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  • L’amore è misericordioso — lo siete voi?

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  • L’amore è misericordioso — lo siete voi?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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  • L’AMORE È MISERICORDIOSO
  • LA TRAVE E LA PAGLIUZZA
  • COMUNI ANTENATI
  • LA DONNA PECCATRICE
  • CHE COSA DOVRESTE FARE VOI
  • La misericordia di Dio copre tutti i vostri peccati?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
  • “Il Padre vostro è misericordioso”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2007
  • Misericordia per i misericordiosi
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
  • Come possiamo mostrare misericordia?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2007
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 1/7 pp. 389-392

L’amore è misericordioso — lo siete voi?

DOVE potreste arrivare con un’automobile senza olio? Dopo breve tempo, l’attrito brucerebbe le parti essenziali del motore. L’olio è necessario per eliminare o ridurre al minimo questo attrito.

Nei rapporti umani abbiamo bisogno di un elemento simile per eliminare o ridurre al minimo l’attrito della vita quotidiana. Tale elemento è l’amore. L’amore, come insegna la Bibbia, è costituito da più che parole gentili, benché pure queste siano necessarie. L’amore si esprime con atti altruistici. Esso è positivo e attivo, non negativo e inattivo. Edifica, non demolisce. A causa della mancanza di questo amore, l’intera razza umana è angustiata dall’attrito della vita. La società è surriscaldata fino al punto di esplodere con odio, paura, divisioni, lotte, mancanza di sicurezza e afflizione delle nazioni.

L’AMORE È MISERICORDIOSO

Una parte integrale dell’amore è la qualità della misericordia. Un dizionario definisce la misericordia in questo modo: “Sentimento di pietà che muove a soccorrere, a perdonare, a desistere da una punizione”. Questa definizione è un’espressione di altruismo; quindi, parte dell’amore.

Essere senza misericordia significa essere egoista, l’opposto dell’amore. Essere senza misericordia vuol dire non esser disposto a perdonare. Si manifesta il desiderio di esigere più di quanto dovremmo aspettarci dagli altri. Esser privo di misericordia significa mostrare odio, non amore.

LA TRAVE E LA PAGLIUZZA

Quando Gesù fu sulla terra usò spesso illustrazioni o parabole, per insegnare in modo vigoroso agli ascoltatori la necessità di mostrare amore e misericordia. Egli sapeva che gli uomini avevano la tendenza a metter da parte questi sentimenti. Vide che alcuni criticavano presto altri mentre non tenevano conto delle proprie mancanze. Notò pure che quelli che facevano presto a condannare, sovente commettevano mancanze molto più serie di quelle che rimproveravano ad altri. Quale linguaggio avrebbe dunque potuto usare per far capire bene ad altri la stoltezza di seguire una condotta priva d’amore e misericordia?

Gesù pronunciò parole appropriate riguardo a questo problema della condotta umana. Egli fece un’illustrazione che destò impressione nel suo uditorio. Fece un’illustrazione che non sarebbe stata presto dimenticata. Come narra Matteo 7:3-5, egli disse: “Perché, dunque, guardi tu la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, ma non consideri la trave che è nel tuo proprio occhio? O come puoi tu dire al tuo fratello: ‘Lascia che ti tolga dall’occhio la pagliuzza; quando, ecco, una trave è nell’occhio tuo? Ipocrita! leva prima la trave dal tuo proprio occhio, e poi vedrai chiaramente come togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

Gesù fece questa esagerazione per far capire l’argomento. Sarebbe ridicolo da parte di alcuno che avesse commesso una mancanza paragonabile ad una trave lamentarsi di un piccolo errore paragonabile ad una pagliuzza commesso da un altro e condannarlo. Colui che troverebbe da ridire dovrebbe preoccuparsi della propria trave o palo, questa trave che sarebbe ovviamente vista da altri, ma che egli trascura per trovar da ridire su piccole cose riguardo a qualcun altro.

I cristiani devono consigliarsi gli uni gli altri amorevolmente in modo che tutti possano modellarsi per acquistare la personalità cristiana. Comunque, chi si mette a rimproverare ogni difetto di un altro, mentre il suo proprio spirito e la sua propria condotta sono errati, mostra d’essere un ipocrita. Come dichiarò l’apostolo Paolo: “Perciò sei inescusabile, o uomo, chiunque tu sia, se giudichi; poiché nella cosa in cui giudichi un altro, condanni te stesso, in quanto tu che giudichi pratichi le stesse cose”. (Rom. 2:1) Un saggio riprovatore dovrebbe cominciare a esaminare nella propria casa le cose delle quali potrebbe esser colpevole e che potrebbero essere altrettanto cattive o perfino peggiori di quelle che osserva in altri. L’illustrazione di Gesù mostrò che i nostri consigli dovrebbero essere sempre mitigati dall’amore, comprendendo che tutti, inclusi noi stessi, veniamo meno in qualche modo rispetto alla perfezione.

Una ragione per cui alcuni criticano presto aspramente altri è che essi desiderano evitar di badare alle proprie mancanze. Per edificare il proprio io, un individuo abbatterà altri, facendo così pensare che egli non sarebbe come quelli che critica, quindi, che sia superiore a loro. L’aspra critica distoglie così l’attenzione dalle sue proprie mancanze. Un esempio di ciò furono i Farisei dei giorni di Gesù. Essi condannavano le mancanze di altri in alcuni punti paragonabili a pagliuzze in relazione con la Legge, mentre essi stessi erano colpevoli di violazioni molto più serie. Di questi spietati Farisei che ritenevano d’esser giusti, Gesù disse: “Essi dicono ma non fanno. Legano gravi pesi e li mettono sulle spalle del genere umano, ma essi stessi non vogliono muoverli neppure col loro dito. Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti! perché date la decima della menta e dell’aneto e del cimino, ma avete trascurato le cose più importanti della Legge, cioè il giudizio e la misericordia e la fedeltà”. — Matt. 23:3, 4, 23.

La trave dei loro occhi era la loro mancanza d’amore, misericordia, giustizia e fedeltà. Tuttavia ritenevano di criticare quelli che facevano mancanze così piccole da essere in paragone come pagliuzze! Questo è simile a quanto avviene nel mondo d’oggi. Non esprimono facilmente nazioni, razze, partiti politici, coniugi, sì, persone d’ogni classe sociale la loro aspra condanna contro altri mentre essi stessi commettono mancanze simili o ancor più gravi?

Essere spietati verso altri significa non riconoscere o non ammettere una grande verità fondamentale. Qual è questa verità?

COMUNI ANTENATI

Ogni uomo della terra discende da Adamo. Quale significato ha questo? Romani 5:12 dichiara: “Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato”. Tutti son nati sulla terra nell’imperfezione! Nessuno è in grado di compiere azioni o concepire pensieri perfetti. Tutti tendono all’errore a causa del peccato e dell’imperfezione ereditati da Adamo. Non dovremmo esigere la perfezione da altri, dal momento che noi stessi non l’abbiamo. Questo non significa che non si debba tener conto dei peccati gravi. Per le violazioni serie dei princìpi scritturali, Gesù espose chiaramente il procedimento da seguire, che è narrato nei versetti 15-17 del 18º capitolo di Matteo.

Ricordate che la misericordia è il “sentimento di pietà che muove a soccorrere, a perdonare”. Noi possiamo far presto ad esiger vendetta o perfetta giustizia quando qualcuno ci irrita o offende. Ma, che cosa accadrebbe se Geova Dio esigesse la perfetta giustizia? Poiché Adamo peccò quando era dotato di libero arbitrio decidendo di generare una progenie di cui Dio non è responsabile, non esigerebbe forse la perfetta giustizia che noi tutti morissimo senza alcuna speranza di vita eterna? Noi siamo tutti nati nel peccato e perciò veniamo meno alla perfezione. Noi non abbiamo il diritto di vivere.

Possiamo dunque esser grati che, come dichiara 1 Giovanni 4:16: “Dio è amore”. A causa di questo amore, Geova mitiga la giustizia con la misericordia, provvedendo il suo Figlio quale sacrificio di riscatto onde i credenti possano ottenere la vita. Con tenerezza e compassione, in qualità di Padre che perdona, Geova passa sopra la nostra tendenza al male se imitiamo il suo amore e facciamo la sua volontà. “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre di tenera misericordia e l’Iddio di ogni conforto”. — 2 Cor. 1:3.

Se apprezziamo l’amore e la misericordia che Dio ci mostra, li dobbiamo manifestare ad altri. D’altra parte, se noi, dopo aver ricevuto la misericordia di Geova, non mostriamo a nostra volta misericordia ad altri, ma troviamo da ridire sulla ‘pagliuzza che è nell’occhio del nostro fratello’, trascurando la grossa trave che è nel nostro proprio occhio, non è giusto che Dio ci privi della sua misericordia? Gesù disse che questo è quanto sarebbe avvenuto: “Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà anche voi; mentre se voi non perdonate agli uomini i loro falli, nemmeno il Padre vostro perdonerà i vostri falli”. — Matt. 6:14, 15.

LA DONNA PECCATRICE

Un giorno Gesù pranzava con un Fariseo. L’occasione gli diede un’altra opportunità di mostrare il bisogno di ricevere e manifestare misericordia e perdono. Il racconto dice: “Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo ch’egli era a tavola in casa del Fariseo, portò un alabastro d’olio odorifero; e stando a’ piedi di lui, di dietro, piangendo cominciò a rigargli di lagrime i piedi, e li asciugava coi capelli del suo capo; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio. Il Fariseo che l’aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: Costui, se fosse profeta, saprebbe chi e quale sia la donna che lo tocca”. — Luca 7:37-39, VR.

Questo Fariseo considerava la donna peccatrice inferiore a lui, pensando che Gesù avrebbe dovuto manifestare un sentimento simile. Gesù comprese i suoi ipocriti pensieri. “E Gesù rispondendo gli disse: Simone, ho qualcosa da dirti. Ed egli: Maestro, di’ pure. Un creditore aveva due debitori; l’uno gli dovea cinquecento denari e l’altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare, condonò il debito ad ambedue. Chi di loro dunque l’amerà di più? Simone, rispondendo, disse: Stimo sia colui al quale ha condonato di più. E Gesù gli disse: Hai giudicato rettamente. E voltosi alla donna, disse a Simone: Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non m’hai dato dell’acqua ai piedi; ma ella mi ha rigato i piedi di lagrime e li ha asciugati co’ suoi capelli. Tu non m’hai dato alcun bacio; ma ella, da che sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non m’hai unto il capo d’olio; ma ella m’ha unto i piedi di profumo. Per la qual cosa, io ti dico: Le sono rimessi i suoi molti peccati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è rimesso, poco ama”. — Luca 7:40-47, VR.

Il pio Fariseo fu colui che perdette. Nella sua mancanza di misericordia considerò la donna peccatrice inferiore alla sua dignità e indegna della sua attenzione. Nello stesso tempo non onorò Gesù. La donna peccatrice lo onorò. Non è vero che ella fosse una peccatrice peggiore del Fariseo, benché altri lo pensassero. Forse era vero il contrario, come Gesù disse chiaramente dei Farisei in altre occasioni. Ella riconosceva il bisogno di misericordia e perdono. Comprendeva più chiaramente e profondamente la realtà del suo peccato. Ella capiva anche la necessità di mostrare amore con le sue azioni. Il Fariseo non sentiva il bisogno di alcuna di queste cose. Pensava d’esser giusto e di non aver bisogno di pentirsi. Per questo non credeva di dover compiere tali amorevoli atti, come quelli che fece la donna. Il suo amore verso Cristo non era così grande. Non manifestando misericordia e amore ad altri peccatori, i suoi peccati risultarono più grandi. Gesù disse alla donna: “La tua fede t’ha salvata; vattene in pace”. Non vi è nessun racconto secondo cui Gesù dicesse al Fariseo che la sua fede l’avesse salvato. — Luca 7:50, VR.

CHE COSA DOVRESTE FARE VOI

Lo spietato mondo d’oggi è come i Farisei. La sua fredda e spietata condotta ha rovinato la vita di miliardi di persone. Ha seminato l’odio. Non può raccogliere l’amore. Fra breve, Geova ritrarrà la misericordia che gli ha mostrata per oltre 4.000 anni, sin dai giorni del diluvio di Noè. Alla guerra universale di Armaghedon egli eseguirà con giustizia il suo giudizio contro i crudeli e gli spietati. Questo sarà un periodo d’afflizione senza uguali per questo mondo pieno di attriti. Quelli che han mostrato il loro amore essendo misericordiosi e manifestando perdono saranno risparmiati ed entreranno in un nuovo mondo, dove, sotto l’amorevole mano di Dio, gli uomini saranno gradualmente ricondotti alla perfezione.

Tutti quelli che hanno una retta disposizione dovrebbero desiderare questo restaurato paradiso. Lo desiderate voi? Se lo desiderate e volete ricevere il favore di Dio per essere misericordiosamente protetti durante la prossima crisi mondiale, dovete coltivare l’amore apprendendo come esser misericordiosi verso i vostri simili. Non vi preoccupate se essi non ricambiano i vostri atti amorevoli. Se altri continuano ad essere crudeli e spietati nonostante il vostro amore, essi son quelli che perderanno. Dovranno rendere conto a Geova, ma voi otterrete il favore di Dio continuando a mostrare amore e misericordia.

Vi saranno uomini che apprezzeranno il vostro amore e la vostra misericordia e che acquisteranno intendimento dei propositi di Dio, come fece la donna peccatrice. Giuda 22, 23 dichiara: “E continuate a mostrar misericordia ad alcuni che hanno dubbi; salvateli strappandoli al fuoco. Ma continuate a mostrare misericordia ad altri, ciò facendo con timore, mentre odiate perfino la veste macchiata dalla carne”.

La felicità ora e la vita eterna nel nuovo mondo di Dio sono i benefici della condotta amorevole e misericordiosa. Gesù disse: “Felici i misericordiosi, dato che a loro sarà mostrata misericordia”. Se voi desiderate la vita eterna sulla paradisiaca terra di Dio, siate scarsi nella critica, ma abbondanti nell’amore; parchi nel trovar da ridire, ma prodighi nella misericordia. In questo modo imiterete Dio poiché “Geova è misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità”. — Matt. 5:7; Sal. 103:8.

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