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Ebrei — Approfondimenti al capitolo 6Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Questa speranza è [...] un’ancora La rassicurante metafora qui presente supporta quanto detto nei versetti precedenti: la speranza cristiana è forte e affidabile. Proprio come l’ancora dà stabilità e sicurezza a una nave anche in mezzo alle tempeste, la speranza certa di vedere l’adempimento delle promesse di Dio può aiutare il cristiano a rimanere stabile e a perseverare anche nei periodi turbolenti. (Confronta Sl 46:1-3.) Paolo sapeva bene quanto fosse importante l’ancora, visto che aveva affrontato molti pericoli in mare (At 27:13, 29; vedi approfondimento a 2Co 11:25; vedi Galleria multimediale, “Ancore di legno e metallo”). Anche in scritti extrabiblici dell’epoca di Paolo l’ancora veniva utilizzata per rappresentare la speranza.
per l’anima O “per la nostra vita”. (Vedi Glossario, “anima”.)
sicura e solida Paolo spiega perché la speranza cristiana è così affidabile dicendo che questa ancora, o speranza, “penetra al di là della cortina”. (Vedi l’approfondimento penetra al di là della cortina in questo versetto.) Usando quest’ultima espressione indica che è Dio a renderla sicura. A questo riguardo un commentario dice: “Le altre ancore scendono in profondità; ma questa ascende ai cieli più alti, e fa presa sul trono stesso di Dio”.
penetra al di là della cortina Il ragionamento di Paolo è che la speranza dei cristiani ebrei non dipende da alcuna fonte umana o terrena. Questa speranza, in realtà, “penetra al di là della cortina”, cioè il cielo. È quindi collegata a Dio, che ha disposto il riscatto, e a Gesù, che ha dato la sua vita per provvederlo. Nel tabernacolo una cortina fungeva da barriera impedendo l’accesso al compartimento del Santissimo. Una volta l’anno il sommo sacerdote entrava nel Santissimo, dove “al di là” della cortina, ovvero oltre la cortina, faceva espiazione per i peccati degli israeliti (Eb 9:7). Come Paolo spiega più avanti in questa lettera, il Santissimo rappresentava il cielo (Eb 9:24). La cortina rappresentava la carne di Gesù, o il suo corpo umano, dal momento che, come una barriera, gli impediva di accedere al cielo (1Co 15:50; Eb 10:20 e approfondimenti). Gesù oltrepassò quella “cortina” sacrificando il suo corpo umano e, una volta risuscitato come essere spirituale, accedendo al cielo (1Pt 3:18). Lì, alla presenza di Dio, espiò i peccati dell’umanità presentando il valore del sangue che aveva versato in sacrificio (Eb 6:20; 9:12). L’espiazione resa possibile dal sacrificio di Cristo fu la base per l’adempimento della “promessa [fatta da Dio] ad Abraamo” (Eb 6:13, 14). Ed è anche la base della speranza che hanno tutti gli esseri umani ubbidienti (Mt 20:28).
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