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L’apostolo prediletto scrive il quarto VangeloLa Torre di Guardia 1962 | 1° settembre
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era “disceso dal cielo”. “Io sono il pane disceso dal cielo”. “Prima che Abramo fosse, io sono”. “Padre, glorifica me, nel tuo cospetto, con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse”. — Giov. 1:1-3; 3:13; 6:41; 8:58; 17:5, Na.
Il Vangelo di Giovanni raggiunge le più sublimi altezze di verità divina. Egli mostra il massimo apprezzamento per Gesù quale Logos, il buon Pastore, la Luce del mondo, il Pane di vita, la Via, la Verità e la Vita. Egli parla dell’amore più estesamente degli altri tre scrittori dei Vangeli messi insieme. Potremmo immaginarci che uno che non fosse un intimo discepolo di Gesù sapesse farci un simile ritratto di Gesù?
Tra i dodici, Gesù scelse tre apostoli che sarebbero stati in speciale intimità con lui: Pietro, Giacomo e Giovanni. Questi solo entrarono in casa con Gesù per vedere quando risuscitava dai morti la giovane figlia dell’uomo che presiedeva alla sinagoga; questi solo lo accompagnarono sul monte della trasfigurazione, e nella parte più interna del giardino del Getsemani. È logico che fosse uno di questi tre a farci la più sublime descrizione di Gesù. Pietro e Giacomo morirono molto tempo prima che fosse scritto il quarto Vangelo. Colui che Gesù amò in modo speciale dev’essere stato uno di questi tre e perciò Giovanni.
Alcuni sostengono che il ventunesimo capitolo del Vangelo di Giovanni, che dice che Gesù affidò a Pietro, ripetendolo tre volte, l’incarico di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle, fosse scritto da una mano diversa da quella che scrisse il resto del Vangelo, perché l’ultimo versetto del capitolo precedente (20) è in forma di conclusione; ma non è così. Lo stile del ventunesimo capitolo è lo stile di Giovanni e senza dubbio egli stesso lo aggiunse in seguito.
Che tesoro contiene il quarto Vangelo! Serve giustamente al suo scopo: “Questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio d’Iddio e affinché credendo, abbiate la vita nel suo Nome”. — Giov. 20:31, Na.
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La durevole qualità della BibbiaLa Torre di Guardia 1962 | 1° settembre
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La durevole qualità della Bibbia
● Il prof. Oscar Paret, nel suo libro The Bible, Its Preservation in Print and in Writing, attribuisce la preservazione della Bibbia all’adempimento della promessa di Dio: “La parola del Signore [Geova] dura in eterno”. — 1 Piet. 1:24, Na.
“In breve, i risultati della nostra considerazione sono questi: La Bibbia è il libro dell’antichità meglio preservato. È vero che le Scritture della Bibbia furono scritte da uomini e tramandate per mezzo di uomini e che perciò hanno sentito l’influenza delle imperfezioni e degli errori umani. Ma, come cristiani, scorgiamo la guida della mano di Dio dietro i destini umani della Bibbia, poiché malgrado tutti gli assalti degli uomini, essa ha preservato la Bibbia per duemila anni, in un periodo di severissima persecuzione. Innumerevoli e preziose creazioni della mente umana sono state perdute e dimenticate. La Bibbia tuttavia, che ancora oggi guida una vittoriosa marcia mondiale, che è ancora stampata e distribuita annualmente a milioni di copie, tradotta in tutto o in parte in millecento lingue, non sarà mai né perduta né dimenticata, perché, come testimonianza della rivelazione di Dio, è compresa nella promessa: La Parola del Signore dura per sempre. Poiché la Parola di Dio ospita, per così dire, bei tesori in vasi di terra, il che spiega perché essa ha avuto sull’umana civiltà un’influenza molto più grande ed estesa di qualsiasi altro libro della letteratura mondiale, poiché si esprime mediante la poesia (canti di Lutero e Paul Gerhardt, lingua dei classici), o mediante l’arte pittorica (Grünewald, Dürer, Riemenschneider) e anche mediante la musica (Johann Sebastian Bach), la Bibbia è sempre rimasta e sempre rimarrà IL LIBRO DEI LIBRI!”
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