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GiovanniIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1986-2025
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8:58 jy 165; rs 415-416; ti 26; w88 15/7 6; bi12 1642-1643; Rbi8 1584-1585; g87 22/3 12
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Giovanni — Approfondimenti al capitolo 8Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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io c’ero Gli ebrei nemici di Gesù cercarono di lapidarlo perché, pur non avendo “ancora 50 anni”, aveva detto di aver “visto Abraamo” (Gv 8:57). Con la sua risposta Gesù stava facendo riferimento alla sua esistenza preumana in cielo quale potente creatura spirituale prima che Abraamo nascesse. Per alcuni questo versetto dimostra che Gesù e Dio sono la stessa persona. Infatti sostengono che l’espressione originale (in greco egò eimì), tradotta “io sono” in svariate Bibbie, allude alla resa di Eso 3:14 nella Settanta, e ritengono che entrambe le occorrenze debbano essere tradotte allo stesso modo. (Vedi approfondimento a Gv 4:26.) Ma nel contesto del v. 58 la condizione espressa dal verbo eimì era iniziata “prima che Abraamo nascesse” ed era ancora in essere. L’espressione è quindi legittimamente tradotta al passato piuttosto che al presente; anche altre versioni bibliche, moderne e antiche, hanno operato una scelta simile. In Gv 14:9, dove compare lo stesso verbo nella stessa forma, le parole di Gesù vengono rese: “Sono stato con voi così tanto tempo, e tu, Filippo, ancora non mi conosci?” La maggior parte delle traduzioni in altre lingue usa una simile resa, a riprova del fatto che, in base al contesto, non ci sono obiezioni grammaticali se eimì viene tradotto con il passato. (Per altri casi in cui un verbo che in greco è al presente è stato reso al passato, vedi Lu 2:48; Gv 15:27; At 15:21; 2Co 12:19.) Inoltre il ragionamento di Gesù riportato in Gv 8:54, 55 mostra che non stava cercando di identificarsi con il Padre.
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