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  • w84 1/2 pp. 19-24
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  • Uniti nel portare frutto
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1984
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  • Tagliati gli alberi improduttivi
  • “Purché tu rimanga nella sua benignità”
  • “Se non rimangono” senza fede
  • ‘Continuate a portare molto frutto’
  • “Nazioni della terra” già si benedicono
  • Un ulivo fruttifero
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1984
  • L’innesto dell’ulivo selvatico
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1984
w84 1/2 pp. 19-24

Uniti nel portare frutto

‘Continuate a portare molto frutto e dimostratevi miei discepoli’ — GIOVANNI 15:8.

1. Come mostra la Bibbia che Geova attribuisce molta importanza agli alberi da frutto?

“GEOVA DIO fece crescere dalla terra ogni albero desiderabile a vedersi e buono da cibo”. (Genesi 2:9) In Israele i nuovi alberi da frutto si lasciavano crescere per tre anni senza che il proprietario ne usasse in alcun modo i frutti. Inoltre, qualsiasi frutto prodotto nel quarto anno doveva divenire una “cosa santa di festiva esultanza a Geova”. Il quinto anno il proprietario poteva usarne i frutti a suo piacimento, dopo aver dato le primizie a Geova. (Levitico 19:23-25; Deuteronomio 26:1-10; Neemia 10:35-37) In caso di guerra, secondo la Legge mosaica, gli alberi da frutto godevano di una speciale protezione. — Deuteronomio 20:19, 20.

Tagliati gli alberi improduttivi

2, 3. Cosa disse Gesù nella parabola del fico sterile?

2 Nell’articolo precedente abbiamo visto che molti rami naturali del simbolico ulivo (Romani capitolo 11) furono recisi e sostituiti con rami di un ulivo selvatico. In quell’illustrazione i rami potati rappresentano i giudei infedeli che rifiutarono di riconoscere il tronco dell’ulivo, cioè il Seme principale, il Messia Gesù. In una diversa illustrazione, Gesù paragonò la nazione ebraica a un albero intero, non un ulivo, ma un fico.

3 Nell’autunno del 32 E.V. Gesù disse: “Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna, e venne a cercarvi del frutto, ma non ne trovò. Quindi disse al vignaiuolo: ‘Ecco, sono tre anni che vengo a cercar frutto in questo fico, ma non ne trovo. Taglialo! Perché infatti occuperebbe la terra inutilmente?’ Rispondendo, egli gli disse: ‘Signore, lascialo stare anche quest’anno, affinché gli scavi intorno e metta il concime; e se quindi produrrà frutto nel futuro, bene; se no, lo taglierai’”. — Luca 13:6-9.

4. In che modo Gesù si era dimostrato un “vignaiuolo” fedele?

4 Quando parlò di questo fico, erano già tre anni che Gesù, in qualità di “vignaiuolo”, cercava di coltivare la fede tra i giudei. Ma nonostante i molti privilegi di cui questi godevano sotto il patto abraamico e quello della Legge, solo un piccolo rimanente della nazione ebraica aveva accettato il Messia. (Romani 9:4, 5, 27) Nel quarto anno del suo ministero, Gesù intensificò i suoi sforzi fra i giudei, simbolicamente scavando e mettendo il concime intorno al “fico” giudaico mediante la sua zelante opera di predicazione e insegnamento in Giudea, in Perea e infine a Gerusalemme e dintorni. — Luca, capitoli 10-19.

5. Come e perché il “fico” giudaico fu tagliato, e quando fu “gettato nel fuoco”?

5 Comunque, a metà di quel quarto anno, pochi giorni prima di morire, Gesù pianse su Gerusalemme e disse alla capitale della nazione giudaica che la sua casa era stata abbandonata. (Matteo 23:37-39) Geova, il proprietario del “fico” giudaico, lo aveva di nuovo ispezionato in quella quarta stagione di cure intensive. Avendo trovato la nazione priva di frutti, ordinò che fosse tagliata, in armonia col principio enunciato da Gesù in Matteo 7:19. Così il Regno di Dio fu tolto alla nazione giudaica e dato a una nazione, l’Israele spirituale, che ne avrebbe prodotto i frutti. (Matteo 21:43) Questo trasferimento ebbe luogo alla Pentecoste di quello stesso anno, il 33 E.V. Trentasette anni dopo, nel 70 E.V., il “fico” tagliato fu “gettato nel fuoco”, allorché Gerusalemme e la nazione giudaica furono distrutte. — Matteo 3:9, 10; Luca 19:41-44.

“Purché tu rimanga nella sua benignità”

6. In che modo le illustrazioni del fico sterile e dell’ulivo innestato danno risalto sia alla benignità che alla severità di Dio?

6 Come la parabola del fico sterile mostra che la pazienza di Geova ha un limite, l’illustrazione di Paolo circa l’ulivo, pur dando risalto alla benignità di Geova, mostra anche la sua severità. Nella sua benignità Geova aveva inviato Giovanni il Battezzatore ai “rami naturali”, ai giudei, per avvertirli di ‘produrre frutti degni di pentimento’ e di credere in Gesù. (Matteo 3:8; Atti 19:4) Per la loro mancanza di fede furono “recisi”. Questa diminuzione nel numero dei “rami naturali” giudei significava “ricchezza per le persone delle nazioni”, in quanto ‘rami dell’ulivo selvatico’ gentili furono innestati sull’albero del patto abraamico perché divenissero parte del seme spirituale di Abraamo. — Romani 11:12, 17, 20, 21.

7. Quale avvertimento aggiunse Paolo?

7 Ma Paolo dà un avvertimento. Rivolgendosi ai cristiani unti non giudei, dice: “Poiché se Dio non risparmiò i rami naturali, nemmeno risparmierà te. Vedi perciò l’immeritata benignità e severità di Dio. Severità verso quelli che caddero [i giudei], ma benignità di Dio verso di te [gentile], purché tu rimanga nella sua benignità; altrimenti, sarai potato anche tu”. (Romani 11:21, 22) Per rimanere nella benignità di Geova, i cristiani gentili innestati sull’albero del patto abraamico dovevano mostrare forte fede nel Seme principale di Abraamo. ‘Stavano in piedi mediante la fede’, fede di cui dovevano dar prova portando frutti cristiani, ‘presentando il loro corpo in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, in sacro servizio’. — Romani 11:20; 12:1.

8. Quale altra lezione pratica trasse Paolo dalla sua illustrazione dell’ulivo?

8 Paolo trasse un’altra lezione pratica dalla maniera meravigliosa in cui Geova fa produrre all’albero del patto abraamico il completo numero di 144.000 rami giudei e gentili. A entrambe le categorie di “rami” egli dice: “Io dico a ognuno che è fra voi di non pensare di sé più di quanto sia necessario pensare; ma di pensare in modo da avere una mente sana, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha distribuita. Poiché come in un solo corpo abbiamo molte membra, ma le membra non hanno tutte la stessa funzione, così noi, benché molti, siamo un solo corpo, uniti a Cristo”. (Romani 12:3-5) Grazie alla “benignità di Dio”, cristiani giudei e non giudei erano stati introdotti nel seme spirituale di Abraamo. Paolo ricordò loro: “Non sei tu a portare la radice [Geova], ma la radice porta te”. (Romani 11:18) Per evitare di essere ‘potati’, dovevano rimanere nella benignità di Dio mantenendo la loro unità come “un solo corpo, uniti a Cristo”. — Romani 11:22.

9. Che lezione possono trarne le “altre pecore”, per cui a cosa devono stare attente?

9 Questo avvertimento dato ai cristiani unti insegna oggi qualcosa anche a quei cristiani che non sono israeliti spirituali? Sì, indubbiamente. Pur non facendo parte del seme spirituale prodotto dal patto abraamico, e non appartenendo quindi a “questo ovile”, le “altre pecore” fanno senz’altro parte delle “nazioni della terra” che possono benedirsi per mezzo del seme. (Giovanni 10:16a; Genesi 22:18) Ne consegue che devono avere fede come quella di Abraamo, che pure ebbe la prospettiva di vivere sulla terra, e ‘camminare ordinatamente nelle orme di tale fede’. (Romani 4:11, 12, 16) Devono dimostrare la loro sottomissione al Pastore eccellente, Cristo, il Seme principale di Abraamo. Devono anche collaborare col rimanente del seme secondario di Abraamo, divenendo insieme a questi “un solo gregge” sotto “un solo pastore”. (Giovanni 10:14, 16b) Se i cristiani unti che non rimangono nella benignità di Dio rischiano di essere ‘potati’ dall’albero del patto abraamico, non dovrebbero anche le “altre pecore” stare molto attente a non fare nulla che possa far perdere loro il favore di Geova? — Romani 11:22.

“Se non rimangono” senza fede

10. Cosa poteva aver luogo se un giudeo non rimaneva nella sua mancanza di fede, e cosa avrebbe significato questo per lui?

10 L’illustrazione dell’ulivo contiene anche un’altra lezione generale che si può applicare sia ai cristiani unti che alle “altre pecore”. La troviamo in Romani 11:23, che dice: “Essi pure [i giudei increduli], se non rimangono nella loro mancanza di fede, saranno innestati; poiché Dio li può innestare di nuovo”. Qui notiamo un altro aspetto della benignità di Dio. Quando Paolo scrisse questa lettera (verso il 56 E.V.), la nazione giudaica in quanto tale era stata da tempo tagliata come un “fico” infruttuoso. Oppure, per tornare all’illustrazione dell’ulivo, la maggioranza dei “rami naturali” erano stati ‘potati’ a causa della loro mancanza di fede in Gesù, il Messia. Ma se un singolo giudeo non rimaneva nella sua mancanza di fede, Geova Dio era ben lieto di innestarlo di nuovo sull’ulivo simbolico e farne un componente del seme spirituale di Abraamo. Per un tale giudeo pentito essere riaccolto da Geova sarebbe stato come ricevere “la vita dai morti”. — Romani 11:14, 15.

11. Cosa è accaduto ad alcuni appartenenti alle “altre pecore”, ma cosa dovrebbero fare?

11 Oggi alcuni appartenenti alle “altre pecore” sono divenuti soddisfatti di sé e, per mancanza di fede, hanno smesso di servire Geova. Si sono recisi dall’associazione attiva col suo popolo. Alcuni di loro si sono trovati nell’angustia e le cose di cui la Parola di Dio avverte sono “accadute” loro. Dovrebbero sentirsi irrimediabilmente perduti? La Parola di Dio dice: “Se di là [da fuori del “paese” del popolo di Dio] davvero ricercherete Geova tuo Dio, pure di certo lo troverai, perché domanderai di lui con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima. Quando sarai nell’angustia e tutte queste parole [di avvertimento] ti saranno accadute al termine dei giorni, dovrai tornare a Geova tuo Dio e ascoltare la sua voce. Poiché Geova tuo Dio è un Dio misericordioso”. — Deuteronomio 4:29-31.

12. (a) In che modo lo “schiavo fedele” ha mostrato la sua cura per queste “altre pecore” che si sono smarrite? (b) Quali esempi potete citare, come prova che alcuni han fatto ritorno al gregge e ne sono riconoscenti?

12 Come gruppo unito di rami fruttiferi dell’albero del patto abraamico, lo “schiavo fedele e discreto”, gli unti fratelli di Cristo che rimangono sulla terra, si rende perfettamente conto che è di vitale importanza che alcune delle “altre pecore” si scuotano dal torpore dell’autocompiacimento e tornino ad essere cristiani fruttiferi. (Matteo 24:45-47) A tal fine lo “schiavo” dispone che si pubblichino articoli come quello apparso nella Torre di Guardia del 1º settembre 1982, intitolato “‘Tornate al pastore delle vostre anime’!”. Anche Il ministero del Regno, a partire dal febbraio del 1982, ha pubblicato una serie di articoli sullo stesso argomento. Questa esplicita direttiva da parte dello “schiavo” del Signore ha dato frutti? Alcuni sono tornati a Geova loro Dio? Si, molti. Notatene qualche esempio tipico a pagina 22.

‘Continuate a portare molto frutto’

13. Cosa dovrebbero fare ora coloro che sono divenuti soddisfatti di sé, e questo secondo quali parole di Gesù?

13 Sì, i cristiani unti o i loro compagni delle “altre pecore” che sono divenuti soddisfatti di sé e improduttivi dovrebbero prendere a cuore l’avvertimento, reagire positivamente alla benignità di Geova e accettare aiuto per tornare ad essere cristiani fruttuosi. In un’illustrazione per molti aspetti diversa da quelle dell’ulivo e del fico sterile, Gesù paragonò se stesso a una vite e i suoi unti discepoli ai tralci, e disse: “Io sono la vera vite, e il Padre mio è il coltivatore. Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo toglie, e ognuno che porta frutto lo purifica, perché porti più frutto. . . . Il Padre mio è glorificato in questo, che continuiate a portare molto frutto e vi dimostriate miei discepoli”. — Giovanni 15:1-8.

14. (a) In quali due modi tutti i cristiani devono ‘continuare a portare molto frutto’? (b) Quale altro requisito per i cristiani unti è indicato nell’illustrazione della “vera vite”?

14 Anche se le “altre pecore” non sono rami dell’“ulivo” del patto abraamico o tralci della “vera vite” Cristo Gesù, devono dar prova di essere discepoli di Cristo. Come tutti i “rami” o unti cristiani, devono ‘continuare a portare molto frutto’. Fanno questo producendo le qualità cristiane della nuova personalità, incluso “il frutto dello spirito” (Galati 5:22, 23; Matteo 28:19, 20; Colossesi 3:5-14) Ma per essere veramente fruttiferi, esprimono attivamente queste qualità partecipando alla predicazione di “questa buona notizia”. (Matteo 24:14) Così come i “tralci” della “vera vite” devono rimanere uniti a Cristo, le “altre pecore” devono rimanere strettamente unite allo “schiavo fedele e discreto”, gli unti “fratelli” di Cristo. Solo così possono sperare di ‘ereditare il Regno preparato per loro dalla fondazione del mondo’. — Matteo 25:31-40.

“Nazioni della terra” già si benedicono

15. Mentre il patto abraamico finisce di produrre il promesso “seme”, quale ulteriore significato acquista Romani 11:12?

15 Mentre l’ulivo del patto abraamico, con la sua santa ‘radice di grassezza’ (Geova) e il suo solido tronco (Cristo) finisce di produrre il completo numero di “rami” giudei e gentili, ne derivano già ricche benedizioni a “persone delle nazioni” che non sono israeliti spirituali. Paolo lo previde e scrisse: “Ora se il loro passo falso [dei giudei naturali] significa ricchezza per il mondo, e la loro diminuzione significa ricchezza per le persone delle nazioni, quanto più lo significherà il loro numero completo [degli unti cristiani giudei]!”— Romani 11:12.

16. (a) In che senso il “passo falso” dei giudei significò “ricchezza per le persone delle nazioni”? (b) A che punto è l’opera di innesto?

16 Abbiamo già visto che il “passo falso” della nazione giudaica nel suo insieme significò grandi ricchezze spirituali per i gentili. Ma il fatto che questi rami dell’ulivo selvatico divenissero membri del seme spirituale di Abraamo non escludeva dal simbolico ulivo i rami naturali — fedeli cristiani giudei — che erano stati lasciati sull’albero o che erano stati ‘innestati di nuovo’ dopo il 36 E.V. Perciò i 144.000 rami includono un “numero completo” di giudei e un “completo numero” di non giudei. (Romani 11:12, 25) I fatti indicano che si è continuato a fare questi innesti fin verso la metà degli anni 30 del nostro secolo. Oggi, in questa tarda data, ci sono validi motivi per ritenere che il “completo numero” di rami, sia giudei che gentili, sia stato innestato. È ragionevole pensare che gli eventuali rami innestati dopo il 1935 siano sostituzioni di rami giudei o non giudei potati perché infruttuosi.

17. In che modo il completamento del numero dei membri del seme significa ulteriore ricchezza per le “persone delle nazioni”?

17 Paolo dice che il completamento del numero dei membri del seme di Abraamo “significa ricchezza per le persone delle nazioni”. Quanto più può dirsi questo se si tiene conto che queste ricchezze e benedizioni spirituali non interessano solo poche decine di migliaia di cristiani unti non giudei (come nell’adempimento della prima parte di Romani 11:12), ma letteralmente milioni di “persone delle nazioni” che non appartengono all’ulivo simbolico.

18. Cosa si può dire delle promesse del patto abraamico, per cui quale sua parte deve aver cominciato ad adempiersi?

18 Questo ci riporta al patto abraamico. Il Seme principale, Gesù, è ora intronizzato nei cieli. Ha radunato i membri del seme secondario nella famiglia del patto abraamico. Egli sta per ‘prendere possesso della porta dei suoi nemici’, con la distruzione dell’impero mondiale della falsa religione, Babilonia la Grande, e del resto della visibile organizzazione di Satana. (Genesi 22:17, 18) Non sorprende quindi che la parte conclusiva della promessa abraamica abbia già cominciato ad adempiersi: “Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”.

19. (a) Come stanno cominciando a benedirsi persone di “tutte le nazioni della terra”? (b) Qual è la loro speranza?

19 Infatti “una grande folla . . . di ogni nazione”, inclusi non pochi giudei naturali, si sta già benedicendo. Riponendo piena fede nel più grande Abraamo, Geova Dio, si sono uniti al rimanente degli israeliti spirituali e “rendono [a Dio] sacro servizio giorno e notte nel suo tempio”, con la prospettiva di ricevere la vita eterna sulla terra. (Rivelazione 7:4, 9-17) Possano essi continuare a benedirsi per mezzo del seme, entrando nel nuovo sistema di cose.

Avete compreso . . .

◻ Cosa rappresentava il fico sterile? Quando fu tagliato? Quando venne bruciato?

◻ Solo in che modo i cristiani giudei e gentili potevano evitare di essere potati dall’“ulivo”, e quale lezione possiamo trarne?

◻ Perché il reinnesto dei giudei pentiti può essere motivo di conforto per chi si è allontanato?

◻ In quali modi tutti i cristiani devono continuare a portare frutto?

◻ In che modo molte “persone delle nazioni” si stanno già benedicendo?

[Riquadro/Immagine a pagina 22]

Queste “pecore” sono ‘tornate al Pastore e Sorvegliante delle loro anime’. — I Pietro 2:25

Una donna della Normandia, in Francia, scrive: “Dopo dieci anni di inattività e diversi tentativi infruttuosi di tornare nella congregazione [dei testimoni di Geova] ero ancora esitante. A causa della mia condotta antiscritturale da che avevo lasciato la congregazione, temevo la disciplina di Geova e gli sguardi di rimprovero degli anziani e di tutta la congregazione. Mentre ero in vacanza con i miei suoceri, presi una copia della “Torre di Guardia” e lessi un articolo che parlava di un fratello inattivo la cui situazione era identica alla mia. Leggendo come Geova era stato benigno con lui, come gli anziani lo avevano amorevolmente aiutato e quanto i membri della congregazione erano stati lieti di accoglierlo, trovai la forza di ritornare nell’organizzazione di Geova”.

Suzanne, una Testimone di una congregazione della Francia nordorientale, scrive: “Ringrazio sinceramente Geova, suo Figlio Gesù Cristo, e lo ‘schiavo fedele e discreto’, per l’aiuto dato agli inattivi. Io stessa ero inattiva quando gli anziani mi fecero visita e mi offrirono uno studio biblico. Accettai la loro offerta e ora sono molto felice perché frequento di nuovo le adunanze e partecipo regolarmente all’opera di predicazione. Ora sono in grado di mostrare amore fraterno ad altri che hanno bisogno di incoraggiamento”.

Yolande, un’altra Testimone francese, non andava alle adunanze da anni e aveva smesso di pregare perché si sentiva in colpa per aver abbandonato la tavola di Geova. Aiutata a riprendere le fruttuose attività cristiane, scrive: “Desidero esprimere a Geova la mia profonda gratitudine per avermi aiutata e per avermi dato un’altra possibilità. Incoraggio di vero cuore tutti quelli che per qualche motivo si sono lasciati andare a ritornare a Geova”.

[Immagine]

Grazie all’amorevole incoraggiamento ricevuto, molti inattivi hanno ricominciato a ‘portare frutto’

[Diagramma a pagina 20]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Con l’illustrazione dell’ulivo, Paolo mostra in che modo il patto abraamico produce il completo “seme” spirituale

PATTO ABRAAMICO

(Genesi 22:16-18)

SEME PRINCIPALE SEME SECONDARIO

CRISTO (Galati 3:27-29)

(Galati 3:16)

“Numero completo” di “Completo numero”

“rami naturali” di rami

(Rimanente giudaico dell’“ulivo selvatico”

ed ebrei pentitisi in (cristiani unti non giudei

seguito — Romani 11:25)

— Romani 11:5, 12, 21, 23)

“Tutto Israele”, 144.000

israeliti spirituali

(Romani 11:26; Romani 7:4)

144.001 membri del “seme”

spirituale di Abraamo, per

la benedizione di “tutte

le nazioni della terra”

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