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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1965 | 15 maggio
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Domande dai lettori
● Perché la legge data a Mosè richiedeva che la mano dei testimoni fosse la prima a levarsi contro la persona condannata a morte, e contiene questo un’applicazione o lezione per noi oggi?
In merito a coloro che erano condannati a morte dal tribunale in Israele, Deuteronomio 17:5-7 (VR) dice: “. . . lapiderai quell’uomo o quella donna, sì che muoia. Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni; . . . La mano dei testimoni sarà la prima a levarsi contro di lui per farlo morire; poi, la mano di tutto il popolo; così torrai il male di mezzo a te”.
Non solo i giudici e gli anziani della nazione erano responsabili di togliere il male, ma tutti in Israele dovevano essere zelanti per la vera adorazione, ansiosi di fare in modo che non si recasse alcun biasimo sul nome di Dio, che l’organizzazione rimanesse pura, evitando la condanna della comunità. I testimoni dovevano mostrare il loro zelo prendendo l’iniziativa nell’eseguire il giudizio. Tale zelo fu illustrato dai Leviti quando agirono contro i loro fratelli israeliti che avevano praticato l’adorazione del vitello presso il Sinai; dal Levita Fineas che giustiziò il Simeonita Zimri al tempo in cui 24.000 Israeliti morirono a causa dell’immoralità in relazione a Baal di Peor. (Eso. 32:25-29; Num. 25:6-9) I genitori dovevano condurre il figlio testardo e incorreggibile dai giudici, non proteggendolo dalla sentenza di morte. Se uno diveniva un falso profeta o apostata, l’amore verso Geova Dio e la lealtà verso di lui e la sua organizzazione venivano prima anche dei più stretti legami naturali, come quello di un figlio o di una figlia. — Deut. 21:18-21; 13:6-11.
Vi era implicato un altro principio. Rendere testimonianza davanti al tribunale contro una persona era una cosa, ma era una cosa del tutto diversa essere il giustiziere, spargere effettivamente il sangue di quella persona. Questo induceva il testimone a pensare bene quando dava le prove. Sarebbe stato un testimone molto crudele quello che avesse reso falsa testimonianza pur sapendo che doveva essere anche il primo ad agire per mettere a morte l’uomo o la donna.
Così oggi, se qualcuno pratica il male nella congregazione cristiana, il comitato giudiziario della congregazione ha la responsabilità di investigare e disassociare per togliere ciò ch’è malvagio. Ma ognuno nella congregazione dovrebbe essere altrettanto zelante per la purezza della congregazione e per la sua buona posizione dinanzi a Geova, anche se il colpevole può essere così intimo come un figlio o una figlia. Ognuno dovrebbe essere zelante per recare testimonianza in merito a ciò che sa del caso, non trattenendo informazioni o prove a motivo di stretti legami familiari o di amicizia. Si dovrebbe accettare il giudizio del comitato e sostenere la sua azione. — Zacc. 13:3.
Inoltre, v’è un’altra lezione per noi. Dovremmo stare attenti a dare una testimonianza verace, non falsa o dubbia. Non dovremmo farci indurre dal pregiudizio o da un’opinione preconcetta a recare una testimonianza falsa, affrettata, trascurata o inesatta. Dobbiamo rendere conto al grande Giudice Geova Dio. Poiché dobbiamo ricordare che nella legge di Dio data ad Israele il falso testimone riceveva la punizione che voleva far infliggere a colui contro il quale aveva testimoniato il falso. — Deut. 19:18-20.
Quindi, da questa legge data ad Israele possiamo applicare ai nostri giorni il principio di essere zelanti per ciò ch’è giusto, per la pura, incontaminata adorazione di Geova, e anche il principio di essere veraci e molto attenti nel rendere testimonianza, sapendo che siamo davanti al grande Giudice Geova, il quale ci giudica in base alle parole che diciamo in quell’occasione. — Matt. 12:36, 37.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1965 | 15 maggio
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Domande dai lettori
● In considerazione di ciò che dice il libro “Babilonia la Grande è caduta!” Il Regno di Dio governa! (inglese) dobbiamo comprendere che la “grande tribolazione” di cui si parla in Matteo 24:21, 22 si riferisce soltanto a ciò che accade ad Armaghedon?
Alle pagine 629 e 630 del libro “Babilonia la Grande è caduta!” Il Regno di Dio governa! si legge: “Poiché la bestia selvaggia con sette teste e dieci corna e il falso profeta sono simboli, essi sono trattati separatamente dai ‘re della terra e i loro eserciti’. Quando queste cose simboliche saranno bruciate, tutta l’unità mondiale nell’organizzazione politica e tutte le alleanze politiche saranno infrante davanti al vittorioso Cavaliere che cavalca il cavallo bianco. Vi saranno selvaggia confusione e disorganizzazione, come predicono altre profezie. Quando era sulla terra Gesù Cristo lo predisse, dicendo: ‘Vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più. Infatti, a meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti [il rimanente dei 144.000 che è ancora sulla terra] quei giorni saranno abbreviati’”.
In questi paragrafi il libro considera solo la parte finale della “grande tribolazione”. Non si deve pensare che questo significhi che la “grande tribolazione” abbia luogo solo ad Armaghedon. No, poiché nel paragrafo successivo a pagina 630, si legge: “Ad Har-Maghedon, dov’è raggiunto il colmo della ‘grande tribolazione’, i re e i loro eserciti e quelli che hanno il segno della ‘bestia selvaggia’ saranno tutti ‘uccisi’ in esecuzione della sentenza di morte che procede dalla bocca del vittorioso Re dei re simile a una ‘lunga spada’”.
Notate l’espressione “il colmo della ‘grande tribolazione’” in riferimento ad Armaghedon. Quindi i paragrafi mostrano che, pur riferendosi all’ultima parte della “grande tribolazione”, non escludono il fatto che ve n’era un’altra parte prima di Armaghedon.
Perciò, questo non è un nuovo pensiero su Matteo 24:21, 22, che ne limiti l’applicazione solo ad Armaghedon. Esso ha una duplice applicazione, la prima alla tribolazione che Geova recò su Satana e sulla sua organizzazione quando il Figlio di Geova, Cristo Gesù, guerreggiò contro Satana e i suoi demoni nel cielo a cominciare dal 1914. Tale tribolazione contro Satana e la sua organizzazione fu interrotta nel 1918 per consentire il radunamento dell’unto rimanente di Geova. La seconda applicazione, a cui fa riferimento il libro, è la ripresa della “grande tribolazione” contro Satana e la sua organizzazione ad Armaghedon.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1965 | 15 maggio
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Domande dai lettori
● È giusto dire che i testimoni di Geova compiono un’opera di conversione o di proselitismo?
Secondo il Novissimo Dizionario della Lingua Italiana di Fernando Palazzi convertire vuol dire “indurre uno ad abbracciare una nuova opinione politica, filosofica, artistica” o ‘ritrarre da una religione all’altra’. È definito proselito “colui che si dà a seguire una religione diversa da quella che aveva prima”. Quindi fare proseliti vuol dire convertire da una religione, credenza, opinione o partito a un altro. Il proselitista è perciò colui “che fa o cerca di fare proseliti”.
Nei tempi biblici, alcuni stranieri si convertirono alla religione dei Giudei. Essi furono chiamati nelle Scritture Greche Cristiane con la parola greca prosélytos, che significa “uno che è passato al giudaismo, un convertito, un proselito”. (A Greek-English Lexicon di Liddell, Scott e Drisler, 1849, pagina 1272) Le Scritture e Gesù stesso li chiamarono proseliti, benché questo termine non venga applicato nelle Scritture Greche ai convertiti al cristianesimo. (Vedere Matteo 23:15; Atti 2:10; 6:5; 13:43). Tuttavia, secondo l’uso dei moderni dizionari, si può dire che colui che si volge da un’altra religione al cristianesimo è un convertito o proselito.
La parola greca tradotta “convertire” è strépho, che significa “volgere”. Essa è tradotta “convertire” nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane in Matteo 18:3, dove Gesù disse: “Se non vi convertite e non diventate come fanciullini, non entrerete affatto nel regno dei cieli”. Una parola relativa è epistrépho, che significa “girare” o “volgersi” ed è usata in Giacomo 5:20, dov’è detto: “[Sappiate] che colui che converte un peccatore dall’errore della sua via salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati”. Il nome greco epistrophè, che è affine a epistrépho, significa “cambiamento, o giro, conversione” e fu usato in Atti 15:3. In Atti 15:1-3 Luca non cercava di evitare di indicare che i primi cristiani facevano convertiti. No, ma dopo aver detto che Paolo, Barnaba e altri furono mandati a interrogare gli apostoli e gli anziani a Gerusalemme in merito alla circoncisione, egli spiegò che durante il loro viaggio “questi uomini continuarono per la loro via attraverso la Fenicia e la Samaria, narrando nei particolari la conversione di persone delle nazioni”. Perciò, quando a quel tempo le persone accettavano il cristianesimo, erano convertite. — Vedere An Expository Dictionary of New Testament Words di W. E. Vine, pagg. 238, 239.
Gesù disse ai suoi seguaci: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. (Matt. 28:19, 20) Non dovevano essi compiere un’opera di proselitismo, fare discepoli? Dovevano realmente far questo, e i moderni seguaci di Cristo fanno la stessa cosa. Se volgere i pagani dalla falsa adorazione al giudaismo voleva dire fare dei proseliti, anche volgere i pagani al cristianesimo vuol dire fare proseliti. Naturalmente, essi non usano la forza o metodi non cristiani nella loro opera di predicazione. Non
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