BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w53 15/6 pp. 183-187
  • In unione con l’amore

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • In unione con l’amore
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • IN UNIONE COL RE DI SION
  • In unione con la luce
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
  • Libro biblico numero 62: 1 Giovanni
    “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
  • Mostrate sempre amore e fede
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
  • Il vero amore è pratico
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 15/6 pp. 183-187

In unione con l’amore

1. (a) Per essere illuminati dalla verità biblica, che cosa si deve evitare? (b) Quale domanda ci aiuterà a capire che “Dio è amore”?

IL NOSTRO intendimento di Geova dipende del tutto dalla rivelazione che egli si compiace di dare di se stesso. La più grande luce è data dalla sua Parola, come scrisse il salmista: “La tua parola è una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero”. (Sal. 119:105) Conformemente, nel nostro studio di quella dichiarazione ispirata, “Dio è amore”, noi non ne determineremo il significato con nostre congetture e sentimenti. E presteremo minore attenzione a ciò che la sapienza mondana ha detto sul soggetto dell’amore. Tanto meno saremo guidati dagli insegnamenti di una falsa religione che predica un Dio d’amore e, nello stesso tempo, un Dio di tormento eterno. Piuttosto, la domanda che ci rivolgiamo è questa: Vi è nelle Scritture qualche cosa che occupa un posto preminente come la più piena espressione dell’amore di Dio? Se vi è, imparando con cura tutto quello che possiamo intorno a tale espressione, possiamo quindi esser certi di venire guidati verso un giusto apprezzamento della sublime verità che “Dio è amore”. Non solo, ma mentre osserveremo di continuo quell’espressione, conformandoci sempre più ad essa, potremo attenderci di esser portati in sempre maggior unione con l’amore. Vediamo, pertanto, quale risposta la Parola di Dio dà alla nostra domanda.

2. Quali parole di Gesù ci additano la risposta, e come son esse male applicate dalla Cristianità?

2 A noi sembra indubbio che Giovanni stesso indichi la risposta nel racconto che fu ispirato a compilare sulla conversazione che Gesù ebbe con Nicodemo, quando gli parlò di quella cosa che Dio amava tanto ‘che diede il suo unigenito Figlio’, il più caro tesoro del suo cuore. Che cos’era quella cosa? Gesù disse: “Dio ha tanto amato il mondo”. (Giov. 3:16, NW) Sì, il più noto testo scritturale dell’intera Cristianità, nondimeno il più frainteso. In che modo? “Il mondo” a cui la Cristianità pensa che Gesù si riferisse è il mondo di cui essa stessa è una parte, questo “presente, malvagio sistema di cose”, ‘i cieli e la terra che sono ora, son custoditi per il fuoco.’ (Gal. 1:4; 2 Piet. 3:7, NW) È sul fondamento di questa interpretazione che la Cristianità si diletta a cianciare intorno alla “paternità di Dio e fratellanza dell’uomo”, come se si applicasse all’attuale generazione e stato di cose. Che derisione e parodia della verità! Il corretto intendimento di qualsiasi affermazione della Bibbia deve sempre essere in armonia col contesto, e con tutte le altre scritture ad esso relative, senza eccezione. Applichiamo tale regola in questo caso.

3. Per avere il corretto punto di vista su Giovanni 3:16, come siamo aiutati da un paragone con Giovanni 1:1-13?

3 Notate che i commenti di Giovanni in Giovanni 1:1-13 sono paralleli a quelli di Gesù in Giovanni 3:16-21, mostrando questo: La vera luce venne nel mondo affinché persone di ogni specie esercitassero fede nel suo nome. Era permesso al popolo di accettare la luce e al mondo di esser salvato. Non fu Dio che li prevenne, o influenzò, avversamente. Ma che cosa accadde? Il mondo non gli prestò attenzione. Gli uomini amarono le tenebre più della luce. Tuttavia, ci furono alcuni che esercitarono fede in lui. E che cosa successe a loro? Ebbene, credendo in colui che divenne il portatore dei loro peccati, come Gesù aveva precedentemente spiegato a Nicodemo, essi sarebbero sfuggiti alla distruzione che deve infine venire sul mondo nel suo giorno di giudizio, e, invece, ricevettero autorità di divenire figli di Dio con la promessa della vita eterna in quel nuovo ordine mondiale, in quei nuovi cieli e nuova terra dove abita la giustizia.

4. (a) Riferendosi al nuovo mondo, perché Gesù parlò dell’amore di Dio per esso come di una cosa passata? (b) Come rivelano le Scritture la misura dell’amore di Dio per “il mondo”?

4 Ma, voi domandate, se il mondo che Dio ama tanto era qualche cosa di lontano nel futuro rispetto al giorno in cui Gesù parlò, perché disse che Dio lo amava usando il tempo passato? La risposta è la seguente: perché Dio non solo determinò e stabilì nella sua mente quell’ordine del nuovo mondo appena ne sorse il bisogno, nel remoto tempo della ribellione in Eden, ma lo prese a cuore con incrollabile attaccamento e devozione. Sin dal principio egli lo amò tanto che dispose e predisse molto in anticipo il mezzo principale mediante cui si sarebbe avverato, la promessa progenie della sua donna. (Gen. 3:15) Il suo amore fu così grande e altruistico che egli dispose lietamente e predisse circa la ferita al calcagno che sarebbe stata apportata a quella progenie dal serpente. Non che Dio si rallegri della sofferenza della progenie per amor della sofferenza; ma, come è eccellentemente spiegato: “Piacque a Geova di ferirlo . . . [di] fare della sua anima un’offerta per il peccato, . . . Egli [Gesù] vedrà il travaglio della sua anima e sarà soddisfatto”. Come conseguenza di questo “travaglio”, Geova dice: “Con la sua stessa conoscenza il mio giusto servitore giustificherà molti; ed egli porterà le loro iniquità”. — Isa 53:10, 11, AS.

5. A che cosa dovrebbe invitarci il grande amore di Dio?

5 Da quanto precede si comprende che non è un’impersonale specie d’amore quello che Dio nutre per una certa disposizione. Quell’ordine del nuovo mondo sotto il regno di Dio è composto di persone, ciascuna delle quali è caramente amata da Dio; prima di tutto, la promessa Progenie, il suo caro Figlio. Ecco come lo esprime Paolo: “Egli [Dio] ci ha liberati dall’autorità delle tenebre [di questo mondo presente] e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la nostra liberazione con riscatto, il perdono dei nostri peccati”. (Col. 1:13, 14, NW) Come saremmo ingrati e privi d’amore se non operassimo secondo tale meravigliosa evidenza dell’amore e dell’immeritata benignità di Dio, e secondo tale gloriosa e invitante prospettiva che ci è stata posta davanti di quell’amabilissima fra tutte le cose, il regno di Dio! Non è forse stimolato il vostro cuore? Mentre ricordiamo queste preziose verità, non desiderate con ardore di venire sempre più in unione con l’Iddio dell’amore e col suo regno sotto Cristo, la piena espressione del suo impareggiabile amore? Per essere aiutati a soddisfare questo buon desiderio, consideriamo più da vicino l’espressione usata tanto frequentemente da entrambi Gesù e Giovanni, “in unione con”.

6. (a) In che modo le parole “unione” e “organizzazione” sono strettamente collegate? (b) Siamo noi giustificati nel libero uso di quest’ultima?

6 La parola “unione” è strettamente legata ad un’altra parola, “organizzazione”. Non potete aver l’una senza l’altra. Un’organizzazione è formata da parti, membri, tutti interdipendenti, in unione gli uni con gli altri e in unità col tutto; un corpo consolidato. Questo suscita un’interessante domanda e ne fornisce anche la risposta. Alcuni dei nostri critici, che si atteggiano a nostri amici ma non sono della “nostra specie”, non si attardano a indicare che la parola “organizzazione”, che noi usiamo tanto, non si trova in nessuna traduzione delle Scritture. (1 Giov. 2:19, NW) Noi non argomentiamo su questo punto, ma, ciò nondimeno, ancor più vigorosamente insistiamo che è un insegnamento scritturale. Prendete tre delle preminenti illustrazioni usate in riferimento al popolo di Dio le quali hanno particolare applicazione proprio ora, “al pieno limite dei tempi fissati,” in cui è il “beneplacito” di Dio “radunare ancora tutte le cose nel Cristo, le cose del cielo e le cose della terra”. Queste illustrazioni sono (1) il corpo umano “armoniosamente collegato insieme ed essendo fatto in modo che cooperi mediante ogni giuntura”, (2) il tempio composto di “pietre viventi”, e (3) Gerusalemme, o Sion, “una città ben compatta,” dove tutti “dimorano insieme nell’unità”. Chi può negare che questa organizzazione è il tema comune dal principio alla fine? Solo quelli che, per ragioni meglio note a loro stessi, non vogliono più essere organizzati e in unione coi testimoni di Geova. — Efes. 1:9, 10; 4:16; 1 Piet. 2:5, NW; Sal. 122:3; 133:1, AS.

7. (a) Come è rivelata la profondità dell’unione che esiste fra Gesù e il Padre suo? (b) Quale provvisione ci porta nella scena?

7 Tenendo presenti queste scritture, che parlano tutte di una organizzata unità, saremo individualmente aiutati ad acquistare una corretta stima della profondità e dell’intimità dell’unione col Dio della luce e dell’amore quale è possibile per ciascuno di noi. Dobbiamo stare attenti perché la stima o raffigurazione dell’unione che formiamo nella nostra mente non sia determinata o limitata dalla nostra propria concezione delle cose. Possiamo perciò raccomandarvi di leggere la splendida descrizione di Giovanni intorno alla gloria della “Parola” che divenne carne, “una gloria tale che appartiene a un unigenito figlio da parte di un padre, . . . pieno d’immeritata benignità e verità”. Sì, costui che “è nella posizione del seno presso il Padre è colui che lo ha spiegato”. (Giov. 1:14-18, NW) Ricordate poi lo spiacevole effetto della richiesta fatta da Filippo alla fine del ministero di Gesù: “Signore, mostraci il Padre, e ci basta”. Non potete udire forse il tono penoso della voce di Gesù mentre rispondeva: “Sono stato con voi per tanto tempo, e tu, Filippo, non mi hai ancora conosciuto? Chi ha veduto me ha veduto anche il Padre”. (Giov. 14:8, 9, NW) Filippo non apprezzò dovutamente l’unione che esiste fra Dio il Padre e Gesù. Quindi Gesù proseguì mettendo in risalto l’unione che esisteva fra il Padre e se stesso e la provvisione che egli fece, con la promessa dello “spirito della verità mediante cui i suoi seguaci potevano esser portati nella medesima unità, a meno che si fossero mostrati conformi all’esigenza: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello è colui che mi ama”. — Giov. 14:17, 21, NW.

8. Con quale illustrazione e con quale preghiera siamo inoltre aiutati ad apprezzare la nostra parte nell’unione?

8 Vi rammentiamo, inoltre, come Gesù considerò lo stesso tema dell’unione, in Giovanni, capitolo 15, con la figura di se stesso come “la vera vite” affidata alla coltivazione del Padre, e i suoi seguaci raffigurati come “i tralci”. Con quale vigore è mostrato lo scopo d’esser portati in tale unione, cioè, che “portiate molto frutto”, il frutto di recar testimonianza! (Giov. 15:8, 27, NW) Come è vero nella natura che ci vogliono molta luce e calore per la crescita di una vita verso la maturità onde dia il massimo frutto! Ancora, quando Gesù rivolse gli occhi e i pensieri al cielo, notate come pregò con ripetuto ardore perché “siano tutti uno, come tu, Padre, sei in unione con me ed io sono in unione con te, anch’essi siano in unione con noi”. — Giov. 17:21, NW.

9 Come Giovanni trattò quel tema nella sua prima lettera?

9 In quell’ultima sera trascorsa coi suoi devoti seguaci, dopo che Giuda, quello che non era in unione, se ne fu andato nella notte, Gesù espresse queste preziose e vitali verità. Noi possiamo immaginare Giovanni reclino, tanto strettamente con colui che egli amava, mentre ascoltava con attenzione e conversava, sebbene non comprendesse del tutto il significato di ciò che aveva udito fino a che ricevette lo spirito alla Pentecoste. Non c’è da sorprendersi, dunque, se questo discepolo, così ben qualificato, fa di questo tema dell’unità l’argomento principale della sua prima lettera, ponendo in risalto in particolare il lato pratico della nostra responsabilità. Quindi Giovanni scrive: “Colui che dice di rimanere in unione con lui ha egli stesso l’obbligo di camminare come anche quello ha camminato”. — 1 Giov. 2:6, NW.

10. Quale obbligo ci è imposto dalla maniera e dall’evidenza dell’amore di Dio?

10 Ancora, vedete come Giovanni si serve dell’argomento dell’amore di Dio per il nuovo mondo, come è espresso in Giovanni 3:16, per dimostrare il nostro obbligo sotto un altro aspetto: “Con questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio inviò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché noi ottenessimo la vita per mezzo di lui. L’amore è a questo riguardo, non che noi abbiamo amato Dio, ma ch’egli ci amò e mandò suo Figlio come un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Diletti, se questo è come Dio ci ha amati, allora noi stessi siamo in obbligo di amarci l’un l’altro”. — 1 Giov. 4:9-11, NW.

11. Che cosa significa essere in unione con Dio e col suo regno?

11 Non ci fa capire tutto questo che se vogliamo essere in unione con Dio dobbiamo essere in unione con ciò a cui ha volto il suo cuore, il Regno sotto il suo caro Figlio? Essere in unione con esso significa più che semplicemente credere al messaggio del Regno e attendere le sue benedizioni. Significa identificarci con esso e sottometterci ad esso con la nostra dedicazione al suo Autore e Creatore, e poi con fede e zelo servirne gli interessi e proclamarne il messaggio, come ci è ordinato. (Matt. 24:14) Noi dovremmo avere tutti un tale continuo, ardente amore per quel Regno, parlandone e vivendo secondo le sue giuste esigenze e riflettendone tanto lo spirito, da poter dire ad ogni persona in contatto con noi, come Gesù disse a Filippo: ‘Mi ha conosciuto da tanto tempo e non è ancora pervenuto alla conoscenza e all’intendimento del regno di Dio quale nostra sola speranza?’

12. (a) Come l’amore è reso perfetto in noi, e con quale risultato? (b) Su quale fondamento si può del tutto vincere la paura?

12 Consideriamo ora un’altra parte della prima lettera di Giovanni. Salvo che il passo non sia molto chiaro nella vostra mente, suggeriamo che leggiate prima 1 Giovanni 4:16-19 (NW) per afferrare più facilmente la seguente parafrasi coi commenti relativi. Il nostro punto di partenza è: “Dio è amore”. Mentre rimaniamo in unione con Dio ed egli è in unione con noi, impariamo per tempo a nutrire perfetto amore, come Dio, esercitando incrollabile e altruistico amore e devozione per il suo regno, con completa fiducia in esso. Sì, “ecco come l’amore è stato reso perfetto in noi”. Di conseguenza, il nostro amore ci dà “libertà di parola”, “baldanza” (margine), ora in cui ce n’è tanto bisogno, “nel giorno del giudizio”. La ragione è costituita dal fatto che come Dio è amore, in quanto la sua mente e il suo cuore sono pienamente rivolti a quel nuovo mondo ed egli vi confida supremamente, noi pure impariamo ad avere quello stesso amore e quella stessa fiducia mentre siamo in questo mondo presente. Questo mondo passa, e per nessun motivo dobbiamo amare esso o le cose di cui è costituito. (1 Giov. 2:15-17) Comprendendo, dunque, che l’amore e la fiducia vanno l’uno accanto all’altra (non potete crescere nell’uno senza l’altra), ci rendiamo conto che infine il perfetto amore e la fiducia in Dio e nel suo nuovo mondo, con tutte le sue benedizioni di illuminamento e protezione, significano che ogni traccia di paura è gettata al vento circa le malefiche forze e la pressione che sorgono da questo mondo condannato e malvagio. Veramente, se voi subite qualche specie di limitazione a causa della paura e avete la lingua legata, mentre dovreste esercitare “libertà di parola” riguardo al messaggio del Regno, potete esser più che certi che il vostro amore non ha ancora raggiunto la maturità. Infine, non dimenticate mai che qualsiasi progresso compiamo riguardo all’amore esso viene conseguito solo “perché egli ci ha amati per primo”.

13. Perché la “libertà di parola” verso Dio è così essenziale?

13 Qui è un altro punto importante: Questa “libertà di parola” è essenziale non soltanto nella proclamazione del messaggio del Regno in questo giorno di giudizio, ma anche per fare le nostre invocazioni a Dio affin di soddisfare le vitali necessità spirituali per raggiungere i requisiti divini e per riportare la vittoria contro tutte le persecuzioni e le pressioni che ci sono riversate contro. Giovanni scrive: “Questa è la libertà di parola che noi abbiamo verso di lui, che, qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. Inoltre, se [parlando con perfetto amore e fiducia] sappiamo che egli ci ascolta riguardo a qualsiasi cosa che noi chiediamo, sappiamo che avremo le cose chieste poiché le abbiamo chieste a lui”. Che cos’altro potreste volere? — 1 Giov. 5:14, 15, NW.

14. In quale contesa e in che modo la fede può conquistare il mondo?

14 Tenendo presenti questi pensieri, possiamo comprendere con più prontezza il pieno valore di quella sublime espressione: “Questa è la conquista che ha conquistato il mondo, la nostra fede”. (1 Giov. 5:4, NW) La contesa è disputata fra le forze e le persone della luce e quelle delle tenebre. Lo scopo di queste ultime, arrecandoci sofferenze e persecuzioni e tentazioni, è quello d’infrangere la nostra integrità. Perché soffrì Gesù? Perché fece risplendere con perseveranza la sua luce in mezzo alle tenebre e, come testimoniò Giovanni, ‘le tenebre non l’hanno sopraffatto.’ Egli conquistò il mondo e conseguì la vittoria perché, con amore per il Padre suo e onorando il suo nome, non volle sottomettersi alle tentazioni e alle pressioni delle tenebre. Alla fine del suo corso disse per nostro incoraggiamento: “Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo! lo ho conquistato il mondo”. Permetteremo noi dunque, che ‘tribolazione o difficoltà o persecuzione ci separi dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù’? “Al contrario, in tutte queste cose noi ne usciamo completamente vittoriosi mediante, colui che ci ha amati”. — Giov. 1:5; 16:33; Rom. 8:35-39, NW.

15. Fino a qual punto noi abbiamo vantaggio su questo mondo, e osservando quali condizioni?

15 Nell’articolo precedente (§ 15) abbiamo parlato dell’incalcolabile vantaggio di Geova, “la Gloria d’Israele”. Ma non abbiamo anche noi un notevolissimo vantaggio su questo mondo essendo in piena unione col Dio della luce e dell’amore? Non siamo forse illuminati in quanto all’esatto significato della presente situazione mondiale e delle sue conseguenze? Non siamo avvertiti e tenuti in guardia rispetto alle mosse e al sudicio proposito del nemico, onde non siamo presi all’improvviso? Non possiamo noi essere completamente senza paura? Lo possiamo, se mostriamo perfetta fede nella sorgente della luce e dell’amore: “Dio è per noi un rifugio ed una forza, . . . Perciò noi non temeremo, anche quando fosse sconvolta la terra”. A meno che, però, ‘camminiamo nella luce,’ sempre grati che “il sangue di Gesù suo Figlio ci purifica da ogni peccato”. Noi dobbiamo comportarci come è espresso particolarmente per i nostri giorni: “Essi lo hanno vinto a causa del sangue dell’Agnello e a causa della parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro anima nonostante il pericolo della morte”. — Sal. 46:1, 2; 1 Giov. 1:7; Apoc. 12:11, NW.

16, 17. In che modo le Scritture mettono in risalto l’unione che è possibile nei nostri giorni per tutti quelli che entrano in Sion?

16 Con l’autorità della Parola di Dio, perciò, possiamo ora portare il nostro studio sull’unione al termine con una nota di trionfo, cioè:

IN UNIONE COL RE DI SION

17 “Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria dell’Eterno s’è levata su te! Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore del tuo levare”. (Isa. 60:1, 3) Oh! Sion, gloriosa città di luce, unica città della sua specie, edificata sul modello dell’amore! Quale indicibile privilegio essere in unione con le “autorità superiori” di Sion, le quali sono esse stesse la sorgente della sua luce! Qual gioia essere in unione col suo Re Cristo Gesù, che ha il titolo del vincitore, “Re dei re e Signore dei signori”! (Rom. 13:1; Apoc. 21:23; 19:16, NW) E com’è appropriato che sia il nostro medesimo scrittore, Giovanni, a provare l’estasi di vedere e narrare quella visione di Sion nel suo pieno splendore, la città capitale del diletto nuovo mondo di Geova! Geova dice di Sion: “Questo è il mio luogo di riposo in eterno; qui abiterò, perché l’ho desiderata”. E pensateci! Noi siamo stati misericordiosamente invitati ad abitare in tale reale organizzazione teocratica in unione con lui, sotto il suo amore e la sua protezione, con la rallegrante prospettiva delle benedizioni che allieteranno il genere umano ubbidiente allorché Dio “abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli”. Questo sarà la vera “paternità di Dio e fratellanza dell’uomo”. — Sal. 132:14; Apoc. 21:3, NW.

18. Con quale nota di avvertimento Giovanni pose fine alla sua prima lettera, e contiene questo una particolare lezione per il nostro tempo?

18 Non abbiamo detto che lo studio di questo soggetto avrebbe arrecato le più ricche benedizioni, insieme a notevoli responsabilità? Un ultimo avvertimento in quanto alle responsabilità, mentre Giovanni pure mette fine alla sua lettera. La sua parola sembra una nota disunita, un soggetto non menzionato da lui in precedenza, cioè: “Figliuoletti, guardatevi dagl’idoli”. Quando un individuo mette le sue idee e maniere davanti a quelle che il Signore Iddio stabilisce per il suo popolo mediante la sua organizzazione, questa è una sottilissima forma d’idolatria. Questo è ciò che accade a qualcuno di tanto in tanto in questi ultimi giorni. Oh sì, questi riconoscono ancora la stessa Parola, la Bibbia, ma essi non riconoscono la stessa tavola, “la mensa di Geova”. Invitano tutti quelli che possono ad ascoltar loro allontanandosi dall’alimentazione in unità alla stessa mensa per andare alle loro proprie mense individuali, dove essi provvedono piatti di loro propria invenzione. Per loro, cibarsi alla stessa mensa significa schiavitù e perdita della libertà individuale. Ma noi siamo lieti d’essere gli “schiavi” di Geova, mentalmente ed interamente. Le nostre teste non furono lasciate fuori dell’acqua quando facemmo l’immersione nell’acqua, non è vero? (Apoc. 22:3, NW) Questi indipendenti, come “ministri di giustizia”, cercano di intrappolarvi con la promessa di farvi aprire gli occhi alla vera luce e alla vera libertà. Ma avverrebbe esattamente ciò che avvenne ad Eva quando cercò di aprire i suoi occhi, e con gli stessi risultati. “Figliuoletti [sì, questo avvertimento è in ispecial modo necessario per quelli che sono giovani nella verità e non ancora maturi], guardatevi dagl’idoli”. (1 Giov. 5:21; 2 Cor. 11:15, NW; Gen. 3:5-7; Isa. 1:3) Notate anche il contrasto fra l’idolatria e la mensa di Geova in 1 Corinzi 10:18-22.

19. Perché c’è lo speciale bisogno di ‘praticare la verità’?

19 Continuiamo a ‘praticare la verità’, poiché “la fede senza le opere è morta”. L’amore non espresso “sì raffredderà”. La luce nascosta sotto il “moggio” dell’io e della paura si spegnerà, e “quanto grandi sono tali tenebre!” Il praticare la verità è il migliore rimedio contro qualsiasi tendenza di abbandonarsi allo spirito di apatia e indifferenza del mondo, con la conseguente privazione dello spirito di Geova e la mancanza di incremento. Che noi ci manteniamo ora in unione con l’Iddio della luce e dell’amore è essenziale per la nostra vita nella società del nuovo mondo, sia se viviamo come membri di un locale gruppo di testimoni di Geova o se siamo in una casa missionaria o in una casa Bethel. — Giac. 2:26; Matt. 24:12; 5:15; 6:23, NW.

20. (a) Siamo noi in qualche modo in una condizione più favorita in paragone con quella di Giovanni? (b) A quelli che sono in Sion, quali parole d’incoraggiamento e guida son rivolte?

20 Giovanni fu grandemente favorito vivendo ai giorni del primo avvento ed essendo personalmente presente col suo diletto Maestro. Siamo noi meno favoriti? Non siamo, piuttosto, molto più altamente favoriti vivendo ai giorni dell’istituzione del Regno, servendolo sotto la direttiva della sua organizzazione, Sion, in unione col suo degno Re, Cristo Gesù? Anche noi possiamo oggi vivere in unione con la luce e con l’amore, non meno di quanto ci visse Giovanni. Non occorre trattenere il desiderio d’entrare in stretta associazione ora, per quanto vi concerne personalmente. Per vostro incoraggiamento e guida e affinché la vostra gioia sia compiuta, considerate le seguenti misericordiose espressioni: “Chi ama la purità del cuore e ha la grazia sulle labbra, ha il re per amico”. “Il favore del re è per il servo prudente”. Infine, conforme alla nostra speranza di vittoria, ascoltate l’intrepido salmo 149º intitolato “Lode al Dio conquistatore”: “Trionfino i figli di Sion nel loro re. . . . Poiché il SIGNORE [Geova] si compiace del suo popolo; egli adorna gli umili di vittoria”. (Prov. 22:11; 14:35; Sal. 149:2-4, AT) Mantenete dunque incrollabile la vostra unità con Geova Dio, che è luce e amore!

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi