Chi è qualificato per essere anziano?
“Pascete il gregge di Dio che è con voi, sorvegliandolo non forzatamente, ma volentieri secondo Dio; non per cupidigia di turpe guadagno, ma di buon animo”. — 1 Piet. 5:2, versione a cura di B. Mariani.
1. Dio quanto considera importante il suo gregge?
AGLI occhi di Dio è il suo gregge importante e meritevole di speciale considerazione da parte di quelli che egli ha costituiti sottopastori? Quanto considera Dio importanti le sue “pecore”? Suo Figlio dichiarò: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. (Giov. 3:16) Si interessò abbastanza da permettere a suo Figlio di lasciare il cielo per un periodo di trentaquattro anni e tre mesi e venire sulla terra come uomo per dare alle “pecore” smarrite la possibilità di tornare nell’ovile.
2. Possiamo confidare in Geova e Gesù come pastori? Spiegate.
2 Facciamo parte di quel “mondo” che Dio amò tanto e che ha bisogno di riconciliarsi con Dio. L’invito che rivolse agli Israeliti tornati dalla schiavitù straniera si applica oggi a noi con ugual forza: “Tornate a me . . . e io tornerò a voi”. (Zacc. 1:3) L’apostolo Pietro scrisse alla primitiva congregazione cristiana: “Eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. (1 Piet. 2:25) Dio provvede protezione a quelli che tornano a lui: “Come un pastore pascerà il suo proprio branco. Col suo braccio radunerà gli agnelli; e li porterà nel suo seno. Quelle che allattano le menerà con cura”. (Isa. 40:11) Ha pure costituito come suo aiutante l’eccellente Pastore, Gesù Cristo, che cedette “la sua anima a favore delle pecore”. — Giov. 10:7-15.
3. Come Paolo diede prova d’essere un pastore responsabile?
3 Geova ha disposto inoltre che vi siano sottopastori interessati alla cura delle “pecore”. L’apostolo Paolo è uno di questi, ed egli disse: “Divenimmo gentili in mezzo a voi, come quando una madre che alleva i propri figli ne ha tenera cura. Avendo dunque per voi tenero affetto, provammo molto piacere d’impartirvi non solo la buona notizia di Dio, ma anche le nostre proprie anime, perché ci eravate divenuti diletti”. Fino a che punto fosse disposto a impartire la sua anima è indicato da quanto scrisse alla congregazione di Corinto: “Da parte mia spenderò lietamente e sarò completamente speso per le anime vostre”. — 1 Tess. 2:7, 8; 2 Cor. 12:15; 11:28.
4. A motivo della nostra veduta di quei pastori, quale dev’essere oggi l’obiettivo e l’obbligo dei cristiani?
4 Possiamo conformare la nostra vita al modello dato da tali pastori, cioè il Grande Pastore, l’eccellente Pastore e l’apostolo Paolo. L’apostolo Giovanni dice che “abbiamo l’obbligo di cedere le anime nostre per i nostri fratelli”. (1 Giov. 3:16) Egli conosceva bene le parole di Gesù: “Poiché vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi. Verissimamente vi dico: Lo schiavo non è maggiore del suo signore, né chi è mandato è maggiore di colui che lo manda”. — Giov. 13:15, 16; si paragoni Giovanni 15:12, 13.
5. Perché alcuni non hanno ancora trovato la via per tornare a Geova?
5 Poiché la Bibbia dice che Geova “è il nostro Dio, e noi siamo il popolo del suo pascolo e le pecore della sua mano”, che cosa trattiene alcuni dal servire Geova? Essi non conoscono la via per tornare a lui; non hanno avuto nessuno che li guidasse, o piuttosto i loro capi umani, presunti pastori, li hanno sviati. Gesù definì falsi pastori quelli del suo giorno che “vengono a voi in manto da pecore, ma dentro son lupi rapaci”. D’altra parte, le persone “erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. Avevano bisogno che qualcuno le pascesse in modo appropriato, e Gesù accettò l’incarico. — Sal. 95:6, 7; Matt. 7:15; 9:36.
LO SPECIALE INCARICO DEI PASTORI
6, 7. (a) Chi forma il gregge che si deve pascere? (b) Di che cosa devono rendere conto i pastori?
6 Tornato alla sua dimora celeste, Gesù dispose che dei sottopastori avessero cura delle sue “pecore”. Oggi, quelli che l’eccellente Pastore costituisce hanno lo speciale obbligo di pascere le “pecore” di Gesù. Pietro, a cui Gesù diede in special modo questo incarico (si veda Giovanni 21:15-17), trasmette ai sorveglianti cristiani d’oggi lo stesso comando, dicendo: “Perciò, agli anziani [sorveglianti spirituali della congregazione] fra voi [la congregazione] do questa esortazione, . . . Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, . . . volontariamente . . . premurosamente”. — 1 Piet. 5:1, 2.
7 Benché si richieda da tutti i cristiani dedicati di fare “discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole . . . [e di insegnare] loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”, lo speciale incarico dei pastori è d’aver cura del “gregge di Dio”, quelli che fanno già parte della congregazione. Di questi, devono rendere conto a Geova. — Matt. 28:19, 20; Ebr. 13:17; 4:13.
8. Chi è scelto e chi non lo è per essere pastore del gregge di Dio?
8 “Una gran folla di sacerdoti ubbidiva alla fede” e accettò Gesù quale Messia. Ma degli scribi o Farisei nessuno fu nominato pastore nella congregazione cristiana perché essi si erano “seduti al posto di Mosè”. Quelli che erano “saggi secondo la carne” e si gloriavano dei saluti nei luoghi pubblici e d’esser chiamati “Rabbi” non furono chiamati. Questo tipo di “condottiero” non si trova nella congregazione cristiana dei testimoni di Geova. I testimoni di Geova riconoscono solo un condottiero, Cristo. Rifuggono da qualsiasi titolo che richiederebbe adulazione. Gesù disse: “Voi siete tutti fratelli”. — Atti 6:7; Matt. cap. 23; 1 Cor. 1:26-29.
9. Quanti anziani devono esserci in una congregazione, e di fra chi sono scelti?
9 Per avere buona cura degli interessi della congregazione cristiana dei testimoni di Geova, “Dio ha posto i rispettivi nella congregazione”, inclusi maestri, sorveglianti, pastori. Nella congregazione primitiva prestavano servizio tutti quelli che erano scritturalmente qualificati. Non era stabilito nessuno specifico numero di persone; a Efeso ce n’erano diversi, come si capisce dal fatto che Paolo mandò a dire agli “anziani” di andargli incontro a Mileto per ricevere istruzioni sui loro doveri. Pure nella moderna congregazione cristiana non è stabilito nessun numero specifico. Non hanno bisogno di diplomarsi in qualche seminario istituito dagli uomini, come invece avviene nelle chiese della cristianità. Ma devono impegnarsi con diligenza nell’opera di predicazione, studiare in modo regolare e attivo la Parola di Dio, e mettere in pratica quello che dichiarano i due grandi comandamenti, cioè l’amore di Dio e del prossimo. — 1 Cor. 12:28; Matt. 22:36-39.
10, 11. Com’è possibile essere “irreprensibile”, e perché è stabilita tale alta norma?
10 In I Timoteo terzo capitolo, Paolo elenca i requisiti scritturali che deve soddisfare colui che aspira all’incarico di sorvegliante. Egli dev’essere irreprensibile. È possibile questo per una creatura umana imperfetta? Non richiederebbe la perfezione? Paolo è dunque irragionevole, troppo esigente? Non possiamo giungere a questa conclusione, poiché Paolo conosceva indubbiamente la dichiarazione di Gesù contenuta in Matteo 5:48: “Voi dovete dunque esser perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste”. Paolo sapeva pure che il re Davide non aveva potuto essere interamente irreprensibile, ma riconobbe come parte delle Scritture ispirate la supplica rivolta a Geova da Davide: “Giudicami, o Geova, poiché io stesso ho camminato nella mia propria integrità”. — Sal. 26:1; si paragoni II Re 20:3.
11 È chiaro che all’uomo è impossibile essere come Dio in senso assoluto, al grado infinito, illimitatamente. Se non fosse così, la carica di sorvegliante nella congregazione cristiana rimarrebbe vacante. Il fatto che sono stabiliti requisiti scritturali elevati significa perciò che ognuno che aspira a occupare od occupa tale incarico vorrà sforzarsi con premura di soddisfarli. Ad esempio, per quanto riguarda l’essere irreprensibile, l’anziano non sarebbe certo in grado di aver cura di quelli che gli sono affidati se venisse tristemente meno sotto questo aspetto. Il sorvegliante deve poter continuare “a esortare i giovani perché siano di mente sana, [mostrandosi] in ogni cosa esempio di opere eccellenti; mostrando incorruzione nel [suo] insegnamento. — Tito 2:6-8.
12. Bisogna essere sposati per essere qualificati come anziani? Spiegate.
12 Il sorvegliante dev’essere “marito di una sola moglie”. Questo non vuol dire che il vedovo o lo scapolo sia squalificato. Significa che ora, come nel giorno di Paolo, chi pratica la poligamia o vive con una donna senza il beneficio del matrimonio non può servire come sorvegliante nella congregazione cristiana. In effetti, non gli può essere tesa la destra di associazione. Unito all’altro requisito del versetto 4 (1 Timoteo 3), ciò starebbe a indicare che l’uomo, per essere sorvegliante, non dev’essere più un adolescente, ma abbastanza adulto da avere una famiglia.
13. Perché gli anziani devono evitare le estreme abitudini del momento?
13 I giovani d’oggi e anche alcuni più avanti con gli anni sono spesso contagiati dalle stravaganti abitudini del presente sistema di cose. Essendo a contatto a scuola o nel lavoro con coloro che hanno tali inclinazioni i cristiani sono tentati di conformarsi. Nel primo secolo i cristiani dovettero combattere la stessa tentazione, poiché nel fare nomine di anziani si doveva considerare l’ulteriore consiglio di Paolo (1 Tim. 3:2) d’essere “di abitudini moderate”. Chi segue le abitudini del vecchio mondo si priva dell’approvazione di Dio e non è considerato idoneo per un incarico che richiede di esortare i giovani. L’apostolo Pietro dice che forse un tempo seguivamo per ignoranza tali usanze ma che ora dobbiamo vivere per la volontà di Dio. I nostri compagni di prima possono essere perplessi e indotti a parlare ingiuriosamente di noi, ma Gesù disse che questo non dovrebbe turbarci. — Giov. 15:19; 1 Tim. 4:11, 12; 1 Piet. 4:3, 4; Rom. 12:2.
CI VUOLE UNA MENTE SANA
14. L’anziano come deve considerare la sua posizione?
14 L’anziano non occupa nessuna posizione elevata nella congregazione. Il fatto d’essere anziano non dovrebbe indurre alcuno a “pensare di sé più di quanto sia necessario pensare; ma [a] pensare in modo da avere una mente sana”. La Bibbia di Gerusalemme rende questa dichiarazione dicendo di ‘non valutarsi più di quanto è conveniente’ ma di avere il “giusto concetto” di sé. Questo impedirà di attendere un trattamento simile a quello riservato ai “pastori” della cristianità ai quali piace l’adulazione e la esigono. — Rom. 12:3.
15. Che cosa comporta l’essere “ordinato”?
15 I sorveglianti devono essere ‘ordinati, ospitali’. (1 Tim. 3:2) I falsi pastori non erano ordinati in alcun senso della parola. Geova li condannò, dicendo: “Guai ai pastori [d’Israele] che distruggono e spargono le pecore del mio pascolo!” (Ger. 23:1, 2) La pretesa d’essere pastori non li sottrasse al giudizio di Dio. Anche Gesù condannò i falsi pastori del suo giorno. Pertanto i pastori cristiani devono essere ordinati, operando per la pace della congregazione. Talora saranno chiamati ad ‘ammonire i disordinati’, quelli che ‘non lavorano affatto ma si intromettono in ciò che non li riguarda’. (1 Tess. 5:14; 2 Tess. 3:11) Perché la loro ammonizione sia accettevole devono essi stessi dare il modello seguendo scrupolosamente le leggi e i princìpi della Bibbia, non propagando mai idee che non siano in armonia con la verità. — 1 Cor. 4:6; 14:33; Tito 2:6-8.
16. Per essere ospitali è sufficiente dare il benvenuto ai nuovi nella Sala del Regno?
16 Al tempo della dedicazione del tempio a Gerusalemme, quando pregò per avere prosperità, il re Salomone accennò agli ‘stranieri’, ai non Israeliti che vi sarebbero andati ad adorare. Egli provvide senz’altro per loro. Oggi Geova ci benedice con un grande aumento di ‘stranieri’, cioè quelli che prima non erano adoratori di Geova. Si devono prendere adeguati provvedimenti per accoglierli. Ciò pone un peso sui sorveglianti, che non solo devono salutarli alla Sala del Regno, ma devono anche aiutarli a progredire nella via cristiana. Questa è vera ospitalità, un requisito che chi vuole essere sorvegliante deve soddisfare. — 1 Re 8:41-43; Mic. 4:1, 2; Matt. 9:37; Ebr. 13:1, 2; 3 Giov. 5.
17, 18. (a) Si insegna solo dal podio? (b) Qual è l’obiettivo del sorvegliante quale maestro?
17 “È scritto nei Profeti”, disse Gesù, “Ed essi saranno tutti ammaestrati da Geova”. (Giov. 6:45; Isa. 54:13) Questo diventa sempre più importante mentre ci avviciniamo alla fine del vecchio sistema di cose e allo stabilimento del nuovo sotto la guida dell’unto Sacerdote e Re, Gesù Cristo. Geova Dio è il Principale Maestro, ma Gesù disse ai suoi discepoli che facevano bene a chiamare Maestro anche lui. Per di più, il glorificato Gesù Cristo “diede alcuni come apostoli, alcuni come profeti, alcuni come evangelizzatori, alcuni come pastori e maestri, [perché?] in vista dell’addestramento dei santi, per l’opera di ministero”. — Efes. 4:11, 12.
18 Gli anziani devono dunque insegnare la Parola di Dio. Non devono ‘solleticare gli orecchi’ della congregazione, ma toccare la mente e il cuore delle persone simili a pecore della congregazione. Questo non li pone su un piedistallo come “professori” o “teologi”. L’anziano cristiano non deve per forza impartire il suo insegnamento dal podio, ma più particolarmente a livello personale. È insegnamento biblico.
19. Quali “opere della carne” precluderebbero la nomina a sorvegliante?
19 L’anziano non può essere un “ebbro schiamazzatore”. L’abuso di alcool intorpidisce i sensi così che la propria facoltà di giudicare è danneggiata e si perde il controllo della mente. L’anziano non può essere “percotitore”, né in senso fisico né con la lingua. Non dev’essere né bellicoso né amante del denaro né irragionevole. Se lo fosse non sarebbe qualificato per prendere la direttiva nella congregazione dei cristiani. Pur non precludendogli il servizio in una chiesa di Babilonia la Grande, queste “opere della carne” gli impedirebbero di prestare servizio in una congregazione dei testimoni di Geova. — 1 Tim. 3:3; 6:10.
20. (a) Perché quando si considera la nomina di un uomo ad anziano si deve badare a come dirige la sua casa? (b) Ma di che cosa si può tenere conto?
20 Dopo aver detto che l’anziano dev’essere un uomo che diriga la sua casa in maniera eccellente, avendo i figli in sottomissione, Paolo fa una domanda, cioè: “Se in realtà un uomo non sa dirigere la propria casa, come avrà cura della congregazione di Dio?” (1 Tim. 3:5) Paolo riconobbe che nella casa di Dio sono in gioco più vite che nella casa dell’uomo. Pertanto, egli deve essere ben qualificato e avere la capacità di risolvere i problemi della sua casa nel generale interesse di tutti. Ma vuol dire questo che la sua casa sarà necessariamente un modello ideale sotto ogni aspetto? Può darsi di no. Forse egli fa tutto quello che ragionevolmente può, eppure qualcuno della sua casa potrebbe non comportarsi com’egli vorrebbe. Può darsi che la moglie sia molto ribelle, perfino contraria a Geova e alla sua Parola. (Matt. 10:36) Ma le domande importanti sono: Fino a che punto il capo di casa è responsabile della ribellione di lei, e la disunione esistente nella famiglia è in qualche modo colpa di lui? Si deve anche considerare come la congregazione vede la situazione.
21. Perché è saggio non designare come sorvegliante “un uomo convertito di recente”?
21 I sorveglianti devono prendere decisioni gravi. Da tali decisioni può dipendere la vita o il proseguimento dell’importantissima opera di predicare la buona notizia. Forse sono imposti dei bandi. Ci vorrà quindi un buon giudizio maturo. Perciò il sorvegliante non dev’essere “un uomo convertito di recente”. (1 Tim. 3:6) Forse ha tutto l’entusiasmo e lo zelo di quelli che sono da molto tempo nella fede ma può darsi gli manchino le “facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male”. (Ebr. 5:13, 14) I nuovi associati devono maturare. Nel frattempo, osservate “quelli che prendono la direttiva fra voi, i quali vi han dichiarato la parola di Dio, e mentre contemplate come va a finire la loro condotta imitate la loro fede”. — Ebr. 13:7.
CURA PER LE “ALTRE PECORE”
22. Come si devono considerare le mode passeggere, e, in questo, l’esempio di chi dobbiamo seguire?
22 Non essendo “parte del mondo”, i testimoni di Geova non imitano le prevalenti mode passeggere che li farebbero identificare con persone considerate ribelli contro la società. I fratelli giovani della congregazione dovrebbero pertanto tenere presente l’esortazione di Pietro che i pastori del gregge di Dio devono dare il giusto esempio. Paolo fu un tale buon esempio e disse: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. La gente nota che i testimoni di Geova sono diversi; il comportamento cristiano, specialmente da parte dei sorveglianti, dovrebbe fornire la base per la necessaria “eccellente testimonianza da persone di fuori” della congregazione. — 1 Cor. 11:1; 1 Tim. 3:7; Giov. 17:16; 1 Piet. 5:2, 3.
23. Quali altre cose si devono cercare nei sorveglianti?
23 Nel primo capitolo del libro di Tito, Paolo diede consigli su ciò che si deve cercare negli anziani. L’uomo dev’essere “libero da accusa”, di qualità indubbie. Nessuno deve poter puntare il dito contro di lui a causa delle sue discutibili caratteristiche personali. Dev’essere non “caparbio” od arrogante; non “incline all’ira”, o irascibile; “non avido di guadagno disonesto”, ma, piuttosto, eccezionalmente onesto nei suoi rapporti all’interno e all’esterno della congregazione. — Tito 1:6, 7; si veda anche I Pietro 5:2, 3.
24. Come il sorvegliante mostra lealtà?
24 È di speciale importanza che il sorvegliante sia “leale”, a imitazione di Gesù Cristo. La sua lealtà ai giusti princìpi può richiedere che impartisca una riprensione a “quelli che contraddicono”. (Tito 1:9) Può non essere un compito piacevole, ma se trattiene la riprensione quando è necessaria può indicare che sostiene colui che pecca, divenendo così suo complice. (Prov. 29:24) La riprensione impartita è una benignità verso colui che forse fa un passo falso senza accorgersene. (Gal. 6:1) Qualche azione scorretta può facilmente essere dimenticata, trascurata o ignorata; non così le azioni che possono contristare lo spirito santo causando divisioni e sette nella congregazione. In alcuni casi, dunque, per essere leali bisogna impartire la riprensione. — Luca 17:3, 4; Efes. 4:30.
25, 26. (a) Perché è specialmente necessario che i pastori prestino attenzione a sé e alla congregazione di Dio? (b) I nuovi possono oggi aspettarsi una buona opera pastorale nella congregazione di Dio?
25 Dicendo addio agli anziani di Efeso, Paolo li supplicò di prestare attenzione a se stessi e “a tutto il gregge . . . [e di] pascere la congregazione di Dio . . . [perché ora] entreranno fra voi oppressivi lupi e non tratteranno il gregge con tenerezza”. (Atti 20:28, 29) Questi “lupi” avrebbero in effetti tosato il gregge, strappandogli le vesti di identificazione cristiana. In questo tempo cruciale l’esortazione è più che opportuna. Nessun sorvegliante vuole rendersi responsabile, per sua negligenza, della perdita di qualche ‘pecora’ di Geova.
26 L’Annuario mostra fino a che punto molte “altre pecore” di Gesù si sono associate ai cristiani testimoni di Geova. Ne restano altre che Gesù ‘deve condurre’ perché “ascolteranno” la sua voce. In questa “parte finale dei giorni” del vecchio sistema di cose quelli che affluiscono al solo gregge del solo pastore vengono istruiti intorno alle vie di Geova. Possono avere l’assicurazione di ricevere l’amorevole e tenera cura di quelli a cui Geova ha ritenuto opportuno affidare l’opera pastorale. — Giov. 10:16; Luca 12:32; Mic. 4:1-4; Isa. 32:1, 2.