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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1985 | 1° novembre
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◼ Se, come si dice, il modo di vivere cristiano è soddisfacente fin da ora, perché Paolo scrisse: “Se abbiamo sperato in Cristo solo in questa vita, siamo i più miserevoli di tutti gli uomini”?
Il vero cristianesimo è senz’altro un modo di vivere buono e soddisfacente. Ma le parole dell’apostolo Paolo riportate in I Corinti 15:19 indicavano che era da compatire chi avesse sopportato delle sofferenze per la sua speranza, se questa fosse stata infondata.
Ci sono molte ragioni per cui si può dire che il modo di vivere basato sul vero cristianesimo è buono. Consideratene alcune prove. Un vero cristiano fa parte di una congregazione composta di persone pure, moralmente rette e amorevoli, che si preoccupano di lui e sono pronte a offrirgli aiuto sia spirituale che materiale. Poiché segue i consigli di Dio, il cristiano è al sicuro da molti pericoli e malanni fisici, come ad esempio quelli che hanno relazione con l’immoralità, il bere eccessivo, il fumo e l’abuso di droga. (Romani 1:26, 27; I Corinti 6:18; II Corinti 7:1; Efesini 4:18, 19) Non tira avanti senza uno scopo, incerto sul significato della vita o sull’orientamento da darle; piuttosto, apprezza la relazione che ha col Creatore e prova soddisfazione nel fare la volontà di Dio. Siccome segue princìpi basati sulla Bibbia, ha una vita familiare più sicura e più felice. Per via della sua onestà, il cristiano può essere preferito agli altri come dipendente e forse ha meno probabilità di rimanere disoccupato o di venire licenziato.
Anche questo breve elenco mostra che il modo di vivere cristiano è veramente pieno e soddisfacente.
A volte, però, il cristiano sperimenterà l’opposizione, la persecuzione e addirittura la violenza. (II Timoteo 3:12) Gesù predisse che sarebbe accaduto questo. (Matteo 24:9, 10; Marco 8:34; 10:30; Luca 21:12; Giovanni 16:2) I cristiani dell’antica Corinto lo sapevano. Erano consapevoli del fatto che Paolo, il quale aveva “perseguitato la congregazione di Dio”, era ora oggetto di persecuzione. Egli scrisse loro: “Quando siamo oltraggiati, benediciamo; quando siamo perseguitati, sopportiamo”. (I Corinti 15:9; 4:12; II Corinti 11:23-27) Comunque fece questo ragionamento: “Perché noi siamo ogni ora in pericolo? Ogni giorno mi espongo alla morte. . . . Se, come gli uomini, ho combattuto in Efeso con le bestie selvagge, che bene ne ho? Se i morti non sono destati, ‘mangiamo e beviamo, poiché domani morremo’”. — I Corinti 15:30-32.
La persecuzione che i cristiani affrontavano, quindi, era da mettere in relazione con la loro speranza. Se questa speranza fosse stata una semplice illusione, sarebbe stato inutile sopportare la persecuzione. Perciò Paolo poté dire: “Se abbiamo sperato in Cristo solo in questa vita, siamo i più miserevoli di tutti gli uomini”. — I Corinti 15:19.
Ma egli sapeva che Cristo era stato sicuramente risuscitato. Dopo essere stato destato, Gesù apparve a centinaia di testimoni, incluso lo stesso Paolo. (I Corinti 15:3-8) Per cui egli esortò i corinti: “Quindi, miei diletti fratelli, divenite saldi, incrollabili, avendo sempre molto da fare nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana riguardo al Signore”. — I Corinti 15:58.
Paolo era convinto che né lui né altri cristiani che avevano sofferto per Cristo dovevano essere commiserati. Egli viveva una vita piena, memorabile, addirittura invidiabile. Come nel suo caso, anche nel nostro si potrà dire che “la santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”. — I Timoteo 4:8.
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Odio razziale dimenticatoLa Torre di Guardia 1985 | 1° novembre
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Odio razziale dimenticato
MARIE è accanto alla vasca del battesimo in attesa che sua nipote venga battezzata a un’assemblea di distretto dei testimoni di Geova tenuta a Cicero (Illinois, USA). D’un tratto una voce accanto a lei esclama: “Non ci siamo già conosciute da qualche parte?” Si volta e vede un viso dimenticato, eppure familiare: quello di una donna di nome Agerthia.
Marie rivà con la mente a molto tempo prima di essere diventata testimone di Geova, nelle aule della loro scuola superiore dove entrambe si erano battute in tumulti razziali, ma da parti opposte. Le ragazze nere del gruppo di Agerthia e le ragazze bianche della banda di Marie si scambiavano insulti osceni. Quindi finivano in una rissa, malmenandosi a vicenda. Marie ricordava come Agerthia avesse persino mandato una ragazza all’ospedale! Le ragazze di entrambi i gruppi furono sospese da scuola, ma non appena vennero riammesse, gli insulti e gli scontri ricominciarono.
Ora, dopo circa 13 anni, si incontravano di nuovo accanto alla vasca del battesimo: questa volta però senza nessuna animosità. Non più divise da barriere razziali, si abbracciarono con amore come sorelle spirituali unite nella vera fede. Grazie all’accurata conoscenza di Geova Dio e di Gesù Cristo esse avevano trasformato la loro mente. — Romani 12:1, 2.
Non esiste odio razziale fra i servitori di Geova. Essi si amano l’un l’altro in armonia con le parole di Gesù: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate l’un l’altro; come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. — Giovanni 13:34, 35.
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