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  • Le preghiere che Dio ode

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  • Le preghiere che Dio ode
  • Svegliatevi! 1978
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  • Uso di libri di preghiere
  • Dovremmo pregare i “santi”?
  • Che dire del rosario?
  • Le “lingue” soddisfano forse un bisogno?
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Svegliatevi! 1978
g78 8/11 pp. 5-9

Le preghiere che Dio ode

DAI tempi più antichi gli uomini hanno sentito il bisogno di pregare Dio. Avendo compreso di essere insignificanti e incapaci di raggiungerlo senza aiuto, hanno inventato numerosi “ausili” per la preghiera.

Alcuni usano libri di preghiere. Leggono preghiere che sono state scritte per varie occasioni, con la speranza che queste li aiutino a ottenere il favore di Dio. Altri pregano i santi, chiedendo loro di intercedere presso Dio a loro favore. Un’altra pratica comune è quella di imparare a memoria le preghiere e di usare un rosario per tenere il conto di quante volte queste sono dette.

Comunque, anche alcuni capi religiosi di chiese che usano questi ausili li considerano insufficienti. Credono che il linguaggio umano sia inadeguato per pregare Dio, e pregano in lingue, facendo uso di parole che non capiscono.

Il sacerdote cattolico romano David Geraets, priore di un monastero benedettino a Pecos (Nuovo Messico), disse: “Più vivo, più mi accorgo che non sappiamo pregare”. Egli asserì che la preghiera in “lingue” consenta allo spirito santo “di farvi dire una preghiera perfetta”, e osservò: “Vedete, c’è un divario delle comunicazioni fra l’individuo e Dio e questo dev’essere colmato, e il parlare in lingue può essere un modo per colmarlo”.

Comunque, è interessante notare ciò che indica la Bibbia. Essa parla degli insegnamenti e delle usanze di Gesù e dei suoi apostoli e narra gli atti di altri uomini fedeli dei tempi antichi. Ma la Bibbia non indica che ci fosse un “divario delle comunicazioni” fra i primi cristiani e Geova Dio.

Potreste interessarvi alla considerazione di questi “ausili” per la preghiera, prendendoli in esame uno alla volta, per vedere se sono di ausilio o di ostacolo per la vera preghiera. Quindi considereremo ciò che dice la Bibbia circa le preghiere che sono realmente udite da Dio.

Uso di libri di preghiere

Benché oggi molti possano esserne sorpresi, la Bibbia non parla mai di nessuno che avesse bisogno di un libro di preghiere per sapere cosa dire a Dio. Rivolgendosi a lui, il popolo di Dio dell’antichità non usò nessun libro di preghiere formali ideate e scritte da qualcun altro.

La Bibbia parla di Dio come di un Padre. (Rom. 1:7) Potreste immaginare che i vostri figli abbiano bisogno di leggere in un libro le parole di qualcun altro per saper dire: “Ti prego”, “grazie”, “mostrami cosa fare” o “ho un problema e ho bisogno del tuo aiuto”?

È vero che la Bibbia contiene belle preghiere. Il libro dei Salmi è una collezione di magnifici cantici di lode e rendimento di grazie rivolti a Dio, molti dei quali sono eccellenti preghiere. Certo, chi apprezza il privilegio della preghiera sceglie con cura le parole, conforme al privilegio di rivolgersi a un Dio amorevole. Ma la Bibbia mostra che le preghiere possono essere molto semplici.

In un’illustrazione, Gesù Cristo diede un notevole esempio di preghiera. Parlò di un umile esattore di tasse, che non voleva nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: “Dio, sii misericordioso verso me peccatore”. Che cosa poteva essere più semplice di questo? Tuttavia, Gesù disse: “Vi dico: Quest’uomo scese a casa sua più giustificato” dell’orgoglioso Fariseo che si esaltava perfino rivolgendosi a Dio. — Luca 18:9-14.

Le preghiere riportate nella Bibbia, anche gli splendidi Salmi, dimostrano un’amicizia con Dio. I servitori di Geova dei tempi antichi non considerarono Dio un semplice e astratto “influsso benefico” esistente nell’universo. Piuttosto, lo riconobbero come una potente persona spirituale. Lo chiamarono Geova, usando l’eccelso nome che si era dato. Questo influì sul modo in cui gli parlarono. Cercarono il suo favore. Chiesero la sua benedizione. Invocarono il suo perdono. — Sal. 39:12.

In realtà, il pensiero di poter parlare a Dio e di essere ascoltati da lui è stupefacente. Ma la Bibbia descrive proprio tale relazione. Il Salmo 139 indica piacevolmente la facoltà di Geova di prestare attenzione a una persona. Se pensate che Dio non si possa interessare di voi come individuo, semplicemente leggete questo intero salmo, in cui in parte Davide disse: “O Geova, tu mi hai scrutato, e mi conosci. Tu stesso hai conosciuto il mio sedermi e il mio levarmi. Hai considerato il mio pensiero da lontano. Il mio viaggiare e il mio giacere hai misurato, e ti son divenute familiari pure tutte le mie vie”. (Sal. 139:1-3) L’apprezzamento di questa relazione permise ai servitori di Dio del passato di rivolgere direttamente al Creatore espressioni di supplica e rendimento di grazie.

Dio conosce le nostre manchevolezze e le nostre limitazioni. Certo, quando preghiamo dovremmo parlare bene il più che possiamo. Ma ciò che diciamo rappresenta i nostri pensieri assai di più di ciò che potremmo leggere. Usando le parole scritte da qualcun altro in un libro di preghiere, detrarremmo effettivamente alla sincerità e all’intimità con cui ci esprimeremmo a Dio.

Dovremmo pregare i “santi”?

La Bibbia non dice che i primi cristiani pregassero i “santi”. Non ci dichiara che ne abbiamo bisogno come di “intercessori” o che essi intercedano presso Dio a nostro favore. Le Scritture non riportano nessun esempio di fedeli servitori di Dio che pregassero alcuna persona morta o che cercassero di ottenerne favori.a Infatti, la Bibbia indica che i “santi” morti non li potrebbero fare, poiché dice che i morti “non sono consci di nulla”. Secondo la Bibbia, i morti sono inconsci, nelle loro tombe, in attesa della risurrezione. — Eccl. 9:5, 10; Giov. 5:28, 29; 11:24.

Così, invece di dirci di pregare i santi, la Bibbia dice: “In ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie”. (Filip. 4:6) Perciò, la popolare espressione francese, “è meglio fare affari con il buon Signore anziché con i suoi santi”, è molto più vera di quanto molti che la pronunciano non abbiano mai immaginato.

Il pregare Dio non è come il rivolgersi ad alcuni re europei dei tempi antichi sotto il cui regno quelli “che conoscevate a corte” potevano essere più importanti della giustizia del vostro caso. I primi cristiani, i cui atti sono narrati nella Bibbia, non sentirono nessun bisogno di rivolgersi a nessun intercessore celeste eccetto Gesù Cristo, nel cui nome indirizzavano le loro preghiere a Dio. Gesù stesso disse: “Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, e parlò di ‘chiedere nel suo nome’. — Giov. 14:6, 14.

La New Catholic Encyclopedia ammette che i primi cristiani pregavano Dio, non i santi, quando dice: “Di solito nel N[uovo] T[estamento], ogni preghiera, sia quella privata che la preghiera liturgica pubblica, è rivolta all’Iddio Padre per mezzo di Cristo”. Inoltre afferma: “La preghiera dovrebbe essere un’espressione della propria amicizia con Dio”. — Volume XI, pagg. 670, 673.

Avendo “amicizia con Dio” si elimina il bisogno che qualcun altro parli per voi, anche se ciò fosse possibile. I cristiani non hanno bisogno di rivolgersi ai “santi” perché temano di rivolgersi direttamente a Dio. Paolo, apostolo di Gesù Cristo, mostrò che non abbiamo bisogno di tali intercessori presso Dio, poiché abbiamo “libertà di parola” quando ci rivolgiamo a lui per mezzo di Gesù. Paolo consigliò: “Accostiamoci perciò con libertà di parola al trono d’immeritata benignità, affinché otteniamo misericordia e troviamo immeritata benignità per aiuto al tempo opportuno”. (Ebr. 4:14-16) Se nelle nostre preghiere abbiamo tale “libertà di parola”, non sono necessari altri intercessori.

Che dire del rosario?

Per quanto cerchiate nelle Sacre Scritture, non trovate nessun riferimento secondo cui ci sia bisogno di un rosario o di mezzi simili per contare preghiere imparate a memoria. Infatti, la Bibbia non indica che la stessa preghiera debba essere ripetuta più volte.

È vero che le Scritture esortano i cristiani a essere “costanti nella preghiera”. (Rom. 12:12) Ma questo non significa ripetere più e più volte la stessa cosa. Gesù disse: “Nel pregare, non dire ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni, poiché esse immaginano d’essere ascoltate per il loro uso di molte parole. Non siate dunque come loro”. (Matt. 6:7, 8) Se la stessa preghiera imparata a memoria non si deve dire più volte, è ovvio che non occorrono i grani della corona per contare le volte che si dice.

Le “lingue” soddisfano forse un bisogno?

In vista delle nostre limitazioni umane, le “lingue” aiuterebbero forse lo spirito santo a “farvi dire una preghiera perfetta”? Quelli che hanno tale opinione trascurano l’intimità della preghiera indicata nella Scrittura. La preghiera non è qualche formula magica, la cui esatta ripetizione rechi un beneficio. Piuttosto, molto dipende dal modo in cui parliamo a Dio, esprimendo il nostro apprezzamento e le nostre necessità.

Quale espressione di un bambino apprezzate di più, i suoi ringraziamenti semplici e sinceri, o le parole fiorite che qualcuno gli ha detto di pronunciare, ma che ovviamente non capisce? Or dunque, non è ragionevole pensare che un Padre celeste intelligente e amorevole apprezzi le vostre richieste e le vostre espressioni semplici e sincere anziché parole sconosciute suggeritevi da una fonte esterna?

Il salmista non disse che si era rivolto a Dio in una “lingua sconosciuta”. Invece, disse: “Ho chiamato con tutto il mio cuore. Rispondimi, o Geova”. (Sal. 119:145) Come potrebbe un’espressione venire dal cuore se chi la pronuncia non sa nemmeno cosa significa? — Confronta I Corinti 14:14, 15.

Gesù diede un esempio di preghiera. Essa fu molto semplice. Tale Preghiera Modello (spesso chiamata la “Preghiera del Signore” o il “Padre Nostro”) è riportata in Matteo 6:9-13. Ci dà la veduta giusta di una preghiera appropriata. Prima vengono il nome di Dio, il suo regno e il fare la sua volontà sulla terra. Quindi vengono le necessità dell’individuo (inclusa la semplice necessità materiale del “nostro pane per questo giorno”), il perdono dei peccati e la liberazione dalla tentazione e dal malvagio, Satana il Diavolo.

Non c’è niente di fiorito, nessuna oratoria, nella “Preghiera del Signore”. Infatti, nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture questa preghiera modello contiene solo 58 parole. Nessuna d’esse è difficile da capire. Nessuna sua parte è in una lingua sconosciuta. Chi prega capisce ciò che chiede, e lo chiede semplicemente, proprio come una persona che parla a un padre amorevole. Infatti, Gesù fece precedere questa Preghiera Modello dalle rassicuranti parole: “Dio, il Padre vostro, sa quali cose vi occorrono prima che gliele chiediate”. — Matt. 6:8.

Chi prega in “lingue” a volte dice di usare le “lingue degli angeli”. Comunque, nelle Scritture non c’è nessuna indicazione che nemmeno Gesù Cristo usasse qualche genere di lingua speciale nel pregare il suo Padre celeste. Le stesse preghiere di Gesù riportate nella Bibbia non andarono oltre ciò che si poteva esprimere con parole umane. E come potrebbe chiunque dire oggi a Dio cose più grandi di quelle dette da Gesù?

Considerate la semplicità della breve preghiera detta da Gesù nel Getsemani la sera prima della sua morte: “Abba [parola che significa “papà”], Padre, ogni cosa ti è possibile; rimuovi da me questo calice. Tuttavia non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi”. (Mar. 14:36) Che cosa potrebbe essere più semplice di questo? Eppure, Gesù stesso pregò così. Ancor più diretta fu comunque la sua ultima preghiera, al momento della sua morte. In Luca 23:46 leggiamo: “Gesù gridò ad alta voce, dicendo: ‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’. Detto questo, spirò”.

Come essere uditi

Abbiamo visto che per essere udite le nostre preghiere non devono essere formulate in maniera speciale con le parole di un libro o con un’invocazione ai “santi”. Non si deve ripetere la stessa cosa un prescritto numero di volte mentre se ne fa il conto con un rosario. Né si devono usare “lingue” per dire parole che non comprendiamo. Piuttosto, affinché le nostre preghiere siano udite il nostro cuore si deve rivolgere con ubbidienza a Dio per mezzo di Gesù Cristo.

L’apostolo Giovanni scrisse: “Diletti, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo libertà di parola verso Dio; e qualsiasi cosa chiediamo la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo le cose che sono piacevoli agli occhi suoi. In realtà, questo è il suo comandamento, che abbiamo fede nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci diede comandamento”. — 1 Giov. 3:21-23.

Le nostre preghiere devono essere in armonia con la volontà e i propositi di Dio. Così, Giovanni disse: “Questa è la fiducia che abbiamo verso di lui, che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. — 1 Giov. 5:14.

Il Proverbio dice: “Geova è lontano dai malvagi, ma ode la preghiera dei giusti”. (Prov. 15:29) Quelli che ubbidiscono ai comandi di Dio e pregano in armonia con i suoi propositi hanno l’assicurazione che i suoi “orecchi” sono aperti per ascoltarli. — Sal. 10:17; 1 Piet. 3:12.

Geova Dio ci mostra molta condiscendenza permettendoci di rivolgerci a lui in preghiera. Tale relazione è un privilegio inestimabile. Se apprezziamo l’opportunità di rivolgerci a Dio, e se manteniamo il nostro cuore sensibile alla sua volontà, la nostra mente prenderà decisioni giuste e ci indurrà ad agire in modi che avranno l’approvazione divina. Quale sarà il risultato? Esattamente l’opposto di un “divario delle comunicazioni” con Dio. Appropriatamente, il discepolo Giacomo scrisse: “Appressatevi a Dio, ed egli si appresserà a voi”. — Giac. 4:8.

[Nota in calce]

a La versione cattolica romana (inglese) della Bibbia di Douay elenca il ‘cercare la verità dai morti’ fra le cose che “il Signore aborre”. (Deut. 18:11, 12) Poiché questo passo si riferisce allo spiritismo, dovrebbe rendere cauti circa il tentar di ottenere favori da persone morte, perfino dai “santi”.

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