Predicazione sulla costa occidentale dell’America Meridionale
QUATTRO anni fa N. H. Knorr, presidente della Watch Tower Bible and Tract Society, visitò un certo numero di Paesi dell’America Meridionale. Allora furono organizzati uffici filiali della Società in Paesi dove non ce n’erano. Fin dal tempo di quella visita è stato fatto eccellente progresso nella predicazione di questo evangelo del Regno nell’America Meridionale e molto merito si deve attribuire ai diplomati della Scuola Biblica Watchtower di Galaad che hanno intrapreso l’opera missionaria.
Sembrò bene che questo territorio fosse visitato di nuovo dal presidente, poiché in questi ultimi anni molte case missionarie erano state stabilite dai diplomati di Galaad, che hanno potuto confortare migliaia di persone col messaggio del Regno. Quello che era stato fatto era eccellente. Ma in nessun momento della propria vita si giunge al punto di non poter migliorare. Vi sono sempre cose che possono essere corrette o rese migliori per l’efficienza nell’organizzazione. Vi sono pure difficoltà che sorgono in differenti nazioni. La parte più gioiosa di tutte, naturalmente, è la partecipazione alle assemblee del popolo del Signore.
Quindi qualche mese prima del 24 febbraio furono prese le disposizioni per il viaggio. I fratelli del sud furono avvisati e assemblee furono preordinate in tutti i paesi che dovevano essere visitati. E il pomeriggio di giovedì 24, il giorno della partenza, il presidente della Società N. H. Knorr, e il suo segretario M. G. Henschel, diedero un’ultima occhiata alla nuova Casa Bethel che si andava ergendo a lato dell’attuale edificio, innalzandosi di dieci piani dal livello di Columbia Heights, essendo stato posto tutto lo scheletro di acciaio. Gli operai avevano appena cominciato a mettere i mattoni e alcuni dei pezzi d’opera nella facciata frontale dell’edificio. Naturalmente, la domanda sorgeva nella mente dei fratelli che partivano: “Quanto in più sarà stato completato dopo dieci settimane?”
Dei fratelli della Bethel accompagnarono i viaggiatori alla stazione. Per via passammo vicino all’edificio tipografico di Adams Street che era servito così bene per 22 anni nella produzione di letteratura per l’educazione teocratica in tutto il mondo e ora si era dimostrato troppo piccolo per soddisfare la richiesta di letteratura mentre il lavoro si espande. Ci fermammo un poco a osservare di quanto i costruttori avevano progredito con le massicce fondamenta in armato e le superfici di appoggio richieste per aggiungere nove piani alla fabbrica. Sapevamo che molte domande sarebbero state rivolte intorno alla nuova Casa Bethel e la nuova fabbrica, perché i proclamatori teocratici sono dappertutto interessati in questi edifici che si innalzano come segni visibili di espansione. Certamente, portavamo delle fotografie con noi come aiuti visivi per il beneficio dei fratelli che avremmo visitato, ma i particolari sarebbero stati pure richiesti perché gli edifici sono tanto la proprietà dei fratelli in luoghi remoti quanto di quelli in Brooklyn.
Alla stazione di Pennsylvania vi erano altri fratelli in attesa, compresi alcuni che dovevano partire subito per l’Italia per aumentare ivi il lavoro di espansione. Erano venuti per salutarci, e noi apprezzammo sinceramente il loro interesse. Dovevamo partire in treno per Miami, Florida, dove saremmo saliti a bordo di un aeroplano per l’Ecuador.
Il viaggio in terreno di 28 ore per Miami fu reso piacevole dal nostro incontro con alcuni dei fratelli nelle stazioni lungo il percorso. Apprezzammo anche moltissimo l’ospitalità dei fratelli che ci incontrarono a Miami. Mentre eravamo a Miami avemmo il bel piacere di parlare ai fratelli delle unità nord e sud del gruppo di Miami. Quindi domenica pomeriggio alle 8,30 circa 35 dei fratelli di Miami ci videro partire all’Aeroporto Internazionale. Il volo sul Mare Caraibico nel grande aeroplano DC-6 fu uniforme, e prima ancora che quasi ce ne rendessimo conto erano trascorse quattro ore e vedemmo sotto di noi la moltitudine di luci che distingueva la Città di Panama e la Zona del Canale. Un perfetto atterraggio condusse a termine questo primo volo di 1.220 miglia.
Per andare a Quito era necessario cambiare velivolo a Balboa. A Balboa avevamo approssimativamente sei ore dall’arrivo alla partenza Avevamo scritto in anticipo avvisando l’ufficio filiale nella Città di Panama che avremmo potuto trascorrere alcune ore con loro, ma il servitore di Filiale fraintese le istruzioni e, con nostra grande sorpresa, non vi era nessuno all’aeroporto per darci il benvenuto. Sapevamo il numero della cassetta dell’ufficio postale a cui viene mandata la corrispondenza per i fratelli nella Città di Panama, ma questo non ci aiutò molto nelle poche ore durante le quali fummo li per quanto concerneva il comunicare con loro. Non molto tempo fa la famiglia si era trasferita ad alloggi più ampi, ma noi non avevamo creduto necessario portare l’indirizzo. Ricordammo dove avevano vissuto prima, quindi ci facemmo portare da una vettura pubblica a quell’indirizzo all’1, 30 del mattino. Per via vedemmo molte persone e ne domandammo la ragione all’autista. Notammo che molti indossavano costumi e cappelli fantasiosi, multicolori, o maschere. Ci spiegò che era Carnival e nessuno si preoccupava di dormire quindi la notte. Ma quando fummo alla casa dove una volta abitava la famiglia trovammo che gli abitanti dormivano. Li svegliammo, e quando i visi assonnati, confusi apparvero domandammo se sapevano qualche cosa dei fratelli. Sfortunatamente non lo sapevano.
L’autista della vettura ebbe un’idea. Disse che se vi era qualcuno che avrebbe potuto saperlo era il direttore della sua agenzia all’aeroporto. Tornammo all’aeroporto per parlare al direttore. Appena menzionammo la Watch Tower ci disse esattamente dove andare per trovare i fratelli. L’autista sembrava che non capisse, allora il direttore stesso guidò la vettura all’edificio filiale. Egli ricordava di avere condotto a quell’indirizzo i diplomati di Galaad. Fummo lieti di vedere nell’edificio l’insegna con la scritta “Watch Tower Bible and Tract Society, Sucursal en Panamà”. Nemmeno qui era rimasto alcuno in piedi per la celebrazione del Carnival. Con grande sorpresa, i fratelli furono svegliati dal loro sonno. La casa era affollata, poiché i fratelli provenienti da Colòn, David e Città di Panama si erano riuniti per l’occasione. Essi non si aspettavano di trovarci a bussare alla porta alle 2,30 del mattino; era stato loro detto di attenderci alle 7. Non ci volle molto tempo per loro per saltar fuori dai loro letti, e subito si trovarono a rispondere e rivolgere domande a dozzine. La discussione si protrasse lino alle 4,30, quando qualcuno pensò che poteva esser tempo di far colazione. Mangiammo tutti insieme nella presta ora del mattino e poi alle 6 circa i fratelli noleggiarono una corriera per portarci tutti all’aeroporto. Facemmo una piacevolissima visita e non ci preoccupammo di aver perduto un po’ di sonno per avere il piacere di stare con alcuni dei fratelli che non avevamo veduto per molti anni e per ascoltare le loro esperienze. Essi testimoniarono dell’espansione del lavoro in Panama. Naturalmente, erano tutti orecchie e occhi in quanto alla nuova casa Bethel e la nuova fabbrica. Le ore passarono come minuti, e alle 7,30 eravamo nel nostro viaggio per Cali, Colombia, 567 miglia lontano. Ci fermammo per una mezz’ora quindi procedemmo per Quito.
ECUADOR
Non trascorremmo molto tempo per guardare il panorama durante la prima parte del volo, perché allora avevamo troppo sonno per tenere i nostri occhi aperti, ma dopo aver lasciato Cali per Quito eravamo sufficientemente desti per osservare le belle montagne delle Ande e le ubertose, verdi vallate. Vicino alla frontiera tra la Colombia e l’Ecuador sfiorammo alcune vette di monti, subendo alcune cadute, e dopo non molto potevamo scorgere la verde valle dove riposa Quito, che è stata chiamata la Shangri-La delle Ande. Atterrando sembrò che cadessimo in un gigantesco nido verde, poiché intorno a noi erano le alte cime dei monti che rendono il volo a Quito impossibile quando il tempo è nuvoloso. Quito stesso e a più di 2.400 metri dal livello del mare e la temperatura è fresca. Eravamo occupati a guardare il meraviglioso panorama mentre il velivolo andava al limite della pista davanti agli edifici dell’aeroporto, ma la nostra attenzione fu subito distolta dalle meraviglie naturali da dozzine di mani agitanti copie della rivista Torre di Guardia. Un gruppo di più di 80 fratelli e persone di buona volontà era venuto all’aeroporto per salutarci in questa prima visita del presidente della Società a Quito. Furono seguite le solite formalità doganali e di ispezione quindi salutammo quasi tutti quelli che erano lì. Essi erano venuti per salutare i due fratelli provenienti dall’America Settentrionale e ognuno voleva farlo individualmente. Erano venuti all’aeroporto in due corriere, presero dunque uno dei visitatori in ciascuna corriera e ci affollammo nelle corriere andando in città, un gruppo di persone molto felice. Ci portarono alla casa missionaria e la Sala del Regno, che è situata convenientemente a Montalvo 201, all’angolo di Pazimino. Le poche cose relative al futuro viaggio erano sbrigate nella città poi il resto del tempo veniva trascorso nella casa.
I nostri pochi giorni a Quito furono occupati. Ci sono otto diplomati di Galaad che risiedono in questa capitale. La maggior parte di loro riusciva assai bene con la lingua ed essi avevano interessanti esperienze fra il popolo. Quelli che ci salutarono erano i frutti del loro lavoro compiuto in poco più di due anni. Adunanze furono predisposte per i fratelli e il pubblico. Il martedì notte 1 marzo, 55 proclamatori e le persone di buona volontà erano presenti. Tra questi conoscemmo delle persone che erano state associate con l’organizzazione degli Avventisti a Quito. I fratelli ci dissero che questi i quali avevano troncato la loro associazione con gli Avventisti erano stati la spina dorsale dell’organizzazione avventista e che l’organizzazione avventista era stata sciolta e i predicatori erano tornati agli Stati Uniti. I partecipanti sarebbero stati più di 55 se non fosse piovuto e grandinato quella sera. Gli abitanti dell’Ecuador sembra che abbiano paura della pioggia, e quando piove di solito non escono di casa se non devono farlo necessariamente. Ma 55 affrontarono il temporale per ascoltare qualche cosa della Parola di Dio. Alla chiusura di questa adunanza i fratelli presentarono una risoluzione con grande entusiasmo, esprimendo la loro determinazione di mandare avanti l’opera in quella città capitale dell’Ecuador, ed espandere in altro territorio. E di già vi era evidenza dell’espansione, poiché era presente all’adunanza un fratello molto entusiasta proveniente dal settentrione. La verità aveva percorso il suo cammino nella città di frontiera di Tucumàn e ora vi erano già 15 che si radunavano regolarmente. Per aiutare questo gruppo il fratello Knorr dispose affinché uno dei pionieri ecuadoriani vi andasse per lavorare con i nuovi fratelli.
La sera seguente l’adunanza pubblica fu prestabilita alla sala dell’Unión de Periodìstas, García Moreno at Manabí, importanti vie della città. Di nuovo il tempo non fu bello. Infatti, in questa notte fu peggiore. Circa due ore prima che si tenesse l’adunanza la pioggia cominciò a scrosciare. Era dubbio se quella sera ve ne sarebbero stati molti all’adunanza. Noi arrivammo alla sala quasi mezz’ora prima e avevamo tolto i nostri soprabiti a fatica quando mancò la corrente elettrica e le tenebre avvolsero l’edificio. Questo è molto comune a Quito, perciò nessuno dei radunati andò via. Qualcuno dei fratelli comprò delle candele in un negozio vicino e quelle provvidero luce sufficiente per il tavolino dell’oratore. Tre uscieri reggevano delle candele, e così l’adunanza procedette. Il soggetto che il fratello Knorr trattò fu, “È più tardi di quanto pensiate!” Uno dei diplomati di Galaad che è stato a Quito per quasi due anni e mezzo, Chas, T. Klingensmith, fece l’interprete, e fece molto bene. L’uditorio poteva vedere gli oratori, ma gli oratori non potevano vedere le espressioni sulle facce degli ascoltatori; ma essi prestarono buona attenzione, perché raramente si muovevano durante tutto il tempo in cui il discorso fu pronunciato. Dopo circa due terzi del discorso tornò la luce, ed ecco vi era ancora un uditorio lì. Era aumentato fino a 82 persone. Alla fine del discorso furono pronunciate molte espressioni di apprezzamento sia per il discorso che per la visita dei fratelli nord-americani. Dovemmo quindi dare l’addio perché era necessario che ci alzassimo presto la mattina seguente per essere sull’aeroplano per Guayaquil. Un fratello che ha una corriera di sua proprietà ci portò a casa quella sera dall’adunanza e dispose pure di venire alla casa missionaria il mattino seguente per portare la famiglia all’aeroporto.
Mentre eravamo all’aeroporto notammo che vi era più neve sulle cime dei monti che circondano Quito; lassù la pioggia era stata gelata. L’aeroplano era un DC-3 dell’Avianca e prese il volo in orario. Alle sette a Quito vi era sufficientemente luce, cosicché appena ci sollevammo potemmo vedere molte delle meraviglie naturali che erano state conferite all’Ecuador. Facemmo fronte a sud per alcuni minuti e nella direzione generale del famoso monte Cotopaxi, una vetta di forma conica quasi perfetta, il monte Chimborazo, con i suoi più di 6.100 metri, innalzantesi nel cielo come un grande gigante bianco. Alla nostra destra o verso l’ovest era il vulcano Pichincha, e mentre passavamo vicino a questa montagna il pilota cominciò a virare verso il Pacifico e i bassopiani lungo la costa dell’Ecuador. Il fratello Klingensmith ci accompagnò indicandoci i luoghi interessanti. Mentre sorvolavamo i bassopiani ci portammo sopra le nuvole, che oscurarono la veduta della terra sottostante. Casualmente vedemmo la terra, e generalmente apparve paludosa e nebbiosa; eravamo vicino all’equatore.
Alle 8,30 avevamo percorso 171 miglia e volteggiavamo sopra il fiume Guayas e la città di Guayaquil. Ivi era piovuto, atterrammo trovando altri otto diplomati di Galaad in attesa all’aeroporto, questa volta Guayaquil. Fu con molta gioia che stringemmo la mano a questi missionari. Essi erano arrivati a Guayaquil solo due mesi e mezzo prima di noi e stavano trovando considerevole difficoltà con la grammatica spagnola; ma mentre si sforzavano ottenevano eccellenti successi nella distribuzione della letteratura e tenendo studi sulla Bibbia. Trovavano il popolo molto paziente con loro e le persone sembravano ansiose di apprendere del regno di Dio. Avevano annunciato il discorso che doveva essere tenuto nel Tempio Massonico e avevano fatto un buon lavoro. I fotografi dei giornali erano all’aeroporto per riprendere la fotografia dell’oratore, e questi fotografi fecero due fotografie che furono poi pubblicate nei giornali di Guayaquil assieme alle informazioni intorno alla Società e l’adunanza pubblica, che tutte procurarono una buona testimonianza. I missionari si erano fatti amici di un operatore della stazione radio che fece brevi annunci intermedi gratuiti e che inserì un’intervista con il fratello Klingensmith sullo scopo di questa visita e l’adunanza pubblica. Ci fu anche la pubblicità mediante l’uso di foglietti d’invito.
Prima dell’adunanza pubblica, comunque, c’era molto da fare. Trovammo la città delineata in quadrati precisi, per la maggior parte, e quasi tutte le case erano di due o tre piani di altezza. I missionari ci condussero a Calle Luquè al Nº 634, e dopo una rampa di scale a quella destinazione trovammo la casa missionaria e la Sala del Regno. Dato che Guayaquil è così vicino all’equatore e pochi decimetri dal livello del mare, il clima è caldo e l’umidità elevata. Ma Guayaquil è il centro commerciale del paese e quasi tutto il traffico passa per la città. Era il luogo più indicato per accentrarvi il lavoro della Società, quindi un nuovo ufficio filiale fu stabilito a Guayaquil, Ecuador, con A. M. Hoffman come servitore di Filiale. Questo aiuterà a promuovere l’opera in Ecuador.
L’adunanza pubblica fu annunziata per le ore 8, venerdì sera. ma come al solito le persone erano un po’ lente nel venire. La sera era serena e il tempo ideale; non vi era nulla che avrebbe allontanato le persone interessate. Decidemmo di cominciare il discorso alle 8,20 circa, e allora la sala era quasi piena per due terzi. Ma le persone continuavano ad arrivare fino a che ogni posto era preso e molte persone stavano in piedi. Infatti, molti dovettero ascoltare dal piano di sotto mediante la radio, che comunicava per intero il discorso gratuitamente grazie alla cortesia di un uomo di buona volontà. Quando fu fatto il calcolo finale si seppe che 230 erano presenti. Fu mostrato meraviglioso interesse, furono collocati 20 libri e 5 Bibbie, anche furono distribuiti 206 opuscoli, e pareva che non vi fosse fine alle domande. Molti dei massoni erano presenti. Alcuni individui vollero copie del discorso. Quando ce ne fummo andati dall’adunanza e ci fermammo alla casa missionaria buona parte della notte era trascorsa. Tornammo all’albergo alle 12,30. Molto era stato fatto a Guayaquil in due giorni, ma ora dobbiamo volgerci al Perù.
Ci alzammo dal letto alle 4,15 così saremmo potuti andare con l’aeroplano Interamericano della compagnia Panagra. I missionari si erano pure alzati presto e noi fummo lieti di vederli all’aeroporto. Il velivolo era stato ritardato e il ritardo era di un’ora circa, quindi partimmo proprio quando cominciava a spuntare il giorno a levante. L’alba sorge più tardi a Guayaquil che in quasi tutti gli altri luoghi perché le torreggianti Ande presentano una barriera all’irrompere della luce nelle tenebre della notte tropicale; che ritarda anche il riscaldamento della città mediante i raggi potenti del sole.
PERÙ
Dopo lo stacco non passò molto che stavamo volando a 4.700 metri dal livello del mare. Vi era poco che potevamo vedere da quell’altezza eccetto la lanugginosa coperta bianca di nuvole che si stendeva sotto di noi e il sole splendente a est. Le 798 miglia erano percorse dal grande, veloce aeroplano DC-6, e alle 9,30 scendevamo a terra, con gioia dei 50 fratelli che erano sul piazzale d’attesa del magnifico nuovo edificio terminale. Fummo separati per alcuni minuti da loro dalle barriere d’immigrazione, ma presto fummo tra loro, compreso i Lura in casa dei quali fu tenuta un’adunanza quattro anni prima quando il presidente vi passò. Le cose erano certamente cambiate nel Perù da quel tempo. Quattro anni prima avreste potuto contare sulle vostre dita il numero dei fratelli interessati nella verità; ora ve n’erano 50 all’aeroporto per salutarci.
I fratelli avevano automobili che attendevano per portarci alla casa missionaria. Fummo colpiti dalle case moderne che vengono costruite e dalla disposizione dei colori nei giardini e i fiori. Nella risplendente luce ricordammo che ci era stato detto che Lima sarebbe una città di fiori, tutto un prodotto di irrigazione intensiva così necessaria a Lima e dintorni.
Eravamo giunti a metà della loro assemblea di distretto, che era cominciata venerdì 4 marzo. Il fratello Knorr era in programma per parlare alle persone di lingua inglese in Lima che erano interessate nella verità. Questa adunanza fu tenuta il sabato pomeriggio. Ve ne furono 49 che udirono il suo discorso “È più tardi di quanto pensiate!” Era notevole il fatto che tante persone di lingua inglese sarebbero interessate nella verità in un paese neolatino.
Alle ore 8 parlò a 127 ascoltatori mediante il fratello Akin, un diplomato di Galaad che fece da interprete e che aveva imparato molto della lingua spagnola durante la sua permanenza nel Perù. Fu un piacere stare con i quindici diplomati di Galaad dimoranti nel Perù e di trovarli così contenti e zelanti nel loro lavoro. Essi avevano fatto molto nel loro breve tempo trascorso nella nazione, ma sapevano di essere solo al principio. Il sabato fu un giorno piacevole e occupato per noi, trascorso parlando con i diplomati di Galaad e nuovi interessati che erano inglesi e spagnoli.
Alle 8,30 la domenica mattina vi era un buon uditorio al discorso sul battesimo e poi il gruppo andò con automobili e vetture alla spiaggia. A dir poco, era un giorno ideale per il battesimo. Il sole era tepido ed amico e la passeggiata per Miraflores fino al lido fu una letizia per ognuno. L’oceano era un po’ mosso, ma i fratelli non avevano paura. Furono affittate tende per cambiare abiti, e tutti si rallegrarono di vedere 20 nuovi fratelli che simbolizzarono la loro consacrazione mediante l’immersione nell’acqua. Molti andarono nel campo di servizio la domenica mattina.
Dato il fatto che il governo era stato recentemente rovesciato e le redini del governo erano nelle mani di un gruppo militare, con i diritti del popolo sospesi per un certo tempo, sembrò bene che l’adunanza pubblica che doveva essere annunciata fosse tenuta da uno dei fratelli locali; quindi il fratello Akin parlò in ispagnolo, a 167 uditori. Più tardi durante il giorno il presidente della Società parlò a 178 persone per mezzo di interprete e allora la Sala del Regno, il corridoio e il patio dovettero essere usati per contenere le persone.
Ci parve che nel Perù sia un campo grande per il servizio del Regno. Ci sono molte città popolate che non hanno mai ricevuto la testimonianza. Di già vi sono buoni segni di espansione. Fu un privilegio vedere personalmente parecchi dei pionieri peruviani e contemplare la loro gioia d’essere nel servizio continuo. Fu anche una gioia salutare i fratelli di Huancayo, una città sù in alto nelle Ande a est di Lima. Il messaggio sta andando verso l’interno.
L’assemblea a Lima fu certamente un’opportunità per rallegrarci, perché quattro anni prima vi erano così poche persone interessate nella verità e ora i missionari soltanto hanno studi con più di 350 persone.
Era tempo di organizzare una Filiale; per cui tutte le necessarie istruzioni relative alla Filiale furono date al fratello R. Paterson, che fu nominato servitore di Filiale. La discussione si protrasse fino a tardi la sera e si doveva preparare le valigie per il viaggio dell’indomani a la La Paz, Bolivia. Alla famiglia nella casa missionaria fu detto di non alzarsi la mattina per vederci partire, perché saremmo tornati il sabato seguente ed essi avrebbero potuto godere il loro riposo del quale avevano bisogno a causa dei faticosi giorni dell’assemblea. Ma noi viaggiatori, il nuovo nominato servitore di Filiale e il servitore della casa missionaria, con uno dei proclamatori di gruppo che fu specialmente gentile con noi, fummo in piedi di buon mattino e raggiungemmo l’aeroporto alle cinque.
Un’ora dopo il nostro aeroplano DC-3 percorreva la pista e presto venivamo sollevati nell’aria verso Arequipa, Perù. Il mattino era sereno. Vedemmo il sole levarsi sulle Ande. Illuminò così il multicolore paesaggio sulle colline e i monti sabbiosi. Il paese che sorvolammo era molto arido, con poche macchie verdi, qua e là che sono così tenute per mezzo di irrigazione., Arequipa, il nostro posto di rifornimento, è a 2.485, metri dal livello del mare e vi sono tre bellissime e caratteristiche montagne vicino la città. Contemplammo un panorama indimenticabile della città fino al più basso pendìo di El Misti, e la città è fiancheggiata dal Monte Chachani a nord e il Monte Pichu-Pichu a sud. Da questi monti proviene la sorgente di vita alla città di Arequipa, perché è solo l’acqua che rende la terra fertile e queste vette incappucciate di neve sono una continua sorgente di provvisione. Per andare a La Paz si doveva andare o al di sopra o attorno a loro. Mentre ascendevamo nell’aria osservammo che il pilota stava aggirando il lato meridionale. Il velivolo continuò a guadagnar quota e da ultimo raggiunse più di 4.880 metri. Il dispensiere ci mostrò come usare il fornimento di ossigeno e suggerì di prenderne un poco durante il viaggio. Volammo attraverso un bellissimo passo. C’erano monti a dozzine ricoperti di neve a destra e a sinistra, Questo era il paese degli Incas. Secoli or sono vi era una cultura e una civiltà altamente sviluppate in queste montagne e il popolo era governato dagli Incas. Il nostro pilota ci disse che in questo paese avrebbero potuto porre dieci Grand Canyons come quello nell’Arizona, Stati Uniti; dovete vederlo per apprezzarlo. Naturalmente, i viaggiatori in questo percorso guardano continuamente il panorama che muta e si meravigliano che vi sia tanto da vedere in fatto di creste, laghi, fiumi, montagne, valli e burroni.
Cantate all’Eterno, abitanti di tutta la terra, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza! Raccontate la sua gloria, fra le nazioni e le sue meraviglie fra tutti i popoli! — 1 Cron. 16:23, 24.