Domande dai lettori
● Dopo il Diluvio, Noè mandò fuori dell’arca una colomba che in seguito tornò con “nel becco una foglia fresca d’ulivo”. (Gen. 8:10, 11, Na) Gli alberi non sarebbero stati rovinati dal Diluvio? Da dove la colomba prese la foglia d’ulivo? — C. J., U.S.A.
Sebbene le acque del Diluvio influissero senza dubbio avversamente su molte piante e alberi, non sembra improbabile che un ulivo vi sopravvivesse. L’ulivo è molto resistente. È stato detto d’esso che “un vecchio ceppo continuerà a mettere nuovi germogli, come se la sua vitalità fosse indistruttibile”. (The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, Volume IV, pagina 404) È anche degno di nota che il filosofo e scienziato greco Teofrasto e il naturalista romano Plinio il Vecchio hanno dichiarato che l’ulivo è cresciuto sott’acqua nel mar Rosso, conservandovi il suo verde. Quindi l’ulivo avrebbe potuto benissimo rimanere sommerso sott’acqua per alcuni mesi durante il Diluvio senza morire. Con l’abbassarsi delle acque l’ulivo che ne era stato coperto sarebbe stato di nuovo sull’asciutto e avrebbe potuto mettere le foglie, così la colomba poteva facilmente prenderne una foglia. Il ritorno della colomba con la foglia d’ulivo raccolta di fresco nel becco era significativo per gli occupanti umani dell’arca. In quel modo “Noè comprese allora che le acque erano diminuite sopra la terra”. — Gen. 8:11, Na.
● Sarebbe appropriato che una coppia di sposi cristiani adottasse un bambino? — J. W., U.S.A.
Adottare un bambino è una questione che la singola coppia di sposi deve decidere. La situazione è come quella in cui deve decidersi se avere un figlio in modo naturale, nei casi dove ciò è possibile. La decisione presa dalla coppia di sposi in tali cose non sarebbe il criterio su cui altri dovrebbero basare la loro decisione. Né sarebbe appropriato criticare le persone per la condotta che scelgono di seguire sotto questi aspetti.
La Società Torre di Guardia non ha disposizioni per assistere le persone nell’adozione di bambini. Essa non tiene una lista di nomi e indirizzi di persone che desiderano far adottare da altri i loro figli. Né la Società può fornire assistenza legale in tali cose.
Se i coniugi adottano legalmente un bambino, divengono responsabili di quel bambino in una maniera paragonabile alla responsabilità che grava sui genitori naturali. Quindi, i cristiani che adottano un bambino vorranno avere debita cura di quel bambino, prestando attenzione non solo ai bisogni fisici del bambino ma anche ai più importanti bisogni spirituali del bambino. Il padre adottivo, che è il capo della casa, deve scritturalmente addossarsi la principale responsabilità sia per il benessere materiale che spirituale del bambino. — 1 Tim. 5:8; Isa. 38:19; Efes. 5:21–6:4.
Alcuni cristiani hanno considerato il fatto di non avere figli o di averne meno una circostanza che permetteva loro d’avere più tempo per il servizio di Geova Dio. Le coppie senza figli, ad esempio, non hanno le responsabilità che derivano dall’allevare figli e hanno così maggiori opportunità di usare il loro tempo e le loro energie per promuovere direttamente gli interessi del Regno. — Matt. 6:33.
Le coppie di sposi, naturalmente, devono decidere le loro proprie cose. Essi conoscono le loro circostanze e i loro desideri personali. Spetta dunque a loro decidere se adottare o non un bambino. — Gal. 6:5.
● Chi fu il padre dello Scela menzionato nella Bibbia? Fu Cainan o Arpacsad? — J. B., U.S.A.
Evidentemente Arpacsad fu il padre di Scela. Comunque, la precedente domanda sorge da un apparente disaccordo fra certi versetti biblici. Per esempio, secondo il Testo Ebraico Masoretico, Genesi 10:24 e 1 Cronache 1:18 indicano che Arpacsad fu il padre di Scela. D’altra parte, Luca, nel dare la genealogia di Gesù Cristo attraverso sua madre, Maria, dichiara in Luca 3:35, 36 che Scela fu “il figlio di Cainan, il figlio di Arfacsad [Arpacsad]”.
Considerando tale questione, è interessante notare che il nome Cainan non ricorre negli esistenti manoscritti ebraici delle Scritture Ebraiche ed è omesso in tutte le antiche versioni e nei targum.
Molti credono che il nome Cainan non si trovasse nel testo originale del racconto del Vangelo di Luca. In modo notevole, in una nota in calce a Luca 3:36 nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, edizione (inglese) del 1950, è indicato che l’espressione “il figlio di Cainan” è omessa nel Manoscritto di Cambridge, che è del sesto secolo E.V. Tale omissione è in armonia con il Testo Masoretico in Genesi 10:24; 11:12 e 1 Cronache 1:18. Tuttavia, si ammette che il nome Cainan può essere una corruzione della parola “Caldeo”. Quindi, il testo greco di Luca 3:36 poteva dire una volta: “il figlio del caldeo Arfacsad”.
La conoscenza del fatto che i nomi Arpacsad e Cainan potrebbero entrambi applicarsi alla stessa persona si rispecchia nel libro ‘Cose nelle quali è impossibile che Dio menta’. In esso, alle pagine 112 e 113, c’è una tavola intitolata “La linea di discendenza terrena del Figlio di Dio come il Seme della ‘donna’ di Dio”. Ivi si trova il nome Arpacsad seguito dal nome Cainan fra parentesi.