Ruben. Non avevo nulla in contrario. Quindi Ruben si interessò moltissimo della Bibbia e cominciò subito a frequentare le adunanze dei testimoni di Geova. In seguito volle diventare Testimone.

Questo non mi piacque affatto. Volevo che Ruben andasse all’università e diventasse “qualcuno”. Ma lui voleva impegnarsi nel far conoscere ad altri le sue nuove idee. Rimase fermo nelle sue convinzioni e io cominciai a ostacolarlo vivamente. Tuttavia i Testimoni gli dissero che, essendo io suo padre, doveva ubbidirmi, ciò che fece. Ma continuò a dedicare molto tempo alla predicazione.

Il comportamento di Ruben mi colpì, e la sua religione mi incuriosì. Ricordo particolarmente un episodio. Avevo detto a Ruben che se avesse telefonato un certo mio amico, avrebbe dovuto rispondergli che non c’ero. Fui sorpreso e, devo aggiungere, colpito quando disse che la sua coscienza non gli permetteva di mentire. Ruben portava a casa i suoi amici, e alla fine accettai l’invito di uno di loro di studiare la Bibbia.

LA BIBBIA È LOGICA

Fui meravigliato dalla ragionevolezza dell’insegnamento biblico. Molti insegnamenti della Chiesa, come il purgatorio, l’inferno di fuoco e la Trinità, non mi erano mai sembrati molto logici. Ma ora mi rendevo conto che tali cose non erano neppure insegnate nella Bibbia. Trovai i nostri studi assai interessanti, in particolare quando considerammo argomenti pratici relativi al governo e all’amministrazione degli affari della terra.

Data la mia precedente esperienza, riconoscevo il bisogno di un governo onesto che avesse il potere di applicare leggi giuste. Avevamo sperato di dare al popolo di El Salvador un tale governo. Ma ora capivo che gli uomini non sono affatto preparati a governare i loro simili senza l’aiuto di Dio. Sì, la Bibbia ha ragione quando dice: “Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”. — Ger. 10:23.

Non è forse vero che tutti gli sforzi umani, per quanto bene intenzionati, non hanno mai potuto portare giustizia e pace? Gli uomini ci si sono provati per migliaia d’anni; hanno stabilito molte specie di governi. Ma le buone intenzioni di un uomo sono sopraffatte da un’altra fazione con idee diverse, e l’ingiustizia rimane. È come dice la Bibbia: “L’uomo ha dominato l’uomo a suo danno”. (Eccl. 8:9) Ma perché accade questo?

Una delle cause principali è l’imperfezione umana. Non solo gli uomini si ammalano e invecchiano ma sono portati all’orgoglio e all’egoismo, e questi sono veri ostacoli per un buon governo. Dallo studio della Bibbia compresi chiaramente qual è la ragione di questo basilare difetto degli uomini. Il primo uomo e la prima donna si ribellarono al dominio di Dio, e così persero la loro preziosa relazione con Dio. Ne risultarono l’imperfezione e infine la morte, non solo per loro, ma anche per tutti i loro futuri discendenti. (Rom. 5:12) Cominciai tuttavia a capire un’altra ragione per cui gli sforzi dell’uomo di autogovernarsi sono falliti.

La prima coppia umana fu indotta a ribellarsi al dominio di Dio da un altro ribelle. Era un figlio spirituale di Dio. Per definire le controversie sollevate dalla ribellione, Dio diede carta libera a questo oppositore angelico per un certo periodo di tempo. La sua libertà d’agire era così completa che la Bibbia lo chiama “il governante di questo mondo”; la Bibbia dice inoltre che “tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”. (Giov. 12:31; 14:30; 2 Cor. 4:4; 1 Giov. 5:19) Mi fu chiaro perché, sotto tale influenza sovrumana, anche uomini bene intenzionati non sono riusciti a stabilire un buon governo. Che speranza c’è dunque?

È qui che la Bibbia cominciò realmente ad apparirmi logica. Nell’infanzia avevo imparato il “Paternoster”, in cui Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:10) Dallo studio capivo che il regno di Dio era il tema della predicazione di Cristo, sì, il tema stesso della Bibbia! Era ovvio che questo regno è un governo, e che Cristo stesso ne è il principale governante. Col tempo mi convinsi che il regno di Dio è l’unica speranza d’avere un buon governo sulla terra. Ma questo governo come assumerà il controllo?

La stragrande maggioranza dell’umanità non si interessa veramente del governo di Dio. È stata così accecata che gli è addirittura ostile. Pertanto la Bibbia dice: “L’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. . . . Esso stritolerà tutti questi regni [umani] e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. — Dan. 2:44.

Questa vi sembrerà una cosa immaginaria; è l’effetto che fece a me la prima volta che la sentii. Non riuscivo a credere che Dio avrebbe realmente posto fine a tutti i governi terreni e stabilito il proprio governo. Ma più studiavo, più questo insegnamento biblico appariva logico. Poi qualcosa mi convinse che era vero.

PROSPETTIVA SICURA

Studiavo con Veron Long da circa un anno quando infine accettai l’invito di assistere a un’adunanza nella Sala del Regno. Fui colpito dalla cordiale accoglienza che ricevetti. Sorprendente era il fatto che non c’era discriminazione. Fui spinto ad andarvi regolarmente.

Perché questa gente era così unita, felice e pacifica? Mi ci volle un po’, ma la risposta mi convinse: Conformavano la propria vita alle leggi di Dio, alle leggi che governeranno quelli che vivranno sotto il regno di Dio. Così, quando il Regno distruggerà tutti gli attuali governi umani, Geova Dio preserverà in vita costoro per dare inizio a una nuova società terrena. — 1 Giov. 2:17.

Desideravo far parte di questa famiglia unita e cristiana. Così nell’agosto del 1969 simboleggiai la mia dedicazione al servizio di Dio con il battesimo in acqua. Ho avuto la gioia di vedere tutta la mia famiglia, oltre a certi parenti di El Salvador, unirsi a me nel servizio del nostro amorevole Creatore, Geova. Sono molto felice di avere appreso che presto tutta la terra avrà un buon governo, sotto il dominio del regno di Dio! — Scritto da Ruben Rosales.

[Testo in evidenza a pagina 9]

“Si udivano grida e colpi di mitragliatrice nella strada”

[Testo in evidenza a pagina 11]

La Bibbia dice: “Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”

[Immagine di Ruben Rosales a pagina 5]

[Immagine a pagina 7]

La Giunta: i sei uomini che formavano il nostro governo

[Immagine a pagina 8]

L’incontro privato dell’arcivescovo con i membri del nostro governo

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