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  • Perché lasciai una promettente carriera ginnica

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  • Perché lasciai una promettente carriera ginnica
  • Svegliatevi! 1972
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  • Mi attenni alla mia decisione
  • Realismo circa lo sport e la santa devozione
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Svegliatevi! 1972
g72 8/3 pp. 6-8

Perché lasciai una promettente carriera ginnica

ERO veramente entusiasta della ginnastica. Tutto cominciò quando avevo quindici anni. Una sera dopo l’altra mi trovavo nel locale circolo sportivo. Feci rapido progresso e presto vinsi premi nazionali nei campionati della categoria iuniores. La mia specialità, come ragazza, era la ginnastica sul terreno e sull’asse di equilibrio. In due anni andai a una competizione della categoria seniores, e il mio addestramento si fece più intenso. Fui scelta per partecipare alla Squadra Nazionale di Ginnastica che rappresentava il Portogallo nelle competizioni e nelle esibizioni internazionali.

Questa era l’opportunità che avevo attesa. L’afferrai con zelo giovanile. Ora potevo viaggiare, acquistare molta esperienza e in seguito fare una carriera nell’educazione fisica. Viaggiai in parecchi paesi, compresi il Brasile e la Spagna. All’inizio del 1966 andai in Francia per ricevere addestramento specializzato per due mesi. Se mi fossi affermata, avrei dovuto partecipare sia ai campionati europei che in seguito ai Giochi Olimpici in Messico.

Tornai a casa dalla Francia più entusiasta che mai, ma presto mi resi conto che nella nostra famiglia c’era stato un grande cambiamento. Mia madre e mia sorella avevano cominciato a studiare la Bibbia. Esse sapevano d’aver trovato la verità e la volevano condividere con me. Usarono tatto ma furono costanti. Durante le poche ore che ero a casa ai pasti, mi spiegavano le cose rallegranti che avevano imparate dalla Bibbia. Constatai che cominciavo a interessarmi.

Dopo due mesi mi convinsi che i cristiani testimoni di Geova insegnavano la verità della Parola di Dio. Questa non era semplicemente un’altra religione, ma un modo di vivere, come dev’essere il cristianesimo.

Mi attenni alla mia decisione

Sapevo che in brevissimo tempo avrei dovuto prendere una grande decisione. Quella stessa estate erano in programma competizioni internazionali e io mi trovavo nel mezzo delle competizioni eliminatorie nazionali. Dopo gli esercizi obbligatori del primo giorno, fui classificata di gran lunga in testa al mio gruppo. Questo significava che anche con un’esibizione mediocre negli esercizi facoltativi del secondo giorno avrei occupato il primo posto.

Quella sera non potei dormire. La mia mente continuava a pensare al futuro. Se avessi continuato mi sarei obbligata per parecchi anni successivi a perseguire gli obiettivi della squadra. Era questo ciò che realmente volevo? Mi avrebbe permesso questa carriera sportiva di servire pienamente Dio? Non avrei trovato assai più difficile smettere, quanto più avrei fatto progresso e assunto obblighi? Ponderai le prospettive future e presi la mia decisione, pregando Geova Dio di darmi la forza per aderirvi.

La mattina dopo andai alla competizione, ma non per parteciparvi! Dissi ai dirigenti che avevo deciso di rinunciare alla ginnastica. Nessuno mi credette. Pensavano che scherzassi. Presto, comunque, si resero conto che non era così. I miei compagni di squadra cercarono in ogni modo di convincermi a continuare. Nei giorni che seguirono, il telefono di casa suonò quasi di continuo. Amici bene intenzionati cercarono di persuadermi a riconsiderare la cosa e cambiare pensiero. Due dirigenti del circolo vennero a casa nostra per parlare a mia madre nel tentativo di convincermi che gettavo via un’opportunità d’oro. ‘Questa giovanetta, nel fiore della sua giovinezza, con più di venti medaglie e trofei, sta prendendo una decisione troppo drastica’, dissero.

Ma la mia decisione era stata presa. Avevo dedicato la mia vita a Geova Dio e in un mese fui battezzata in simbolo di tale dedicazione.

Realismo circa lo sport e la santa devozione

L’educazione fisica mi era piaciuta perché si dava molta importanza alla dovuta cura del corpo, alla nutrizione, al mantenimento della buona salute e delle funzioni corporali. Si presentano molti vantaggi per incoraggiare la partecipazione agli sport, come l’entusiasmo di cooperare allo sforzo della squadra, acquistare la capacità di vincere onorevolmente e umilmente, e anche di perdere con grazia. Si dice che il buono spirito sportivo contribuisca altamente all’equilibrio sociale.

Ma, per esperienza personale io vedevo anche l’altro lato della questione. Più partecipavo alle competizioni più diveniva evidente che l’accanita competizione faceva venire alla luce la gelosia, e questo anche fra compagni di squadra. A volte si facevano osservazioni offensive per diminuire l’importanza di chi si era affermato o aveva vinto il primo premio. Quando le qualità fisiche del corpo stesso si erano sviluppate in grado rimarchevole, alcuni riflettevano eccessivo orgoglio e vanità. Per mantenersi in forma ci vogliono continuo addestramento e ore di esercizi. Quando si fa la preparazione per le competizioni internazionali, si richiede che l’atleta dedichi quasi tutto il suo tempo.

Per molti, la stessa gioia di partecipare alla sana attività sportiva è eclissata dalla passione di vincere. Se uno vince, il premio è una fama personale e un nome per se stesso. Ma non è questa una gloria passeggera? Non sono i premi di oggi dimenticati domani, quando sono acclamati i nuovi campioni? Come trovai veraci le parole riportate nella Bibbia in I Timoteo 4:8: “Poiché l’addestramento corporale è utile per un poco; ma la santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”!

Come sono stati rimuneratori i due anni passati! Non sento la mancanza dell’esercizio quotidiano. Il ministero cristiano di andare alle case delle persone per parlare loro dei meravigliosi propositi di Dio non solo consente di fare molto esercizio, ma anche dà la splendida opportunità di acquistare le qualità cristiane della padronanza di sé, della perseveranza e dell’umiltà.

È vero che si prova soddisfazione nell’affermarsi e nel vincere un premio. Sento forse la mancanza di questo sentimento di ricercare un premio ed essere ricompensata? Niente affatto! Partecipando al ministero faccio fronte alla più grande sfida possibile, ricercando il premio della vita eterna. — 1 Giov. 2:25.

E spesso provo gioie nella mia nuova carriera. Per esempio, parecchi mesi fa fui felice quando una donna mi chiese di cominciare con lei uno studio biblico a domicilio. Ella fece rapido progresso. In precedenza era stata soggetta a violenti attacchi demonici, e in tali occasioni i vicini correvano a casa sua portando rosari e vari “santi” nel tentativo di esorcizzare gli spiriti maligni. Un giorno mi narrò che si era disfatta di oltre venti di tali rosari e anche di un’immagine di settanta centimetri di “Nostra Signora di Fatima”. Avendo notato il benefico cambiamento di sua moglie, il marito chiese uno studio biblico. Marito e moglie proclamano ora la buona notizia del regno di Dio.

Sì, sono molto felice d’aver scelto di divenire una proclamatrice del regno di Dio in servizio continuo. Questo mi ha dato una soddisfazione che non avevo mai provato prima. Nei passati due anni ho avuto le più grandi gioie che si possano immaginare, aiutando venti persone a divenire proclamatori del regno di Dio. Sento d’impiegare la mia vita nel modo più degno possibile, quello di perseguire la lode non per sé, ma per il nostro grande Creatore. — Da una nostra collaboratrice.

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