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  • Che ne è stato della “rivoluzione verde”?

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  • Che ne è stato della “rivoluzione verde”?
  • Svegliatevi! 1981
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Svegliatevi! 1981
g81 22/1 pp. 7-8

Che ne è stato della “rivoluzione verde”?

QUASI quarant’anni fa i periti agrari cominciarono a fare esperimenti con nuovi tipi di grano. Il loro intento era di ottenere una maggiore produzione dallo stesso numero di ettari. Ci riuscirono.

Negli anni successivi i risultati degli esperimenti furono utilizzati per il riso. Questi nuovi tipi di grano e di riso furono piantati in vaste estensioni dell’America Centrale e Meridionale e dell’Asia. La produzione aumentò in modo eccezionale. Così alcuni pensarono che in questo modo si sarebbe potuto risolvere il problema della penuria di viveri in alcune parti del mondo.

Cos’è accaduto?

Recentemente è stato chiesto al noto perito agrario Lester Brown: “Che ne è stato della ‘rivoluzione verde’ che doveva porre fine alla carestia?” Egli ha risposto: “La rivoluzione verde non ha mai avuto l’obiettivo di risolvere il problema alimentare, ma solo quello di guadagnare tempo per porre un freno all’aumento demografico. . . . non esistono tecnologie agricole in grado di tenere il passo con tale aumento”.

Pertanto con la “rivoluzione verde” ci sono stati alcuni aumenti nella produzione alimentare. Ma l’enorme crescita demografica che c’è stata nel frattempo li ha superati di parecchio.

C’è poi anche da considerare che la “rivoluzione verde” ha un “tallone d’Achille”, un punto vulnerabile. Quale? Il fatto che gli aumenti di produzione si sono ottenuti con un maggiore impiego di fertilizzanti, insetticidi, irrigazione e meccanizzazione. Come fa notare l’articolo precedente, questo dipende in gran parte dalla disponibilità di petrolio per alimentare trattori e altre macchine, nonché per produrre i fertilizzanti e i prodotti chimici impiegati nella “rivoluzione verde”.

Non solo ora c’è una crisi energetica, ma il costo del petrolio è salito alle stelle. I paesi che più hanno bisogno di viveri sono quelli che meno possono permettersi il petrolio, e senza di esso la “rivoluzione verde” non può continuare.

La rivista Time, commentando questo fatto prima degli ulteriori recenti aumenti dei prezzi del petrolio, diceva:

“Pagano un prezzo del 1600% superiore ai prezzi OPEC del 1970; non possono fare a meno del petrolio ma non possono permettersi di acquistarlo.

“Un funzionario dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura [delle Nazioni Unite] ammette: ‘L’uomo che fu abbastanza illuminato da seguire il nostro consiglio di acquistare macchinari e fertilizzanti è nei guai, mentre il contadino che ha tenuto il bufalo acquatico è in condizioni molto migliori’”.

Un altro paradosso esistente nei paesi poveri è che di solito solo i contadini più ricchi possono permettersi di acquistare i nuovi mezzi tecnologici necessari perché la “rivoluzione verde” abbia successo. Il contadino povero che ha più che mai bisogno di incrementare la produzione alimentare non se lo può permettere.

A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che la maggior parte dei quattro miliardi di abitanti della terra è povera. Quindi anche se gli aumenti della produzione alimentare procedessero di pari passo con gli aumenti della popolazione, i poveri non potrebbero permettersi un’alimentazione decente.

Un nuovo passo avanti?

C’è la speranza che qualche nuovo passo avanti nella produzione alimentare risolva la situazione? Gli esperti sono pessimisti.

Il Monthly letter della Royal Bank del Canada dice: “Sebbene la rivoluzione verde abbia fatto prodigi, nessuno pretende che sia la soluzione definitiva del problema alimentare che ora si presenta all’umanità”. E aggiunge: “Non ci si può attendere che la scienza da sola lo risolva”.

U.S. News & World Report ha chiesto a Lester Brown: “Ci sono passi avanti in vista che potrebbero sensibilmente far aumentare le scorte di viveri in futuro?” Egli ha risposto:

“Vorrei poter dire di sì, ma è probabile di no.

“Osservando ciò che è ora in fase di progettazione, è difficile vedere qualcosa che porti un salto di quantità come quello che abbiamo visto dalla seconda guerra mondiale, ad esempio con l’ibridazione del granturco, con l’enorme aumento nell’impiego di fertilizzanti chimici, con il rapido aumento dell’irrigazione e con l’alta produzione di grano e di riso”.

Allora non c’è nessuna soluzione? Tutt’altro. Una soluzione c’è e sarà realizzata, con risultati del tutto soddisfacenti. Tuttavia, fino a quel momento, potrebbe essere utile sapere cosa mangiano altri?

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